Vi chiedo scusa per alcune cose che state per leggere ma non ho potuto farne a meno, vi chiedo scusa anche da parte loro, sono ubriachi! Spero che cogliate la citazione di Lester.
67. Chuck
Raven aveva lo sguardo assorto di chi sta ricordando, con il dito indice sfiorava il bordo del bicchiere ancora pieno di vino, Cassandra la osservava con attenzione per non perdersi una parola o un moto del viso.
"Difetti … vediamo, vediamo … i difetti di Charles … da dove potrei cominciare? Be'" disse, fermando il dito e posando il bicchiere "Per prima cosa è incredibilmente testardo."
"Oh, sì!" rispose Hank.
"Quando si mette in testa una cosa è praticamente impossibile togliergliela, ha ragione lui e basta. Fine del discorso. Inoltre vuole sempre fare tutto da solo, anche quando era confinato in sedia a rotelle insisteva per essere totalmente indipendente anche se, ovviamente, non poteva esserlo."
"Cosa mi hai fatto ricordare!" disse Hank "Voi non potete saperlo, tra di noi solo Moira se lo ricorda, ma non avete idea di quanto sia stato snervante averlo attorno subito dopo l'incidente di Cuba! In certi momenti avrei voluto lanciarlo fuori dalla finestra!"
Erik si schiarì la voce, anche se erano passati tanti anni e ora Charles era sano, il senso di colpa per ciò che gli aveva fatto era ancora lì, in un angolo del suo cuore.
"Era una situazione del tutto nuova per lui, eppure insisteva a voler fare tutto da solo. Noi continuavamo a dirgli 'Fatti aiutare, almeno per fare la doccia, almeno per prendere gli oggetti più alti!' e lui 'No, devo farcela da solo!" e noi 'Dai, almeno i primi tempi, devi abituarti!' e lui: 'No, devo arrangiarmi! Andate affanculo!"
Scott sbattè gli occhi per lo stupore.
"Andate aff-davvero?" chiese "Charles?"
"Oh, sì" rispose Raven "Diventa estremamente volgare quando è davvero arrabbiato."
Ororo sospirò.
"In effetti tante cose sarebbero andate in modo diverso se avesse accettato di farsi aiutare" disse "Non dico per noi, dico per lui, avrebbe sofferto molto meno."
Tutti annuirono con rispetto.
"La sua cocciutaggine lo ha anche messo spesso nei guai in passato" continuò Raven "Quando era a scuola non faceva altro che correggere i professori nei momenti più inappropriati e ovviamente veniva punito per questo."
"Non riesco proprio a immaginare Charles in punizione per aver mancato di rispetto a un professore" disse Erik.
"Questo accadeva i primi anni, poi si fece più furbo e smise di farlo, ma non dimenticherò mai quella volta che provocò un tizio in un pub perché, per corteggiare una donna, le aveva dedicato una poesia che però significava esattamente l'opposto di ciò che voleva dire. Charles glielo fece notare, la donna se ne andò e lui tornò a casa zoppicando con il naso rotto e un occhio gonfio!"
Tutti scoppiarono a ridere immaginando la scena.
"Poi?" chiese Cassandra "Non mi direte che è tutto qui!"
"No, certo che no, mia cara cognata!" rispose Raven prendendola in giro "Un'altra cosa è questa: è estremamente vanitoso."
Tutti annuirono.
"Vanitoso?" chiese Cassandra "Lui? Non sembrerebbe."
"Non lo fa per gli altri, sia chiaro, è una sua piccola forma di egoismo, è vanitoso per se stesso, senza secondi fini."
Cassandra la esortò a continuare con lo sguardo.
"Per esempio i capelli. È ossessionato dai suoi capelli."
Logan rise.
"Questa non la sapevo."
"Oh, sì!" disse Hank "La prima volta che usò Cerebro lavoravamo ancora per la CIA, gli chiesi se volesse rasarsi a zero e lui me lo impedì. Tempo dopo ci eravamo insediati qui e avevamo costruito Cerebro nei sotterranei, ricordo che anche allora gli chiesi se volesse rasarsi i capelli, per amplificare ulteriormente i suoi poteri, ma lui mi rispose di no, mi disse 'Stai lontano da me! Ho un'altissima probabilità di diventare calvo con l'età, fammi godere i capelli finché lì ho!' Da quel giorno smise persino di accorciarli, diventarono lunghi quasi fino alle spalle, più o meno come i tuoi in effetti." disse indicando quelli di Cassandra.
"Il Professore con i capelli lunghi" sussurrò Scott "Faccio fatica a immaginarlo. Ok, ora mi sono abituato a vederlo giovane e con i capelli, ma non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di lui calvo."
Raven sorrise, si alzò e cambiò forma, mostrando come era Charles negli anni settanta: capelli castani lunghi quasi fino alle spalle, leggermente ondulati, occhi azzurri, qualche lentiggine appena accennata, barba rossiccia e labbra carnose, anche i vestiti che indossava allora non facevano che accentuare la sua bellezza. Lester la fissò a bocca e occhi spalancati e si portò una mano al petto.
"Oddio" disse "Non so se sia il vino ma sto cominciando a dubitare della mia eterosessualità. Raven, sei sicura di essere tu la sua anima gemella?"
Raven tornò immediatamente nella sua forma blu.
"Non ci pensare nemmeno" disse.
Cassandra sogghignò, nonostante tutto stare tra quegli strani individui non era poi così male come pensava, era sempre una loro prigioniera ma la loro giovialità stava iniziando a contagiare anche lei.
Hank trattenne il fiato e guardò Ororo.
"Mi è venuta in mente una cosa!" disse "Oddio, Ororo, volevo dirtelo da tanto poi mi è passato di mente!"
Lei lo fissò preoccupata.
"Oh, niente di grave, eh! Solo … ricordi quando tornai a scuola, quando ci fu la crisi per la cura del gene mutante?"
Ororo annuì e Hank si rivolse agli altri.
"Quel giorno ero qui, stavo aspettando Charles, lui entrò accompagnato da Ororo. Lei appena mi vide mi abbracciò e mi fece i complimenti per il mio taglio di capelli, complimenti che io contraccambiai. Fu un istante, ma mi sembrò che a Charles fosse venuto un lievissimo tic all'occhio."
"Oh, non ne avevo idea!" disse Ororo "Mi dispiace!"
"Come potete biasimarlo?" intervenne Erik "Stavate parlando di capelli di fronte a un uomo calvo! Mi sarei incazzato anch'io!"
Ororo arrossì, Hank scoppiò a ridere.
"I capelli sono solo l'inizio!" riprese Raven "Fin da bambino Charles ha avuto una vera ossessione per i vestiti. Non l'ho mai visto in abiti sportivi se non quando gareggiava nelle competizioni di atletica leggera o giocava a rugby."
Erik la fissò stupito.
"Cosa?" chiese "Il pacifico Charles Xavier giocava a … rugby?"
"Sì, appunto. Rugby. All'inglese. Non quella barbarie che è il football americano. Parole sue! In soffitta dovrebbe esserci una cassa piena di sue medaglie e trofei."
"Sì, me ne aveva parlato" ammise Logan "Dovremmo riesumarli e farli vedere a tutti."
"Comunque sì," continuò a raccontare Jean "Sceglie sempre personalmente i suoi abiti con cura e rispettando la situazione in cui si trova. Quando dimostrava ottant'anni indossava solo abiti elegantissimi, firmati, costosissimi, fatti su misura. Anche ora che appare più giovane ha adattato il suo modo di vestire ma lo fa sempre con molta attenzione. Sì, decisamente per certe cose Charles è sempre stato snob."
Erik rise. "Non ci avevo mai fatto caso."
"Cosa potevi aspettarti? Ti devo ricordare che questa è casa sua?" chiese Raven e allargò le braccia riferendosi alla villa "Una villa, Erik. Noi vivevamo in una villa! I suoi erano ricchissimi e anche lui non è da meno, con tutto quello che ha ereditato!"
"Tanta roba?" chiese Lester.
"Oh, sì!" spiegò Raven "La Tenuta qui, diversi appartamenti a New York che ora sono in affitto e … ah,sì, la Tenuta Picard in Francia, a La Barre!"
Hank spalancò gli occhi.
"Château Picard?" chiese "Ho visto spesso quel nome tra le carte di Charles, ma pensavo che fosse semplicemente un azionista!"
"No, no" rispose lei "L'azienda è sua. L'ha affidata in gestione ad alcune persone di fiducia ma non se ne occupa molto, l'ha ereditata dai parenti francesi di sua madre, i Picard. So che non gli stanno molto simpatici. L'unico con cui andava d'accordo era il prozio Jean Luc, ma ovviamente è morto decenni fa e gli ha lasciato in eredità tutto perché anche a lui stavano antipatici gli altri parenti."
Lester era sconvolto, anche più degli altri, di fronte a quella rivelazione.
"Charles ha un'azienda vinicola …" mormorò " … e non ci ha mai detto nulla …"
Raven rise.
"A proposito, io avrei una domanda più … intima." disse Pietro "Com'è a letto?"
Nella stanza calò un silenzio imbarazzante, nessuno osò rispondere.
"Dai!" insistette Pietro "Ormai abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora!"
Hank si schiarì la voce, imbarazzato.
"Be' … credo che le uniche che possano rispondere a questa domanda siano solo Moira e Raven, giusto?" disse, guardandole.
"Io no." disse Moira, leggermente intristita dal ricordo "Non siamo arrivati fino a quel punto."
"Io quasi" ammise Ororo arrossendo "Ma mi ha respinta all'ultimo momento."
Logan la guardò con gli occhi spalancati, indeciso tra lo stupore e la voglia di picchiare Charles una volta che si fosse svegliato.
"Cosa?" chiese "Tu e Chuck …"
"È stato qualche mese fa, poco dopo il suo ringiovanimento e prima che trovassi il coraggio di dichiararmi a te" ammise lei, rossa in viso "Eravamo già nudi ma lui si è fermato prima di iniziare perché aveva sentito che in realtà amavo Logan."
Logan sospirò di sollievo, Erik rise.
"Peccato" commentò "In questi casi avere poteri telepatici può essere uno svantaggio."
"Non sempre" sussurrò Raven "Ve l'assicuro." aggiunse facendo un malizioso occhiolino.
"Basta così!" disse David brusco, rosso in viso per l'alcool ma soprattutto per l'imbarazzo "Vi dispiace? Mi mette a disagio parlare in questi termini di mio padre."
"In effetti sarebbe meglio cambiare argomento" disse Lester, accavallando le gambe per nascondere qualcosa "Io ho ancora in mente l'immagine di Charles con i capelli lunghi e, soprattutto, di lui poco fa con quella tuta aderente che non lasciava molto spazio all'immaginazione. Stupido sexy Charles!"
Tutti, tranne David e Cassandra, risero, l'alcool aveva allentato ogni freno inibitore.
"Avanti! Fatevi una risata!" disse Hank dopo una grossa risata "A quanto pare la serietà è nel DNA della famiglia Xavier, eh?"
Famiglia Xavier. Cassandra si voltò verso David e notò che anche lui, nello stesso istante, si era voltato verso di lei con lo stesso sguardo scocciato.
Famiglia Xavier. Era un concetto al quale non aveva mai pensato, eppure era lì, di fronte a lei: una famiglia, una vera famiglia. Aveva vissuto tutta la sua vita crogiolandosi nell'odio, usando la rabbia come fonte di energia per andare avanti, ma ora? Ora cosa ne sarebbe stato di lei? Aveva ancora tante domande alle quali non aveva ancora trovato risposta e quella piccola oasi di pace sembrava il luogo giusto per trovarle.
Famiglia Xavier. Era stata lei stessa a pensare di potersi far chiamare Cassandra Xavier, giusto? Era uno scherzo, una presa in giro, eppure … Si schiarì la voce per scacciare l'imbarazzo di fronte a quel pensiero ridicolo ma sobbalzò leggermente sentendo la voce di Jean dentro la sua testa.
"Cassandra Xavier?" disse "Perché no? Non mi sembra una brutta idea."
Cassandra sbuffò, apparentemente offesa, celando in realtà un certo compiacimento. Cassandra Xavier. Sì, dopotutto avrebbe potuto darle una possibilità.
Mentre tutti gli altri si divertivano e continuavano a parlare tra di loro, Erik le si avvicinò: tra tutti era l'unico che si era limitato nel bere ed era ancora perfettamente lucido.
"Non è male qui, dopotutto" disse "Per anni ho evitato questo posto, ho combattuto contro Charles, ho combattuto i suoi ideali, credevo che fossero solo illusioni."
Cassandra, che all'inizio aveva finto di non ascoltare, si voltò verso di lui.
"Mi consola sapere che non sono l'unica a pensarla così."
"Io la pensavo esattamente come te e come David" continuò Erik "E per certi versi credo ancora di avere ragione, il mondo lì fuori è brutale e senza pietà, non c'è pace né amore per noi."
"Ovvio" rispose Cassandra incrociando le braccia al petto.
"Però Charles mi ha fatto vedere una cosa diversa, mi ha fatto capire che ciò che è importante cercare è la pace dentro di noi."
Lei espirò dal naso.
"Non mi sembra che questa ricerca lo abbia portato lontano" commentò "So cosa gli è successo, so come ha vissuto la sua vita e anche ciò che gli è successo in questi mesi non fa altro che confermare ciò che dico. Mi stupisce che tu abbia cambiato idea!" concluse, quasi accusandolo.
"Non ho cambiato idea" proseguì lui "Credo ancora che il problema sia lì e che vada risolto. Ciò che ho cambiato è il mio approccio rispetto al problema."
"L'approccio al problema?" ripeté lei con tono derisorio "Dove pensi che ti porterà questo nuovo approccio? Charles ha sofferto tantissimo, non dico che la cosa non mi faccia piacere," aggiunse con un ghigno divertito "ma un uomo intelligente come te dovrebbe capire che il suo modo di vivere porta solo alla rovina!"
Erik rise piano, chiuse gli occhi e scosse la testa lentamente, poi li riaprì e le lanciò un'occhiata di sfida.
"Vuoi vedere dove è arrivato Charles con il suo approccio alla vita?"
Cassandra strinse ancor di più le braccia al petto, ricambiando lo sguardo con altrettanta sfacciataggine.
"Avanti. Vediamo dove."
Erik sogghignò, poi si voltò verso gli altri che stavano continuando a fare baldoria.
"Qui." disse semplicemente "Lo ha portato qui. Lo ha portato ad avere una famiglia che lo sostiene nonostante tutto, persone che lo amano per ciò che è e che arriverebbero a morire o addirittura ad uccidere per il suo bene. Lo hai visto, no?"
Cassandra distolse lo sguardo, non avrebbe potuto in nessun modo negare di aver visto quanto fossero affiatati.
"La vita è così, mia cara" continuò Erik tornando a guardarla "È profondamente ingiusta, piena di dolore e ostacoli, ma questi possono cambiare se noi cambiamo per primi, se li guardiamo da un'altra prospettiva e permettiamo agli altri di aiutarci."
Erik si alzò, il suo viso era segnato dall'età e dai drammi che aveva dovuto affrontare durante la sua vita ma il suo sguardo era sereno, fiducioso verso il futuro. Cassandra, suo malgrado, arrossì, senza capire perché.
"L'unico mio rimpianto è di averlo capito troppo tardi." disse, poi si voltò verso di lei "Tu hai l'età di Charles ma grazie al tuo potere hai ancora tutta la vita di fronte. Non sprecarla.
Cassandra non rispose ma osservò Erik uscire con eleganza dalla stanza dopo aver augurato la buona notte a tutti.
"Cocca, tu vieni con me" disse Logan alzandosi e avvicinandosi "Collare o no, non mi fido ad averti in giro, soprattutto ora che siamo tutti ubriachi. Ti porterò nel sotterraneo, lì abbiamo una cella dove potrai stare comoda fino a quando Charles si sveglierà. Ti tratteremo bene, non temere, come in un hotel di lusso, ma ti terremo anche d'occhio."
Cassandra sospirò, si alzò e lo guardò negli occhi.
"Ti seguo" disse con tono derisorio che però Logan ignorò.
Hai ancora tutta la vita di fronte. Non sprecarla.
Cassandra ripensò alle parole di Erik, ormai erano entrate nella sua mente come i suoi occhi azzurri e sinceri, occhi che avevano vissuto un tormento simile al suo e ne erano usciti puliti e sereni. Pensando a lui, Cassandra si ritrovò a sperare che anche per lei, forse, ci sarebbe stato un angolo di pace.
