"Otouto."

Il richiamo è una carezza, trasognato, poco più che un sospiro. Il benessere espresso, malgrado sia in buona fede, sembra messo lì per beffarsi della pena di Sasuke.

"Otouto, sei venuto a trovarmi."

Un lieve fruscio, poi qualcosa di estremamente debole uncina il polsino di Sasuke con l'ardire di tirarlo a sé. Gli si accappona la pelle. L'analogia con il tocco ricevuto da Itachi appena ripresosi dal coma, due anni fa, è così inquietante da paralizzare Sasuke nelle spire della paura. Ingolla le lacrime, non riesce a scollare gli occhi brucianti di stanchezza e angoscia dalle macchie di luci e ombre che oscillano in uno stanco controluce sul vetro opaco della finestra. C'è il sole, oggi, probabilmente sono rami spogli a disegnare tali sagome.

Il risveglio di Itachi è stato la fine di un incubo; questa rinascita, invece, solo il primo vagito di un nero baratro di sconforto.

"Otouto…"

L'afflato si incaponisce, la tenue nota irremovibile colorisce il contesto di incorruttibile affetto palesando il temperamento ardimentoso del proprietario della voce. Le dita sfidano loro stesse, non feriscono l'orgoglio capitolando all'indubbia fragilità, intensificano la presa e tirano colui che, al momento, potrebbe vincere il loro padrone senza alcuno sforzo.

Sasuke sospira, si inocula il coraggio di spostare lo sguardo che sembra pesare tonnellate, ma prima si concede qualche altro secondo affinché le lacrime incastrate la le ciglia evaporino abbastanza per non colare al primo movimento. Accoglie tra le sue quella mano debilitata e arrogante, inclina la testa e si costringe a comporre un sorriso, i muscoli facciali gridano, stridono rasentando la soglia del dolore.

Il volto di Madara è immerso nella beatitudine, il dinamico gioco di chiaroscuri che trapela dalla finestra gli sporca, silenzioso, la pelle diafana. Sorride rincuorato coinvolgendo la naturale sporgenza delle palpebre inferiori, le sue dita si avvolgono su quelle di Sasuke sospinte da possessivo amore. Discorde dalle carnali attenzioni che Sasuke ha sempre ricevuto da lui.

Sasuke allunga la mano libera per accarezzargli i capelli, gli sgombra la fronte dalla folta frangia, Madara socchiude le palpebre godendo del contatto, è rilassato e respira tranquillo.

Sasuke si avvale della ripetuta effusione per temporeggiare, l'inspirazione gli si strozza in gola, però se non parla adesso dubita di riuscire a raccattare ulteriore sangue freddo.

"Madara, io non sono…"

"Finalmente ti sei tagliato i capelli," Madara riapre gli occhi sereni, la mano è finalmente quieta tra quelle di Sasuke "sei bellissimo."

Sasuke distoglie lo sguardo sgomento, se proferisse altro abbatterebbe l'inesorabile diga della costernazione. Il sorriso che si sforza di non demolire è ormai poco più che una smorfia distorta. Si concentra sul fiacco stillicidio della flebo, la dose preimpostata del trattamento studiato per Madara, probabilmente prevede anche una cospicua percentuale di sedativi. Forse è grazie a questi ultimi se, al momento, Madara sembra non rievocare la recente tragedia.

Qualcuno bussa alla porta, poi la apre senza attendere la risposta di Sasuke.

Il giovane si volta indifferente giusto per sincerarsi di chi si tratta. È Shisui, il cugino è venuto lì per dargli il cambio, poi toccherà a Itachi. Non è consigliabile lasciare solo Madara, e la compagnia dovrà continuare, strettissima, anche dopo la dimissione.

"Riposa" Sasuke posa, con gentilezza, il palmo sugli occhi di Madara. Gli bacia la fronte, si ritira per alzarsi solo quando capta le palpebre del cugino serrarsi.

Sasuke si appropinqua sospettoso verso Shisui, lo sguardo indagatore assottigliato e la testa leggermente inclinata per assimilare i particolari disarmonici che, lì per lì, non gli sovvengono alla soglia della ragione. Le sbavature assumono progressivamente consistenza. Shisui indossa gli stessi vestiti della sera prima, ossia poche ore fa; la camicia è gualcita e, per metà, sfugge alla cintura dei pantaloni. La suddetta fibbia è storta, agganciata in fretta e furia a un foro non adeguato. I jeans sbilenchi a causa della scarsa presa intorno alla vita, una delle Converse invernali bianca è slacciata, Shisui ha trascinato la lunga stringa fino a imbrattarla di fango. I boccoli neri in disordine, il viso sbattuto testimonia la totale assenza di sonno. Ieri sera Shisui indossava un giubbotto cerato, ora scomparso.

"È convinto che io sia Izuna, per ora sembra non ricordare niente." malgrado si riferisca a Madara, Sasuke esamina Shisui con le labbra compresse e l'espressione severa "Chiederò ai medici che lo seguono di non abbassargli i tranquillanti e di tenerlo costante almeno finché non torna a casa."

"Per desso non possiamo fare altro, Sasuke." La mano di Shisui gli si posa sulla spalla, egli distoglie lo sguardo per evitare di farsi condizionare ancora dall'immagine trasandata del cugino.

E poi? Cosa rimarrà di quell'uomo, tanto orgoglioso quanto affascinate, quando dovrà approcciarsi di nuovo con la realtà?

Sasuke ha il terrore di perderlo. Rinunciare a Madara la prima volta è stato facile, la seconda potrebbe risultare insopportabile. Sasuke si è fatto una ragione della distanza, ma vedersi sfiorire Madara davanti un giorno dopo l'altro, sentirlo invocare la morte come unico mezzo per trovare pace, assistere impotente allo sprofondare della sua fierezza nella melma nera di droghe e medicine a cui ricorrerà sempre più spesso per ridursi, deliberatamente, alla stregua di un vegetale, potrebbe annientare anche Sasuke.

Sì, Madara ha sempre avuto una posizione incrollabile nella vita di Sasuke, e ora quelle catene rischiano di farli colare a picco legati insieme. Ciò delineerebbe un rovinoso distacco da Itachi.

Sasuke si congeda da Shisui e abbandona la stanza, inutile restare lì ad angustiarsi su mille interrogativi ancora ignoti. A casa lo attende il conforto del suo Nii – san.

Il profumo che investe le narici di Sasuke, subito dietro la soglia dell'appartamento condiviso con Itachi, è così inusuale che abbisogna di diversi secondi per classificarlo.

Uova strapazzate, pesce, verdure fritte. Insomma, un pasto in grande stile nonostante siano appena le otto di mattina. E, soprattutto, niente di dolce.

"Otouto." Itachi lo abbraccia da dietro, avvolgente, protettivo. Otouto. Ora quella parola è nel posto giusto, ha ragione di esistere "Come sta Madara? Hai fame?"

Finalmente Sasuke può piangere. Appoggia la guancia bagnata sul braccio di Itachi che gli attraversa, delicato ma deciso, il petto. Lo sfiora con le labbra tremanti, lo inzacchera di muco.

Itachi lo volta, se lo stringe al petto e lo culla in un lieve e ripetitivo dondolio. Lo conduce in cucina, lo fa sedere senza dire niente e gli serve la nutriente colazione che Sasuke si era già prefigurato. Spesso le parole sono inutili, possono solo ferire anche se pronunciate con le migliori intenzioni, e questo Itachi lo sa da sempre.

Sasuke, tra una detersione di lacrime col dorso della mano e l'altra, sbocconcella il salmone alla piastra e una porzione di alghe, però lo stomaco annodato non gli consente di più. Mangia poco anche Itachi, ma quello che balza agli occhi di Sasuke è la composizione del suo piatto. Il fratello si è preparato le stesse cose tralasciando il cibo di qualità discutibile di cui ha abusato quotidianamente per mesi. Un atteggiamento dettato dalla depressione che, però, regredisce nel bel mezzo di una disastrosa situazione come quella, quasi Itachi avesse scovato un appiglio. Un sostegno esterno al loro legame, un qualcosa che esula da Sasuke, che lo esclude.

Il cuore gli accelera dolorosamente mentre solleva un impensato sguardo truce sul fratello.

"Otouto, ti senti bene?" Itachi lo trapassa con la nera profondità dello sguardo traboccante di domande e sinceramente in apprensione.

Sasuke non risponde, analizza per esigui istanti il viso esausto del fratello e le profonde occhiaie accentuate. Scandaglia la stanza, rivanga la dissonanza che non si trova lì, piuttosto nell'ingresso.

Balza dal tavolo per attestare se quello appeso nei pressi del portone, e distrattamente assimilato all'arrivo, sia un giubbotto cerato.

Sì, lo è. E non uno qualunque, proprio quello di Shisui.

"Otouto?" Itachi è dietro di lui sempre più allarmato dal suo bizzarro comportamento.

Sasuke è troppo furioso per elargire spiegazioni. Squadra Itachi corrucciato, la bocca piegata in un puerile broncio. Raggiunge il bagno avvalendosi di rapide e lunghe falcate, lo scenario che scopre non si addice a un maniaco dell'ordine e della pulizia qual è Itachi. Un asciugamano abbandonato per terra, il box doccia spalancato e ancora bagnato che sembra aver vomitato un'alluvione sul pavimento di marmo.

L'incursione di Sasuke termina in camera da letto, di fronte al letto disfatto. Quel letto dove hanno dormito abbracciati, in cui sono stati una cosa sola a consolarsi a vicenda. E ora, Itachi ha trovato qualcuno con cui sostituirlo. Nell'arco di poche ore, con Izuna ancora sul tavolo dell'obitorio e Madara che non è lì a fargli compagnia grazie a una manciata di secondi.

Sasuke piomba di nuovo in cucina dove Itachi sta sparecchiando. "Ci hai scopato" sentenzia, infine, ardente di collera.

"Shisui mi ha accompagnato a casa. Ha cercato di non farmi arrovellare su circostanze che, al momento, esulano dalle nostre azioni. È stato cortese." Itachi risponde immoto, con il distacco di chi accetta l'impotenza imposta dalla nefasta situazione.

"E tu, per riconoscenza, te lo sei scopato." La passività di Itachi alimenta l'incendio d'ira che acceca Sasuke.

Senza aggiungere altro, Sasuke scavalca il tavolo, le stoviglie residue s'infrangono in terra sospinte dai suoi piedi. Considera solo il metodo più rapido per raggiungere Itachi.

Itachi è stato il suo pezzo mancante, la menomazione che gli ha impedito di svilupparsi conforme al mondo, il vuoto lungo una vita. Due soli anni insieme non bastano. Ora che Sasuke si è finalmente ricucito il brandello strappato, non è disposto a tagliarselo via di nuovo e a rannicchiarsi in un angolo slabbrato dal dolore a leccarsi, per sempre, la ferita sanguinante.

Tira con violenza il fratello maggiore dai capelli, alimenta, apposta, il dolore inflittogli per costringerlo a voltarsi. Le scodelle sfuggono dalle mani di Itachi per frantumarsi dentro il lavello, l'esplosione di schegge tracima anche all'esterno.

Itachi guarda Sasuke, l'espressione non è atterrita o esterrefatta, piuttosto irremovibile ed esigente di spiegazioni, non ha avuto occasione di riavviarsi quelle ciocche che adesso gli offuscano il viso. La delusione per non aver generato spavento nel fratello, divora spietata Sasuke; la fermezza di Itachi gli incrementa il bruciante rancore, Sasuke non discerne se sia rivolto davvero a Itachi, oppure stimolato dal fallimento di persona che egli è. Un disastro di cui desidera disfarsi persino il fratello maggiore.

Sigilla la mano sul sottile collo di Itachi, preme fino a sentirne il battito, spinge fino a ridurre suo fratello a un muto pesce boccheggiante. Non dosa correttamente la forza, dato il pressoché nullo sforzo per schiacciare il leggero corpo di Itachi sul possente sportello del frigorifero.

"Io ti sono stato sempre devoto, Itachi. Ti dedico il massimo rispetto ponendoti al primo posto." Un ghigno selvaggio cancella la perfezione dal viso levigato di Sasuke. Per Itachi, ha scansato Madara e tutto quello che avrebbe potuto dargli. Madara che, in seguito alla morte di Obito, ha dimostrato di essere cambiato. Madara voleva Sasuke davvero. "Hai amato realmente solo dopo avermi incontrato, ci siamo insegnati l'amore a vicenda."

Itachi ha gli occhi opachi, rantola, ricorda a Sasuke uno dei tanti agnelli sgozzati dal padre durante i tempi bui della famiglia quando, da ragazzino, incrementava tali scene leggendo libri inerenti la vivisezione. Se ne compiace.

"Fingi di volermi bene perché sono un derelitto emotivo e ti faccio pena, per poi scaricarmi alla prima occasione." Sasuke strabuzza gli occhi roso dall'esplosivo sdegno, perde schiuma dalla bocca "Il tuo unico scopo è nutrire la stramaledetta mania di fare l'eroe in modo poterti vantare delle tue buone azioni col prossimo, te ne freghi della nostra vita. Sei un egoista, Itachi, questa è la verità."

Le labbra di Itachi si schiudono nell'impossibilità di produrre suoni, un grumo di saliva rappresa risalta nell'angolo. Le parole inaridiscono nella gola di Sasuke, l'espressione accartocciata si dissolve di colpo consentendo alla circolazione di tornargli fluida nel viso, Sasuke ne avverte il calore. La carotide di Itachi gli martella sotto le dita, adesso Sasuke registra sporadiche immagini tra il rosso della furia. Le labbra vellutate, quell'imperfezione nell'angolo che contribuisce a rifinire l'essenza di Itachi.

Quella bocca è sua, Sasuke ne ha goduto e adesso la rivuole. Allenta le dita per consentire al fratello di respirare, chiude gli occhi bramando il soffio caldo sul viso. Sasuke si accosta al viso di Itachi, ma un dolore lancinante e inaspettato lo lascia senza fiato. Spalanca gli occhi e molla la presa, Itachi gli ha percosso lo stomaco con un ginocchio, un punto strategico per fare male senza arrecare danni.

Il primo gesto violento che vede compiere a Itachi, Sasuke è talmente incredulo che nemmeno si arriccia su se stesso per lenire il dolore. Ancora senza fiato, assorbe distrattamente nelle pupille dilatate la figura di Itachi che scivola lentamente a terra fino ad accartocciarsi sul pavimento tra le schegge dei piatti.

"Perdonami, Nii – san" Sasuke sente la sua stessa voce distorta, rimbomba facendosi strada tra le vertigini. Tocca, titubante, le spalle di Itachi squassate dalla tosse "Scusa."

"Scusa!" Sasuke urla più forte col viso rivolto allo sconfinato soffitto intarsiato.

Itachi continua a tossire, il suono abbaiante gli sgretola il nervi. Sasuke corre fuori, si allontana abbastanza per non udirlo più.

Appallottolato in terra ridotto a una misera posizione fetale. Piange, urla. Vomita la disperazione per la loro vita che va a rotoli a dispetto dello sfiancante impegno per mantenerla in piedi. Spossato, a furia di turarsi gli occhi nella vana speranza che la realtà non facesse mai irruzione nella loro personale bolla di vaghezza.

Sasuke non può dimenticare Madara, lo rivuole indietro, lo pretende com'era prima. Itachi non può più rinunciare alla propria felicità in nome di un'effimera realtà illusoria, il maggiore è ormai prossimo all'annientamento, distrutto al punto da arrivare a picchiare l'adorato fratello. Sasuke sa quanto quella maledetta ginocchiata dilanierà Itachi di rimorsi.

Le credenze coltivate da entrambi negli ultimi due anni vertenti sulla conquista di una deformata armonia, li hanno resi pericolosamente ciechi e involontariamente nocivi.

Solo adesso Sasuke vede quanto Itachi abbia annichilito bisogni ed emozioni, il fratello maggiore è arrivato a sentirsi una nullità pur di colmare il suo inesauribile vuoto. Sasuke si rotola imbrattato di terriccio umido e schiacciato dalla consapevolezza. Ogni rapporto che ha intessuto è malato e devastante per chi gli vuole bene.

Ma Itachi e Madara sono rimasti, nonostante tutto, al suo fianco.