Plata pedala lentamente a fianco di Salud mentre, senza troppa fretta, raggiungono le rive del Tapajós. Sembra di buon umore. Forse è per le due ore abbondanti passate a zonzo e che gli hanno fruttato una bicicletta, o forse è per via della promessa di un pomeriggio sulla spiaggia. Il meccanico non saprebbe dirlo, però è piacevole passeggiare mentre il ragazzo canticchia piano un motivetto allegro che non ha mai udito prima.

«Ti secca se ci fermiamo in una tavola calda?» prova Salud.

Plata si solleva sui pedali e gli lancia un'occhiata valutativa. «Hai fame.» Non è una domanda, è piuttosto una constatazione. Sorride e annuisce. «Va bene» concorda, tornando a sedere sul sellino.

«E tu? Hai fame?» si informa, osservandolo.

«Un poco, in effetti. Ma non importa. Posso sopravvivere.»

Salud aggrotta la fronte. «Posso comprarti qualcosa, sai.» Il viso del pilota si offusca per qualche attimo. È indeciso se insistere o meno. A guardarlo bene non ha l'aria di chi è troppo disposto alla discussione. Si risolve al lasciar cadere l'argomento; se dovesse cambiare idea in un secondo momento tanto meglio.

Si sono accomodati a uno dei pochi tavolini disponibili. Salud si è procurato una porzione abbondante di pollo e delle verdure. Di tanto in tanto si distrae sbirciando l'espressione e i movimenti del ragazzino, che al contrario si guarda intorno senza sosta, come cercando qualcosa. Quando sono arrivati Plata ha parcheggiato la bicicletta contro il palo di un cartello stradale e solo in quel momento Salud ha notato la cartellina in cuoio che, al contrario, ha portato dentro il locale con sé.

«Che c'è dentro quella cartella?» chiede interessato, dopo aver miseramente perduto la battaglia con la sua curiosità.

Il pilota sposta gli occhi su di lui e reclina il capo. «Un blocco di fogli.»

Inarca le sopracciglia, interdetto e un po' scettico. «Mi pareva avessi detto che non sai disegnare» contesta.

«Infatti. Ma dei fogli di carta non necessariamente devono servire per disegnare. A me serviranno per illustrarti la portanza» dichiara sicuro.

«Ah, beh, allora è tutto a posto. E dopo che avremo chiarito questa storia, mi disegnerai le rondini?» scherza allegro.

Si stringe nelle spalle. «Se vuoi» tentenna poco convinto.

«Oh, sì: voglio eccome» assicura Salud con un gran sorriso.

Un gorgoglìo fuori posto li sorprende entrambi. Poi Salud sbuffa, levando gli occhi al cielo, divide in due parti il suo pranzo e fa scivolare uno dei due piatti sotto il naso del ragazzino.

«Ma non…» tenta di protestare Plata.

«Sta' zitto e mangia, impiastro» borbotta il meccanico, riprendendo a sua volta da dove aveva interrotto.

Gli farebbe volentieri notare che sono arrivati fino al fiume per un motivo, ma il pilota al momento sembra perso nei suoi pensieri e Salud non è troppo sicuro che lo starebbe ad ascoltare, o che lo sentirebbe, se è per quello. Non riesce a capire se sta osservando qualcosa, oppure se quel che ha in testa occupa tutta la sua attenzione.

«Questo posto è bello» si fa d'un tratto risentire la voce di Plata.

«Beh, sì» concorda Salud, suo malgrado un po' perplesso.

«Pensavo che forse potrei…»

Non sembra ci sia un seguito in programma. Salud aggrotta la fronte. Già di norma è complicato comprenderlo, quel giorno sta diventando un vero rompicapo.

E d'un tratto il pilota si volta nella sua direzione, tramortendolo per l'ennesima volta con un sorriso inaspettato.

«Ma dovevamo parlare di volo! Ecco, sediamoci, così ti spiego tutto per bene» esclama entusiasta, facendogli segno di accomodarsi con lui sulla spiaggia e iniziando a rovistare nella sua cartellina.

Salud, ora seduto sulla sabbia, divide la sua attenzione fra la gente che cammina lungo il fiume e Plata che recupera un grosso foglio di carta bianca e spessa e lo piega a forma di foglia, senza appiattirlo ma lasciandolo ondeggiare morbido fra le dita.

«Ecco» esordisce, all'apparenza soddisfatto del suo lavoro. «Vedi? Se lo osservi di traverso dovrebbe rappresentare la sezione di un'ala di un aereo.»

Salud guarda il foglio con aria critica, poi guarda Plata perplesso. «Hai sicuramente più fantasia che talento artistico» commenta ironico.

Il pilota sbuffa, ma non riesce a fare a meno di ridacchiare. «Sì, d'accordo, faccio pena anche senza matite in mano. Ma dammi una possibilità.»

«L'hai già» assicura il meccanico.

Plata lo fissa un lungo momento, sorpreso, sfarfallando le ciglia, poi le sue labbra si arricciano piano in un altro sorriso, più morbido e delicato questa volta.

«Bene. Allora, dicevamo: immagina che questa sia la sezione alare di un aereo, d'accordo?»

Diligente, Salud annuisce, facendogli segno di procedere. Plata solleva il foglio di carta, il lato arrotondato in avanti, quello sottile indietro, e con un dito punta la curva inferiore del foglio.

«Vedi, l'ala di un aereo somiglia alle linee di questo foglio: davanti è stondata, dietro più assottigliata; la superficie superiore è leggermente bombata verso l'alto, la parte inferiore è leggermente concava. Ci sei fin qui?»

«Assolutamente» assicura.

«Ottimo. Ora, i motori di un aereo gli danno una spinta in avanti, ok? L'aria che investe l'aereo si comporta in maniera differente a seconda del tipo di superficie che incontra. Guarda: l'aria incontra il bordo alare frontale, che è lievemente tondeggiante, e il flusso d'aria si divide in due, uno viene spinto verso l'alto, l'altro verso il basso. Il flusso che scivola verso l'alto incontra la superficie alare superiore che, come dicevamo, è leggermente bombata, la segue scivolando perfettamente lungo l'ala e sfila via, veloce e leggera, verso il fondo dell'aereo. Concentrati perché questa parte è molto importante per comprendere la portanza e il modo in cui lavora.»

«Fatto» conferma.

«L'aria che ha deviato verso l'alto è più veloce, più leggera, scorre rapida sull'ala e quel che fa è tendere a dare una lieve spinta verso l'alto. Ma non è questo che permette all'aereo di rimanere su. No, quel che lo fa restare in quota è l'aria che è stata deviata verso il basso. Vedi, questa curva qui in basso? La parte inferiore dell'ala ha una lieve curvatura che la rende leggermente concava. Qui l'aria scorre molto più lentamente, diventa, diciamo, più densa e pesante, quasi si accumula, prima di sfilare via e raggiungere l'aria di sopra verso la coda dell'aereo. Ecco, la corrente d'aria sotto la superficie alare dà una spinta sostanziale verso l'alto. Questa è la portanza: il modo in cui l'aria rotola sotto l'ala, il modo in cui le particelle si accumulano, spinge l'ala verso l'alto e fa stare su tutto l'aereo. Ovviamente l'aereo deve avere una certa velocità, per produrre questa corrente d'aria, e le ali devono mantenere l'inclinazione corretta, altrimenti il flusso d'aria si disperderebbe.»

«Oh! Quello che hai chiamato stallo!»

«Esatto!» esclama Plata con un sorriso soddisfatto.

«Lo sai» mormora Salud, impressionato. «Ho la sensazione di aver capito.»

«Questa sì che è una notizia favolosa. E adesso possiamo volare sul serio, finalmente.»