Piccola curiosità, un piccolo riferimento a Star Trek The Next Generation. L'episodio è il 15° della sesta stagione e si intitola "Una seconda opportunità", ecco la scena a cui mi riferisco, leggermente modificata: Picard Gets Stabbed Through the Heart (R-Rated Version)

55. CHARLES!

I portali finalmente si aprirono, tutti erano pronti al salto. Charles osservò gli altri oltrepassare il confine, si attardò giusto un istante per salutare David.

"Andrà tutto bene" gli disse "Ci vediamo tra qualche ora."

Restò ancora un attimo per osservare il figlio, nonostante ostentasse sicurezza era evidente dal suo sguardo quanto fosse preoccupato, gli fece l'occhiolino e saltò.

Il contrasto tra il silenzio della scuola e il rumore assordante della fonderia quasi lo stordì ma recuperò presto lucidità e si guardò attorno, le Sentinelle erano già pronte per partire ma al suo fianco aveva i suoi X Men e, poco distante, vide gli Avengers e i Fantastici Quattro già pronti a combattere, nessuno esitò e la battaglia ebbe subito inizio.

Charles non aveva nemmeno provato a individuare la presenza di esseri umani all'interno della struttura, sapeva che gli operai e gli ingegneri indossavano gli elmetti perciò non avrebbe potuto contattarli telepaticamente e, non avendo il tempo materiale per cercarli e farli scappare, sperò che usassero il buon senso e fuggissero di loro spontanea volontà.

Vide con la coda dell'Occhio Stephen Strange posizionarsi in un luogo sopraelevato per poter avere una visuale migliore e poter avere più libertà di movimento, anche lui seguì il suo esempio, negli ultimi mesi si era allentato per il corpo a corpo ma le Sentinelle avrebbero giocato un gioco tutto loro e in quel frangente avrebbe potuto contare esclusivamente sulla telecinesi per cercare di rallentare quei mostri meccanici. Susan non era riuscita a trafugare dai laboratori i progetti completi delle Sentinelle ma da uno dei disegni era riuscita a scoprire che, oltre a non contenere un singolo grammo di metallo, erano armate fino a i denti con proiettili e lame di ceramica che, da sole, eguagliavano in peso quello dello stesso scheletro della Sentinella.

Tutti attaccarono nello stesso istante, ognuno a modo suo ma riuscendo, chi più chi meno, a contrastare l'avanzata delle Sentinelle. Iron Man, Hulk, Capitan America, Thor, Occhio di Falco e Vedova Nera da una parte, Reed Richards, la Donna Invisibile, la Torcia Umana e la Cosa dall'altra, nel mezzo i Mutanti, tutti con un solo obiettivo in mente, permettere a Stephen Strange di fare il suo lavoro.

Charles usava la sua telecinesi per smembrare gli arti delle Sentinelle, sforzo inutile dal momento che erano state progettate per ricomporsi, ma almeno era utile per rallentarle. Una ad una, le Sentinelle vennero spedite da Strange nel Vuoto, era soddisfacente vederle sparire oltre il portale in un luogo in cui non avrebbero creato problemi. Di tanto in tanto Charles comunicava con tutti, incoraggiandoli.

"Non perdete la concentrazione, anche un solo istante potrebbe costarvi la vita!"

Ovviamente quest'ultima raccomandazione era diretta più che altro ai mutanti, i soli obiettivi delle macchine che erano state tarate proprio per identificarli e ucciderli; Avengers e Fantastici Quattro erano sì in pericolo ma sempre in minor misura perché le Sentinelle non li attaccavano nemmeno per difendersi.

La battaglia stava procedendo bene, Charles era riuscito a posizionarsi in un luogo in cui poteva usare tranquillamente i suoi poteri ma poteva anche permettersi di sorvegliare coloro che, a suo parere, erano più svantaggiati rispetto agli altri. Su tutti Erik e Raven erano quelli che più lo facevano stare in ansia: Erik era penalizzato dal fatto che non ci fosse un singolo pezzo di metallo all'interno delle macchine ma anche dall'età, ciò nonostante combatteva con il furore di un leone, raccogliendo dove poteva tutti gli oggetti di metallo che riusciva a recuperare e lanciandoli verso l'obiettivo come delle armi. Poi c'era lei … Raven. Lei probabilmente non avrebbe avuto problemi, ma Charles non riusciva a non vederla debole e indifesa, sebbene continuasse a incitare gli altri e a ricordare loro di non distrarsi lui era il primo che lo faceva per lei, temeva che potesse essere ferita da un momento all'altro.

"Starà bene" si disse, continuando a concentrarsi sulla Sentinella che aveva di fronte "Lei è forte e tu lo sai, lei lo sa, starà bene."

I minuti passavano, la tensione cresceva, all'improvviso Charles fu travolto da una serie di pensieri discordanti rispetto a quelli che aveva percepito fino a quel momento: dei ragazzi umani si erano fatti avanti, fino a quel momento non si era nemmeno accorto della loro presenza ma, voltando appena la testa, li vide con la coda dell'occhio mentre saltavano su e giù sul tetto di uno degli edifici. Tutti e quattro erano evidentemente ubriachi e probabilmente sotto l'effetto di qualche sostanza, si sbracciavano agitando le braccia tenendo in mano delle bottiglie di birra.

"FORZA ROBOTTONI! FORZA! UCCIDETELI TUTTI! NON LASCIATENE NEMMENO UNO! DEVONO MORIRE TUTTI!"

Charles non si fece distrarre, quelle voci e quei pensieri erano certo una spina nel fianco per lui che stava combattendo usando il potere della sua mente, ma lanciando un'occhiata a Erik vide che invece lui stava rapidamente perdendo il controllo.

"Non lasciare che ti distraggano, amico mio" gli disse telepaticamente "Sono solo degli sciocchi, non perdere di vista il nostro obiettivo."

Erik si voltò verso di lui e gli sorrise, Charles intuì la sua difficoltà a ignorare quelle grida ma vide anche che ce la stava mettendo tutta per andare oltre e arrivare al risultato.

I quattro ragazzi continuavano a gridare, dalla loro posizione potevano vedere ogni cosa ma avevano perso ormai ogni briciola di dignità e lucidità, avevano iniziato a gridare, eccitati, quei robot giganti erano fantastici, fighissimi da osservare mentre facevano il culo a quei mutanti. C'erano anche gli Avengers e i Fantastici Quattro ma che importava? L'unica cosa che contava era un po' di sana violenza! Iniziarono a gridare, incitando quelle macchine che in ogni caso non avrebbero sentito le loro grida, poi uno di loro, il più ubriaco, tirò fuori il cellulare e iniziò a riprendere tutto e a trasmetterlo in diretta sui social.

"GUARDATE! GUARDATE! GLI STANNO FACENDO IL CULO! CIAO CIAO MUTANTI! TORNATEVENE A MUTANTALANDIA!"

Rise il ragazzo, risero gli altri tre accanto a loro mentre si esponevano al pericolo senza nemmeno rendersene conto e continuando a gridare frasi senza senso in favore delle Sentinelle e denigratorie nei confronti dei mutanti.. Se inizialmente si erano trovati in una posizione privilegiata, dalla quale potevano assistere al combattimento senza esserne coinvolti, la droga e l'alcol li avevano rapidamente privati di ogni inibizione, spingendoli a gesti estremi. Forse non si rendevano nemmeno conto di ciò che stavano facendo, se fossero rimasti al riparo le Sentinelle non li avrebbero nemmeno notati, nessuno di loro era un mutante, perciò sarebbero stati al sicuro, ma uscendo allo scoperto per fare le riprese si erano esposti a un pericolo che non potevano in nessun modo gestire. La battaglia imperversava sempre più violenta, pezzi di metallo e detriti di cemento volavano ovunque insieme ai proiettili e alle lame di ceramica, sfiorandoli in più di un'occasione ma, anche in quei frangenti, non si erano accorti di nulla.

Charles era concentrato su ciò che stava facendo ma i pensieri dei ragazzi erano rumorosi e fastidiosi come mosche, lui avrebbe potuto ignorarli, avrebbe dovuto farlo, in fin dei conti quei ragazzi si stavano mettendo in pericolo di loro spontanea volontà, lui non avrebbe potuto fare nulla per proteggerli nè era suo dovere farlo … oppure sì? Bastò un istante, un misero secondo, Charles distolse lo sguardo dalla Sentinella che era proprio lì, di fronte a lui e vide qualcosa che gli fece gelare il sangue nelle vene. Mentre i ragazzi saltavano e festeggiavano un pezzo di cemento lanciato da Hulk aveva compromesso la struttura dell'edificio dove stavano i ragazzi, se non si fossero spostati sarebbero precipitati dal tetto e schiacciati dai detriti. Charles era abituato a riflettere prima di agire ma in quel momento l'istinto e il corpo agirono prima del pensiero: ignorò la Sentinella, le diede le spalle e si concentrò totalmente sui ragazzi, vide il tetto cedere sotto i loro piedi e agì. Usò i suoi poteri telecinetici prima sui corpi dei ragazzi per impedire loro di cadere rovinosamente poi, una volta fatti atterrare in una zona sicura, per precauzione spostò una porzione del tetto sopra di loro in modo da creare una zona ancor più riparata. Fu uno sforzo notevole, soprattutto dopo tutto ciò che aveva fatto fino a quel momento, si sentì mentalmente esausto ma sapeva che la battaglia non era ancora finita.

Non fece in tempo a voltarsi, per quei pochi secondi si era completamente dimenticato della macchina che stava dietro di lui ma la consapevolezza lo colpì come un treno in corsa, il dolore non arrivò subito, la sorpresa lo aveva lasciato senza fiato. La Sentinella aveva lanciato delle lame di ceramica verso di lui e lo aveva colpito, aveva visto con la coda dell'occhio una lama oltrepassarlo sporca di sangue, del suo sangue, spostò lo sguardo sulla sinistra e vide lo squarcio sul suo braccio, il tessuto era stato strappato e sotto poteva vedere la ferita che già si tingeva di rosso, poi spostò lo sguardo verso il basso e vide qualcosa che avrebbe dovuto farlo tremare di paura ma che invece lo fece ridere come dopo aver sentito una barzelletta. Due lame si erano conficcate nel suo corpo, una all'altezza di un polmone e una aveva perforato lo stomaco. Il dolore arrivò, acuto, gli tolse il fiato facendolo cadere in ginocchio.

Tutto sembrò crollare nella sua mente, si tolse Cerebellum e lo fece rotolare lontano senza alcuna grazia, gli sembrò di sentire la voce di qualcuno che lo chiamava, che gridava il suo nome, ma tutti i suoni si erano fatti ovattati e lontani, gli parve di vedere delle ombre attorno a lui e di sentire il rumore dell'armatura di Tony, la sua voce e quella di Thor. Pensò a David, a ciò che gli aveva detto solo poche ore prima, rise tossendo sangue e pensando che se lui fosse stato lì magari avrebbe potuto salvarlo, come aveva già fatto, ma ora era solo, non c'era nessuno che potesse evitare ciò che ormai sembrava inevitabile, era consapevole della gravità delle ferite, non c'era speranza che potesse sopravvivere.

Si stava per lasciare andare al buio che lentamente lo stava avvolgendo, quando si sentì trascinare via, un'onda blu si era avventata su di lui e lo aveva portato al sicuro, in un luogo riparato dagli attacchi delle Sentinelle e soprattutto di quella che lo aveva ferito e che ormai era svanita, spinta dagli attacchi di Thor e Tony oltre il portale aperto da Stephen.

Lui però questo non lo aveva visto, non poteva vedere altro che il blu della pelle di Raven e il giallo dei suoi occhi, fissi sui suoi e lucidi di pianto.

"CHARLES!" gridava in preda al panico "CHARLES! MI SENTI? RESPIRA! TI PREGO! RESPIRA!"

Raven lo teneva tra le sue braccia ma non osava toccarlo di più, era terrorizzata, il sangue aveva intriso il tessuto della tuta, sostituendo il giallo con uno spaventoso rosso. La voce di lei si fece debole e incerta.

"Per favore … non morire …"

Charles alzò lentamente la mano sinistra e le accarezzò il viso, aveva paura quanto lei, la sua mano tremava mentre le sfiorava la guancia, tossì ancora, sentì il sapore metallico del sangue sulle labbra, l'odore si insinuò sulle sue narici stordendolo. I suoi occhi erano fissi su quelli di lei, non poteva parlare ma non fu necessario comunicare, nemmeno telepaticamente, bastò un suo sorriso e lei capì ciò che lui voleva dirle.

Erik stava combattendo, lo aveva sempre fatto e nel farlo non si era mai risparmiato. Al diavolo l'età, al diavolo i limiti, la sua rabbia era ciò che lo animava, la sete di vendetta, di rivalsa verso coloro che lo avevano fatto soffrire era ciò che lo spingeva a dare il massimo andando anche oltre i suoi limiti che, con il tempo, si erano fatti sempre più lontani e lui stesso si era domandato fin dove potesse spingersi. Aveva sollevato un intero stadio, pochi anni prima un ponte, non sarebbero certo state poche Sentinelle a fermarlo! Niente e nessuno avrebbe potuto frenare il grande Magneto! Niente e nessuno … finché non sentì Raven gridare.

Gridava, gridava forte, non l'aveva mai sentita con quella voce, terrorizzata, in preda al panico più totale. Ciò che lo fece tremare però non fu la sua voce ma ciò che stava gridando.

Charles. Stava gridando il nome di Charles.

Non si voltò subito, senza perdere lucidità diede il colpo di grazia alla Sentinella spingendola nell'ennesimo portale verso il vuoto poi, assicuratosi di essere al sicuro, planò rapidamente verso Raven che continuava a gridare il nome del suo amico. Fu solo allora che capì, quando lo vide supino, ricoperto di sangue, con due lame che uscivano dal suo corpo esanime, fu allora che la rabbia andò oltre e straripò, perse la lucidità e gridò, gridò forte.

"CHARLES!"