Angolo dell'autrice:
Eccomi ancora qui per tediarvi deliziarvi con le mie chiacchiere.
Vorrei fare una premessa: sono impaziente. Cosa vuol dire? Vuol dire che le mie fanfiction che hanno superato i 30 capitoli sono veramente poche. Di solito, se vedo che dopo un po' calano le visualizzazioni e in pochi commentano, mi scoccio e, risolte le trame e le sottotrame comunque in modo approfondito, chiudo la storia con un "e vissero felici e contenti" (più o meno, se vi piace Naruto e avete voglia di leggerle, andate a vedere le mie due fanfiction che non hanno proprio un lieto fine al cento per cento).
Con questa voglio andare oltre, vorrei sfidare la mia pigrizia e proseguire oltre il lieto fine che, probabilmente, avrete già intuito. Vorrei andare avanti e farla proseguire a tempo indeterminato, introducendo nuove vicende, nuove avventure, sia belle che brutte.
Già ora sto navigando a vista, molte cose che avete letto sono retcon e sicuramente non saranno le ultime che inserirò.
A tal proposito, vorrei ampliare a tal punto questa storia da creare una Raccolta.
Mi spiego meglio: vi ho già detto che i riferimenti sono i primi tre film e quelli nuovi fino a Apocalypse. Dal momento in cui alla fine di Apocalypse, Charles, appena diventato calvo saluta Erik, al primo capitolo ci sono in mezzo i vecchi film (con qualche modifica) e tante altre cose che vorrei pian piano descrivere e approfondire.
Per ovvie ragioni non inserirò flashback a caso nella trama principale, in questo modo vi farei solo fare confusione, una Raccolta mi permetterebbe di scrivere delle mini fanfiction parallele, degli spin off, in cui poter approfondire aspetti della vita di Charles che non sono stati esplorati a causa del salto temporale e che in questa storia sono stati solo accennati: il suo rapporto con la sua famiglia (la madre, il padre, il patrigno, il fratellastro e Raven) i suoi amori, il fallimento con il figlio di Stryker, al quale si accenna in X Men 2, e altre cose.
Perché vi sto dicendo tutto questo? Non solo per introdurvi la Raccolta che a breve creerò, ma anche per potervi coinvolgere direttamente in una scelta che riguarda la trama principale.
Ci penso da un po' e sono molto indecisa a riguardo: vi piacerebbe se introducessi il personaggio di David Haller, aka Legione? è un personaggio che mi affascina molto e, dal momento che avrebbe un peso notevole all'interno della trama, vorrei sapere anche la vostra opinione in merito.
Ok, ho chiacchierato abbastanza, grazie per la pazienza e buona lettura! In questo capitolo i paragrafi in corsivo descrivono i pensieri di Charles.
Un abbraccio
Mini
15. Illusioni
La luce del giorno entrava nella stanza filtrata dalle spesse tende, Charles era nel suo studio, seduto nella sedia a rotelle, aveva appena fatto colazione e ora si trovava davanti ai suoi studenti insieme a Hank. Attese che tutti si sistemassero, poi iniziò a parlare.
"Voi siete giovani, pieni di speranze e di aspettative positive nei confronti del futuro e delle persone, ma è giusto che io vi avverta: il mondo lì fuori è crudele, gli esseri umani per natura sono diffidenti verso ciò che non conoscono e trasformano la paura in odio, spesso violento. Che sia per il colore della pelle, per la nazionalità, per la preferenza sessuale o per il DNA, il diverso viene sempre oppresso, temuto, combattuto. Noi per primi dobbiamo imparare ad accettare noi stessi per ciò che siamo ma soprattutto dobbiamo difenderci. Per questo motivo l'anonimato sarà la nostra prima forma di difesa. Anni fa io, Hank e altri mutanti, iniziammo a lavorare per il Governo, per i Servizi Segreti. Quasi per scherzo ci inventammo dei nomi per celare le nostre reali identità; allora mi sembrò una cosa sciocca, ora capisco che invece è fondamentale. Anche voi dovrete trovarvi dei nomi con cui identificarvi e da usare come protezione."
"Io per esempio mi chiamo Bestia" disse Hank.
"Bestia?" chiese Scott "Non le si addice, Professor McCoy!"
"Non ho ancora avuto l'occasione di dimostrarlo!" rispose lui con un sorriso.
Scott sorrise in risposta.
"Jean" disse, rivolto alla telepate "Tu potresti chiamarti … vediamo … Marvel Girl! Perché puoi fare tante cose e … sei meravigliosa." concluse, arrossendo lievemente.
"Ti ringrazio" rispose lei, altrettanto imbarazzata "Tu potresti essere … Ciclope! Indossi sempre quegli occhiali speciali e sembra quasi che tu abbia un solo occhio."
Scott scoppiò a ridere.
"Ci sta".
"Io vorrei chiamarmi Tempesta!" disse Ororo "Amo scatenare le tempeste!"
Il Professor Xavier sorrise.
"Avete trovato dei nomi molto originali" disse "Complimenti."
"Invece lei?" chiese Jean, rivolgendosi direttamente a lui "Lei come si chiama?"
"Il mio nome non è così originale" rispose lui" Me lo diede una mia carissima amica, mi chiamò …"
"CHARLES!"
Erik chiamò il suo nome, ma l'uomo davanti a lui sogghignò e scoppiò a ridere mentre si alzava in piedi. Il suo viso era diverso, era apparso un rombo rosso nel centro della fronte, gli occhi erano diventati rossi e aveva uno sguardo malvagio, infido, del tutto diverso da quello di Charles.
"Il Professor Xavier è occupato altrove" disse con malcelata soddisfazione "Dopo decenni di attesa, finalmente sono riuscito ad ottenere ciò che volevo! Ho temuto di dover aspettare che da vecchio tirasse le cuoia, invece mi è stato fatto questo meraviglioso regalo!"
Erik gli si avvicinò, minaccioso, seguito da Hank.
"Chi sei?" chiese Erik "Cosa vuoi da Charles?"
Lui rise, rise ancora più forte.
"Dottor Milbury, Dottor Essex, Sinistro …potete chiamarmi come volete, il risultato non cambia. Ora il corpo e il cervello di Charles sono miei, dopo anni di attesa finalmente sono miei e non potete fare nulla per cambiarlo!"
Anche Erik rise.
"Credi davvero di poter sconfiggere Charles? Lui non è tipo da farsi sopraffare in questo modo! Sono certo che presto ti espellerà dalla sua mente come il rifiuto che sei!"
Sinistro scosse la testa.
"Non credo. Charles è stato tanto ingenuo da privarsi delle difese che lo proteggevano da me, ora è troppo debole per poter reagire."
Jean si avvicinò.
"Cosa intendi?" chiese "Il Professore …"
"Non so cosa sappiate del suo passato" spiegò Sinistro "Quando Charles era bambino è stato una delle mie cavie. Non mi sono limitato a sperimentare sui suoi poteri, ho introdotto qualcosa nel suo corpo, nella sua mente, nel suo DNA …"
Sinistro rise ancora, si osservò le mani, valutando il suo nuovo corpo e le sue potenzialità.
"Quindi tutto ciò che è successo fino ad ora … ciò che sta producendo la Securtech …" iniziò Erik, allibito.
Sinistro ridacchiò.
"Uno specchietto per le allodole. Certo, la Securtech sta veramente portando avanti quel progetto, ma non avrebbero nemmeno iniziato se non fosse stato per me. Sono stato io a fornire loro le informazioni necessarie per costruire quei dispositivi per identificare i mutanti e gli elmetti per inibire la telepatia"
Erik alzò un sopracciglio.
"Magneto …" disse Sinistro, rivolgendosi a lui "Chi credi che abbia creato per la prima volta quell'elmo? Credi davvero che Shaw potesse essere abbastanza intelligente da sviluppare una simile tecnologia? No, gli fu dato dai russi, ma sono stato io a progettare il primo prototipo e pensa un po', proprio grazie a Charles. Ho lavorato per diversi anni su di lui e alla fine sono riuscito a realizzare un materiale che permette di schermarsi dalla telepatia."
Hank era sconvolto.
"Quindi tutto questo … tutto questo era finalizzato unicamente a …"
"Non ho bisogno di quei documenti" disse, guardando gli scaffali "Il mio obiettivo era farvelo credere, in modo che Charles entrasse in questa stanza privo della protezione mentale che lui stesso aveva eretto contro di me. Ho dovuto smuovere un po' le acque, confondervi le idee, ma ho ottenuto ciò che volevo."
"Devi essere fiero di te stesso!" lo provocò Erik, disgustato "Ti sei alleato con gli Homo Sapiens!"
Sinistro non rispose subito, inclinò la testa, divertito, mentre osservava Erik.
"Voi direste mai che un chirurgo si è alleato con il suo bisturi?" chiese "Gli Homo Sapiens sono dei meri strumenti, strumenti che io posso utilizzare per il mio interesse, niente di più."
Erik strinse i pugni, avrebbe voluto picchiarlo ma non voleva ferire indirettamente Charles.
"In questo modo però stai condannando tutti i Mutanti! Se dovessero proseguire sulla strada in cui li hai messi, potremmo dover lottare per la nostra vita!"
"Magneto … credi di essere tanto evoluto, credi di aver sempre lottato per la tua specie contrapponendoti a Xavier, ma non ti sei mai reso conto che siete due lati della stessa medaglia, entrambi idealisti, entrambi illusi! Io agisco per me stesso: Mutante, non Mutante, per me non fa differenza. Io lavoro per me e nessun altro, tutti gli altri possono uccidersi tra di loro, alla fine sarò io a trionfare."
Erik non rispose, lo sguardo di Sinistro era terrificante, lo sguardo di un folle.
La luce del giorno entrava nella stanza filtrata dalle spesse tende, Charles era nel suo studio, seduto nella sedia a rotelle, aveva appena fatto colazione e ora si trovava davanti ai suoi studenti insieme a Hank. Attese che tutti si sistemassero, poi iniziò a parlare.
"Voi siete giovani, pieni di speranze e di aspettative positive nei confronti del futuro e delle persone, ma è giusto che io vi avverta: il mondo lì fuori è crudele, gli esseri umani per natura sono diffidenti verso ciò che non conoscono e trasformano la paura in odio, spesso violento. Che sia per il colore della pelle, per la nazionalità, per la preferenza sessuale o per il DNA, il diverso viene sempre oppresso, temuto, combattuto. Noi per primi dobbiamo imparare ad accettare noi stessi per ciò che siamo ma soprattutto dobbiamo difenderci. Per questo … Per questo …"
La giovane Jean lo guardò preoccupata.
"Professore?" chiese "Qualcosa non va?"
"Esatto" rispose lui, tentando di alzarsi senza successo "Non dovrei … ero guarito … io … io dovrei poter camminare … perché sono qui? Perché non sento le mie gambe?"
"Lei è paraplegico, Professore" rispose Scott "Lo ha dimenticato?"
Charles si voltò verso di lui, aggrottò le sopracciglia.
"No … qui … c'è qualcosa che non va …"
"Professore" lo richiamò Jean "Ci sta facendo spaventare!"
"VOI NON SIETE REALI!" gridò Charles.
Era vero, tutto ciò che c'era attorno a lui, tutto ciò che poteva percepire non era reale, non appena ne fu consapevole lo vide dissolversi davanti ai suoi occhi. I suoi allievi, i mobili dello studio, le pareti, tutto svanì in fili di fumo, ma fu sostituito da altro.
Charles si trovava disteso su un lettino metallico all'interno di un laboratorio, di fronte a lui, in piedi, lo stava fissando un uomo possente, con capelli e occhi scuri, uno sguardo malvagio e un rombo rosso sulla fronte. Quando parlò, la sua voce risuonò nel laboratorio minacciosa come una tempesta imminente.
"Sei riuscito a uscire dalla mia illusione, ti ho sottovalutato. Ora però dovrò usare le maniere forti." disse, prendendo in mano un bisturi affilato, che brillò sotto la luce della lampada scialitica.
