54. La pace prima della Battaglia
Il giorno successivo Charles prese in disparte Erik e lo aggiornò sui dettagli del piano
"Ormai sono giorni che indosso Cerebellum" spiegò "Gli operai e gl ingegneri all'interno della fonderia indossano tutti l'elmetto anti telepatia perciò non posso controllare ciò che fanno e non possiamo nemmeno avvicinarci al sito perché è circondato da sensori anti mutanti. Per nostra fortuna Susan Richards, Natasha Romanoff e Occhio di Falco si stanno alternando alla sorveglianza, non appena vedranno dei movimenti sospetti mi contatteranno, io avvertirò Stephen Strange e lui aprirà i portali che ci permetteranno di andare direttamente lì, non permetteremo alle Sentinelle di lasciare l'area e, soprattutto, dobbiamo impedire che raggiungano la Scuola."
"Andremo tutti?" chiese Erik "Immagino che gli studenti più giovani resteranno qui al sicuro."
"Esatto, insieme agli umani che vivono qui, non appena scatterà l'allarme andranno a rifugiarsi nei sotterranei. Stephen ha bisogno di concentrazione per aprire i portali per il Vuoto e potrà mandare lì solo una Sentinella alla volta. Dal momento che non le possiamo distruggere il nostro compito sarà quello di ostacolare il loro cammino."
Erik annuì ma non sembrava convinto.
"Queste Sentinelle sembrano davvero pericolose" commentò "Se qualcuna di loro dovesse riuscire a raggiungere la scuola?"
"Avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile alla fonderia" spiegò Charles "Ma Wanda, Pietro e David resteranno qui, loro tre riuscirebbero a gestire un eventuale attacco se qualche Sentinella dovesse oltrepassare la nostra linea di difesa. Anche Jean resterà" continuò "In questo momento non è pronta né fisicamente né mentalmente. La gravidanza e il tradimento di Scott l'hanno messa a dura prova e lei è d'accordo sul fatto che in questo momento non è in grado di combattere, inoltre vuole proteggere suo figlio, perciò resterà qui con Moira."
"Sono d'accordo." commentò Erik "Tu, piuttosto, non mi serve avere il tuo potere per intuire che sei preoccupato, pensi a Raven, giusto?"
Charles si morse il labbro.
"Vorrei chiederle di restare al sicuro e so già che rifiuterebbe … ma ho paura che le possa succedere qualcosa."
"Lei è forte" lo rassicurò Erik "Molto più di quanto tu possa immaginare, ma credo che tu abbia imparato a scoprirlo, giusto?"
Charles sospirò, rassegnato ma in qualche modo rassicurato da quella prospettiva.
"Sì, in realtà l'ho sempre saputo."
Le ore passavano, in quegli ultimi giorni il tempo sembrava aver iniziato a scorrere come melassa, tutti si sentivano imprigionati in quella pace apparente che, invece, faceva crescere la loro ansia in vista dell'inevitabile battaglia.
Charles aveva trascorso la giornata seguente nella stanza del pericolo insieme a David, insieme a lui aveva proseguito con l'allenamento di entrambi e suo figlio sembrava molto migliorato nella gestione dei suoi svariati poteri. All'inizio era totalmente succube delle sue emozioni e i poteri andavano e venivano senza che lui riuscisse a controllarli veramente, insieme a suo padre era riuscito a identificare e a prendere il controllo di alcune delle sue personalità e a utilizzare i loro poteri a suo piacimento.
"Disturbo dissociativo dell'identità" aveva spiegato serio David a Charles "Questa è la diagnosi."
"Non ti piace quella parola?" chiese Charles "Diagnosi?"
"Esatto!" rispose lui con enfasi "Mia madre ha sempre cercato di starmi vicino, ma quella parola mi fa pensare che in qualche modo che io sia … malato."
"Questo è un sentimento comune a molti di noi" spiegò Charles "Ho incontrato molti mutanti e quasi tutti si sentivano sbagliati, diversi … malati, io stesso pensavo di essere pazzo fino a quando non ho capito che le voci che sentivo dentro la mia testa non appartenevano a me ma agli altri. Per quanto riguarda la situazione il discorso è diverso: non so come si siano evoluti i tuoi poteri nel tempo, se le tue personalità siano nate insieme a te o siano la conseguenza dei traumi che hai dovuto affrontare durante la tua vita, ciò su cui puoi focalizzarti ora non è il passato ma il presente, puoi impedire alle tue personalità di dominare la tua mente ed essere tu ad avere il controllo. Quando mi hai salvato la vita lo hai fatto attingendo ai tuoi poteri di guarire le ferite che appartengono a una delle tue tante personalità, in quel momento però lo hai fatto inconsciamente, guidato dalla pura emozione, la paura che io potessi morire ha risvegliato in te quel potere e lo hai usato, ma non eri lucido. Come per Wanda, devi imparare a controllare prima di tutto le tue emozioni. Io per primo, in quanto telepate, devo convivere con questo problema e, credimi, so quanto sia difficile."
David restò in silenzio qualche istante, riflettendo sulle parole del padre.
"Credo di poterlo fare" disse "Ultimamente mi sento più tranquillo, più … centrato."
"Io credo in te" confermò Charles "I progressi che hai fatto in questi mesi sono straordinari."
Charles aveva gli occhi lucidi per l'emozione.
"Ho sempre desiderato essere padre e, sebbene non abbia avuto la possibilità di vederti crescere, sono fiero di te e sono felice di poter esserci per te, adesso. Forse se ti avessi incontrato prima, se avessi saputo di te le cose sarebbero andate in modo diverso, ma io sono felice di questo presente."
David sorrise e lo abbracciò, affondando il viso nel suo petto.
"Grazie, papà!" disse stringendolo forte "Grazie di essere qui con me!"
David lo strinse ancora più forte, Charles ricambiò quell'abbraccio ma ben presto si rese conto che c'era qualcosa che non andava, lui stava stringendo troppo forte.
"David?"
"Papà …" mormorò lui "So che tu vuoi che resti qui perché vuoi che non mi succeda nulla, ma …"
"Non solo per questo" lo rassicurò Charles "Voglio che tu resti qui perché mi fido di te e so che saprai proteggere tutti quelli che sono qui se ce ne sarà bisogno."
David annuì ma non mollò la presa.
"Ti prego, papà" mormorò ancora "Resta anche tu. Non andare a combattere le Sentinelle, ti prego …"
"David …" iniziò lui a disagio "Devo farlo."
"Resta, ti prego … Ho un brutto presentimento! Non so cosa mi potrebbe succedere se ti perdessi!"
Charles lo costrinse a sciogliere l'abbraccio, lo guardò negli occhi e gli accarezzò il viso.
"Qualsiasi cosa mi succeda io sono certo che tu saprai farcela, lo hai sempre fatto, lo stai facendo anche ora."
David annuì, poco convinto, ma lo sguardo e la voce del padre lo convinse che sì, tutto sarebbe andato per il meglio.
Era calata la notte, la vecchia fonderia sembrava un mostro addormentato, illuminato dalla luna piena e dalle luci della città poco lontana. Tutto era immobile e silenzioso ma, all'improvviso, quattro ombre iniziarono a muoversi tra gli edifici. Risatine e colpi di tosse animarono quel luogo apparentemente deserto, i quattro raggiunsero una scala antincendio e raggiunsero il tetto di uno degli edifici. Una volta in cima uno di loro si tolse lo zaino e tirò fuori una grossa lampada a led che accese e posizionò a terra, rivelando l'identità degli altri.
"Sei sicuro che sia roba buona?"
Erano quattro ragazzi poco più che ventenni, si accomodarono in cerchio attorno alla lampada, uno di loro estrasse dal suo zaino un pacchetto avvolto da carta stagnola.
"Che ne so?" chiese questo, stringendosi sulle spalle "L'ho appena comprata!"
"Ma saprai se ha un buon profumo o no?" chiese il primo.
"È arrivato l'esperto di erba!" esclamò un terzo "Che ne sai tu?"
"Insomma!" protestò il primo "Saprai se ha un buon odore o sa di merda! Piuttosto, perché l'hai imballata così tanto? Muoviti!"
"Se non l'avessi fatto mia mamma avrebbe sentito l'odore!"
Il ragazzo finì di aprire il pacchetto dal quale estrasse un fiori di Marijuana seccato alla perfezione che triturò e usò, mescolato con un po' di tabacco, per preparare una canna.
Pochi minuti dopo i quattro fumavano tranquillamente.
"Chi sta meglio di noi?" chiese uno dei quattro mentre passava la canna al vicino "Siamo qui tranquilli a fumare, ci godiamo la luce della luna, le luci della città, il silenzio …"
Quasi a voler rispondere a quell'ultima affermazione, una sirena spezzò il silenzio all'improvviso, facendoli sobbalzare; mentre la sirena continuava a squarciare la notte iniziarono a sentire rumori metallici provenienti dai magazzini, i portoni iniziarono ad aprirsi e la fonderia iniziò ad illuminarsi.
"Cosa cazzo sta succedendo?" chiese uno dei ragazzi.
"Gu-guardate!" gridò un altro gettando lontano la canna "Ma … ma sono reali?
Da uno degli edifici iniziarono ad uscire dei robot, erano enormi e minacciosi, i loro occhi si illuminarono di un rosso che non faceva presagire nulla di buono.
Erano le due di notte, Charles era ancora sveglio, di giorno si era concesso qualche ora di riposo in vista della notte e fino a quel momento aveva continuato a monitorare la zona nei paraggi della fonderia, focalizzandosi sulla mente di Occhio di Falco, che in quel momento stava sorvegliando i magazzini. Stava ultimando un capitolo del suo libro quando notò l'ora, ormai pensò che anche quella notte sarebbe passata senza nulla di fatto ma, proprio mentre si stava alzando per andare a prepararsi del caffé, sentì la voce di Clint chiara nella sua mente come se fosse lì.
"Stanno partendo!" disse "Preparatevi e venite qui, subito!"
"Saremo lì in pochi minuti!" rispose Charles "Avverto Strange."
Charles si concentrò sulla mente di Stephen, sentiva l'ansia crescere nel suo cuore ma non perse la lucidità.
"Stephen, stiamo per partire, tra due minuti apri i portali dove sai."
Stephen rispose subito, era presente e sveglio e ciò rassicurò Charles.
"Sarà fatto."
Charles chiuse gli occhi e si concentrò su tutti coloro che abitavano nella Scuola e nelle case, sugli Avengers e sui Fantastici Quattro. Era arrivato infine il momento, stavano per iniziare una dura battaglia.
"Le Sentinelle si stanno per muovere, sapete tutti cosa dovete fare e so che lo farete egregiamente. Separati siamo sempre stati deboli ma stanotte, insieme, riusciremo a cambiare il destino dei Mutanti."
Poche parole, dettate dall'ansia ma anche da una grande fiducia e speranza in tutti coloro che, quella notte, avrebbero dato il loro meglio per combattere. Charles sentì nella sua mente i pensieri di tutti, c'era paura ma il coraggio che li animava era molto più forte.
"Forse potremmo farcela davvero" pensò tra se e sé "Forse potrò farcela …" mormorò, pensando a ciò che gli aveva detto Moira solo la sera prima "Forse potrò davvero cambiare il mio destino."
Tutti si cambiarono, Charles indossò la sua vecchia divisa blu e gialla e tenne in testa Cerebellum, gli sarebbe tornato utile per ampliare i suoi poteri telepatici per coordinare al meglio l'attacco.
Una volta pronto uscì dall'edificio e si riunì agli altri in giardino, tutti coloro che erano pronti per combattere già attendevano che Stephen aprisse il portale; Charles li osservò uno ad uno: Ororo, Hank, Lester, Colosso, Bobby, Rogue, Kitty, Raven e Logan, vederli lo rassicurò e fu quello di Logan l'ultimo sguardo che incrociò prima che si aprisse il Portale.
"Sei pronto, Chuck?" gli chiese lui.
"Non sono mai stato così pronto."
