L'ispirazione! Che misterioso mistero! Per settimane ti tiene in sospeso senza darti la possibilità di scrivere più di mezza riga e poi all'improvviso … BAM! Due capitoli nel giro di pochissimo! D'altra parte quando c'è l'onda dell'ispirazione non si può fare altro che seguirla! Preparate i fazzoletti perché ci saranno fiumi lacrime!
Questi saranno capitoli particolari, si alterneranno i ricordi di Raven, quelli di Charles e il presente.
Buona lettura
Mini
12. Il primo incontro
Nella stanza regnava il silenzio più assoluto, Jean aveva chiesto a Logan, Scott e Hank di tenere alla larga gli studenti, in modo da non essere interrotti. In quel momento si sentiva nervosa, non era la prima volta che utilizzava la sua telepatia per recuperare ricordi e informazioni, ma la mente che stava per invadere non era quella di una persona qualsiasi, era la mente di Charles Xavier, il suo maestro, il più potente telepate del pianeta, temeva di non riuscire a trovare ciò che stava cercando.
"Comincerò con te" disse, rivolto a Raven "Cercherò i ricordi che avete in comune."
Jean posò la mano destra sulla fronte di Raven e la sinistra su quella di Charles, poi chiuse gli occhi.
"Oh mio Dio" disse "C'è qualcosa di spaventoso qui …"
Erik le si avvicinò.
"Vuoi smettere?" chiese, preoccupato.
"No, no. Ho appena iniziato, ma già vedo un grosso buco nero nella memoria di Charles, inizia più o meno da quando aveva sei anni e si protrae per almeno due anni, poi c'è qualche ricordo più nitido. Adesso fai silenzio."
Erik obbedì e chiuse gli occhi per concentrarsi meglio insieme a Jean.
Raven
Raven aveva paura.
Era sola, aveva fame e paura, da più di una settimana era riuscita a fuggire dall'orfanotrofio, non si trovava bene lì, nonostante avesse un tetto sopra la testa si sentiva prigioniera, sapeva di doversi nascondere, di dover celare la sua vera identità per non essere uccisa, per questo aveva assunto l'aspetto di una bimba con i capelli biondi e gli occhi azzurri, sperando che qualcuno la volesse adottare, ma erano speranze vane, era troppo grande, le coppie che le passavano di fronte le sorridevano ma già la scartavano, alla ricerca di bambini più piccoli.
Se devo restare sola, aveva pensato, che sia con le mie regole, non voglio più aver paura di ciò che sono!
Per questo motivo aveva deciso di fuggire, di cercare un posto dove qualcuno finalmente l'avrebbe accettata per ciò che era.
Vagava da giorni, la fame cresceva, era riuscita a rubare del cibo da qualche casa ma le scorte iniziavano a scarseggiare perciò le sembrò un miracolo quando, dopo aver attraversato un boschetto, intravide una grande villa.
Era notte fonda, si introdusse silenziosamente e trovò subito la cucina, dove iniziò a cercare del cibo da poter portare con sé. Si muoveva rapidamente, quando qualcuno accese la luce. In quel momento era protetta dalla porta del frigorifero, lanciò un'occhiata alla fotografia sul muro e decise di trasformarsi nella donna ritratta insieme a quello che, immaginò, fosse suo figlio, quindi chiuse il frigo.
Di fronte a lei c'era un bambino di circa otto anni, la fissava.
"Mamma! Che stai..? Credevo fosse un ladro!"
Raven non si aspettava di dover parlare, così decise di improvvisare.
"Non volevo spaventarti, caro! Volevo fare uno spuntino, torna a dormire... Che cosa c'è? Su, torna a dormire!" il bambino sembrava poco convinto "Ti faccio la cioccolata calda!" aggiunse, sperando di riuscire a tranquillizzarlo. Lui però si fece subito serio.
"Chi sei tu? E che cosa hai fatto a mia madre?"
Dopo aver posto quella domanda, il bambino smise di parlare, le sue labbra erano chiuse la Raven poteva sentire la sua voce nella sua testa.
"Mia madre non ha mai messo piede in cucina in vita sua! E di certo non mi ha mai fatto la cioccolata calda. Se ordini alla cameriera di farla non conta."
Non sapeva come, ma lui era riuscito a scoprirla così, colta in fallo, tornò alla sua vera forma, sperando che si spaventasse e la lasciasse sola, invece lui sorrise, entusiasta.
"Non hai... paura di me?" chiese, sorpresa.
"Ho sempre pensato che non potevo essere l'unico al mondo! L'unico ad essere... diverso! E infatti eccoti qui…"
Charles le si avvicinò e le porse la mano.
"Charles Xavier!
Lei ricambiò la stretta, ancor più stupita
" ...Raven."
Il viso di lui si illuminò per la felicità, poi però tornò serio, pragmatico.
"Hai fame, sei sola?" chiese e quando lei annuì lui aprì le braccia in segno di accoglienza "Prendi quello che vuoi, il mangiare non ci manca e non devi rubare! ...Anzi, d'ora in poi non dovrai mai più rubare!"
Charles si avvicinò al frigorifero, lo aprì e cercò qualcosa.
"Forse è rimasto qualche avanzo, stasera Helen ha preparato l'arrosto con le patate."
Tirò fuori un pentolino, si avvicinò ai fornelli e li accese per poterne scaldare il contenuto, che iniziò a mescolare utilizzando un piccolo mestolo di legno.
"Puoi prendere un piatto?" chiese, rivolto a Raven "Sono su quella credenza, sul primo cassetto troverai anche le posate."
Raven obbedì e porto tutto sulla tavola, pochi minuti dopo Charles arrivò con il pentolino che posò su un sottopentola.
"Finisco di preparare, tra poco sarà pronto."
Charles prese da un cassetto una tovaglietta, un tovagliolo e dalla credenza anche un bicchiere che riempì d'acqua fresca, portò tutto sul tavolo, facendo diversi viaggi, preparò tutto con cura e infine osservò il suo lavoro, per poi rivolgersi a Raven.
"Accomodati, mangia pure, poi stasera dormirai con me."
Raven aveva la bocca piena, finì di masticare e lo guardò stupita."
"Davvero posso restare?" chiese "Come faremo con i tuoi genitori?"
Charles si strinse nelle spalle.
"Non preoccuparti" le disse "Ci penserò io. Crederanno che tu sia loro figlia. Starai bene."
Raven sorrise ancora e continuò a mangiare sotto lo sguardo vigile di Charles.
Jean
La telepate sorrise, era un ricordo dolcissimo, e corrispondeva esattamente nella mente di Charles solo che, mentre in quella di Raven continuava, in quella di lui si interrompeva bruscamente. Decise di proseguire osservandolo nella mente di lei.
Raven
Charles continuò a guardarla mangiare, Raven si sentiva osservata ma anche felice di quella nuova, inaspettata situazione. Finito di mangiare i due sparecchiarono la tavola, pulirono e uscirono dalla cucina.
"Vieni" le disse Charles "Per stanotte è meglio che tu stia nascosta in camera mia, domani mattina potrai uscire e fare come se fossi a casa tua."
Raven lo seguì attraverso la casa, era davvero enorme, anche più dell'orfanotrofio dal quale era scappata. In pochi minuti arrivarono nella stanza di Charles.
"Sei stanca, vero?" le chiese "Stenditi pure nel mio letto, è molto grande, se non ti dispiace potremmo dormire insieme."
Lei scosse la testa, non voleva restare sola.
"Hai freddo così nuda?" le chiese "Se vuoi posso prestarti un mio pigiama!"
Lei scosse la testa, lui però sembrò preoccupato, improvvisamente si fece pallido e teso.
"Ah …" disse "Ascolta … se vuoi restare devi promettermi una cosa."
A Raven non piaceva il tono con cui aveva parlato, temette di dover scappare di nuovo.
"Riusciresti ad assumere l'aspetto di una persona … normale?" chiese "Finché saremo io e te potrai restare blu, ma quando ci saranno altri …"
"Posso farlo" disse Raven, annuendo "L'ho sempre fatto" aggiunse, assumendo la sua forma umana.
Charles sembrò sollevato.
"Grazie. So che per te è uno sforzo non da poco, ma ti imploro di farlo" aggiunse, Raven notò che era sull'orlo delle lacrime "Loro non devono scoprire che anche tu sei speciale …"
"Perché?" chiese lei.
"Non preoccuparti" disse lui, ricacciando indietro le lacrime e ostentando un sorriso poco convinto "Fidati di me, non ti accadrà nulla di male, te lo prometto, ti proteggerò."
Raven percepì il pericolo, ma lo sguardo sincero di Charles la rassicurò, in quel momento seppe di potersi fidare di lui, di potergli affidare la sua stessa vita.
Jean
Lasciò andare il ricordo, non c'era nulla di utile, ma almeno sapeva di poter utilizzare i ricordi di Raven per scoprire informazioni in più su quelli di Charles che erano andati perduti.
Guardò l'orlogio, era passata un'ora, Charles era ancora profondamente addormentato e anche Raven sembrava tranquilla.
"Proseguiamo." disse, rivolta a Erik, il quale, si asciugò le lacrime e annuì.
Jean chiuse gli occhi, nella mente di Charles i ricordi erano pieni di buchi, a tratti lo vedeva felice a scuola, con sua madre, con Raven, poi all'improvviso i ricordi si interrompevano bruscamente, decise di seguirne uno, a caso. Charles era con Raven, stavano giocando in giardino, quando Charles si bloccò. Nella mente di Charles il ricordo non aveva una continuazione, in quella di Raven invece sì, seguì quello.
Raven
Stavano giocando, Charles le stava insegnando i nomi dei fiori, era incredibile la quantità di informazioni che riuscisse a memorizzare.
"Questa invece è …" stava per dirle il nome di un bel fiore giallo, quando si bloccò, divenne improvvisamente pallido e iniziò a tremare.
"Sta arrivando …" mormorò "Lui sta arrivando …"
Charles sembrava un animale braccato, avrebbe voluto nascondersi ma sapeva di non poterlo fare perché se avesse fatto attendere il Dottor Milbury sarebbe stato punito severamente. Così, come un condannato a morte, attese che l'uomo arrivasse, cosa che fece pochi minuti dopo, accompagnato da sua madre.
"Charles" disse Sharon, richiamando la sua attenzione "è arrivato il dottor Milbury."
Il Dottor Milbury si fece avanti, era un uomo dall'età indefinibile, con capelli e occhi scuri e uno sguardo spaventoso.
"Buongiorno, Charles" disse lui, avvicinandosi "Vieni con me?" chiese.
Charles non rispose, avrebbe voluto scappare, tutto il suo corpo tremava per la tensione e la paura, Raven vide che tratteneva a stento le lacrime.
"Andiamo, non avrai paura!"
Charles si voltò a guardarla, era terrorizzato ma le sorrise.
"Tornerò presto" le disse telepaticamente "Non preoccuparti."
Raven gli sorrise e annuì, poi lo osservò andare via.
Jean
Il ricordo di Raven continuava ma senza Charles, che era andato via con il Dottore. Per capire cosa fosse successo doveva per forza accedere alla memoria di Charles che sembrava però sigillata. Capì immediatamente che se Charles fosse stato cosciente non ce l'avrebbe mai fatta, ma in quel caso le sue difese erano abbassate. Le ci volle qualche minuto, ma concentrandosi su quel ricordo di Raven riuscì a dissipare le ombre che oscuravano quello di Charles, lo vide salutare Raven e seguire il Dottor Milbury verso una grande auto parcheggiata poco distante.
