19. Il Segreto
Charles aveva cercato di guidare senza pensare a ciò che lo aspettava ma le proiezioni delle sue paure continuavano a tormentarlo: vedeva Hank, Raven, Erik … tutti lo fissavano disgustati, increduli del fatto che lui avesse potuto tener loro nascosta la verità per così tanto tempo e lo cacciavano dalla scuola per punirlo.
Erano trascorse quasi due ore da quando era partito da casa di Tony, aveva allungato il più possibile la strada ma alla fine era arrivato a destinazione; parcheggiò la moto e, liberatosi del casco e della giacca, salì per raggiungere il suo studio. Era tardi, ma aveva l'urgente e irrimandabile bisogno di liberarsi la coscienza. Durante il tragitto incontrò Hank il quale, a giudicare dallo sguardo stanco, stava andando a dormire.
"Ho bisogno di parlarvi, ora. Chiama gli altri."
Hank lo fissò mentre, senza attendere risposta, proseguiva per raggiungere il suo ufficio; sospirò, ormai lo conosceva bene, lasciò perdere ciò che stava per fare e andò a chiamare tutti.
Poco più tardi si trovavano nello studio di Charles: Hank, Jean, Scott, Logan, Erik e Raven. Fuori era già buio, Charles aveva acceso tutte le luci nella stanza e predisposto qualcosa da bere per tutti.
"Allora?" chiese Raven, impaziente "Qualcosa non va?"
Charles si schiarì la voce, il suo disagio era reso evidente dalla sua postura e dal suo sguardo sfuggente.
"Avanti, amico mio" lo incoraggiò Erik "Parla."
"Non è facile" rispose lui "Ciò che sto per dirvi potrebbe far cambiare radicalmente la percezione che avete di me e sì, potrebbe farvi perdere la fiducia e il rispetto che provate nei miei confronti."
Erik fischiò.
"Però! Che confessione, amico mio! Cosa avrai combinato di talmente grave da farci dubitare di te?"
Charles gli lanciò un'occhiata di disapprovazione che si smontò all'istante, demolita dalla paura. Si era preparato un discorso prolisso su quanto non fosse fiero di molte cose che aveva fatto durante la sua vita, che mantenere questo segreto era una di quelle e tante altre giustificazioni che, in quel momento, davanti a coloro che lo stavano ascoltando, gli sembrarono improvvisamente inutili.
"Andrò subito al punto" disse "Non voglio tediarvi con inutili premesse."
"Cosa che stai già facendo" lo prese in giro Erik.
Charles sospirò, irritato, ma ignorò il commento.
"Forse ricorderete che, anni fa, Tony Stark cercò di creare un sistema di difesa planetaria che ebbe come conseguenza la creazione dell'Intelligenza Artificiale Ultron."
Tutti annuirono.
"Il fallimento però non lo scoraggiò e, tenendo gli Avengers completamente all'oscuro, decise di provare seguendo un'altra strada. Per questo convocò in gran segreto sei rappresentanti di altrettante popolazioni o gruppi sparsi in tutto il mondo."
Erik, che nel frattempo si era servito versando un po' di brandy in un bicchiere, si accomodò sulla sedia dietro la scrivania di Charles.
"Interessante" commentò "Continua."
"Tony convocò Namor per la popolazione di Atlantide; Reed Richards in rappresentanza dei Fantastici Quattro; il Dottor Stephen Strange per gli stregoni; Freccia Nera per gli Inumani, T'Challa per il Wakanda e … me, per i mutanti." concluse.
"Però, la cosa è molto intrigante" disse Erik "Cosa vi disse?"
Charles sembrò esitare ancora, fu Raven a scuoterlo.
"Avanti! Ormai hai iniziato, non puoi fermarti!"
"Professore" intervenne Scott "Qualsiasi cosa dirà non perderà né il mio rispetto né la mia fiducia, glielo posso assicurare.
Tutti gli altri annuirono per confermare le sue parole, Charles sorrise, rincuorato.
"Bene. Vi ringrazio."
Charles prese un profondo respiro, poi parlò.
"Tony ci chiese di formare un gruppo per tentare di difendere gli abitanti del pianeta Terra contro eventuali future minacce esterne o interne. Tony è sempre stato sopra le righe, chiamò questo gruppo 'Gli Illuminati', cosa che francamente mi mette a disagio."
"Bel nome!" disse Erik "Non a caso lo ha scelto lui."
"Nome a parte" riprese lui "Tony fu chiaro fin dal primo momento: l'esistenza di quel gruppo, delle riunioni alle quali avremmo partecipato e soprattutto ciò che sarebbe stato detto sarebbero stati assolutamente segreti e noti solo a noi. Tutti accettarono, io lo feci a malincuore, T'Challa invece si rifiutò, per questo non fa parte del gruppo."
"Tu quindi hai accettato di mantenere il segreto" disse Erik con un tono piatto che poteva celare indifferenza come biasimo "Hai accettato di tenere all'oscuro di questa cosa tutti coloro che si fidano di te."
Charles accusò il colpo, Erik lo aveva colpito dove si sentiva più debole, chiuse gli occhi, cercando le parole giuste per giustificare le sue azioni.
"Ho dovuto, Erik" rispose Charles "So che non mi fa onore, ma sono stato costretto. T'Challa è il Sovrano del Regno di Wakanda e poteva permettersi di restarne fuori; io ero lì in rappresentanza di una specie temuta e discriminata, non potevo permettermi di non essere a conoscenza di informazioni vitali."
"Certo, ha senso" disse Logan, versando del brandy nel suo bicchiere.
"Se fossi stato nella situazione privilegiata di T'Challa avrei di certo rifiutato ma, sapendo ora tutto ciò che so, sono felice di aver accettato." continuò Charles.
"Hai accettato … fino ad ora" commentò Erik "Cos'è cambiato?"
"Non ho disobbedito a nessun ordine, se è questo che ti preoccupa, la nostra posizione non è cambiata. Ieri ci siamo riuniti, ho convocato io la riunione e ho detto chiaramente ciò che pensavo, ovvero che non potevamo sperare che il nostro segreto restasse tale per molto e che dovevamo esporci, almeno con poche persone di fiducia, per poter collaborare al meglio. Tony inizialmente era contrario, ma sono riuscito a convincerlo."
"Mi immagino la scena!" esclamò Erik "Sarà stato un discorso molto commovente!"
"Ho esposto le mie motivazioni in modo razionale, non hanno trovato nessuna falla nel mio ragionamento."
Erik annuì, impressionato.
"Tutto ciò è assurdo, Charles! Assurdo!" lo interruppe Hank "Perché non ce ne hai parlato prima? Potevi fregartene di Tony! Ti fidi così poco di noi da non pensare che avremmo in ogni caso mantenuto il segreto?"
"Io non lo avrei fatto" disse Logan, rispondendo a Hank "Se prendo un impegno lo porto avanti fino in fondo, se fossi stato nei panni di Charles e avessi rivelato a voi delle informazioni che avevo promesso di tenere segrete non mi sarei sentito a posto con la coscienza."
Hank sospirò.
"Grazie, Logan" disse Charles "In ogni caso non avevo molta scelta, la maggior parte delle decisioni riguardava temi che non avevano minimamente a che fare con i mutanti, perciò non avrebbe avuto nemmeno senso parlarne. Ora lo posso fare ma Tony ci ha imposto di non fare parola di temi che non riguardino direttamente noi."
"Allora, si può sapere di cosa parlate durante queste riunioni? Di cosa avete parlato in privato? Hai accettato di essere portavoce di un'intera specie, eh?" chiese Erik con tono accusatorio "Stark ha convocato te, giusto? Ma i tuoi oppositori? La Confraternita?"
Charles scoppiò a ridere, non era una risata di divertimento ma lo sfogo di anni e anni di frustrazione.
"Tony aveva bisogno di persone con un minimo di sale in zucca!" disse, senza celare la rabbia nella sua voce "Ti basti sapere che ha proposto il tuo omicidio in diverse occasioni e se io non mi fossi opposto tu ora saresti morto!"
Erik si calmò all'istante, confuso da quella risposta diretta e spietata.
"Tu … tu mi hai difeso?" chiese.
"Certo." rispose lui.
Restarono tutti in silenzio, Erik stava soppesando le parole di Charles, la sua risposta, la sua convinzione: anni e anni di rivalità, di lotte per difendere degli ideali tanto diversi eppure così simili gli passarono di fronte come un vecchio film. Aveva deciso di lasciarsi tutto ciò alle spalle perciò, anche se con difficoltà, riuscì a perdonarlo.
"Dunque, oltre a chiedere il permesso per rivelarci i vostri segreti" riprese Erik, per stemperare l'atmosfera di nostalgia e malinconia che aveva pervaso la stanza "Di cosa avete parlato ieri?"
"Sì, Charles" intervenne Ororo "Immagino che non sia andato lì solo per questo motivo."
Charles scosse la testa.
"Ovviamente ho illustrato la nostra situazione" rispose Charles che, per riprendersi dalla tensione, si stava versando un generoso bicchiere di brandy "L'ho descritta nel dettaglio, ho parlato degli studi di Milbury, degli elmetti, dei sensori. Non è stato facile, inizialmente non ritenevano che fosse opportuno schierarsi, ma sono riuscito a convincerli."
Erik scoppiò a ridere.
"Scommetto tutto ciò che ho che li avrai storditi con uno dei tuoi pipponi sull'ugaglianza, la libertà e la pace, vero?"
Charles alzò gli occhi al cielo.
"Perché ho votato contro la tua esecuzione?" chiese "Adesso la maggior parte dei miei problemi sarebbe risolta!" concluse, facendogli l'occhiolino.
"Oh, lo so benissimo" ammise Erik "Ma so che non potresti fare a meno di me."
Logan e Hank risero.
"In effetti Erik ha ragione, Chuck" disse Logan che, dopo aver finito di bere il brandy si era acceso un sigaro "Sarebbe stato proprio da te."
"Sì, è andata più o meno così." ribatté lui "In ogni caso ho ottenuto il risultato che volevo, è questo che conta."
"Molto bene, molto bene" disse Hank "Ti posso perdonare per averlo nascosto fino ad ora" disse, con uno dei suoi soliti sorrisi rassicuranti.
"Chissà come si concludono le vostre riunioni!" disse Erik, sorridendo "Vi immagino in una stanza lussuosa, magari a casa di Tony, intenti a bere alcolici e accompagnati da donne sensuali … tutti tranne te, Charles, che guardi gli altri con disapprovazione perché non ti piace il loro comportamente indecoroso."
Charles lo fissò con gli occhi sgranati per lo stupore, poi si lasciò andare e rise.
"In effetti è vero" rispose "A parte per le donne, dal momento che si tratta di riunioni segrete. Hai solo dimenticato Stephen che si barrica davanti alla televisione e scaglia incantesimi a chiunque si avvicini o tenti di parlargli perché deve guardare le partite di Hockey."
Logan rise.
"Deve essere divertente" disse.
"Non particolarmente" rispose Charles scuotendo la testa.
Erik restò serio per qualche istante, poi scoppiò a ridere.
"Un segreto così grande, eh? Amico mio, cosa vuoi che ti dica? Di certo non me lo sarei mai aspettato da parte tua …" disse, lanciandogli uno sguardo provocatorio.
Charles sostenne il suo sguardo.
"Non sono fiero di ciò che ho fatto ma so che non avevo scelta. Se potessi tornare indietro avrei gli stessi dubbi ma lo rifarei."
Charles era sempre lui, sempre deciso, sempre autoritario, il suo sguardo mise a tacere ogni dubbio che avesse anche solo sfiorato la mente dei presenti.
"Quale sarà la prossima mossa?" chiese Jean, che non aveva parlato per tutta la sera, troppo occupata a seguire i pensieri del suo maestro.
"Domani gli altri verranno qui e imposteremo un piano d'azione, po partirò per andare a parlare con T'Challa" rispose Charles "Ora che le premesse del gruppo sono cambiate, potrebbe cambiare idea e decidere di entrare a farne parte e, ovviamente, potrebbe aiutarci."
Raven sbuffò.
"Non preoccuparti" le disse Charles telepaticamente "Tu verrai con me, poi ti spiegherò."
Raven sospirò, parzialmente soddisfatta da quella risposta.
"Allora, visto che per ora possiamo andare a dormire?" chiese Erik stiracchiandosi "Ho una certa età, al contrario di certa gente!" disse, lanciando una frecciatina a Charles, il quale annuì.
Tutti si augurarono la buonanotte, Raven invece restò lì ad osservare Charles che riordinava alcuni documenti sparsi sopra la sua scrivania.
"Non devo preoccuparmi, eh?" chiese, avvicinandosi "La nostra vacanza? Non dovevi riposare?"
"Dovrei" rispose Charles "e lo farò, ma non ora. La situazione dei mutanti è grave, non posso semplicemente sparire, però mi allontanerò dalla scuola, ne ho bisogno; insieme a te, ovviamente."
"Nel Wakanda?" chiese Raven che nel frattempo si era avvicinata ancora di più per abbracciarlo "Affascinante!"
Charles rise di cuore e le diede un bacio sulle labbra.
"Non solo!" esclamò "Ci sono altre persone che potrebbero darci il loro appoggio. Potrei contattarli tramite Cerebro, ma sono convinto che andare da loro di persona sarebbe più opportuno."
"Dove?" chiese Raven che stava iniziando ad eccitarsi.
Charles le diede un altro bacio, poi iniziò ad elencare, continuando a baciarla sulle labbra o su qualsiasi altra parte del viso.
"Parigi … Londra … Oxford …Vienna … Berlino … Venezia … Roma … Insomma, hai capito, staremo via per un po'. Erik riuscirà a gestire la situazione qui anche senza di noi."
"Eccitante!" sussurrò lei, poi lo baciò a sua volta, il bacio si fece sempre più appassionato, i problemi svanirono dalla mente di Charles, tanto che non si accorse che Bobby stava correndo verso il suo studio, se ne rese conto quando spalancò la porta con un grosso botto.
"PROFESSORE! PROFESSORE! DEVE VENIRE SUBITO!" gridò, poi li vide che ancora si stavano baciando, divenne rosso come un pomodoro ma continuò a urlare "ODDIO, MI DISPIACE, MA DEVE VENIRE!"
Charles diede un ultimo bacio sulla fronte a Raven e con grazia sciolse l'abbraccio.
"Arriviamo.
Tutti erano in salotto davanti alla televisione gigante posta tra i divani. Jean raggiunse Charles e Raven.
"Uno dei ragazzi stava guardando la televisione quando è partito un comunicato ufficiale.
In televisione c'erano il Presidente degli Stati Uniti, un uomo che corrispondeva alla foto del Presidente della Securtech e … Tony Stark.
Charles impallidì, cosa stava succedendo?
"Voglio mettere tutto il mio impegno in questo progetto" stava dicendo Tony "Credo che abbia del potenziale e non vedo l'ora di iniziare a lavorare!"
