«Mhh.»
«Cat?» indaga Hutch, cercando di capire se sia sveglio o meno. L'operazione è resa più complicata dal fatto che Cat non può aprire gli occhi, ancora costantemente bendati nel tentativo di preservarli quanto più intatti possibile.
«Sì» soffia appena, apparendo stremato nonostante si sia appena ridestato da un lungo sonno.
«Stai bene?» chiede, pentendosene un secondo dopo perché è ovvio che non possa stare bene.
«No. Mi fa male ovunque» lamenta, tremando nella sua vana intenzione di muoversi.
«Cerco il dottore» avvisa, precipitandosi fuori.
«Merda» sospira Cat, cui sembra che tutte le dannate giunture del suo corpo stiano andando a fuoco.
«Provate a descrivermi la sensazione» lo incoraggia Maloney, da poco giunto al suo capezzale.
Se solo potesse lo incenerirebbe con lo sguardo. Ma non riesce a muovere un dito, e se anche ne fosse in grado, con tutta probabilità inizierebbe a dolergli anche quello. Stringe i denti, l'affanno nel petto che, tanto per cambiare, duole come tutto il resto.
«È proprio un brutto momento per domandare il mio parere» sibila, gemendo subito dopo.
Maloney poggia sperimentalmente un palmo sulla sua spalla sinistra e nota con preoccupazione un lieve sussulto in risposta. «Respirare vi provoca dolore?» indaga prudente.
«Qualsiasi cosa, al momento, lo fa. Anche pensare» sbotta, faticando a respirare.
«Supponevo un qualche genere di infezione, ma da quello che vedo sarebbe troppo estesa. È il caso che vi somministri dell'altra codeina. Respirate male e devo assolutamente preservare i vostri polmoni.»
«Non esagerate.»
«Chiedo perdono, come dite?» si stranisce il dottore.
«Vi sto c-chiedendo di limitare l'uso di quella roba.»
«Sarebbe per il vostro bene» fa rispettosamente notare, anche se le sue parole lo hanno in qualche modo messo in allarme.
«È… Cristo… Il mio b-bene è relativo. Se smetto di sentire d-dolore e inizio a dare i numeri… non sono sicuro che si possa davvero p-parlare del mio bene.»
Nel frattempo il dottore si è fatto pallido. «Avete un qualche genere di dipendenza da farmaci?»
«Non proprio… E comunque, non per mia volontà.»
«Morfina?» prova in poco più di un mormorio.
«Già. Qualcuno non apprezzava i piagnistei» spiega sarcastico.
Bizzarro come una semplice manciata di parole sia riuscita a far torcere le budella a due uomini adulti con sulle spalle una vasta dimestichezza nella meschinità umana.
«Vi hanno drogato?» esala Maloney.
Sospira. Geme. «Preferirei vi concentraste su come attenuare questo…» Affanna. Scintille di sofferenza risalgono le sue braccia quando flette le dita delle mani. «T-tormento.»
Deglutisce a vuoto, la gola arida. Annuisce. «Giusto. D'accordo, frazionerò il dosaggio per ottenere un certo grado di sollievo momentaneo che mi permetta di studiare meglio il problema scatenante.» Ciò detto si precipita all'armadietto dei medicinali e si mette al lavoro con solerzia, scacciando ogni altro sgradito pensiero dalla sua mente.
«È stato lui?» chiede a bruciapelo Hutch, poco dopo la partenza del dottore.
«Di che parli?»
«Di Bill. È stato lui a farti questo?»
«Ah. No, lo sai com'era. Avrebbe apprezzato stare a guar-guardare mentre soffrivo come un c-cane. Qualche volta lo ha anche f-fatto.»
Giusto, rammenta Hutch. Il bastardo era un sadico cui dava piacere assistere al dolore altrui. Ma allora chi? Vorrebbe indagare, ma Cat sta tremando come una foglia, le labbra strette in una linea tesa, probabilmente nel tentativo di non urlare. Si avvicina e posa, piano, una mano fra i suoi capelli, facendo lentamente scorrere le dita fra le sue ciocche scure. Avrebbero dovuto pianificare il recupero dell'oro, quel giorno, ma l'amico è a stento in grado di respirare, quindi di organizzare il loro futuro nemmeno se ne parla.
Assieme, attendono lunghi minuti il ritorno del dottore, e quando ciò avviene Hutch lo accoglie con un'occhiataccia astiosa, sembrandogli che se la sia presa un po' troppo con comodo per i gusti di entrambi.
«Quindi, avevi altro in mente, oltre a usare l'oro altrui?»
La domanda di Cat prende Hutch alla sprovvista, tanto più se si considera che era convinto stesse dormendo per riprendersi dall'ultimo trauma.
«Pensavo volessi riposare» prova, incerto.
«Pensavo volessi discutere del tuo bel progetto» lo rimbecca Cat, facendolo sbuffare seccato.
«No, non ne so nulla. A parte… Lo hai nascosto altrove, giusto?» vuole accertarsi.
«Chiaramente» conferma annoiato.
Non sembra intenzionato a rendergli le cose semplici, apparentemente. Ma quando mai lo è stato, dopo tutto.
«E immagino che non me lo dirai direttamente.»
«Se te lo dirò, di certo non lo farò qui e ora» ribadisce perentorio.
«Allora che facciamo?» chiede confuso.
«Semplice: tu mi dici quali sono le nostre alternative, io faccio in modo di rendere fattibile la soluzione più abbordabile.»
Hutch si rigira la proposta in testa e sta per dire la sua, quando vengono raggiunti a sorpresa da un terzo giocatore.
«Posso partecipare?» si intromette Maloney.
Cat arriccia il naso, contrariato. Hutch fissa il dottore come se stesse vedendo un'apparizione dall'oltretomba.
«Sei proprio una frana nel tenere per te certe informazioni» lo rimprovera Cat.
Hutch mette il broncio e incrocia le braccia, ritenendosi offeso per un'accusa che reputa del tutto ingiusta e infondata. «Io che diavolo c'entro?»
«Naturalmente. Devo essere stato io, magari mentre dormivo» lo canzona.
«Ho ascoltato mentre ne parlavate l'altro giorno» rivela Maloney.
«Appunto» rimarca Cat. «E considerato che io non ci vedo e il mio udito non è ancora perfetto, direi che avresti fatto meglio ad accertarti che fossimo da soli.»
Hutch leva le braccia in aria, estenuato. «Sì, va bene, è tutta colpa mia. Adesso possiamo andare avanti?» protesta impermalito.
«Sicuro. Cominciamo con lo scoprire cosa vuole il nostro buon dottore» propone, suo malgrado incuriosito.
L'interpellato serra le labbra in una linea dura, prima di dare la sua risposta. «Voglio andare via. Odio questo posto.»
Cat è silenzioso, sta riflettendo, evidentemente. Hutch fa saltare lo sguardo da lui al dottore alternativamente, nervoso.
«Che ne è del vostro giuramento?» chiede dopo lunghi minuti di teso silenzio Cat, più intrigato e curioso piuttosto che deluso.
«L'ho sempre rispettato. Mi hanno spedito qui perché mancava un medico. Possono spedirci qualcun altro. Per quanto rispetti le necessità dei miei pazienti, non riesco più a sopportare questa vita assurda e ingrata. Non ho chiesto io di esercitare qui, posso farlo altrove, in un luogo in cui l'idea di svegliarmi la mattina non mi faccia venire il desiderio di impiccarmi!»
«Interessante» pondera Cat.
Hutch fissa entrambi allucinato. «State scherzando» sbotta.
«Non vedo perché non potremmo. Se non ti fai problemi a usare oro non tuo, perché dovresti fartene nel darne una parte al nostro dottore?»
«Posso…» si raschia la gola, irrequieto. «Potrei esservi utile» propone cauto Maloney.
Hutch sta per insultarlo, ma viene preceduto da Cat e dal suo commento del tutto inatteso.
«Immagino di sì.»
