Ho notato che nessuno di voi ha colto la citazione alla "Genesi" di Francesco Guccini, pazienza. Spero che questi capitoli più tranquilli non siano troppo noiosi ma non preoccupatevi, presto tornerà l'azione!
Comunque, parlando di Cassandra, oltre al desiderio di avere un lieto fine per Charles, sono stata ispirata dalle parole di Logan in Deadpool , quando lui parla con lei e le dice che è sicuro che se Charles avesse saputo della sua esistenza avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere e anche di più per poterla salvare.
74. Un momento di respiro
Charles e Cassandra continuarono a mangiare in silenzio, godendosi quel momento di pace, nonostante la stanchezza Cassandra non si alzò per andare a dormire, voleva stare ancora accanto a lui, in qualche modo gli faceva bene. Chiuse gli occhi e stava quasi per addormentarsi seduta a tavola, quando la voce di David la risvegliò del tutto.
"Che profumo!" disse avvicinandosi e prendendo un croissant "Sembra delizioso!"
"Potrei anche mangiarlo senza Nutella oggi" disse Raven che era arrivata insieme a lui "Solo stavolta però!" aggiunse posando la teiera piena di Earl Gray.
"C'è rimasto qualcosa per me?"
Kurt era apparso dal nulla grazie al suo potere e aveva preso posto accanto a David. Cassandra li osservò, erano arrivati senza avvisare e si erano seduti rompendo il silenzio che aveva regnato fino a qualche secondo prima con chiacchiere e complimenti. Per un istante si irrigidì, li osservò mentre parlavano rumorosamente tra di loro, commentando sapore e consistenza dei croissant e del pane e versandosi il tè. Irritata, arricciò il naso e stava per zittirli con una battuta acida, poi vide Charles e la rabbia si spense in un istante.
Raven, David e Kurt erano rumorosi e ingombranti ma Charles sembrava tranquillo, continuò a bere il suo cappuccino come se nulla fosse, godendosi anche quelle chiacchiere.
"Li hai fatti davvero tu?" chiese David "Sono buonissimi!"
Cassandra annuì.
"Più o meno. Lester mi ha fatto vedere come fare, l'ho solo aiutato."
"Però si vede che c'è una mano diversa" commentò Raven osservando la forma di uno dei croissant "Tu sei più precisa di Lester."
Cassandra la fissò, stupita da quel complimento sincero.
"Vedrai" aggiunse Raven "Col tempo diventerai anche più brava di lui!"
Diventare più brava di lui? pensò Cassandra, quella poteva essere la giusta competizione da vincere, sorrise a quel pensiero e la cosa non sfuggì a Charles.
"Tutto sommato non è così male stare qui, no?"le chiese telepaticamente"So che sono un po' rumorosi … ma ci si fa l'abitudine."
"Anche tu sei un amante del silenzio?"chiese lei, sempre telepaticamente.
"Onestamente sì, preferisco un buon libro e il silenzio della biblioteca alle serate in compagnia, ma ho imparato a convivere anche con le chiacchiere."
Charles posò la tazza ormai vuota e si alzò.
"Devo andare a lezione, ci vediamo più tardi a pranzo."
Si avvicinò a Raven e la baciò teneramente sulle labbra, poi passò davanti a Cassandra e le posò una mano sulla spalla.
"Grazie ancora per la colazione, era perfetta."
Charles le sorrise e in quel sorriso e in quel tocco leggero erano racchiuse tante emozioni impossibili da esprimere a parole.
"No, non ci siamo" disse Raven avvicinandosi e osservando Cassandra con sguardo critico "Oggi pomeriggio non ho sessioni di allenamento con gli studenti, vai a farti una doccia e a riposare, più tardi ti porterò a comprare un po' di vestiti."
Cassandra non rispose subito, guardò prima Charles che le fece l'occhiolino, poi di nuovo Raven che non si aspettava nemmeno una risposta, ormai aveva già deciso.
"Va bene" disse infine "Ora però seguirò l'esempio di Lester e andrò a dormire."
Si alzò e si allontanò insieme a Charles ma, mentre lui proseguì lungo il corridoio per raggiungere l'aula, lei salì le scale per raggiungere la sua stanza.
Una volta dentro si guardò attorno, era decisamente troppo spoglia, perfino per una minimalista come lei; aprì l'armadio, c'erano alcuni abiti tra cui camicie, pantaloni e biancheria intima, ipotizzò che appartenessero a qualche mutante che glieli aveva gentilmente prestati, dallo stile intuì che si trattasse di Jean.
Prese una delle camicie bianche dalla gruccia e la osservò a lungo, saggiò la consistenza del tessuto e valutò il taglio: era evidente che avrebbe potuto indossarla solo Jean. Ripose la camicia al suo posto e mentre si liberava degli abiti sudati pensò a quanto quei pezzi di stoffa potessero identificare chi li indossava.
Aveva osservato più o meno tutti, ognuno aveva il suo stile nel vestire e si era resa conto che grazie agli abiti riuscivano a esprimere se stessi e la loro personalità.
Charles, per esempio, portava solo abiti eleganti, scelti con cura per ogni occasione e allo stesso modo lui era sempre elegante nei modi e appropriato in ogni momento. Anche Erik aveva gusto nel vestire, ma i suoi abiti rispecchiavano il suo animo tormentato, le davano l'idea di qualcuno che vuole apparire aggressivo ma che in realtà vuole solo difendersi. Logan era più trasandato ma anche dietro a quell'apparente incuria c'era a suo parere un modo per ricordare a se stesso che il tempo scorre e la vita va avanti ma certe cicatrici non passano mai e noi dobbiamo solo imparare ad accettarle. Questi erano solo alcuni esempi, brevi immagini che le erano venute alla mente mentre si spogliava per infilarsi sotto la doccia, passando davanti allo specchio si vide nuda e ciò la colse impreparata: quale sarebbe stata la sua identità? Come avrebbe rivestito il suo corpo? Ancora non lo sapeva, aveva gettato la maschera dell'odio, ora avrebbe dovuto scoprire chi si era sempre celata lì dietro, gli abiti l'avrebbero aiutata a scoprirlo?
Sotto la doccia lasciò che l'acqua spazzasse via la fatica e i pensieri, forse avrebbe semplicemente potuto lasciarsi andare, fare in modo che il suo istinto la guidasse.
Cassandra uscì dalla doccia con nuova energia, si asciugò con cura e si infilò sotto le coperte senza nemmeno vestirsi e spense la luce, sentire la carezza delicata delle lenzuola attorno al suo corpo l'aiutò a rilassarsi e pochi minuti dopo si addormentò serenamente.
Erano passate circa quattro ore, l'ora di pranzo era passata da un po' ma Cassandra non aveva fame, si alzò e si vestì con cura, scegliendo e abbinando gli abiti che aveva a disposizione cercando un gusto che fosse suo, una volta completata l'opera si osservò davanti allo specchio ma scrollò subito le spalle, insoddisfatta. Aveva già tirato fuori dall'armadio gli abiti di Jean e li aveva piegati con cura per restituirli, quando Raven entrò senza nemmeno bussare.
"Ho sentito dei rumori e ho pensato che ti fossi svegliata" disse "Non preoccuparti, vai bene così" aggiunse vedendola incerta sugli abiti che indossava "Entro stasera sarà tutto molto più facile."
Cassandra diede un'ultima occhiata al suo riflesso sullo specchio, poi sospirò.
"Non mi sento a mio agio."
"Questo perché non sono i tuoi vestiti" spiegò Raven "Potrà sembrare banale ma scegliere ciò che indossiamo fa davvero la differenza."
"Come faccio a sapere quali sono quelli giusti?" chiese Cassandra, disorientata.
"Lo capirai, fidati. Inoltre ci sono io con te, ho occhio per queste cose!"
Cassandra annuì lievemente, l'entusiasmo di Raven era decisamente coinvolgente ma lei continuava a sentirsi fuori posto, scosse la testa ancora una volta e la seguì fuori dalla stanza.
Una volta restituiti i vestiti a Jean si recarono in garage e, tra tutte le auto, scelsero quella di Charles e partirono per recarsi a New York.
Restarono in silenzio per un po', nessuna delle due si sentiva di chiacchierare ma nonostante questo l'atmosfera era leggera, solo una mezz'ora più tardi fu Raven a parlare per prima.
"Ti devo delle scuse." disse con tono serio.
"Scuse?" chiese Cassandra incuriosita "Per cosa?"
"Per il pregiudizio che ho avuto su di te. Intendo il primo giorno in cui ci siamo incontrate."
Cassandra restò in silenzio per un istante, poi scoppiò a ridere.
"Se hai pensato che fossi una stronza non penso che tu sia andata tanto lontana dalla verità!"
Raven non rise, restò seria e scosse la testa.
"No, non mi riferivo a quello." spiegò "Sì, sei stata una stronza e te lo dico io, che quando voglio so fare cose anche peggiori. Ho avvelenato Charles senza rimorso solo pochi anni fa."
Cassandra si girò lentamente verso di lei e la guardò con gli occhi spalancati per la sorpresa.
"Oh, sì!" disse "All'epoca non andavo molto per il sottile, l'unica cosa che mi importava era raggiungere i miei obiettivi, anche a costo di far del male o di uccidere. Charles è rimasto in coma per qualche giorno a causa mia, francamente mi chiedo se lo ricordi perché si comporta con me come se non fosse successo nulla."
Cassandra sospirò e scosse la testa.
"Sicuramente lo ricorda" disse "Eppure ti ha perdonata. Idiota."
"Sono d'accordo!" rispose Raven ridendo "Al suo posto non avrei fatto altro che rinfacciarmelo!"
Cassandra rise insieme a lei.
"In ogni caso …" continuò Cassandra una volta che si fu calmata "Cosa intendevi prima? Quale pregiudizio hai avuto su di me?"
Raven tornò più seria senza tuttavia perdere il sorriso.
"In realtà non solo su di te, anche su Charles."
"Addirittura?"
"Sì. Quando ti ho conosciuta ho pensato che fossi una stronza, fin qui tutto bene. Quando hai detto di essere la gemella di Charles ho pensato che foste veramente simili fisicamente ma opposti caratterialmente, come bianco e nero … invece mi sbagliavo."
"Non saprei, credi che abbia qualcosa in comune con quell'idiota di mio fratello?" chiese "Se tu mi avessi fatto ciò che hai fatto a lui non solo te l'avrei rinfacciato ma te l'avrei anche fatta pagare!"
"Certo, sono d'accordo" rispose Raven "Anch'io avrei fatto lo stesso."
"Allora cosa intendi? Non mi sembra di essere per nulla simile a lui!"
"Io pensavo che foste bianco e nero, in effetti da lontano lo sembrate, ma se vi avvicinate vi fondete in un'unica sfumatura di grigio. Tu e lui avete in comune lo stesso difetto che, detto tra noi, è stato uno dei motivi per cui mi allontanai da Charles anni fa."
"Oh, fantastico!" esclamò Cassandra "Fa piacere saperlo!"
"Voi due siete entrambi testardi" spiegò Raven "Entrambi fate fatica ad accettare le emozioni che vi spaventano: per Charles è l'odio, per te … l'amore."
Cassandra abbassò lo sguardo, le parole di Raven l'avevano colpita nel profondo perché rispecchiavano la realtà.
"Da soli non sareste andati molto lontano" continuò Raven "Charles è fortunato perché ha noi, tu invece …"
"Puoi dirlo. La solitudine non mi ha fatto molto bene."
"Esatto." rispose Raven "Però ora siete insieme e ho già notato un cambiamento in entrambi. Charles aveva già iniziato, da quando ci sei tu è ancora diverso e anche tu hai tratto beneficio dalla sua presenza."
"Hai ragione, in effetti mi sento molto più rilassata." ammise Cassandra, poi sospirò e chiuse gli occhi.
"Anche Lester ti sta aiutando molto in questo senso" sussurrò Raven con malizia "Non è che tu …"
"Non esageriamo!" la interruppe lei, imbarazzata da ciò che aveva visto involontariamente nei suoi pensieri "Per ora vorrei concentrarmi sui vestiti che indosserò, per trovare qualcuno che me li tolga ci sarà tempo."
Raven scoppiò a ridere e non aggiunse altro.
Parcheggiata l'auto Raven e Cassandra si diressero immediatamente verso i negozi di vestiti.
"Allora, sei pronta?" le chiese Raven "Non sarà facile, ma iniziamo con calma. Lo stile."
Cassandra stava passeggiando nel reparto abiti femminili di un grande negozio, Raven al suo fianco la osservava con curiosità.
"Mah, non saprei … Lo stile elegante di Charles mi piace molto ma credo che su di me sarebbe troppo … noioso."
"Partire da un'idea è già un inizio" disse Raven.
"Quello è solo l'inizio!" la contraddisse Cassandra "Ci sono tante altre cose da capire. Ad esempio: i colori. Ho notato che tu indossi spesso abiti bianchi. Perché?"
In quel momento Raven era nella sua forma umana, con i capelli biondi e la pelle candida sembrava un angelo, indossava un completo bianco, semplice ma elegante, lo osservò per un istante al riflesso dello specchio di fronte a lei.
"Non ci ho mai pensato davvero" rispose "Credo che mi stia bene sia quando sono così, ma anche quando assumo il mio vero aspetto credo che crei un bel contrasto."
"In effetti è affascinante" disse Cassandra "Tu puoi diventare chi vuoi, assumere tutti i colori che desideri … e il bianco li racchiude tutti."
Raven scoppiò a ridere.
"Mi sembri Charles quando parli così!" disse "In realtà io non sono mai stata così profonda ma, chissà, magari ciò che dici ha un senso. Per qualche tempo andavo addirittura in giro nuda per sentirmi più libera."
"Nuda?" chiese Cassandra "Stai scherzando?"
"No, ma potevo permettermelo, il mio corpo è diverso … ma te lo farò vedere in un altro momento, se vorrai."
"Volentieri" rispose Cassandra "Per ora preferirei vedere se mi sta bene questa, che ne dici?"
Prese una camicetta nera dal taglio semplice ma arricchita da alcuni inserti di pizzo.
"Mi piace!" disse Raven con un sorriso di approvazione "Che ne dici di provarla?"
Cassandra annuì, sapeva che sarebbe stato un pomeriggio impegnativo sotto molti punti di vista, ma ormai non poteva tirarsi indietro e sì, in fondo sarebbe stato anche divertente.
