Immagino che vi state aspettando un po' d'azione. Arriverà, arriverà, abbiate fede. Spero intanto che questo capitolo vi piaccia e che vi piaccia la piega che sto facendo prendere alla storia.

Mini

9. Emozioni pericolose

La scuola era avvolta nel silenzio, era notte fonda e tutti stavano ovviamente già dormendo. Charles fece atterrare il jet e, seguito da Erik, entrò nell'edificio.

"Buonanotte, amico mio" gli disse quest'ultimo "Rifletti su ciò che ti ho detto."

Lui annuì e, senza aggiungere altro, si diresse verso la sua stanza, dove sperava che Raven già dormisse.

Le parole di Erik lo avevano colpito nel profondo, la sua era una domanda legittima: da quanto tempo aveva smesso di amarsi e di amare? Da quando aveva ricevuto troppe delusioni, da quando l'aiutare il prossimo era riuscito a fargli dimenticare la sua sofferenza.

Davanti alla porta della sua stanza rise piano, rise di se stesso, della sua stupidità. Aveva ottantaquattro anni ma fisicamente ne dimostrava a stento ventiquattro … e ora? Ora si sentiva come un bambino, insicuro, bisognoso di rassicurazioni, in quelle poche ore aveva iniziato ad avvertire che il peso di tanti anni di responsabilità, fino a quel momento era riuscito a sopportarlo, ma ora sembrava tutto troppo, era dunque arrivato a un punto di rottura?

Aprì la porta, entrò e la richiuse alle sue spalle, il buio che si aspettava di trovare era illuminato dalla lampada accanto al letto, Raven stava leggendo. Vedendolo alzò gli occhi dal libro e scostò le coperte per fargli spazio.

"Finalmente!" disse "Ci avete messo tanto! Com'è andata? Avete combinato qualcosa?"

Charles non rispose, senza che se ne fosse reso conto i suoi occhi si erano riempiti di lacrime. Lacrime di gioia? Di disperazione? Non lo sapeva, in quel momento, nella sua testa e nel suo cuore c'era una sola certezza.

Si avvicinò rapidamente al letto, togliendosi scarpe e giacca mentre camminava. Raven lo osservava, incuriosita da quello strano atteggiamento. Charles non disse nulla, non si cambiò nemmeno, vestito com'era si distese accanto a lei e posò la testa sul suo ventre, un luogo sicuro, in cui far riposare i pensieri, per una volta voleva sentirsi protetto, chiuse gli occhi e si lasciò andare.

Lei lo guardò con gli occhi sgranati per lo stupore, poi sorrise dolcemente, non disse nulla, lo coprì e spense la luce sul comodino, i loro corpi furono illuminati da un tenue raggio di luna che entrava dalla finestra che accarezzava i loro visi come lei accarezzava dolcemente i capelli di lui, fino a che, entrambi, si addormentarono.

"Charles? Charles?"

La voce di Raven era dolce e rassicurante, Charles si svegliò dolcemente e si rese conto di aver dormito tutte quelle ore e di non aver conservato memoria di nessun sogno.

"Hai dormito come un bambino" gli disse lei "Dal tuo stupore deduco che non sia una cosa normale per te."

Charles sbadigliò, aveva ancora la testa posata sul ventre di lei, stava così bene che alzarsi sembrava un'impresa titanica.

"Non osavo muovermi" disse "Sembravi un gattino."

Sentendo quelle parole si alzò di scatto.

"Scherzavo! Scherzavo!" lo rassicurò lei, ridendo "Non volevo disturbarti, tutto qui, sapevo che avevi bisogno di dormire."

Charles si stiracchiò sbadigliando e si alzò.

"Non era mia intenzione disturbarti" cercò di giustificarsi lui "Non avrei dovuto."

Raven rise.

"Era tua intenzione e sì, hai fatto bene. Se non fossi stata d'accordo ti avrei fatto cadere dal letto, come minimo."

Lui annuì, poco convinto.

"Charles, siediti, ti prego."

Lui obbedì pur restando a distanza.

"Avanti, Charles!" lo incalzò lei "Lo sai che io …"

"Noi siamo …" provò a dire lui, ma lei lo interruppe."

"SMETTILA CON QUESTA STORIA!" gridò lei, frustrata "Non siamo fratelli, Charles. Non lo siamo mai stati. Tu mi hai sempre considerata una sorella ma io … io no!"

Charles avrebbe voluto leggerle nel pensiero, capire perché si stava comportando così, ma si rifiutava di farlo, la sua mente e il suo cuore non volevano vedere l'evidenza.

"Io ti ho sempre amato, Charles. Ti ho amato dal primo giorno, dal primo istante, dalla prima volta in cui mi hai sorriso, ho sentito che ti avrei amato per tutta la mia vita. Non so se potrai mai ricambiare il mio amore, ma …"

Raven si avvicinò, Charles non riusciva a muoversi, la potenza del significato di quelle parole lo aveva colpito come un macigno.

"Ti amerò sempre, Charles …" sussurrò lei, sempre più vicina e, all'improvviso, lo baciò.

Raven baciò Charles sulle labbra, quel bacio sembrò risvegliarlo, lui ricambiò appena il bacio, ma in quel momento qualcuno spalancò la porta.

"Che succede? Ho sentito gridare e …"

Hank osservò i due, in pochi istanti mille emozioni attraversarono i suoi occhi, poi si chiuse in se stesso e li fissò con astio.

"Erik ci ha aggiornati sull'incontro di ieri sera" disse "Sarà meglio che vi rendiate presentabili e ci raggiungiate per parlarne."

Raven sbuffò, divertita.

"Non badare a lui" gli disse con un sorriso "è solo geloso. Per un periodo ho pensato di poterlo amare, ma in realtà stavo fuggendo dalla realtà. Tu eri così preso con Moira, si vedeva che ne eri innamorato e io, per non soffrire, avevo cercato l'amore altrove … senza mai trovarlo."

Raven lo guardò negli occhi, uno sguardo che Charles non aveva mai visto.

"Ora lo so, avrei dovuto ascoltarti, sei sempre stato tu la mia casa."

Charles aprì la bocca per rispondere ma Raven lo zittì con un lieve bacio.

"Non parlare, non adesso. Abbiamo altre cose di cui discutere. Tu pensaci, prova a guardarti dentro poi, quando sarai pronto, torneremo sull'argomento."

Charles annuì, sollevato.

"Ora andiamo, ci sono diverse cose di cui vorrei parlare."

Poco più tardi, Charles era con gli altri nel suo ufficio.

"Abbiamo parlato con il Presidente, era al corrente del fatto che la Securtech stesse costruendo dei dispositivi che voleva proporre, per nostra fortuna Erik è riuscito a distruggerli in tempo, ma la situazione ci sta sfuggendo di mano. L'esserci presentati insieme è un chiaro messaggio di alleanza, questo ci darà forza ma ci renderà anche un facile bersaglio, potrebbero usare questo contro di noi, accusarci di complottare contro di loro."

"Se non ci fossimo alleati ci avrebbero attaccati lo stesso" disse Logan "Separatamente magari, ma ci avrebbero attaccati. Come hai detto tu, uniti siamo più forti."

"Oh, che belle parole dette da uno come te, Wolverine." lo prese in giro Erik, ma lui non colse la provocazione.

"In ogni caso dobbiamo aspettarci un attacco e dobbiamo farci trovare preparati." disse Charles.

"Di solito quei vigliacchi attaccano di notte, quando stiamo dormendo" disse Scott "Dovremo fare dei turni di guardia, tenere pronti gli studenti per trasferirsi nei bunker."

Xavier annuì.

"Concordo. Erik" disse, rivolto all'amico "della tua Confraternita non è rimasto proprio nessuno che tu possa contattare e che accetterebbe di venire qui?"

"Davvero si fiderebbe di qualcuno della Confraternita?" chiese Jean, sorpresa.

"Si fida di me" rispose Erik "Non farei mai venire qui qualcuno che possa mettere a rischio gli studenti o la scuola. In effetti qualcuno c'è." disse, pensieroso "è un idiota, ma è obbediente e segue le indicazioni. Senza offesa per nessuno dei tuoi studenti, Charles, ma credo che ad un certo punto avremo bisogno di un po' di forza bruta, ne convieni?"

"Non starai parlando di quel tizio enorme che sfonda i muri, vero?" chiese Logan.

"Chi sarebbe?" chiese Charles.

"Ah, è vero, non l'hai conosciuto." disse Erik "Quando lo liberai tu eri … hem … svanito?" chiese, rivolgendosi a Jean, che arrossi.

"Puoi pure dire esploso!" esclamò Raven "Erik mi ha raccontato com'è andata."

Jean annuì.

"Non è un periodo che ricordo volentieri" disse.

"Non devi fuggire dai brutti ricordi, Jean" intervenne Charles, posando una mano sul suo braccio per rassicurarla "Abbiamo risolto, no? Non importa altro."

"Ha ragione Charles" confermo Erik "Noi tutti abbiamo momenti del nostro passato che vorremmo dimenticare, la verità è che se li abbiamo vissuti e ora siamo qui, quei ricordi possono solo darci ulteriore forza per andare avanti."

"Come quando tu mi lasciasti sola in quel camion dopo che mi fu iniettata a forza la cura?"

Erik esitò, poi sorrise.

"Esatto. Mi hai perdonato, no? Sai che io …"

"Sì, Erik, lo so. Ti ho perdonato tante volte ma quella volta ti è andata bene, se non avessi recuperato i miei poteri ti avrei ucciso senza aver bisogno di cambiare forma." concluse, con un sorriso divertito. Charles li guardò, sembrò quasi che stesse per chiedere ulteriori spiegazioni, poi cambiò idea, ci avrebbe pensato più tardi.

"Restiamo sull'argomento" disse "Chi è questo mutante?"

"Si fa chiamare Fenomeno. Non è un mutante in senso stretto" spiegò Erik "So che ha ottenuto i suoi poteri grazie a un artefatto, la Gemma di Cyttorak."

Charles alzò un sopracciglio.

"La gemma gli ha dato straordinarie capacità, è impossibile fermarlo e nessuno dei mutanti che conosco può tenergli testa."

"Nemmeno gli Avengers" precisò Raven.

"Nemmeno loro." confermò Erik "Da nemico è temibile, ma come alleato è prezioso, in determinate circostanze."

"Capisco. Tu credi di poterlo gestire?" chiese Charles.

"Io sì" rispose Erik "Se ho proposto di farlo venire qui è perché so che può esserci utile."

Charles era perplesso, quasi senza rendersene conto sondò le menti di Erik e Raven, in cerca di ulteriori informazioni. Guardando tra i loro ricordi, riconobbe subito la sua identità e ne ebbe conferma quando vide che entrambi conoscevano il suo vero nome.

"Cain Marko!" esclamò, sconvolto "Il Fenomeno è Cain Marko!"

Raven, presa alla sprovvista, diede un ceffone a Charles.

"Ti ho detto che non devi permetterti di entrare nella mia testa, Charles!"

Lui era furioso, la sua guancia era diventata rossa ma lui non se ne curò.

"Ho fatto bene, a quanto pare, visto che me lo stavi tenendo nascosto e lo avrei scoperto solo a cose fatte. Erik, non puoi fidarti di lui, è totalmente fuori controllo."

Erik lo fissò stupito, lasciò perdere la reazione esagerata di Raven e si concentrò sull'amico.

"Abbiamo lavorato bene insieme" disse con calma "Non mi è sembrato che potesse essere fonte di pericolo. Per i nemici, certo, ma per noi …"

"Non puoi fidarti di lui, è un approfittatore, starà dalla tua parte finché gli converrà e poi? Poi saranno cazzi nostri, ecco cosa!" disse, con crescente rabbia, diventando perfino volgare. Erik non si fece turbare dall'agitazione dell'amico.

"Mi sembra di capire che tu lo conosca bene, amico mio. Cosa puoi dirci di lui?"

Logan si accese un sigaro, il suo modo per far capire che stava ascoltando.

"Si dà il caso che io e Raven lo conosciamo molto bene." spiegò "Quando mio padre morì, mia madre si risposò con un suo collega e amico: Kurt Marko."

"Kurt Marko?" chiese Jean "Non sarà …"

"Il padre di Cain. Esatto. Io e Cain siamo fratellastri. Quando è venuto a vivere con noi era già adolescente e non abbiamo convissuto a lungo, ma ho imparato a conoscere il suo carattere e, ripeto, ci creerà solo problemi."

"Chuck" iniziò Logan, osservando la punta incandescente del suo sigaro "Sai bene che mi fido del tuo giudizio, ma in questo caso non potresti essere di parte?"

Carles chiuse gli occhi, era evidente che stava cercando di mantenere la calma.

"In parte è vero" disse "Ho ricordi decisamente spiacevoli che lo riguardano, ma se mi fossi fatto condizionare dal passato non avrei mai chiesto a Erik e Raven un'alleanza. Con Cain è diverso."

"Non mi dire" disse Erik con un sorriso "è perfino peggio di me?"

Charles annuì.

"Allora la cosa è grave!" esclamò, per poi scoppiare a ridere.

"Se il Professore non si fida, non mi fido nemmeno io." disse Scott.

"Nemmeno io" si aggiunse Ororo.

Hank sospirò.

"Charles, capisco il tuo punto di vista, ma abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile, non possiamo permetterci di escludere nessuna alleanza."

Charles lo fissò, era evidente dal suo sguardo che la sua mente era in fermento.

"Fate come volete. La mia opinione l'avete avuta."

Detto questo, se ne andò, visibilmente arrabbiato.

Charles si era allontanato dall'edificio, aveva trovato un luogo riparato tra gli alberi per poter restare solo con i suoi pensieri; provava rabbia e paura, due sentimenti che pensava di essersi lasciato alle spalle con l'età, invece con quella nuova giovinezza erano tornati, insieme a brutti ricordi. Si chiese se fosse normale, se quella sensazione fosse legata unicamente al suo nuovo corpo o se avrebbe reagito allo stesso modo anche se fosse stato vecchio. Mentre continuava a cercare una risposta a questa domanda, arrivò Hank.

"Non mi avevi mai parlato del tuo fratellastro".

Charles si voltò di scatto, non si era reso conto della sua presenza.

"Sarebbe meglio se ti concentrassi sul presente" disse Hank con tono di rimprovero "Non puoi permettere che il tuo passato ti faccia abbassare la guardia."

"Hai ragione" rispose lui "Soprattutto ora. Forse avete ragione voi, forse mi sto lasciando trasportare da emozioni negative."

"In realtà sono d'accordo con te. Abbiamo bisogno di stabilità e se tu dici che quel Fenomeno non è gestibile, mi fido del tuo giudizio. Nonostante questo non me la sento di escludere che in futuro potrebbe tornarci utile."

Charles non rispose, avrebbe avuto tempo, più tardi, di riflettere sulla questione.

"Parlando di stabilità" disse "Vogliamo parlare di quello che hai visto poco fa?"

Hank si rabbuiò, sembrava averlo dimenticato, ma in quel momento la rabbia tornò con prepotenza.

"Cosa vuoi che ti dica? Che sono felice perché vi stavate baciando?"

"In realtà lei stava baciando me" preciso Charles.

"Mi sembrava che stessi ricambiando, o sbaglio?" chiese Hank "Hai sempre saputo quanto fosse importante per me!"

Hank gli diede le spalle, poi si voltò all'improvviso e gli diede un pugno in pieno viso con tanta violenza da farlo cadere a terra. Charles si mise lentamente a sedere pulendosi il naso dal quale usciva un rivolo di sangue.

"Ti senti meglio, adesso?" chiese "Non ti ricordavo così infantile!"

"Non sono infantile! Tu!" gridò "Tu sei solo un egoista!"

Charles non riuscì a trattenersi, scoppiò a ridere e questa sua reazione fece infuriare ancor di più Hank.

"Vaffanculo, Charles! Vaffanculo!" gridò e, senza preavviso, si avventò su di lui.

Charles tentò di difendersi, ma contro Hank aveva poche speranze, incasso pugni su pugni, sputò sangue mentre Hank lo colpiva in ogni parte del corpo. Solo dopo pochi minuti Hank sembrò soddisfatto, si era sfogato totalmente, aveva il fiatone mentre osservava Charles inerme, a terra.

"Ti senti meglio, adesso?"

La voce di Charles arrivò alle sue spalle, Hank si voltò di scatto e lo vide dietro di sé, perfettamente sano. Allibito, si voltò nuovamente e vide che a terra non c'era nessuno.

"Ho finalmente un corpo sano" disse "Se non ti dispiace vorrei mantenerlo così."

Hank sembrò arrabbiarsi di nuovo, poi invece scoppiò a ridere.

"Vaffanculo!" disse, stavolta senza rabbia nella voce "Me l'hai fatta!"

"Ciò che accadrà tra me e Raven non è ciò che ti riguardi" disse Charles calmo ma serio "Riguarderà me, riguarderà lei."

Hank si era sfogato, la frustrazione accumulata negli anni era esplosa tutta insieme, finalmente si sentì libero.

"Hai ragione." ammise "Mi sono lasciato trascinare dalle emozioni.

"Adesso, se non ti dispiace" aggiunse Charles, avviandosi verso la scuola "Ho della rabbia da sfogare e credo che una sessione nella stanza del pericolo sia il modo giusto per farlo."

Hank rise e lo seguì.

Logan fu più che felice di aiutare Charles nella stanza del pericolo, alla fine erano entrambi sudati e Charles aveva qualche livido in più.

"Ti ho visto distratto, Chuck" gli disse, mentre uscivano "Non vorrei rimproverarti, ma dovresti prestare più attenzione. Non puoi farti condizionare dalle emozioni, non durante una lotta."

Charles finì di tamponare il sudore dalla fronte con un piccolo asciugamano. Durante la sessione aveva tentato di non pensare a Raven, a Cain, al possibile attacco da parte del Governo, ma quei pensieri tornavano di tanto in tanto, come piccole fastidiose mosche, pronte a distrarlo.

"Hai ragione" ammise lui "Tutto questo, tutto ciò che sta succedendo, mi sta destabilizzando. Sento che è troppo, anche per me."

Logan rise di gusto.

"Non pensavo che ti saresti arreso così facilmente!" lo prese in giro.

entrambi uscirono in giardino, il sole stava tramontando all'orizzonte, le ombre si allungavano ma non era ancora sera, era un momento magico, in cui la frenesia del giorno si era appena calmata in attesa del riposo notturno. Charles inspirò a pieni polmoni quell'aria che sembrò portargli pace e tranquillità nel corpo e nell'animo.

"Chi ha detto che mi sono arreso? Non ho intenzione di …"

Charles si fermò, diventò improvvisamente pallido, i suoi occhi terrorizzati guardavano qualcosa oltre gli alberi del giardino.

"Non posso crederci" mormorò "Stanno arrivando!"

Nonostante l'angoscia dovuta all'inaspettata scoperta, Charles si voltò verso Logan.

"Li sento" disse "Ci vogliono cogliere di sorpresa attaccando ora, in un momento di apparente calma ma inaspettato."

Charles si concentrò e comunicò con Scott, Jean, Ororo, Hank, Erik e Raven.

"Portate gli studenti nei bunker sotterranei. Tra pochi minuti saranno qui. Sarà un attacco silenzioso e noi dobbiamo farci trovare pronti. Attaccheranno da est."

Logan spense stizzito il sigaro con la punta della scarpa.

"Bastardi!" esclamò "Li aspettiamo qui?"

Charles annuì.

Nel giro di cinque minuti arrivarono anche gli altri. Charles era ancora esausto per il duro allenamento ma il suo sguardo era più determinato che mai. Sondò rapidamente le loro menti per assicurarsi che tutti gli studenti fossero al sicuro, non lo fece per mancanza di fiducia ma per rassicurare se stesso e permettersi di agire in piena libertà.

"Sei sicuro, Chuck?" chiese Logan "Non ho sentito ancora nessuno."

"Arriveranno" confermò Jean "Li sento anch'io."

La tensione era altissima, tutti aspettavano qualcosa che solo Charles e Jean potevano percepire al momento, ma sapevano di doversi difendere. Trascorse qualche altro minuto poi, all'improvviso, cominciarono a sentire i primi movimenti.

Il sole era tramontato del tutto lasciando spazio al crepuscolo. Prima iniziarono a sentire dei piccoli rumori, fruscii, rami spezzati, ghiaia sotto le scarpe, poi, tra gli alberi, i cespugli e l'erba, videro le prime sagome: soldati in tenuta d'attacco e armati.

"Loro non ci possono vedere" disse Charles "Per il momento limitiamoci ad osservare, se si avvicineranno troppo ci riveleremo, usufruendo del vantaggio della sopresa.

Logan sogghignò mentre estraeva gli artigli.

"Ci sarà da divertirsi."
"Non credo di potervi essere molto utile" ammise Erik "Da quel che sento non possiedono armi di metallo, a quanto pare quelle scimmie hanno imparato a usare il cervello!"

Charles si voltò verso di lui.

"Se preferisci ritirarti …"

"No. Non lo farò. Non potrò deviare le pallottole ma potrò ugualmente esservi utile."

"Posso deviare io le pallottole, se necessario" intervenne Jean.

"Molto bene." disse Charles "Solo, per favore, assicurati di farlo in modo sicuro."

Charles fece un passo avanti, sentiva tutti i pensieri dei soldati: paura, rabbia, senso di inferiorità, tutte emozioni pericolose.

"Avanti" disse, vedendo che ormai erano arrivati allo scoperto "Iniziamo."