La sua mente è abbastanza distratta mentre monta e fissa con cura l'ultimo ricambio sul piccolo Comper Swift. Sta pensando al futuro, e mentre pensa si attarda a osservare il velivolo davanti ai suoi occhi e si chiede se ci sia qualcosa che può fare per allontanare il futuro che si è appena figurato in mente. Oramai il suo lavoro può dirsi concluso; serve solo un controllo finale, prima di fare un volo di prova per accertarsi che tutto sia in ordine. Poi… Salud non sa quel che accadrà dopo. Forse il suo pilota (che, purtroppo, non è affatto suo, ma che vorrebbe che lo fosse, almeno un pochino) salirà a bordo del suo aereo delle bambole e volerà via, con le sue scintillanti ali rosse e bianche. E a quel punto cosa gli rimarrà da fare? Seguirlo non può, dato che ancora non sa far volare un aereo... Fissa il Comper Swift, con un mesto sorriso sulle labbra, e sospira piano, sentendosi triste e soddisfatto insieme: triste per la consapevolezza che presto, con buona probabilità, dovrà dire addio all'aereo e al suo pilota; soddisfatto perché ha infine mantenuto la promessa fatta. L'aereo tornerà a volare, e con lui anche Plata.

Una bella mattina, prima di pranzo, Plata irrompe in uno degli hangar in cui sta lavorando, schiamazzando e ridendo e chiamandolo a gran voce a rapporto. Ha un'aria soddisfatta, forse addirittura felice, ma non è troppo sicuro di questa possibile alternativa.

«Che altro c'è, stavolta, impiastro? Non dirmi che hai conosciuto un'altra ragazza» chiede, indeciso se esserne divertito o esasperato, anche se dubita gli serva il suo incoraggiamento, in questo caso, per sbottonarsi.

«No, non è…» Si interrompe un momento, come incerto. «Beh, d'accordo, in effetti sì, ma non è per questo che sono qui ora. Oh, al diavolo. Ho trovato un lavoro, Salud!»

Salud lo sogguarda scettico, e Plata ridacchia divertito dai suoi dubbi legittimi.

«D'accordo, non mi guardare in quel modo. Lo ammetto: non è proprio un lavoro. È più… uhm… un ingaggio, ecco» si risolve, infine.

La precisazione non migliora per nulla la palese incredulità del meccanico, serve solo a renderlo inquieto. «Che tipo di ingaggio? Non sarà qualcosa di pericoloso, spero.»

«Ehm… Non esattamente» tentenna, facendo vagare lo sguardo per l'hangar, come in cerca di qualche ispirazione, o suggerimento che lo tolga dai pasticci.

Salud assottiglia gli occhi, abbandona la riparazione che lo aveva tenuto impegnato fino a quel momento e si alza in piedi, raggiungendo il ragazzino ad ampie falcate.

«Spiega» pretende secco.

Plata fa roteare gli occhi, sbuffando piano a sua volta un poco esasperato, ma vista l'espressione irremovibile del meccanico, comprende in fretta di non avere alternative, sospira e decide di essere collaborativo, per una volta.

«Ecco, devo fare alcune consegne e ritiri in città.»

Inarca un sopracciglio, diffidente. «A piedi, intendi?»

«No, con la bicicletta che mi hanno prestato.»

Sgrana gli occhi, impreparato. «Allora c'era davvero un secondo fine dietro quel prestito!» sbotta.

Storce le labbra in una piccola smorfia infastidita. «Anche se fosse, che importanza vuoi che abbia? Me lo hai suggerito tu di cercarmi un'occupazione, ed è esattamente quel che ho fatto. E ora che finalmente l'ho trovata a te non sta più bene. Sai, dovresti proprio decidere quel che vuoi, una buona volta!»

«Non è questo il problema, accidenti! Intendevo un'occupazione legale.»

«E cosa ti fa pensare che questa non lo sia?» si impunta il pilota.

«Tutto me lo fa pensare! Almeno ti pagano per farlo?»

Il cipiglio offeso di Plata si fa più marcato. «Tu pensi sempre e solo al guadagno economico, vero? No, non mi danno dei soldi, ma in cambio posso avere un piccolo alloggio in città.»

Salud non prende propriamente con filosofia l'imprevista novità. Sembra piuttosto la faccia di uno che sia stato appena avvelenato con del cianuro. Plata, che evidentemente era convinto che l'amico sarebbe stato lieto per quel suo passo avanti, rimane invece spiacevolmente sorpreso da quella sua reazione totalmente inaspettata.

«Insomma, mi dici quale sarebbe il problema?» protesta infatti, incapace di raccapezzarsi.

«Se già non lo sai da te, a che serve che te lo spieghi io?» ringhia, allontanandosi per tornare al guasto del velivolo.

«Ma io… Salud, andiamo! Pensavo che saresti stato soddisfatto di questa nuova sistemazione. Almeno in questo modo non ti starò più in mezzo ai piedi. Non facevi che lagnarti tutto il tempo» lamenta, confuso e turbato.

«Quando me lo hai chiesto?! Io non ne sapevo nulla di questo tuo progetto. Ti sei mai preso la briga di domandarmi se a me stava bene? No! Pensavo che… che fossimo almeno amici» soffia in tono rauco.

Per un lungo momento rimane a bocca aperta, in un silenzio attonito. «Lo siamo» conferma in un mormorio incerto.

«Oh, davvero? Allora perché arrivi solo ora, a cose fatte, ad annunciarmi che te ne vai?»

«Ho creduto che ti avrebbe fatto piacere» prova tentennante.

«Hai creduto male! Ma dato che fa piacere a te, a quanto sembra, beh, fai quel diavolo che ti pare!» sbotta, voltandogli bruscamente le spalle e tornando a dedicarsi alla sua riparazione.

«Non capisco. Volevi che ti chiedessi il permesso?»

«No, idiota» ringhia stizzito. «Mi sarebbe piaciuto che mi parlassi del tuo progetto, prima di metterlo in pratica. Mi sarebbe piaciuto poter dire la mia al riguardo. Mi sarebbe piaciuto essere interpellato in un qualsiasi modo!»

«Oh…» affanna costernato. «Io… Mi dispiace» prova.

«Ho i miei dubbi» borbotta, accanendosi ingiustamente contro un povero aereo innocente.

Plata reclina lievemente la testa di lato, si imbroncia un poco, si arruffa i capelli fra le dita e infine accenna un piccolo sorriso cauto ed esitante. Piano, si rifà accosto al meccanico, osservandolo qualche momento al lavoro, poi si accuccia al suo fianco e appoggia il mento sulla sua spalla.

«Che altro c'è, impiastro?» ringhia Salud, senza voltarsi.

«Potrei cercare di trattare e chiedere un appartamento più grande. In questo modo potremmo starci in due» propone in tono allettante.

Salud trattiene il fiato durante un lungo momento, arrestando i propri movimenti scoordinati e infruttuosi. Quando torna a respirare si volta lentamente e fissa indagatore gli occhi azzurri e speranzosi del ragazzino, in cerca di qualche indizio.

«Mi stai prendendo per il culo, per caso?» si informa a quel punto, non avendo potuto trovare da sé una risposta adeguata.

Plata sorride con maggior convinzione, ancora leggermente appoggiato alla sua spalla. «No, scimmione, ti sto facendo una proposta seria. Allora? Ci stai?»

Salud lo sta ancora guardando. Deglutisce, ansioso. Lo sa bene che quell'idea è una vera follia. Ma sono almeno tre anni che sogna di trasferirsi in città, e ora l'impiastro volante glielo sta proponendo davvero, e Salud non è abbastanza forte per pensare di mandare al diavolo quell'assurda opportunità. Diventerà pazzo appresso al ragazzino, anche questo lo sa perfettamente, eppure non è abbastanza da fermare la sua decisione sconsiderata.

«Affare fatto» sente la propria voce rispondere.

E almeno basandosi sul sogghigno che riceve in cambio da Plata, il suo sentore di una catastrofe imminente si fa drammatica certezza. Fottuti piloti!