«Il dottore è qui?» chiede la voce incerta di Cat nella tarda mattinata del giorno seguente al primo, difficile confronto con la realtà dei più recenti avvenimenti.

Maloney distoglie l'attenzione dalla sua lettura di un nuovo articolo di medicina e solleva gli occhi sul suo ultimo paziente, crucciando la fronte. «Sì, sono qui» decide di confermare, curioso di capire il motivo per il quale viene interpellato ora, per la prima volta.

«Bene. Vorrei avere notizie sulle mie condizioni» li sorprende Cat.

Il dottor Maloney si volta a fissare Hutch, dubbioso, trovando un perfetto riscontro alle sue preoccupazioni nello sguardo dell'uomo.

«Temo sia prematuro. Siete ancora molto debole, sarebbe opportuno se continuaste a riposare e rimandaste le vostre indagini a un momento più adatto» prova, non sapendo bene cosa aspettarsi.

Cat sbuffa piano. Hutch, in risposta a quel piccolo suono, raddrizza la schiena, irrigidendosi e prevedendo spiacevolezze.

«Non vi sto domandando dove tenete le vostre riserve di denaro. Sto cercando di chiedere ragguagli sul mio stato di salute. E poiché voi siete il mio dottore (per lo meno attualmente) sarebbe non solo cortese da parte vostra rispondere, ma suppongo perfino doveroso. È sleale tenersi certe informazioni solo per sé, non trovate?»

Maloney è indeciso se sentirsi oltraggiato oppure mortificato; le sue gote sono passate rapidamente dal pallore del gesso a un carminio infuocato. Scocca un'occhiata di biasimo a colui che ritiene il maggior responsabile per quell'incresciosa situazione, ovvero Hutch, il quale si limita a ributtargli addosso la sua occhiata, condita di un sorrisetto strafottente, infine fa spallucce come a dire "Che volete da me?" con l'aggiunta di un "Vi conviene rispondergli. Non vi lascerà più vivere, altrimenti".

«Come desiderate» si risolve il dottore, rannuvolato. «Da dove preferite che cominci?»

«Che cos'hanno i miei occhi?»

Un sottile gemito sfugge alla gola sia di Maloney che di Hutch. Quest'ultimo ringrazia di non essere lui a dover dare una risposta, ma questo non lo rende affatto più tranquillo.

«Mi rincresce, ma non ho una risposta certa a questa domanda. Tutto quello che so è che in conseguenza dell'esplosione che vi ha condotto qui da me i vostri occhi sono stati danneggiati e, francamente, ritengo improbabile che possiate tornare a vederci senza l'intervento di uno specialista in materia. Per la verità, considerata l'estensione del danno, è possibile che anche in quel caso il problema non possa risolversi, ma questo dovrà essere lui a giudicarlo.»

«Questo lui chi è?» si informa Cat in tono neutro, apparentemente deciso a non lasciarsi scoraggiare dalle ultime notizie.

«È un medico inglese specializzato in oculistica. Ho letto su di lui numerosi articoli scientifici. Qualcuno lo ha scritto lui stesso. Il suo nome è Gregory Pearce, vive ed esercita a Parigi.»

Un angolo delle labbra di Cat si curva appena verso l'alto. Hutch trattiene un lungo momento il fiato, sorpreso nello scorgere quel piccolo segnale positivo dopo troppi giorni in cui la sua bocca si è mossa solo a sottolineare il dolore o per porre domande per lo più penose e scomode.

«Buon per me che conosco un po' di francese, allora» è la replica di Cat, che spiega in parte quel minuscolo moto di soddisfazione. «D'accordo. C'è altro di grave che dovrei apprendere?»

«Avete tre costole rotte e due incrinate. Al fine di preservare i vostri polmoni da possibili, disastrose conseguenze derivate da una probabile polmonite, vi ho somministrato dell'antidolorifico perché possiate respirare con agio e guarire più velocemente.»

La fronte di Cat si contrae seguendo il suo stato d'animo pensieroso. «Che genere di antidolorifico?»

«Codeina. Ho ritenuto che fosse più sicura, per quanto possibile.»

Annuisce, assorto. «Questo spiega perché non sento troppo dolore. Ho le dita fasciate, ma quando le ho piegate non ha fatto troppo male. Sono rotte?»

«Alcune sì, ma non sono in condizioni troppo disastrose; sono piccole fratture composte. Eviterei in ogni caso, per quanto possibile, di sollecitarle troppo. Tuttavia giudico che possano tornare operative nel giro di poche settimane. Non ho notato danni ad alcun nervo, le vostre mani avevano diverse ferite, ma tutte superficiali.»

«Una buona notizia, tanto per cambiare» considera, sogghignando sarcastico. «E la mia gamba sinistra? Non riesco neppure a sentirla, a parte qualche fitta occasionale.»

«Ho fornito al vostro amico un paio di nominativi cui rivolgersi, in quanto è necessario che se ne occupi un buon ortopedico. Ho rilevato una lussazione al ginocchio e una all'anca, entrambe piuttosto problematiche. Inoltre le numerose fratture scomposte che l'affliggono vanno seguite con metodi più efficaci di quelli che si possono reperire in questo…» buco sperduto nel deserto, sta per dire, ma si morde la lingua prima di farne menzione e ripiega su un più appropriato «piccolo paese di frontiera.»

Un sospiro fluisce piano dalle labbra di Cat. Nessuno dei due uomini presenti sa dare un significato preciso a quel suono, ma entrambi si sentono a disagio per il fatto di non saper offrire di meglio se non povere frasi di circostanza e il loro inadeguato sostegno morale.

«In poche parole sono un rottame inservibile» decreta asciutto Cat.

Hutch sgrana gli occhi, colto alla sprovvista. «Cat!» protesta sbalordito. «Lo sai che non è affatto vero?»

«Ah no?» replica beffardo. «Cosa so, in fin dei conti? Che forse non vedrò mai più il tuo brutto muso? Questo sì è davvero consolante. Che ci sono ottime probabilità che trascorrerò il resto della mia esistenza attaccato a un bastone per non finire con il culo per terra? Se non altro avrò sempre un'arma a portata di mano» sibila astioso.

«Non dire scemenze. Troveremo il modo per risolvere tutto» insorge, suo malgrado destabilizzato dal cinico pessimismo dell'amico.

«Certo, come no. E immagino lo cercherai tu. Siamo fregati» conclude tetro, voltando un poco la testa dalla parte opposta e decidendo di dormirci su.

Hutch avrebbe voglia di urlargli addosso un po' di insulti. A stento si trattiene dal fracassare a terra la sedia su cui è rimasto seduto in attesa negli ultimi giorni. Il dottore gli ha detto di essere paziente, di aspettare che la situazione migliorasse. Ebbene, adesso Cat si è svegliato e ha detto la sua, e Hutch si sente un inetto. Ci sono momenti in cui ha l'impressione che, potendo, Cat lo prenderebbe volentieri a calci anche solo per sfogare la frustrazione derivata dall'incapacità di Hutch di comprendere. Di solito le parole sprezzanti di Cat lo fanno imbufalire e bestemmiare, ma non gli arrecano eccessivi danni morali. Quel giorno, tuttavia, si ritrova a chiedersi in cosa potrà mai essere utile, dati i disastri che in genere combina quando scorda di pensare, ovvero più o meno sempre.

Digrigna i denti, lancia un'occhiataccia al dottore e se ne esce a passi pesanti, in cerca di una boccata d'aria e di un significato al suo esistere che non si limiti a un semplice spreco di spazio e ossigeno.