Come al solito ci tengo ad avvertirvi che ho deciso di cambiare molte cose sia rispetto ai film sia rispetto ai fumetti, spero solo di riuscire ad essere coerente con la trama interna della mia fanfiction.
Un abbraccio
Mini
11. Un oscuro passato
Si sentiva stordito, come dopo una sbronza, anche se a stento ricordava la sensazione di essere ubriaco. Nonostante gli stesse scoppiando la testa si sentiva straordinariamente energico. Rimase con gli occhi chiusi ancora qualche istante, poi li aprì lentamente e con cautela. Nonostante fosse pieno giorno, si trovava immerso nella penombra, qualcuno lo aveva portato nel suo letto e chiuso le tende attraverso le quali penetrava fiocamente la luce esterna.
Era solo, ora che si era svegliato si era reso conto di provare dolore in ogni singolo muscolo del suo corpo. Facendo attenzione a non farsi troppo del male si mise a sedere e poi, con uguale cautela, si alzò e lentamente si avvicinò alla finestra. Era giorno fatto, gli studenti erano fuori per pranzo e sembravano rilassati nonostante l'attacco della sera precedente.
Erano passati pochi minuti, quando sentì che qualcuno si stava avvicinando alla sua stanza e pochi istanti dopo entrarono Jean, Erik e Raven.
"JEAN!" gridò, vedendola "Stai bene! Allora non era una ferita grave!"
La telepate sorrise.
"In effetti lo era ma Wanda è riuscita ad aiutarmi. Mi sono ripresa stamattina, tu invece hai dormito per molto più tempo. Charles le sorrise, ma tornò serio vedendo l'espressione di Raven, sembrava arrabbiata.
"Charles! Sei un idiota!" lo sgridò "Devi stare a letto!"
Lui rise.
"Da quando ti piace giocare a fare la mammina?"
"Da quando hai deciso di comportarti da irresponsabile! Ora siediti!"
Charles scosse la testa.
"Sto bene. Ho bisogno di stare in piedi."
"Peccato che ti faccia male dappertutto" disse Jean "è inutile che cerchi di negarlo, ieri sera è stato troppo impegnativo per te. Vuoi spiegarci cosa è successo? In quel momento io ero svenuta, ma …"
"Ciò che hai fatto è stato straordinario, Charles" disse Erik "Ci hai salvati tutti. Vorremmo capire però perché è successo."
Gli sguardi dei presenti erano fissi su di lui. In quel momento ricordò, ricordò tutto ciò che era accaduto, scosse la testa.
"Non lo so. Davvero."
"Sapevi di poter utilizzare la telecinesi?" chiese Jean.
"No" rispose lui, scuotendo la testa "Non ne avevo idea, non ho mai nemmeno pensato di provare a dir la verità. In effetti mi sarebbe stato utile quando ero paralizzato."
"Sicuramente è qualcosa su cui dovrai indagare" disse Jean "Grazie alla telepatia sei riuscito a padroneggiare la telecinesi in modo molto rapido, ma dovrai lavorare ancora per perfezionare questo potere."
"Allora sono fortunato ad averti al mio fianco" disse lui "Sono sicuro che sarai una grande Maestra per me."
"Sarà un onore!"
Charles sorrise, ma all'improvviso tutto si fece sfocato e fu colpito da un dolore improvviso e intenso, che per fortuna durò solo pochi istanti, cosa che però non sfuggì ai presenti.
"Tutto bene?" chiese Jean "Cosa è successo?"
"Non lo so" rispose lui "Solo che … aspetta …"
Charles si concentrò, quel dolore era qualcosa di fisico, cercò di identificare la causa e capì che si trattava di un ricordo che stava cercando di emergere.
"Ora ricordo" disse, massaggiandosi le tempie "Ieri sera … ieri sera ho letto nella mente di uno di quei soldati. Cercavo di capire perché fossero venuti qui …"
"Non era ovvio?" disse Erik "Erano qui per ucciderci. Come avevi detto tu, la nostra alleanza ci ha resi un bersaglio, sanno che insieme siamo più pericolosi e per questo hanno deciso di agire immediatamente per sopprimere il problema alla radice."
Charles nel frattempo si era seduto e, con gli occhi chiusi, stava continuando a massaggiarsi le tempie.
"Sì, è così" disse "ma c'è dell'altro. Volevano ucciderci, ma erano qui anche per un altro motivo … non capisco … erano qui per cercare dei documenti … Non capisco …"
Erik e Raven si scambiarono uno sguardo, poi Erik fissò Charles "Che tipo di documenti?"
Charles scosse la testa, poi rise.
"Non lo so, ci credi? Non lo so. Un'altra cosa che mi è ignota. Dannazione!"
gridò, alzandosi in piedi e iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza in preda alla frustrazione "I miei studi sono pubblici, quindi probabilmente staranno cercando qualcosa di inedito, forse scritto da mio padre o dal mio patrigno, ma … un attimo! Ricordo qualcos'altro!"
Charles si fermò, stavolta tenne gli occhi aperti mentre, con un grande sforzo, cercava quel tassello che gli stava sfuggendo.
"Com'era quel nome … com'era … c'era nella sua mente, cercava gli studi del Dottor …"
"Milbury?" chiese Raven
Charles si voltò di scatto verso di lei.
"Esatto, proprio lui. Dove l'ho letto? Era … era …"
"Era nei documenti che abbiamo sottratto alla Securtech" spiegò Erik.
"Dottor Milbury?" chiese Jean "Ne ho sentito parlare, era un genetista?"
"Esatto" confermò Erik "Lo conosco da molto tempo, sebbene non l'abbia mai incontrato. Fu uno dei primi a fare ricerca e a sperimentare sui mutanti, anche gli esperimenti che Shaw fece su di me nel campo di concentramento derivano dai suoi studi."
Erik si fece improvvisamente serio.
"Ricordo che Shaw lo nominava spesso, non oso immaginare cosa facesse ai mutanti sui quali faceva ricerca."
Raven sembrava a disagio, non riusciva a non guardare Charles, la sua preoccupazione non passò inosservata.
"Qualcosa non va?" le chiese Jean.
"Esatto. Qualcosa non va. Charles, tu sapevi, sapevi che sarebbero venuti per quelle informazioni, perché non hai detto nulla?" chiese, riuscendo a stento a trattenere la rabbia nella voce.
Charles si voltò lentamente verso di lei.
"Ti giuro che non so di cosa stai parlando."
"Sì che lo sai!" gridò lei "Hai letto i documenti che abbiamo portato qui dalla Securtech! Hai letto il nome di Milbury! Tu sapevi! Credevo che i risultati delle sue ricerche fossero altrove, ma a quanto pare qualcosa è rimasto anche qui e tu lo sapevi!"
Erik sembrava confuso.
"Charles! Sta dicendo la verità? Tu sapevi?"
"NO!" gridò lui "NON SAPEVO! NON SO NULLA! Non ho mai sentito nominare questo Dottor Milbury! Mai in vita mia! Perché dovrebbero cercare qui, a casa mia, documenti che lo riguardano?"
Charles diede le spalle a tutti, voleva fuggire da quella situazione, gli sguardi confusi dei presenti lo ferivano come delle lame.
Raven impallidì, si sedette mentre la sua rabbia veniva improvvisamente spenta da una doccia fredda di consapevolezza.
"Davvero non ricordi?" chiese "Davvero non ti ricordi di lui?"
Charles si voltò lentamente.
"Cosa vuoi dire?" chiese "Perché dovrei ricordarmi di lui?"
La rabbia era scomparsa, ora negli occhi di Raven c'era solo molta compassione.
"Lo hai dimenticato …" mormorò "Hai dimenticato tutto … Ora capisco …"
Charles le si avvicinò, si inginocchiò di fronte a lei, le posò le mani sulle spalle e cercò il suo sguardo.
"Raven, ti prego …"
Lei gli restituì lo sguardo, indecisa se parlare o meno.
"Se devi dire qualcosa di utile fallo ora" l'incoraggiò Erik "Potrebbe essere questione di vita o di morte."
Raven aveva iniziato a piangere silenziosamente.
"Ricordi quando morì Kurt Marko?" chiese "Ricordi cosa ci disse tua madre?"
Charles chiuse gli occhi, li serrò nel tentativo di far riemergere dei ricordi di cui non aveva memoria.
"Ricordi?" chiese ancora una volta lei "Disse che non avremmo dovuto più preoccuparci, che saremmo stati bene insieme e che tu non avresti più dovuto aver paura del Dottor Milbury. Lo ricordi?"
Charles scosse la testa, cercava i ricordi ma non riusciva a trovarli.
"Quando fummo soli te lo dissi, ti chiesi "Sei felice? Il Dottor Milbury non verrà più a prenderti!" Allora non capii la tua risposta, ora sì, ora credo di aver capito."
Charles aprì gli occhi, cercò in quelli di lei la risposta alle sue domande.
"Quando io ti dissi così tu mi guardasti con un'espressione strana, sembrava che non capissi di cosa stessi parlando e mi dicesti semplicemente "Il Dottor Milbury? Chi è?"
Charles aggrottò le sopracciglia, per quanto si sforzasse non riusciva a capire di cosa stesse parlando.
"Pensavo che stessi scherzando, avrei voluto capire perché mi avevi risposto così, ma poi accadde altro, Sharon morì e noi restammo soli. Tu sembravi star bene nonostante tutto, così non insistetti."
Jean e Charles si scambiarono uno sguardo, per un momento lui provò ad analizzare la situazione come se non lo riguardasse, come se avesse dovuto aiutare un suo allievo, poi capì e la consapevolezza di ciò che era accaduto lo colpì come una fucilata.
"Ho volontariamente soppresso quei ricordi" disse "Inoltre mi sono imposto di dimenticare di averlo fatto."
"Lo hai fatto per proteggerti" disse Jean "Deve essere stato doloroso."
Charles scosse la testa.
"Non ricordo nulla. Certo che è strano" disse "Sembra che con il mio corpo Wanda abbia riportato indietro anche il mio passato.
"Credi che possa essere utile farlo riemergere?" chiese Erik "Dopotutto abbiamo rischiato di morire per quelle informazioni, sarebbe utile capire di cosa si tratta."
Charles annuì.
"Sarebbe utile, certo, ma si tratta di ricordi ai quali io non ho accesso. Non saprei come aiutarvi."
"Posso aiutarti io, Charles" disse Jean "Se condividi parte di questi ricordi con Raven allora potrei trovare uno spiraglio per risalire anche ai tuoi."
Charles tremò, l'idea di avventurarsi in quella selva oscura di ricordi repressi lo spaventava, ma capì che era essenziale non solo per se stesso ma anche per gli altri mutanti. Annuì.
"Va bene." disse serio "Procediamo."
La paura era tanta, ma riuscì in qualche modo a sorridere.
"Mi fido di te, Jean. So che non mi farai del male."
Jean aveva anche più paura e questo Charles lo sapeva, ma si sforzò di sembrare calma.
"Ti ringrazio. Sarà bene agire subito, senza aspettare, per te va bene? Raven?"
Entrambi annuirono.
"Temo che se fossi sveglio riusciresti a opporre resistenza" disse Jean "Perciò vorrei sottoporti ad anestesia totale prima di agire. Non abbiamo idea di cosa potremmo trovare, potresti avere delle reazioni incontrollate e potresti anche farti o farci involontariamente del male. Sei d'accordo?"
Charles rifletté, poi annuì.
"Per quanto traumatici e dolorosi, sono pur sempre i ricordi di un bambino, dovrei riuscire a gestirli, ma la prudenza non è mai troppa. Tu sei pronta, Raven?" chiese.
"Lo sono" rispose lei.
"Torno subito, vado a prendere il necessario per l'anestesia e ad aggiornare gli altri, farò in modo che nessuno ci disturbi." disse Jean "Voi intanto mettetevi comodi, vi potete stendere entrambi sul letto, più sarete vicini e più sarà facile per me accedere ai vostri ricordi."
Jean uscì di corsa dalla stanza, Erik si avvicinò ai due che nel frattempo si erano distesi sul letto.
"Starò qui anch'io" disse "Mi assicurerò che vada tutto bene."
Charles gli sorrise.
"Ti ringrazio.
Jean tornò con tutto il necessario, si avvicinò a Charles e iniziò a prepararlo per l'anestesia.
"Tra poco ti addormenterai" spiegò "In teoria non dovresti sentire nulla, ma quando ti sveglierai dovresti avere accesso a tutti i ricordi che hai soppresso, non sarà facile, ma io sarò qui."
Charles annuì.
"Grazie."
Jean gli sorrise.
"Scusate" si intromise Erik "Avrei una richiesta. So che sembrerò inopportuno, ma … vorrei avere anch'io accesso ai tuoi ricordi, vorrei poterli vedere. Dopotutto, tu sai tutto di me e io non so niente di te. Dopo anni di amicizia, credo di essermelo meritato."
Charles sorrise, sentiva che l'anestesia iniziava a fare effetto ma si sentiva ancora abbastanza lucido per rispondere.
"Per me va bene" disse "Se devo rivivere il mio passato voglio che tu mi stia accanto. Jean, credi di riuscire a farlo?"
La donna annuì, poi si rivolse a Raven.
"Raven, tu cerca di rilassarti, dovrai stare sveglia. I tuoi ricordi saranno la chiave che mi permetterà di vedere i suoi, quando riuscirò ad accedere a quelli di Charles non avrò più bisogno dei tuoi."
Lei annuì e chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi, poi cercò la mano di Charles e la strinse.
"Sono qui" gli ricordò "Non devi aver paura."
"Non ne ho" rispose lui "Perché tu sei qui."
Charles si voltò verso di lei, la guardò negli occhi un'ultima volta prima di cedere al sonno artificiale, tutto si fece buio ancora una volta.
