Anche in questo capitolo c'è una piccolissima citazione, chi la trova vince un bacio in fronte.
73. Il Regno di Lester
Cassandra restò poco nella sua stanza, quasi subito uscì e andò ad assistere ad un'altra lezione, stavolta di storia, tenuta da Logan. Sebbene non avesse il tocco delicato di Charles, anche lui se la cavava discretamente come insegnante e la sua esperienza contribuiva molto ad arricchire le sue lezioni.
Finite le lezioni non si unì agli altri per pranzo, aveva ricevuto fin troppi stimoli, perciò aspettò che se ne andassero quasi tutti per avvicinarsi e vedere se era rimasto un po' di cibo anche per lei. Invece di sedersi decise di andare direttamente in cucina e lì trovò Lester che stava finendo di pulire le ultime pentole.
"Ah, finalmente!" disse vedendola "Ti stavo aspettando."
Lester finì di sciacquare l'ultima pentola e la mise ad asciugare poi andò verso il forno e tirò fuori un paio di piatti.
"Sospettavo che non ti saresti unita a noi per pranzo così ti ho tenuto qualcosa da parte. Non è buono come prima ma spero che almeno ti sazi. Io devo finire di pulire la cucina, se vuoi puoi farmi compagnia e accomodarti lì."
Non aspettò che lei rispondesse, portò due piatti coperti sul tavolo e apparecchiò rapidamente con un tovagliolo, le posate, un bicchiere e una caraffa d'acqua.
"Risotto ai funghi e scaloppine al caffè" disse "Sono gusti un po' particolari, spero che ti piacciano."
Cassandra si avvicinò al tavolo e scoperchiò il primo piatto, quasi con timore, ma quando annusò il profumo di quel risotto chiuse gli occhi, sembrava davvero delizioso.
"Avanti!" la incoraggiò Lester "Non fare complimenti!"
Cassandra sorrise, contagiata dall'entusiasmo di Lester, e prese la prima forchettata. Era paradisiaco: cremoso, saporito, perfettamente al dente nonostante fosse stato preparato molto prima, chiuse gli occhi per assaporare meglio ogni dettaglio di quel piatto. Mangiò in silenzio, nella cucina si potevano sentire solo i rumori prodotti da Lester che continuava a pulire i ripiani e poi i pavimenti.
Finito il risotto passò alla scaloppina, l'aspetto era decisamente invitante anche se l'unione degli ingredienti era inusuale, ne tagliò un pezzetto e lo portò alla bocca, anche quel piatto era delizioso, sapientemente bilanciato dall'abilità di Lester.
"Sai qual è il miglior complimento per un cuoco?" chiese Lester raggiungendola dopo aver riposto l'ultimo straccio "Il silenzio. Se c'è silenzio vuol dire che si sta gustando il cibo."
Cassandra abbassò lo sguardo sui piatti, aveva divorato tutto non solo perché era affamata ma anche perché era decisamente buono. Sospirò e ricambiò lo sguardo soddisfatto di Lester.
"Era tutto delizioso, ti ringrazio."
"Non c'è di che" rispose Lester prendendo i piatti sporchi e mettendoli dentro il lavandino "Ora se non ti dispiace vado a riposare. Ci vediamo stanotte per il tuo primo turno di lavoro?" le chiese.
"Mi sembra di capire di non avere alternative o sbaglio?"
Lester si limitò a farle l'occhiolino e se ne andò, lasciandola sola.
Cassandra trascorse il resto della giornata passeggiando, leggendo e riflettendo su ciò che le era stato detto e sull'effetto che quelle parole avevano avuto su di lei. La lotta interna tra le sue iniziali intenzioni e ciò che aveva trovato lì continuava silenziosamente ma sembrava ormai evidente come si sarebbe conclusa.
Subito dopo cena andò a dormire come le aveva consigliato Lester e si svegliò a mezzanotte, si preparò con calma e si avviò verso la cucina e, nonostante fosse arrivata in anticipo, trovò Lester già indaffarato.
"Oh! Benvenuta nel mio Regno!" esclamò "Puoi indossare la divisa, eccola." le disse porgendole una giacca bianca "Metti anche la retina sui capelli."
Mentre Lester tornò al lavoro Cassandra indossò la divisa come richiesto e si rimboccò le maniche.
"Mettiamo in chiaro una cosa" disse avvicinandosi con le braccia incrociate sul petto "Non sono qui per il motivo che credi tu!"
Lester era in piedi di fronte al banco d'acciaio, stava dividendo un grande impasto in tante piccole pagnotte, si fermò, la guardò negli occhi e scoppiò a ridere.
"Invece sì." rispose lui.
Cassandra alzò un sopracciglio ma lui continuò.
"Sei qui perché sei competitiva." spiegò Lester riprendendo a lavorare "Perché credi che abbia detto che Charles non sarebbe capace di fare questo lavoro?" le chiese lanciandole un'occhiata maliziosa. Cassandra restò a bocca aperta, stupita da quella rivelazione, non si sarebbe aspettata di essere stata manipolata così facilmente.
"Lo hai detto tu, no?" chiese Lester "Non serve essere un telepate per manipolare le persone, basta fare leva sui punti giusti."
La bocca aperta di Cassandra si chiuse in una smorfia irritata.
"Quindi?" chiese "Mi accetti lo stesso come apprendista anche se le mie motivazioni non sono nobili come le tue?"
Lester scoppiò in una risata ancora più forte, rise fino a piegarsi in due.
"Motivazioni nobili?" chiese dopo aver ripreso fiato ed essersi rialzato "Vuoi che ti racconti perché io sono diventato un panettiere?"
Cassandra gli lanciò un'occhiata eloquente, Lester lo prese come un sì e sospirò e iniziò a raccontare con enfasi.
" lì, nel mio candido lettino... e ho sentito una voce che diceva "Lester". Era l'Angelo della lievitazione che mi disse: 'D'ora in poi tu sarai un panettiere!"
Cassandra alzò un sopracciglio e Lester sogghignò.
"Denaro." disse con un tono di voce più serio "L'ho fatto per il denaro."
Cassandra alzò anche l'altro sopracciglio e Lester continuò.
"La mia non era una famiglia ricca," disse stringendosi sulle spalle "non eravamo nemmeno poveri ma qualche soldo in più faceva comodo e questo era l'unico lavoro che mi permetteva di guadagnare e prendermi cura dei miei fratelli minori."
Cassandra inclinò leggermente la testa per osservarlo meglio, non lo riusciva a inquadrare nonostante si sforzasse di capirlo, era un enigma vivente.
"Eppure sei talmente bravo" disse "Si vede che lo fai per passione."
"Ah, la passione!" disse Lester riprendendo a suddividere l'impasto "Quella è arrivata dopo, con il tempo e, lo ammetto, anche grazie a un po' di sana competizione. Io non avevo un fratello come te ma il mio maestro era molto esigente e io non solo volevo essere alla sua altezza, volevo superarlo!"
Cassandra non rispose e il suo silenzio fu sufficiente per Lester per capire di averla spiazzata.
"Un po' di sana competizione può essere fondamentale come motivazione per fare le cose" disse "Non sottovalutarla. Ora" continuò, ignorando il fatto che lei aveva alzato gli occhi al cielo "Cominciamo?"
Lester la raggiunse dall'altra parte del bancone.
"Ecco" disse indicando tre ciotole "Qui c'è tutto il necessario per preparare il tuo primo impasto. Farina, acqua e lievito. Fine."
Cassandra non si mosse, si sporse appena per vedere meglio ma Lester le diede una pacca sulla schiena per farla avanzare.
"Non avere paura!" la incoraggiò "Mica ti mangia!"
"Quindi io dovrei … impastare? Con le mani?"
"Se pensi di riuscirci con i piedi accomodati pure" rispose Lester "Anche se temo che non sarebbe igienico."
"Non esistono delle macchine per farlo?" chiese Cassandra ignorando la battuta.
"Ah, le macchine!" disse Lester "Sono una grande invenzione e semplificano tantissimo il lavoro, per esempio l'impasto che stavo lavorando prima è stato fatto con quella" disse indicando una grande impastatrice dietro di lui "Tu però devi imparare dalle basi."
Lester rise vedendo che Cassandra sospirava.
"Credi che la panificazione sia un lavoro umile?" chiese "Credi che sia semplice? All'apparenza può sembrare che sia così, in realtà è molto di più. La panificazione è arte, è poesia, è precisione e sensibilità! Credi che questo impasto sia solo un insieme di ingredienti mescolati a caso? No! Ci sono tanti fattori che incidono sulla riuscita di una pagnotta: il bilanciamento tra le quantità degli ingredienti, la temperatura dell'ambiente, dell'acqua, della farina, il giusto livello di lievitazione, la temperatura del forno … eh, cara mia! C'è tanto da imparare! Per poter conoscere i tuoi impasti non puoi affidarti solo alle macchine, devi toccare con mano! Conoscere le consistenze giuste!"
Cassandra sospirò ancora.
"Tu inizia intanto, versa l'acqua e il lievito nella ciotola della farina e inizia a impastare. Ah, ti sei lavata le mani, vero?"
Cassandra andò al lavandino e si pulì meticolosamente le mani, quindi tornò davanti al banco e iniziò a fare ciò che Lester le aveva detto. Aveva appena finito di versare il lievito e stava per immergere le mani in quello che presto si sarebbe trasformato in un impasto, quando notò qualcosa.
"Maestro" chiese con fare provocatorio "Non manca qualcosa? Magari il sale?"
Lester ridacchiò.
"Come dicono i panettieri: viva la biga!" disse "Quella è la biga, un pre impasto, l'impasto vero e proprio lo farai domani notte, per ora limitati ad impastare, non sarà necessario lavorare tanto, appena tutti gli ingredienti si saranno amalgamati in modo uniforme lo metteremo a nanna e passeremo ad altre lavorazioni. Ah, inizia nella ciotola, appena avrai formato qualcosa di abbastanza solido potrai trasferirti sul piano di lavoro."
Cassandra prese un profondo respiro e immerse le mani nel miscuglio di farina, acqua e lievito: subito la temperatura e la consistenza degli ingredienti la colpirono profondamente, c'era qualcosa di stranamente affascinante in quella sensazione, iniziò a muovere lentamente le mani mentre l'acqua si mescolava con la farina e il lievito creando qualcosa di solido e soffice. Cassandra chiuse per un attimo gli occhi, era abituata a introdurre le mani nei cervelli altrui, quel cambiamento fu sorprendentemente piacevole. Continuò ad impastare e quando fu soddisfatta rovesciò il contenuto della ciotola sul banco e continuò a lavorare lì l'impasto mentre Lester la osservava senza tuttavia interrompere il suo lavoro.
"Ottimo!" disse quando vide che l'impasto aveva raggiunto la giusta consistenza "Ora puoi fermarti. Rimetti pure l'impasto nella ciotola e coprilo con un po' di pellicola, poi lo metteremo a lievitare e domani sarà pronto per essere trasformato in una pagnotta!"
Cassandra aveva le mani sporche di farina e impasto ma sul suo viso era evidente la sua soddisfazione, aveva creato qualcosa, era solo l'inizio ma già sentiva che sarebbe stato straordinario.
"Ora che facciamo?" chiese mentre si lavava le mani.
"Adesso comincia il bello!" disse Lester "Vieni, oggi vedrai un po' di tutto."
Nelle ore seguenti Lester accompagnò dolcemente Cassandra nel mondo della panificazione, le fece vedere come fare le pagnotte, la pasta sfoglia per i croissants e l'impasto per le focacce e le pizze. Cassandra imparava rapidamente osservando i movimenti di Lester e ascoltando i suoi consigli, spesso lui le prendeva le mani per aiutarla a fare i movimenti giusti e lei lo lasciava fare, quasi ipnotizzata dalla sua voce calda e rassicurante. Non c'era malizia nei gesti di lui, solo l'intenzione di aiutarla a concretizzare ciò che aveva in mente, ma Cassandra si ritrovò a dover distogliere lo sguardo diverse volte per impedirgli di vedere che stava arrossendo.
Il tempo volò e senza che se ne rendesse conto erano arrivate le otto, il sole del mattino filtrava attraverso le tende illuminando la stanza, il laboratorio era saturo dei profumi del pane appena sfornato, delle focacce, delle pizze e dei croissants, Cassandra era stanca ma estremamente soddisfatta, il suo viso era coperto di farina, marmellata e uovo rappreso ma era luminoso di felicità e di orgoglio per ciò che era riuscita a fare.
Quando ebbero finito di pulire e sistemare tutto Lester le posò una mano sulla spalla e lei, che da sempre detestava il contatto fisico non richiesto, non si scostò.
"Hai fatto un ottimo lavoro oggi, puoi andare a riposarti!"
"Non ancora!" rispose lei scuotendo la testa "Prima c'è qualcosa che vorrei fare."
"Chome vuoi" disse Lester sbadigliando e avviandosi verso la porta "Io vado a dormire."
"Lester?" lo chiamò lei, lui si fermò e si voltò.
Cassandra non parlò subito, restò ad osservarlo per qualche istante, ripensando a ciò che avevano fatto insieme, a come la sua percezione di lui fosse cambiata in così poco tempo e a quanto già si fosse affezionata a lui.
"Sì?" chiese lui.
"Grazie."
Lester le donò un grande sorriso e se ne andò mentre Cassandra, animata da nuova energia, andò al lavandino e si sciacquò la faccia; prese un piatto di croissants e lo portò in giardino, le ci volle un po' ma riuscì a imbastire una colazione golosa per due, preparò la moka per il caffè e attese che uscisse.
In quel momento vide Charles che stava arrivando per fare colazione e lo raggiunse per impedirgli di vedere ciò che aveva preparato.
"Buongiorno, fratello" disse con disinvoltura "Hai dormito bene stanotte?"
Charles le sorrise.
"Molto bene, grazie. Tu invece hai lavorato, giusto? Com'è andata?"
"Prima di raccontarti com'è andata, vorrei dirti un'altra cosa."
Charles annuì per farle capire che stava ascoltando.
"Ti odio." disse Cassandra senza riuscire a trattenere un sorriso "Ti odio tantissimo."
"Certo, si vede" rispose Charles.
"Sì. Sei uno stronzo. Uno stronzo che è riuscito nel suo intento e per questo ti odio."
Charles era riuscito a trattenersi ma a quel punto non ci riuscì più, scoppiò a ridere.
"Quindi hai intenzione di restare?" chiese.
Cassandra non rispose, lo prese per mano e lo portò in giardino dove la tavola era pronta per la colazione, mentre aiutava Charles a sedersi sentirono un rumore dalla cucina.
"Il caffè!"
Cassandra corse dentro e dopo pochi minuti uscì con due tazze di cappuccino che servì a Charles e a se stessa. Charles perse un croissant, gli diede un morso e lo gustò ad occhi chiusi mentre un grande sorriso gli illuminò il viso; quando riaprì gli occhi osservò la sorella con orgoglio.
"Oh, grazie!" disse Cassandra "Mi fa piacere che sia di tuo gusto."
"È delizioso! Complimenti!"
Charles strappò un pezzo di croissant e lo inzuppò nel cappuccino, sorrideva e tremava leggermente per la felicità, Cassandra era cambiata tantissimo e in pochissimo tempo, era riuscita ad accettare l'amore e questa non era una cosa che aveva data per scontata, la gioia di quel momento lo ripagò di tutto il dolore che aveva dovuto affrontare per arrivarci.
"Devo dedurre che resterai qui?" chiese, cercando di non risultare invadente.
Cassandra finì di masticare ma non rispose subito, guardò verso il giardino per trovare le parole giuste, poi tornò a guardare il fratello.
"Sì, penso proprio di sì." rispose "Non volevo ammetterlo ma credo di aver trovato il mio posto qui, sarebbe sciocco continuare a negarlo … sempre che tu non abbia cambiato idea."
Charles le sorrise e le prese la mano e, come era già accaduto, non fu necessario parlare, ciò che voleva dirle era chiaro, un messaggio che solo loro due potevano percepire.
