Quella mattina Lady Isobel, tornata dalla Francia, si era recata di corsa in ospedale dal figlio che parlava con Mary (sua infermiera personale) delle proprie disgrazie in quanto futuro paralizzato, depresso per aver lasciato Lavinia.
Intanto al piano di sotto di Downton il signor Carson porse un bouquet a Daisy.
"Sua Signoria ha chiesto al signor Basset di portarti questi"
Fortunatamente Lord Grantham aveva deciso di fare la cosa giusta, anche grazie all'intervento di sua madre che aveva parlato non solo col reverendo ma pure col figlio, e il maggiordomo ne era sollevato.
Aveva svolto i suoi doveri come un automa quel giorno cercando di scacciare ogni qual si voglia pensiero e alla fine era stato risvegliato dal suo torpore dal giardiniere.
I fiori erano carini e sobri, un 'bel pensiero' come disse Anna, e il grande uomo si ritrovò a pensare a come sarebbe stato quel mazzo tra le mani della signora Hughes. Dovevano essere simbolo di uno dei giorni più belli che una coppia avrebbe mai vissuto, il primo di molti, ma in quel caso pesavano come una corona a lutto.
La povera sguattera, pur essendo tirata a lucido totalmente, non aveva l'aria di una sposa.
Sapeva che avrebbe legato la sua anima ad un ragazzo che stava per perderla, e il fatto che lei lo amasse solo come un fratello la faceva star male ancora di più. Si sentiva falsa
Avrebbe preferito che lui fosse stato vivo col cuore spezzato piuttosto che morto con un sogno, mentre tutti cercavano di farle capire che a pensarci bene era proprio questo l'amore: fare spegnere in pace coloro a cui teniamo, dar loro un ultimo momento di gioia.
Mentre Anna sistemava i capelli alla sposa, la signora Hughes scendeva dopo essersi cambiata di abito (e piangere ancora in privato alcune lacrime) trovando come al solito in mezzo alla rampa a confabulare Thomas e la O'Brian.
Entrò nella sala della servitù con un sorriso in volto.
Si era dovuta lavare la faccia con abbondante acqua fredda per togliere il gonfiore agli occhi e il tempo usato le aveva permesso di far tornare alla normalità il suo respiro.
Aveva pianto per William ovviamente, per il padre che rimaneva solo e per Daisy.
Poi aveva cominciato a pensare a come si sarebbe sentita se fosse stata al posto della ragazza.
Perdere l'uomo che ami, come amico o come amante, in un giorno qualsiasi della tua esistenza doveva essere la cosa più straziante di tutte, paragonabile solo alla perdita di un figlio, forse.
"Sei incantevole Daisy. Volevo avvertirvi che ci siamo, il reverendo è pronto" disse tranquillamente.
Poi rimase senza parole quando il suo amato uomo fece qualcosa che nessuno si aspettava.
"Andiamo allora" disse porgendo il braccio alla giovane.
L'avrebbe 'portata all'altare'.
Avrebbe tenuto, come un padre amorevole e orgoglioso, il braccio ad una povera ragazza senza famiglia, per cederla al suo amorevole sposo.
Non c'era navata da percorrere bensì un bel po di scale e la sposa sembrava andare al macello, ma una volta preso il braccio al maggiordomo e iniziato a salire, si sentì improvvisamente calma.
Infondo lei amava William, anche se non nel modo in cui lui desiderava essere amato da lei.
Lo avrebbe fatto per lui.
La stanza era stata adornata di fiori, non si era mai visto un talamo più bello.
Sembrava più piccola con tutti quei presenti, il bello era che non c'era distinzione tra i parenti di uno o dell'altro, né si sentiva il peso del ceto.
L'unica seduta, per ovvi motivi, era la contessa vedova che nessuno francamente aveva pensato si sarebbe palesata, vista l'assenza dei padroni di casa.
Delle sorelle Crawley solo Edith era presente, che aveva assunto il ruolo di infermiera personale del giovane da quando era arrivato, e che sospirava al pensiero del triste destino che si sarebbe abbattuto sui giovani a breve.
Le ciglia di tutti, tranne che della vedova, erano asciutte ma i labbri tremavano più del battito d'ali di un colibrì.
Il signor Carson trovava forza nella presenza della signora Hughes accanto a lui e viceversa, pur non guardandosi né toccandosi, proprio come Bates e Anna.
Dopo poche ore, tutto era finito.
William Mason si era spento dolcemente alla presenza di suo padre, sua moglie e della signora Patmore.
Il piano di sotto ebbe il permesso di tenere un mese il lutto, sia in rispetto a Daisy che al giovane stesso.
Il signor Carson era particolarmente toccato dalla morte del valletto, aveva da sempre nutrito grande affetto, simpatia e desiderava che lo sostituisse quando sarebbe arrivato il momento. Era così abile e così desideroso d'imparare che il maggiordomo avrebbe preso in considerazione volentieri l'idea di andare in pensione prima se William avesse voluto subentrare. Ora tutto era andato in fumo e il vecchio capo di casa si sentiva male.
Male perché era più vecchio ed era ancora vivo.
Male perché aveva amato indebitamente un ragazzo come suo figlio nonostante questo avesse già un padre.
Male perché vedeva sgretolarsi la sua prospettiva di allontanarsi da Downton e si sentiva una cattiva persona a pensare a sé stesso in un momento simile.
Era quello un modo del destino per dirgli che lui doveva rimanere a Downton, invecchiarci e morirci?
Solo, letteralmente ad un passo dalla felicità, ma senza mai avere il diritto di esserlo né di dire qualcosa?
Era talmente presuntuoso nel pensare che Elsie lo amasse e volesse stare con lui, che la vita aveva dovuto dargli una regolata?
La signora Hughes d'altro canto cercò di essere il più vicino possibile al suo gigante d'uomo.
Amava anche lei William e sapeva come il maggiordomo si sentisse per il ragazzo, a dire il vero nessuno poteva non amare il giovane, la contessa lo aveva dimostrato.
Non sentire più suonare il piano della sala della servitù, da sempre associato a lui, era la cosa che più le mancava.
Le risate, gli occhi dolci a Daisy, perfino i battibecchi con Thomas.
Fu dura affrontare quel periodo ma in una casa come quella c'era troppo da fare per crogiolarsi nel dolore così, come già fatto troppe volte negli ultimi anni, la vita a Downton Abbey andò avanti.
