PREMESSA
Non essendo soddisfatta della conclusione della serie La voce del sangue, provo a conferirle un (degno?) epilogo e a mantenere i personaggi più IC possibile.
Purtroppo, quando qualcosa non torna, resta lì a perforarmi il cervello finché non ci rimetto le mani. Nonostante sia passato circa un anno dall'inizio di questa saga, auguro buona lettura a chi voglia ancora seguirmi.
Sono le prime ore del mattino quando Sasuke apre gli occhi. Non discerne se a svegliarlo sia stato il lieve e fiacco ticchettio delle veneziane, piuttosto che l'aria fresca filtrante dall'ampia finestra rimasta socchiusa.
Malgrado sia ottobre inoltrato e uno strato di foglie gialle si accumuli perenne sul marciapiede davanti casa, il mondo sembra essere preda della tipica pigrizia che si ostina a non sganciarsi dalle abitudini acquisite durante l'estate appena conclusa.
Sasuke perlustra indolente la stanza che gradualmente emerge all'intensificarsi della luce. Niente di simile al lusso a cui era abituato in gioventù, ma non può certo lamentarsi, soprattutto adesso che è lui il padrone della sua vita e non più la sua famiglia dedita alla Doors e all'inventarsi menzogne sempre più elaborate al fine di eclissargli l'esistenza di Itachi. Il figlio maggiore venduto ancora in fasce, senza alcuno scrupolo.
La camera è grande, chiara, solo l'essenziale a intralciare le pulizie quotidiane. Il caldo parquet capace di accogliere al meglio i piedi scalzi sia d'estate che d'inverno, sembra contrastare con il gigantesco pannello decorativo rappresentante una vaga fantasia ricalcante le venature del marmo posto dietro la testata del letto. Fosse per Itachi, l'arredamento della stanza si limiterebbe ai due alti e sottili paralumi bianchi ai lati del letto matrimoniale, e ai necessari armadio, cassettone e comodini. Per Itachi gli elementi decorativi continuano a essere superflui, se non addirittura d'ingombro.
Sasuke rabbrividisce all'insistere dello spiffero freddo, addirittura ha iniziato a levarsi un lieve sibilo. Però, anziché alzarsi per chiudere la finestra, Sasuke mugola infastidito e si rigira tra le coperte. Preferisce accoccolarsi accanto al corpo caldo di Itachi, il rassicurante profumo del suo Nii – san gli è mancato per tutta la vita, anche quando non si conoscevano ancora.
Malgrado ancora addormentato, Itachi lo avvolge in un abbraccio istintivo. Sasuke si ritrova col viso premuto sul petto del fratello, un suo braccio sull'addome e una coscia sull'anca.
Le labbra di Itachi gli sfiorano la fronte. Quella bocca Sasuke l'ha avuta in un altro modo, posseduta, morsa, ne conosce la consistenza vellutata come non avrebbe mai dovuto. Sasuke ha ricevuto il corpo di Itachi prima della sua anima, due anni fa se ne è impadronito senza chiedere, come avrebbe fatto Madara. Si erano appena conosciuti, inconsapevoli di essere consanguinei.
Oggi, il timore continuo di sbagliare domina ogni istante delle sue giornate. A Sasuke capita sovente di restare incantato davanti all'eleganza delle mani di Itachi mentre prepara il tè del mattino. Si sorprende a distogliersi forzatamente dalle gambe slanciate del fratello, a impedirsi di fissargli i fianchi stretti, o a spiargli di soppiatto la forma delle natiche ogni qualvolta accavalla le gambe. Sasuke sa che non dovrebbe chiedersi che forma abbia il ventre di Itachi sotto la maglietta, se sia cambiato dopo essersi ripreso dal grave malore di due inverni fa che lo aveva prosciugato. Annega nel silenzio i rigurgiti di acida vendetta nei confronti di chi li ha costretti a una tale e innaturale circostanza. Ignorare quello che non avrebbero mai dovuto diventare è una faticosa abitudine quotidiana che si dirama attraverso l'annichilimento di ogni gesto, parola o sguardo. Le iniziali motivazioni che li avevano spinti l'uno tra le braccia dell'altro potrebbero non morire mai, ma persistere latente nelle loro teste, sotto forma di un lurido e subdolo tarlo capace di condizionarli per sempre. Sasuke non può impedirsi di chiedersi se anche Itachi provi lo stesso; se stia, come lui, per soccombere. La forza che il maggiore possiede lo rende impenetrabile, lo dipinge erroneamente scostante e distaccato. Ma Sasuke sa che Itachi ha assunto il ruolo di pilastro per entrambi, il suo Nii – san si impegna, senza mai concedersi un cedimento, nell'arginare l'astio inespresso del più giovane evitando di farlo esplodere come una devastante bomba.
Sebbene si raccontino tutto, il sipario del silenzio è calato ermetico sulle emozioni negative e, soprattutto, su quel periodo.
Tuttavia, i viticci dell'assuefazione li tengono avvinti nell'insana spirale della simbiosi. L'affaticante bisogno l'uno dell'altro li costringe a vegetare nei rimasugli del passato, immersi nel sapore sciupato di ciò che avrebbe potuto essere, col vuoto costante e ormai incolmabile di quanto loro sottratto. Estirpati dall'amore fraterno, bloccati sull'impraticabile strada di quello romantico. Amore ridotto a un informe ibrido senza capo né coda. Un eterno limbo che non va né su né giù, senza via d'uscita.
Sasuke capta l'imminente crollo sotto il peso di quella situazione, ma sa che non gli sarà mai possibile allontanarsi da Itachi per oltre un giorno.
