64. Pace

Gli occhi di Charles erano sempre celati da Cerebellum ma tutto il suo corpo emanava un'aura di pura malvagità e odio.

"Mi avete cacciato, mi avete tradito e poi mi avete abbandonato. Ora siete qui ma io non ho bisogno né tempo da perdere con esseri inutili come voi!"

"Non ascoltatelo"disse Jean, comunicando telepaticamente con gli altri"Non è lui a parlare, anzi, ciò che dice è esattamente l'opposto di ciò che prova!"

Tutti annuirono e fecero un passo verso Charles per farlo sentire accerchiato e senza via di scampo, Charles invece sorrise e allargò le braccia.

"Questa stanza è troppo affollata."

Non disse altro, si limitò a voltare i palmi verso l'alto e subito l'edificio iniziò a tremare. Con precisione chirurgica Charles usò i suoi poteri telecinetici per sgretolare le pareti, gli armadietti e ciò che contenevano, perfino il lettino su cui era stato sdraiato fino a poco prima, tutto si dissolse sotto gli sguardi terrorizzati degli X Men, che compresero che quello sforzo era solo un modo per spaventarli perché, volendo, Charles avrebbe potuto distruggere allo stesso modo anche loro. Le pareti svanirono rapidamente e tutti si ritrovarono all'aperto, sotto le stelle.

"Molto meglio, vero?" chiese Charles "Almeno vedrete il cielo un'ultima volta prima che vi uccida tutti!"

Emise un'onda psionica che colpì come la detonazione di una bomba, tutti caddero a terra. Jean notò che ormai aveva il fiato corto, aveva usato troppe energie per distruggere la stanza e altrettante per produrre quell'onda psionica, ora sembrava stremato.

"Logan"disse, contattandolo telepaticamente"è al limite delle forze, non possiamo permettere che contrattacchi, tu dovrai attaccarlo direttamente e cercare di sfiancarlo. Wanda, Pietro e io cercheremo di tenere a bada i suoi poteri telepatici."

Mentre Ororo andava a prendersi cura di Scott, Logan annuì e partì immediatamente all'attacco, uno contro uno. Charles riuscì a schivare quasi tutti i colpi, la tuta che indossava era molto resistente e non cedette nemmeno sotto i rari colpi che Logan riuscì ad affondare. Fu estremamente doloroso per lui dover combattere contro Charles in quel modo, non si stavano allenando, non era una sessione nella stanza del pericolo, il suo amico era deciso ad ammazzarlo e lui, che gli piacesse o meno, sarebbe stato costretto a fare ad agire con la stessa intenzione. Per un istante lo vide barcollare e tenersi la testa, evidentemente un attacco psichico era riuscito a raggiungerlo, ne approfittò per affondare un colpo e riuscì a ferirlo gravemente al collo ma il taglio, sebbene profondo, guarì con una rapidità impressionante, lasciando solo una macchia rossa sulla pelle. La frustrazione si impossessò di lui, gli sembrò che quello scontro fosse potenzialmente infinito ma, proprio in quel momento, Charles cadde in ginocchio: aveva il respiro pesante, tutti i muscoli del corpo, ben visibili al di sotto della tuta, vibravano per la stanchezza e la tensione. Charles tuttavia non si diede per vinto, con uno sforzo sovrumano riuscì ad alzarsi e tornò ad affrontarli a viso aperto anche se, in quelle condizioni, sarebbe stato più saggio per lui fuggire. Non gli interessava vincere, non gli interessava nemmeno uscire vivo da lì, tutto ciò che voleva era scatenare tutto l'odio che aveva dentro.

Jean aveva il cuore spezzato nel vederlo in quelle condizioni ma capì che era il momento giusto per attaccare, perciò non esitò e comunicò telepaticamente con tutti per coordinare i loro attacchi: aveva osservato tante volte Charles fare la stessa cosa e decise che doveva tentare, per lui. Guidati dalle istruzioni telepatiche di Jean tutti fecero ciò che gli era stato ordinato: Lester si trasformò in fumo e si disperse insieme alla nebbia creata da Ororo per farlo disorientare, Erik sollevò quei pochi pezzi di metallo che erano rimasti e li fece vorticare attorno a Charles mentre Pietro iniziò a correre attorno a lui con lo stesso scopo di farlo deconcentrare.

Charles scoppiò a ridere, sembrava divertito dagli sforzi dei suoi compagni ma fece proprio ciò che loro volevano, distraendosi e sottovalutandoli permise a Raven e Hank di bloccarlo fisicamente e a Jean, David e Wanda di impedirgli i movimenti usando i loro poteri.

La rabbia e il desiderio di vendetta avevano accecato Charles, che si accorse troppo tardi di ciò che stava succedendo e quando si rese conto di essere imprigionato fu il turno di Logan il quale si avvicinò e gli tolse brutalmente Cerebellum dalla testa.

I capelli ancora bagnati ricadevano sulla fronte di Charles coprendo appena gli occhi traboccanti di odio, Logan sentì il suo cuore frantumarsi vedendolo in quelle condizioni, consapevole che si era ridotto in quello stato solo per salvarli; non perse tuttavia tempo, sapeva che gli altri non sarebbero riusciti a trattenerlo a lungo, perciò posò Cerebellum a terra e con un colpo rapido e preciso affondò i suoi artigli ossei nello stomaco di Charles con una forza talmente devastante da perforare persino il tessuto di Kevlar della tuta. Gli occhi di Charles si spalancarono per la sorpresa ma l'odio rimase lì, come una patina impossibile da togliere.

"Mi dispiace, Charles … non ho scelta, amico mio …"

Mentre con una mano teneva fermo Charles, con l'altra si preparò per infliggergli un secondo colpo sul collo e decapitarlo. Doveva fare in fretta ma l'affetto che provava per lui lo tratteneva, le lacrime iniziarono a bagnargli le guance e chiuse gli occhi per non vedere ciò che stava per fare ma ancora teneva il braccio teso, incapace di colpire. In quei pochi istanti gli passarono davanti agli occhi tutti i momenti vissuti con Charles: il loro primo incontro, tutte le battaglie che avevano affrontato insieme, il viaggio nel passato, la sua nuova giovinezza nel presente. Era doloroso, sentiva quasi che uccidendo lui avrebbe ucciso una parte di se stesso ma era anche consapevole di non avere scelta, per il bene di tutti, sapeva che Charles avrebbe fatto la stessa cosa.

Logan gridò, gli occhi sempre chiusi per ricordare Charles com'era davvero, il suo grido riecheggiò lontano, ma prima che potesse agire una mano piccola e delicata gli fermò il braccio.

"Fermo. Ci penso io."

Logan aprì gli occhi, si voltò e riconobbe Cassandra, la donna aveva posato la mano sul suo avambraccio e con quel semplice gesto era riuscita a fermarlo. Logan esitò e ritrasse gli artigli, lei gli sorrise rassicurante e lui decise di fidarsi. Senza spiegare nulla la donna infilò la mano nella testa di Charles, che gridò per il dolore, e chiuse gli occhi.

Cassandrà aprì gli occhi, si trovò nella spiaggia ma era avvolta dalla nebbia, in lontananza poteva vedere le luci del piccolo villaggio e quella del faro ma di Charles non c'era traccia.

"Dove sei?" chiese, guardandosi attorno "Charles?"

In risposta ottenne solo il rumore del vento che faceva sciabordare le onde sulla battigia. Cassandra si concentrò, esaminò ogni angolo di quella mente così complessa, infine sorrise: lo aveva trovato.

"Certo che sei un furbetto, eh?" disse impressionata "Sai, Charles? Le nostre menti sono unite da un filo invisibile ma più resistente di quanto tu possa immaginare perciò, anche se questa è la tua mente, io posso ugualmente fare tutto ciò che voglio."

Con un movimento di entrambe le mani Cassandra fece tremare il terreno, la sabbia iniziò a spostarsi e con un rumore assordante venne alla luce una stanza di metallo sotterranea, identica a quella in cui gli scienziati avevano tentato di nascondersi alla fonderia.

"Bene, Charlie" disse "Io ti ho aiutato, ora tocca a te uscire."

Cassandra osservò quella stanza, percepiva quanto fossero spesse le pareti e temeva che Charles non avesse la forza di uscire ma dopo qualche minuto iniziò a sentire dei rumori metallici, le lastre apparentemente indistruttibili si piegarono sotto la volontà di Charles e si deformarono creando una piccola fenditura. Senza sapere cosa stesse facendo, guidata dal puro istinto, usò ancora i suoi poteri per aiutarlo ad allargare l'apertura che presto fu abbastanza larga per permettergli di uscire.

Cassandra non aveva mai visto Charles, il vero Charles, restò senza fiato osservandolo, notò immediatamente la differenza, gli occhi dell'uomo che aveva di fronte erano gentili, amorevoli, pieni di compassione e speranza. Charles le indirizzò un sorriso che spazzò via la nebbia rivelando il piccolo villaggio, il faro, il mare e le stelle che brillavano nel cielo.

"Grazie. Non ce l'avrei mai fatta da solo."

Anche la sua voce era piena di grazia e gentilezza e questo la spaventò.

Cassandra ritrasse la mano come se qualcuno l'avesse ferita, Charles era ancora stretto nella morsa dei poteri degli altri ma il suo sguardo era cambiato, tutto era successo in pochissimi istanti nella realtà, stavolta fu Charles a posare delicatamente una mano su quella di Logan, i cui artigli stavano perforando il suo stomaco.

"Logan …"sussurrò telepaticamente, incapace di parlare"Fa male … per favore …"

Logan lo guardò negli occhi e riconobbe il cambiamento.

"Chuck?" chiese "Sei davvero tu?"

Charles annuì lentamente e mentre un rivolo di sangue usciva dalla sua bocca Logan lanciò un'occhiata a Jean, che annuì senza trattenere le lacrime di commozione.

"È lui" disse, liberandolo "È il nostro Charles."

Seguendo l'esempio di Jean anche gli altri si rilassarono, Logan estrasse con delicatezza gli artigli dal ventre di Charles per causargli meno dolore possibile e lo afferrò al volo prima che cadesse a terra. Le ferite guarirono quasi all'istante ma Charles era troppo provato da ciò che aveva vissuto in quei giorni e si lasciò andare tra le braccia di Logan.

"V-vi ringrazio …"disse con la mente "Sapevo che mi avreste salvato …"

Logan sorrise.

"Sai che noi … Charles!" gridò "No! No! Non puoi … Jean! Cosa gli sta succedendo?"

Charles aveva chiuso gli occhi e aveva perso i sensi tra le sue braccia, Logan lo fece stendere a terra facendo attenzione che non si facesse male. Jean gli posò una mano sulla fronte e chiuse gli occhi, restò così qualche istante poi scoppiò a piangere vedendo le torture che Sinistro gli aveva fatto subire.

"È solo svenuto" disse tra un singhiozzo e l'altro "Dopo tutto quello che ha passato il suo corpo e la sua mente sono giunti al limite, ma si riprenderà, dobbiamo solo portare pazienza."

Scott, sostenuto da Ororo, si avvicinò agli altri e Jean lo abbracciò senza dargli la possibilità di spiegarsi, ormai lo aveva già perdonato. Logan sentiva un nodo alla gola ma non lasciò che altre lacrime abbandonassero i suoi occhi, sempre tenendo Charles tra le braccia si voltò invece verso Cassandra, la quale era in piedi, poco lontano, e lo fissava terrorizzata.

"Senti tu" disse brusco "Hai aiutato Charles, è ovvio."

Lei non distolse lo sguardo dal fratello e si limitò ad annuire.

"Spero che tu ti renda conto che è l'unico motivo per cui non ti stiamo aggredendo in massa. Il punto è: perché lo hai fatto?"

Tutti la stavano fissando, lei sentì il peso di quegli sguardi, si voltò verso Logan.

"Non lo so" rispose "Ero convinta di volerlo vedere distrutto, in un modo o nell'altro, invece …"

"Invece cosa è cambiato?" chiese David, guardandola incuriosito.

"Ho visto qualcosa dentro di lui, qualcosa che non avrebbe dovuto esserci."

Tutti si scambiarono delle occhiate ansiose, non era la prima volta che sentivano quelle parole riferite a Charles e questo li fece preoccupare.

"Lui dovrebbe odiarmi" proseguì Cassandra con voce rotta dall'emozione e dalla paura "Dovrebbe disprezzarmi per ciò che gli ho fatto passare, invece …"

Grosse lacrime le rigarono il volto, sembrava che ciò che aveva visto nella mente del fratello l'avesse annientata.

"Lui prova compassione per me… non pietà ma affetto sincero, rimorso per ciò che mi ha fatto involontariamente e desiderio di sanare il nostro rapporto. Ho visto tutto questo dentro di lui. Perché? Spiegatemelo! Perché?" chiese con angoscia crescente mentre tutti invece si rilassarono e, guardandosi gli uni con gli altri, capirono che non c'era nulla da temere. Logan sogghignò e, estratto il suo fedele sigaro e l'accendino dalla tuta, lo accese e tirò qualche boccata con soddisfazione.

"Questo è Charles" disse "Non c'è nulla che possa far crollare la sua Speranza e la sua fiducia nel fatto che, in ognuno di noi, ci sia del bene, pure in coloro che lo fanno soffrire. Quindi, Cocca, il fatto che lui ti voglia bene è il secondo motivo per cui non ti ho ancora trasformato in uno spezzatino. Sono stato chiaro?"

Lei annuì ma restò in silenzio, l'atmosfera era tornata serena, tutti percepivano che il pericolo era cessato e potevano finalmente rilassarsi.

"Cosa facciamo di lei?" chiese Hank "Sembra pericolosa, non dovremmo metterle come minimo un collare inibitore? Ce ne saranno in giro qui?"

"Buona idea" disse Logan "Sarà bene cercarne uno, poi la porteremo a casa e sarà Charles a decidere il suo destino."

Una folata di vento gli scompigliò i capelli e un istante dopo Pietro era tornato con un collare che applicò al collo di Cassandra.

"Fatto" disse con soddisfazione "Sistemata."

"Scusate? Io avrei un'idea."

Tutti si voltarono verso Lester.

"Che ne dite se una volta a casa mettessimo a nanna Charles e parlassimo un po' con lei per capire meglio chi è … magari davanti a un paio di quelle deliziose bottiglie di vino …"

Hank alzò un sopracciglio, impressionato dalla rapidità con la quale Lester era riuscito a scrollarsi di dosso la tensione della battaglia.

"Lester, non mi sembra il caso …" iniziò Hank, ma Logan lo interruppe.

"Al contrario!" esclamò "Lui ha avuto un'ottima idea. Dopo tutto ciò che è successo in questi giorni sento un urgente bisogno di bere."

Si avvicinò a lui e gli cinse le spalle con il braccio.

"Sai una cosa, Lester? Credo che io e te andremo molto d'accordo."

Più tardi si trovavano a Westchester, avevano caricato sul Blackbird Charles e Cassandra, i cui poteri erano stati annullati dal collare trovato da Pietro.

Una volta tornati a casa avevano spogliato Charles della tuta, lo avevano rivestito con abiti più comodi e poi lo avevano steso nel suo letto. Durante tutto il processo lui non si era mosso, troppo stanco per reagire, profondamente addormentato e, notarono, sereno e in pace con se stesso.

Raven decise di restare al suo fianco mentre gli altri si riunirono nel suo ufficio per parlare con Cassandra. L'ora era tarda ma nessuno aveva voglia di dormire e tutti cercavano risposte. Lei era seduta sul divanetto, intimorita non tanto da loro ma da ciò che Charles provava per lei.

"Allora, Tesoro" disse Logan porgendole un bicchiere di vino rosso "Vogliamo chiacchierare un po'?"