Caricare tutto quanto sul vagone assegnato loro non è stata affatto un'impresa semplice, tutt'altro in effetti. E per fortuna nessuno ha insistito per portare con loro il carro. Per contro Hutch non ha voluto saperne di lasciare in Texas i quattro equini e si è impuntato e ha pestato i piedi talmente tanto da esasperare Cat, Maloney, il capostazione e perfino il macchinista, così che alla fin fine, pur di evitare di avercelo fra i piedi a blaterare di cavalli e muli, hanno accettato di stivare tutto quanto (equini, bauli, medicinali e pazienti) all'interno del convoglio, le bestie in separata sede dato che Maloney ha categoricamente rifiutato l'idea di dividere lo scompartimento con gli erbivori. Il trambusto ha avuto il rimarchevole merito di dirottare l'attenzione del personale ferroviario dalla quantità inusualmente sospetta di bagagli al loro seguito, ovvero ben cinque colli divisi tra bauli e ingombranti valigie, fra i quali è stato più o meno equamente ripartito il famoso oro rinvenuto in New Mexico e che non avrebbe di certo potuto essere trasportato in un unico bagaglio, non senza l'ausilio di abbondante facchinaggio per essere spostato, cosa che avrebbe inevitabilmente messo in allarme un po' tutti.
«Ora, posso anche capire i cavalli. Ma cosa dovreste mai farci con quegli sciocchi muli?» lamenta Maloney, una volta sistemati tutti nello scompartimento assegnato loro.
«Non sono affatto sciocchi» ringhia Hutch.
«Sicuramente sono più riflessivi di te» concorda Cat, sorridendo allo sbuffo offeso dell'amico.
«Possono sempre tornare utili. E di certo sono più affidabili di voi» rimbecca Hutch, sfidando il dottore ad argomentare oltre.
«La laurea non ce l'hanno però» borbotta Maloney, ma si astiene dal protestare oltre, ben vedendo che non otterrà nulla di meglio se non altri insulti gratuiti.
In verità l'unico più rilassato sembra essere proprio il ragazzo, il quale si sta godendo il viaggio in treno prendendolo come una sorta di vacanza: niente terreno accidentato, né temperature che oscillano in modo fastidioso fra il caldo torrido del giorno e il freddo della notte, un giaciglio comodo ma affatto costrittivo su cui riposare, Hutch che fa la guardia affinché il dottore eviti di indulgere nei suoi rimedi tortura. Cosa chiedere di meglio? Beh, certo, essere in buona salute sarebbe molto meglio, ma quello non dipende certo dalla ferrovia. Tutto sommato non ha di che lamentarsi. Scivola dolcemente nel sonno senza neppure avvedersene, con un lieve sorriso che permane sulle labbra.
«Sarebbe il caso di riprendere la riabilitazione» arrischia il dottore, senza tuttavia accennare a spostarsi dal proprio sedile.
«Scordatevelo. Sta riposando, non vedete?» gli sibila contro Hutch, opponendosi nel modo più assoluto a quell'idea a suo vedere inaccettabile.
«Sì, l'ho notato.» Si stringe nelle spalle, incerto. «Provo solo a occuparmi della sua salute.»
«Ci penserete quando si sarà risvegliato. Adesso sembra rilassato. Perché diamine dovreste rovinargli il momento con i vostri maneggi?» contesta, visibilmente contrariato.
«Non sono maneggi. Sono…»
«Non me ne frega niente di quel che sono. Chiudete il becco, non sono dell'umore per stare ad ascoltarvi» lo fredda, apparendo effettivamente alterato.
Maloney lo osserva un lungo momento. Sospira. Si risolve a fare silenzio come gli è stato intimato, colmando il tempo che scorre con le proprie riflessioni. Può ben rendersi conto di quanto, negli ultimi giorni, il loro rapporto si sia via via deteriorato e inasprito. Si chiede se avrebbe potuto, in qualche maniera, evitarlo, o porvi rimedio prima che la situazione degenerasse e divenisse insostenibile. Probabilmente avrebbe dovuto fornire maggiori delucidazioni, meglio se prima di agire. Sarebbe servito? Sarebbe stato sufficiente? Non è riuscito a impedire che il sospetto si insinuasse nella loro già precaria convivenza. Ora teme sia già tardi per correre ai ripari, eppure dovranno in qualche modo trovare un punto d'incontro, perché quella loro specie di patto sancito a Las Cruces è ben lontano dall'essere concluso. Cosa deve fare? Il suo scopo primario è quello di assicurarsi che la salute fisica del suo paziente non peggiori. Questo è tutto? Affatto. Non vuole limitarsi a un passivo mantenimento in attesa di aiuti esterni, vuole vedere un miglioramento tangibile. Ma per ottenere questo… è obbligato ad attirarsi contro il loro disprezzo?
«Ho commesso degli errori, probabilmente. Eppure le mie intenzioni erano buone. Lo sono tuttora» mormora, e non è neppure certo che l'altro uomo lo abbia udito.
«Non vi siete mai preso la briga di tenere conto del parere altrui» replica atono, lo sguardo perso nel paesaggio esterno che scorre veloce.
Stringe le labbra. «L'ho fatto» protesta.
«No. Forse avete creduto di farlo. Ma all'atto pratico non è successo.»
Schiude la bocca, sul punto di aggiungere qualcosa. Si rende conto che non sa che dire. Rimane in silenzio, tornando a riflettere. Se non lo ha fatto, allora ha veramente agito facendo sembrare che non gli importasse di nulla all'infuori del proprio lavoro? Certo delle proprie sicurezze, ha semplicemente proseguito per la propria strada, ignorando ogni altra possibilità, senza avvedersi che le certezze di cui disponeva non avevano ragion d'essere? Che fare, allora?
«Io… Vi chiedo perdono. Ho agito male.»
Solo allora Hutch distoglie lo sguardo dal paesaggio esterno e lo indirizza sul dottore. «Avete lavorato con l'obiettivo di riportare Cat in salute. So che lo avete fatto. Ma avete scordato di ascoltarlo. Ne avevamo parlato, avevamo stabilito che il suo morale ne avesse risentito. Ho provato a impedire che si lasciasse soccombere. Voi cosa avete fatto? Lo avete costretto a guardare in faccia i suoi apparenti fallimenti, ogni singolo giorno. Gli avete fatto del male, sia fisicamente che mentalmente.»
Maloney ha la netta impressione di soffocare. «Non era quel che volevo» prova in ultima istanza a difendersi.
«Lo posso immaginare. Ma è comunque quel che avete ottenuto.» Sposta l'attenzione su Cat, che ancora dorme tranquillo. «So che ci sono ancora troppi punti oscuri, che il suo comportamento è dovuto a qualcosa che è accaduto e che non tutto è collegato all'incidente che ci ha portato da voi. Ho già stabilito che, non appena ce ne sarà occasione, indagherò più a fondo e scoprirò di cosa si tratta. Poi, di conseguenza, penserò a come comportarmi.» Solleva lo sguardo, fissandolo con durezza in quello di Maloney. «Credete che il dottore di New Orleans potrà fare qualcosa di concreto per lui? Ho bisogno di capire se c'è la reale speranza che torni a camminare normalmente.»
Maloney socchiude gli occhi, li sofferma sul ragazzo. Deglutisce. Piano, offre un cenno di assenso. «Ci sono buone probabilità che sia così» conferma.
«Bene. Uno spiraglio di speranza che possa essere di nuovo sé stesso. È quel che mi serve, e per ora può bastare. Posso lavorare su questo.»
