Cat ha un'espressione abbastanza esitante, e il suo linguaggio del corpo suggerisce a Hutch che non è eccessivamente persuaso dell'idea. Ciò non di meno Hutch è comunque riuscito a convincerlo, in qualche modo che non è del tutto chiaro neppure a lui, a seguirlo di nuovo nella relativa sicurezza del loro appartamento. Sa che avrà il suo bel da fare per ritrovare una breccia nello spesso muro che il suo Cat ha eretto di recente. Ma forse, dopo tutto, è ancora il suo Cat, dovrà semplicemente impegnarsi per essere all'altezza. Sospira e si maledice per l'ennesima volta, perché in quella dannata situazione non c'è proprio nulla di semplice, neppure la strada che stanno percorrendo per arrivare al loro attico. Perché diamine c'è sempre così tanta gente in mezzo alle palle in quella città?!

E poi, d'un tratto, Cat si blocca e lo trattiene dal proseguire. Hutch si tende, suo malgrado, scorgendolo assottigliare lo sguardo.

«Cat?» mormora guardingo.

«Indietro» soffia, cercando di sospingerlo e farlo arretrare senza distogliere lo sguardo da qualunque cosa abbia attirato la sua attenzione. «Tornate indietro, muovetevi. Ma non correte» sibila alterato.

Poi si volta, piano, e costringe Hutch ed Eddie a fare lo stesso, trascinandoli con sé al riparo di una delle molte traverse della via principale che stavano percorrendo fino a un attimo prima.

«Sono loro?» chiede trepidante Eddie, che al momento è pallido come un cadavere.

«Non saprei, dimmelo tu» ribatte Cat, fissandolo duramente. Lentamente, con prudenza, si sporge dall'angolo e osserva i passanti. «Se non lo sono, beh, lo sembrano proprio. Sono fuori posto come un pinguino nel deserto» commenta sarcastico.

Hutch cerca di sporgersi a sua volta per dare un'occhiata, ma Cat lo respinge al suo posto, lanciandogli un'occhiataccia di avvertimento.

«Se ti fai vedere ti prendo a calci. Dico sul serio» lo avvisa in un tono che fa chiaramente capire a Hutch che no, non sta affatto scherzando.

«Cosa facciamo?» si informa, almeno per essere pronto.

Cat sembra prendersi qualche momento per riflettere. «Aspettiamo. È davvero un pessimo posto per attaccar briga. C'è troppa gente e con la nostra proverbiale fortuna ci metterebbero dietro le sbarre lasciandosi scappare quegli altri.»

Hutch sbuffa, seccato, ma annuisce comunque, comprendendo con facilità il ragionamento del ragazzo e trovandosi suo malgrado d'accordo.

«Spero che mentre noi siamo qui a girarci i pollici loro non scovino il nostro attico» borbotta, un poco in pensiero a quella prospettiva.

Cat si tende suo malgrado e ringhia in silenzio ma rimane comunque a osservare l'andazzo, cercando di non muoversi né farsi prendere dall'ansia di agire.

«Forse potrei…» tenta Eddie, incerto.

«No» lo interrompe Cat in tono secco.

Eddie sta per aprire di nuovo la bocca, molto probabilmente per farne uscire altre parole a sproposito. Hutch, onde evitare di far incazzare ulteriormente Cat, gliela tappa con una mano e lo gratifica di uno sguardo piuttosto eloquente.

«Si stanno dirigendo verso est. È possibile che non abbiano ancora raggiunto il tuo collega, dopo tutto. Magari devono prima fargli un paio di domande e ammazzarlo, e poi si metteranno effettivamente sulle nostre tracce» considera Cat.

«Speriamo» borbotta Hutch, non curandosi affatto della tinta grigiastra assunta dall'incarnato di Eddie. In fondo è stato lui a mollare Joey a sé stesso e a svignarsela.

«Bene, direi che non siamo più in vista. Possiamo andare. Sbrighiamoci però, serve avvertire Maloney e pensare a un modo per diventare invisibili.»

«Mh, è un peccato che la scimmietta sia ancora fuori combattimento. Una delle sue idee avrebbe potuto far comodo a questo punto» suppone Hutch.

«Già. Beh, temo che dovremo improvvisare, per ora» riflette Cat, cupo.

L'unica vera nota positiva della loro attuale situazione è che Cat parla con lui come faceva prima di quella disgraziata alba in cui ha seriamente rischiato di rovinare tutto (di nuovo). Hutch tuttavia non è troppo sicuro di apprezzare il diversivo. Anzi, che diavolo dice? Lui odia le grane!

«Un momento» mormora Cat, dopo averli trascinati in giro per il quartiere facendo deviazioni abbastanza intricate e caotiche.

«Cat, andiamo, siamo quasi arrivati» protesta Hutch.

Quel che si guadagna è un'occhiata assassina. Non ha idea di come faccia a essere ancora vivo, ma deve assolutamente tenere a mente di non riprovarci troppo spesso, o gli verrà un infarto una volta o l'altra.

«Vorrei rammentarti che ci sono sei tizi che intendono fare di noi qualcosa di molto brutto. Se siamo fortunati vogliono solo ammazzarci. Ora, se non ti secca troppo, sto cercando di stabilire se la via è libera e possiamo rientrare in casa senza che qualcuno osservi i nostri movimenti. Hai per caso qualcosa in contrario?»

Hutch scuote la testa con vigore ed evita accuratamente di aprire bocca per i prossimi minuti. Dietro di lui Eddie è sempre più grigiastro e non sembra avere alcuna intenzione di emettere un solo fiato. Non ha idea se si stia preoccupando per la propria pellaccia o sia colpito da tardivi rimorsi di coscienza per il suo ex-collega. Hutch distoglie l'attenzione da Eddie quando con la coda dell'occhio scorge Cat far loro segno che possono procedere. E finalmente (finalmente!) possono richiudersi il portone di casa alle spalle. Non che da quel momento andrà tutto meglio, ne sono ben lontani, ma almeno non si trovano più da soli in mezzo alla strada e senza possibilità di comunicare le cattive notizie agli altri.

«Fate poco casino, per favore» ricorda loro Cat, mentre salgono le scale.

Si limita ad annuire, conscio che non sia il caso di sbattere porte e urlare, con la scimmietta nelle condizioni in cui l'hanno lasciata quella mattina presto.

La porta di casa è chiusa e non presenta segnali di manomissione. La constatazione è rinfrancante. Il salotto è deserto e luminoso, dunque si avviano verso la camera di Maloney e lo ritrovano ancora seduto al capezzale del ragazzino, l'aria abbastanza esausta. Quando però ravvisa la loro comparsa non può fare a meno di sgranare gli occhi.

«Che altro succede?» si allarma, notando le facce scure dei tre nuovi venuti.

«La squadra di ricerca è in città» lo ragguaglia Cat. «Non ci hanno ancora individuati, ma li abbiamo incrociati nelle vicinanze del settimo arrondissement.»

«Vuol dire che ci stanno cercando» soffia Maloney con un gran brutto presentimento e un'altrettanto brutta cera.

«Non ancora. Erano diretti a est. Ho pensato che stiano andando a trovare l'ex-collega di Eddie per avere qualche ragguaglio, prima di mettersi sulle nostre tracce» spiega con pazienza.

«Oh» pigola il dottore. «E… C-cosa facciamo, ora?»

Cat si rabbuia, facendo di riflesso tendere tutti gli altri. «Non ne sono certo. C'è da prendere in considerazione la possibilità di cambiare alloggio. Ma non abbiamo agganci in città. Impiegheremmo troppo tempo per scovare un posto sicuro a sufficienza. Inoltre il nostro giovane Lupin è in cattive condizioni e… A proposito, come sta?»

Maloney sbatte freneticamente le ciglia nel tentativo di schiarirsi le idee. «Migliora, lentamente. La febbre è quasi del tutto sparita. Il suo riposo è abbastanza sereno e i suoi valori si stanno stabilizzando. Credo che nei prossimi giorni potrebbe essere in condizioni adeguate a un trasferimento, ma…» scuote la testa, incerto e visibilmente in apprensione. «Non ancora, è troppo presto, e non voglio rischiare che la sua salute peggiori di nuovo.»

Cat annuisce, i lineamenti tesi. Trae un lunga, lenta boccata d'aria e riflette. «Aspetteremo qui, per il momento. Ma serve utilizzare questa attesa per tenere d'occhio le loro possibili mosse, e per trovare un posto adatto nel caso in cui riescano a reperirci» ragiona, mordicchiandosi nervosamente un labbro.

«Posso… essere di aiuto» soffia fievole una voce poco distante.

Cat sgrana gli occhi, imitato da tutti gli altri uomini presenti, poiché a parlare, offrendo la sua collaborazione, è stato proprio Arsène.