Piccolo appunto: il libro che legge Charles per rilassarsi è lo stesso che legge il Capitano Picard in vacanza a Risa.
66. Il Professor Charles Francis Xavier
Nella stanza c'erano tutti: Logan, Hank, Moira, Erik, Ororo, Pietro, Wanda Scott e Jean, che per ovvie ragioni si limitava a bere del succo di frutta. Nel tavolino al centro della stanza erano allineate alcune bottiglie di vino e i bicchieri di tutti i presenti, più un posacenere di cristallo per Logan. Cassandra ignorò il bicchiere che le porgeva e lui, paziente, lo posò sul tavolino, di fronte a lei. La donna li osservava, colpita da come fossero riusciti a lasciarsi alle spalle la tensione della battaglia, probabilmente erano abituati a gestire quel genere di situazioni.
"Allora, di cosa volete parlare?" chiese incrociando le braccia al petto in atteggiamento di chiusura.
"Di quello che vuoi, Tesoro" disse Lester versandosi il suo secondo bicchiere.
Cassandra sogghignò, nei suoi occhi brillò una luce maligna.
"Parliamo di voi, vi va?" chiese "Parliamo del fatto che vi state facendo manipolare da mio fratello?"
Logan bevve tutto d'un fiato l'ultimo sorso di vino del suo bicchiere.
"Non so di cosa tu stia parlando."
"Ah no? Poco fa mi hai detto che mi avresti ucciso ma a quanto pare ti trattieni proprio a causa di Charle … o sbaglio?"
"Hai proprio capito male, Cocca" rispose lui versandosi altro vino.
"Allora illuminami!" esclamò lei, sporgendosi in avanti "Voglio capire."
Logan bevve un piccolo sorso di vino, poi restò a fissarlo, incantato dalla sfumatura di rosso che gli ricordava tanto il sangue.
"Io ho più del doppio della tua età, carina" disse "Ho visto cose che nemmeno immagini, ho combattuto tante battaglie e ho perso il conto di quanta gente ho ammazzato. Ho vissuto la maggior parte della mia vita nella convinzione che la violenza fosse l'unica via, l'unico modo per sopravvivere … ma era esattamente ciò che facevo: sopravvivevo."
Lo sguardo di Logan si spostò dal bicchiere a quello di Cassandra.
"Quando avevo un problema l'unica soluzione erano questi" disse chiudendo la mano libera a pugno ed estraendo gli artigli "Pensavo che sarebbe stato così per sempre … poi ho incontrato Charles."
Logan ritrasse gli artigli e bevve un altro sorso di vino.
"Così lui ti ha plagiato, eh? Ti ha snaturato? Come ti ha convinto?"
"No, ti sbagli" rispose lui scuotendo la testa "Lui non mi ha detto proprio nulla. Lui non mi ha detto che c'è un'altra via, lui me l'ha fatta vedere."
Cassandra alzò un sopracciglio, poco convinta.
"Non mi vergogno ad ammettere di essere stato il suo allievo peggiore" continuò Logan "Con me ha portato una pazienza infinita, eppure ora sono qui e mi sento un uomo migliore, tutto grazie a lui! Lui non impone le sue idee agli altri, lui le vive così intensamente che gli altri non possono fare altro che seguirlo! Capisci la differenza? Eppure avrebbe potuto farlo, eh! Se lo avesse fatto non avremmo avuto così tanti problemi con questo idiota!" disse indicando Erik.
"Sono qui, sai?" disse lui.
"Tu stai zitto!" esclamò Logan voltandosi verso di lui e puntandogli un dito contro "Di come ti sei comportato durante l'attacco delle Sentinelle parleremo dopo. Tornando a noi" continuò rivolgendosi di nuovo a Cassandra "Charles è così, non riesco a capire come faccia eppure ce la fa, va avanti nonostante tutto."
Tutti attorno a lui annuirono, Lester alzò il bicchiere per un brindisi silenzioso, Cassandra, invece aveva gli occhi spalancati per lo stupore, li fissò uno per uno, poi rivolse il suo sguardo a Logan.
"Allora è vero" disse "Credete davvero a tutte le cazzate che dice!"
Logan e Hank digrignarono i denti per l'offesa rivolta al loro amico e la tensione nella stanza salì per un attimo ma fu sciolta dalla risata di David.
"Ti faccio ridere?" chiese Cassandra.
"No!" rispose lui calmando la risata "Non è questo … è che …"
Cassandra gli lanciò un'occhiata carica di irritazione così lui decise di spiegarsi.
"Il fatto è che tu sei sua sorella e io sono suo figlio, giusto? Sai, quando l'ho incontrato per la prima volta gli ho detto esattamente le stesse cose, quasi parola per parola."
Tutti si voltarono verso di lui, Cassandra sogghignò.
"Davvero? Lo credi ancora?" chiese.
"No, non lo penso più" rispose David "Ma quel giorno credevo davvero che fosse un folle."
Lei si sporse verso di lui.
"Ho detto di aver visto tutta la sua vita, ma a grandi linee ovviamente, questo mi manca."
David rise ancora, il suo sguardo andò a Lester che gli fece l'occhiolino.
"Eravamo prigionieri nella stessa struttura dove eravate prima. Io ero lì già da un po', lui arrivò quel giorno e, vi giuro, la prima cosa che pensai fu che o avesse sbattuto troppo forte la testa o avesse fumato o fosse ubriaco …"
"Le ultime due sarebbero state plausibili, considerando che era appena uscito dalla casa di Tony Stark" commentò Hank.
"In ogni caso" continuò David "Sembrava fuori di testa, era ricoperto di ferite dalla testa ai piedi, credo che lo avessero pestato in cinque, eppure sorrideva! Sorrideva, capisci? Mi sembrava tutto così assurdo … poi ha cominciato a parlare a quel ragazzino, Zuko."
"Gran bel discorso" disse Lester "Mi ha commosso."
"Io invece non ne fui colpito, poco dopo andai da lui e gli dissi …"
"Davvero credi a tutte le minchiate che dici?" proseguì Cassandra per lui, David annuì.
"Credevo che fosse un ragazzino, non sapevo che in realtà aveva più di ottant'anni! Credevo che fosse un giovane ingenuo e sognatore, ma quando mi ha detto la sua vera età ho capito che c'era qualcosa di più sotto. Poi grazie a lui siamo riusciti a uscire e ci ha portati qui."
"È stato qui che ti ha detto di essere tuo padre?" chiese Cassandra, sempre più interessata.
"Esatto" rispose lui annuendo "Con una sincerità disarmante. Dopo averci portato qui aveva visto il mio nome e la mia data di nascita sui documenti e aveva fatto due più due. Sia chiaro, non lo posso condannare per non essere stato presente per me, ho sempre saputo che mio padre non era nemmeno consapevole della mia esistenza, ma ho passato la mia vita chiedendomi chi fosse, cosa facesse, perché mia madre avesse ritenuto inutile parlargli di me … poi ho capito."
David si prese qualche istante per riflettere mentre si osservava le dita delle mani cercando le parole giuste.
"Se fossi stato al suo posto probabilmente sarei fuggito, lui invece mi ha affrontato, la cosa aveva sconvolto lui quanto me, ma l'abbiamo affrontata insieme."
"Cosa ha detto per convincerti a restare?" chiese Cassandra con malizia nella voce.
"Nulla. Assolutamente nulla" rispose David stringendosi sulle spalle "Mi ha lasciato la massima libertà. Per lui era importante che io sapessi come sapeva lui, la scelta poi sarebbe stata mia. A dire il vero io avrei preferito andare via ma quando ho scoperto che lui sarebbe partito per un lungo viaggio ho deciso di restare, di approfittare della sua assenza per conoscerlo attraverso gli occhi degli altri, per avere del tempo per avvicinarmi a lui … e così è stato. Grazie ai suoi studenti non solo ho imparato a conoscere lui ma anche a scoprire cose di me stesso che prima ignoravo."
David sospirò e il suo sguardo si perse sul fondo del bicchiere ormai vuoto.
"Sono passato da un medico all'altro, da un ospedale all'altro, nessuno sembrava in grado di curarmi, tutti volevano risolvere il mio problema, qui invece mi sono sentito accettato, libero di esprimere me stesso. Questa" continuò, alzano la testa e guardandosi attorno per indicare la casa "non è solo una scuola, non è una casa, è un'oasi di pace dove i mutanti possono essere liberi, dove non devono temere di essere discriminati o etichettati … ma è anche molto di più, è un luogo dove ci possiamo preparare a ciò che c'è lì fuori. Mio padre è un sognatore, questo è vero, ma non è un ingenuo, sa che il mondo non è fatto di fiorellini e prati verdi. Il suo obiettivo è aiutare gli altri a trovare la pace dentro se stessi per poi portarla anche fuori."
"Pace?" chiese gelida Cassandra "Non c'è pace là fuori."
"No, questo è vero" rispose David "Ma è solo tramite la pace interiore che possiamo gestire al meglio i nostri poteri e usarli per fare del bene… o anche semplicemente per difenderci. Questo è quello che ho imparato da mio padre."
Cassandra rise di gusto.
"Pace interiore?" chiese "Lui vi ha insegnato la pace interiore? Avete visto in che condizioni era? Avete idea del casino che aveva dentro di sé?"
"Questo perché si è sempre dedicato agli altri" rispose Jean senza nemmeno scomporsi "Per tutta la sua vita ha represso il suo dolore per il bene altrui "Ora però le cose sono diverse, non è più solo, ci siamo noi a guardargli le spalle e, fidati, siamo determinati a difenderlo fino alla morte."
Cassandra arricciò appena il naso.
"Ho visto." commentò con voce piatta.
Un silenzio di pace calò nella stanza, l'unica che sembrava a disagio era proprio Cassandra.
"Quindi?" disse "Cosa volete fare? Continuare a raccontarmi quanto sia meraviglioso e perfetto mio fratello?"
Logan rise piano, estrasse un sigaro e l'accendino dalla giacca e lo accese, solo dopo qualche boccata parlò.
"Oh, no" rispose "A dir la verità volevamo scoprire di più su di te, ma visto che me lo chiedi …" si allungò verso il tavolino e scosse un po' della cenere sul posacenere di cristallo "Charles non è perfetto, anzi! È pieno di difetti!"
Tutti sorrisero e si guardarono con una complicità che lasciò Cassandra nella confusione, sembravano uniti nel volergli bene ma anche nel criticarlo affettuosamente, per un istante invidiò quel legame che avevano instaurato con lui e che a sua volta li teneva uniti tra di loro. Li guardò ancora, alla ricerca di qualche indizio, ma la loro tranquillità non fece altro che accentuare la sua irritazione.
"Per esempio?" chiese "Mi farebbe bene sapere che anche lui è umano, dopotutto! Fino a un istante fa sembrava capace di fare qualsiasi cosa!"
Logan espirò un lungo filo di fumo.
"Non sono cose che mostra a chiunque" precisò Logan "Chuck è sempre stato molto riservato e certi aspetti del suo carattere li hanno visti solo coloro che lui conosce bene e di cui si fida."
"Esatto" confermò Scott "Con tutti è un Professore tranquillo e gentile, ma ormai noi siamo andati oltre il rapporto studente-insegnante, noi siamo la sua famiglia, con noi riesce ad essere veramente se stesso."
"Be', tanto per cominciare non beve." disse Logan.
Lester trattenne il fiato, scandalizzato.
"Non abbastanza." precisò poi "Non è decisamente il tipo da uscire per una sbronza in compagnia, preferisce restare solo a leggere bevendo un earl gray. Letture leggere, eh! L'ultima volta che l'ho visto rilassarsi così stava leggendo l'Ulisse di James Joyce."
"È un gran peccato" commentò Lester tristemente.
"Per carità!" esclamò Hank, abbassando la testa e nascondendo il viso dietro la mano "Charles diventa imbarazzante quando è ubriaco! Uno spettacolo che non consiglio a nessuno!"
Ororo scoppiò a ridere.
"Davvero, Hank? Hai visto Charles ubriaco?"
Lui non rispose subito, alzò lentamente la testa togliendo la mano dal volto, i suoi occhi erano quelli di un uomo che cerca inutilmente di dimenticare un ricordo traumatico.
"Oh, sì" rispose "È stato terribile. Terribile. Tremo al solo pensiero."
Lester si sfregò le mani, poi allargò la sinistra e con la destra finse di scrivere.
"Appunto … per … me: far … ubriacare … Charles!"
"No! No, ti prego!" implorò Hank, ma dalla sua voce era intuibile che in realtà gli sarebbe piaciuto rivedere Charles perdere nuovamente il controllo.
"Chi dovrai far ubriacare?"
Tutti si voltarono verso la porta, Raven era appena entrata e si era chiusa la porta alle spalle.
"Come sta Charles?" chiese Jean.
Raven le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla.
"Sta bene" rispose, accettando il bicchiere di vino che le porgeva Scott "Dorme come un bimbo. Ha mormorato qualcosa nel sonno, credo che i miei pensieri lo disturbassero, così ho preferito venire qui."
"Giusto in tempo" disse Erik, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltare, interessato quanto Cassandra "Stavamo per elencare tutti i suoi difetti."
Raven bevve un sorso di vino, lo gustò con calma prima di parlare.
"Oh, allora sono arrivata giusto in tempo! Io ho vissuto con lui per quindici anni, ben prima che si mettesse la maschera del perfettino Professor X, perciò so tutto di lui, del vero lui!"
"Oh! Pettegolezzi su Charles!" esclamò Lester, versandosi l'ennesimo bicchiere di vino "Interessante!"
