Eccomi. Finalmente ce l'ho fatta, ultimamente ho avuto un blocco e non sono riuscita a scrivere nulla! Eppure la trama è decisa, devo solo capire come svilupparla bene.
Eh, sì, mi sono inserita nella mia fanfiction, insieme all'omaggio alle mie Prefette non potevo non inserire anche me stessa, no? Inoltre in questo capitolo viene introdotta Luisa, Preside del Gdr Welcome to Hogwarts (andate a dare un'occhiata alla pagina Facebook, è piena di post interessanti!)
87. Ritorno a Villa Corva
La luce del tramonto accarezzava dolcemente i lineamenti di Cassandra, il suo sorriso era rilassato, sebbene fosse consapevole della sfida che la stava attendendo si sentiva sicura di se stessa e pienamente padrona dei suoi poteri. Si voltò e guardò Lester, che, al suo fianco, fissava accigliato il nastro trasportatore dei bagagli ancora vuoto.
"Avanti, non mi dirai che sei ancora arrabbiato."
Lester sbuffò.
"Tu lo saresti stata al mio posto."
Cassandra rise.
"Per quando l'assistente di volo ti ha scambiato per mio padre o per quando quella signora pensava che fossi mio nonno?"
Lester sospirò.
"Ti rendi conto? Sono perfino più giovane di te!"
Cassandra sogghignò divertita e si avvicinò per baciarlo sulla guancia.
"Ho sempre desiderato avere un toy boy."
Lester restò serio per qualche istante, poi non riuscì più a trattenersi e rise di cuore.
"Credo che dovrò farci l'abitudine, giusto?" chiese.
"Temo di sì, mio caro. Oh, guarda, stanno arrivando le valigie!"
Lester le lanciò un'occhiata divertita e si avvicinò al nastro per raccogliere le due grandi valigie che avevano preparato per il lungo soggiorno che avrebbero dovuto affrontare.
Nei giorni precedenti Charles si era dimostrato eccezionalmente tranquillo al pensiero di vederli partire, aveva dato loro qualche consiglio ma si era limitato a questo senza essere troppo invadente. Lester osservò Cassandra al suo fianco, era passato relativamente poco tempo da quando aveva incrociato il suo sguardo per la prima volta, eppure i suoi occhi erano radicalmente cambiati e, ne era certo, era merito dell'influenza di suo fratello.
Una volta recuperati i bagagli si erano subito diretti verso l'uscita e stavano cercando Sarah ma fu lei a riconoscerli immediatamente.
"Ciao! Benvenuti! Voi siete Cassandra e Lester, giusto?"
Sarah sorrise, radiosa, aveva parlato in inglese senza riuscire a nascondere il suo accento romagnolo. Lester fischiò, impressionato.
"Caspita! Ci hai riconosciuti subito, eh?"
"In effetti ho riconosciuto lei" spiegò Sarah "Sei identica a Charles! Si vede che siete gemelli."
Cassandra sorrise.
"Ovviamente io sono la più affascinante, vero?"
"Non c'è dubbio." confermò Lester, prendendole la mano "Ammetto di aver fatto qualche pensiero su tuo fratello, ma tu sei decisamente più attraente!".
Sarah rise e fece l'occhiolino a Cassandra.
"Peccato che lui sia già fidanzato, altrimenti …" disse maliziosa, ma tornò subito seria "Andiamo ora, sarete stanchi dopo il volo. Purtroppo non potrete assaggiare la famosa pizza di Anita, ma in qualche modo ci arrangeremo."
Gli occhi di Sarah si incupirono per un istante, Cassandra le si avvicinò.
"Li troveremo e li porteremo a casa" disse seria "Te lo prometto."
Sarah esitò ma, ricambiando il suo sguardo, riconobbe quello di Charles, fu come se lui fosse lì e lei si fidò all'istante della donna che aveva di fronte anche se non l'aveva mai vista prima.
Poco più di mezz'ora dopo l'auto di Sarah entrò nel cortile di Villa Corva, era ormai sera inoltrata e il cielo era punteggiato di stelle, le finestre della villa non erano tutte illuminate ma vedere quei bagliori al di là dei vetri rassicurò Cassandra che si sentì subito a casa, come quando era alla scuola di Charles.
"Venite!" li chiamò Sarah "La cena sarà pronta ormai."
Lester e Cassandra la seguirono senza esitazioni, erano entrati facilmente in confidenza con lei, sia per il suo carattere espansivo sia perché condividevano l'amicizia con Charles.
L'atmosfera a cena fu serena, anche se l'assenza di quelli che erano stati catturati si faceva sentire, Sarah riuscì a mantenere alto lo spirito. Dopo cena Lester le si avvicinò per parlare ma lei lo fermò.
"So che vorreste subito mettervi all'opera, vi consiglio invece di riposarvi, domani mattina esamineremo tutto con la mente più lucida. Sarà banale ma con il sole tutto sembra più chiaro."
Sarah li accompagnò nella loro stanza, augurò loro la buona notte e li lasciò soli.
"Allora, che ne pensi?" chiese Lester sedendosi sul letto "Mi sembra un posto molto accogliente!"
"Lo è" rispose Cassandra.
"Alla fine Chuck aveva ragione, anche questo è un piccolo angolo di paradiso." concluse Lester e si lasciò andare, distendendosi sul letto.
"Sì, ma … come lo hai chiamato?" chiese, alzando un sopracciglio.
"Chuck." rispose lui "Perché, non posso farlo? Logan lo fa sempre!"
Cassandra rise.
"Sì, è vero, ma ho l'impressione che mio fratello accetterebbe di essere chiamato così solo da lui. Tra l'altro mi trova d'accordo, nemmeno io apprezzo i nomignoli."
Lester si mise seduto, si alzò e la raggiunse, Cassandra era china sulla valigia e stava cercando il pigiama.
"Ah no?" chiese "Allora non potrei chiamarti .. Cassie?" chiese con tono provocatorio.
Cassandra alzò di nuovo il sopracciglio e le sue labbra si incresparono in una smorfia di disappunto.
"Ti sfido a provarci."
Lester rise di cuore e l'abbracciò stretta.
"Troverò un nomignolo anche per te, ne sono certo!"
Cassandra provò a divincolarsi senza la reale intenzione di farlo, solo per il gusto di giocare, Lester continuò a stringerla e iniziò a farle il solletico.
"Cosa …" mormorò lei "Cosa … cosa stai facendo?"
Cassandra lo scostò delicatamente e Lester sospirò.
"Così non soffri il solletico, eh?" chiese "Peccato. Prima o poi troverò un tuo punto debole."
Cassandra non rispose, non era nemmeno certa di avere un punto debole: i suoi poteri erano immensi, poteva fare praticamente tutto ciò che voleva, no? Eppure c'era qualcosa che le sfuggiva, anche Charles era potente, eppure era anche debole? Qual era il vero significato dell'essere deboli? Non avere potere o non saperlo controllare? Non si era mai posta una domanda del genere ma sentiva che prima o poi avrebbe dovuto trovare una risposta.
Lester, che non si perdeva nemmeno un minimo mutamento del suo stato d'animo, si avvicinò, stavolta con dolcezza.
"Non pensarci troppo" disse, accarezzandole il viso.
Cassandra chiuse gli occhi, il tocco di Lester era delicato e rassicurante.
"Sei diventato anche tu un telepate?" chiese con tono provocatorio, tenendo gli occhi chiusi "Come fai a sapere a cosa sto pensando?"
Lester rise piano.
"Non ha importanza" rispose lui "Ho visto che eri pensierosa e che quei pensieri ti stavano disturbando, non mi serve sapere altro. Tu, invece, ricordati che, qualsiasi sia il problema, non dovrai affrontarlo da sola."
Cassandra non reagì subito, si prese il suo tempo per godersi quel momento di pace, le parole di Lester avevano avuto un effetto rilassante sul suo corpo e sulla sua mente, improvvisamente si sentì leggera come l'aria.
Che sia questo l'amore?si chieseNon importa, sto bene e nient'altro conta.
Lentamente Cassandra si mosse, sempre tenendo gli occhi chiusi si mosse per raggiungere le labbra di Lester e lo baciò prima dolcemente poi con crescente passione, Lester si lasciò andare e lasciò che fosse lei a condurre, si spogliarono reciprocamente, senza fretta, godendo di ogni movimento, delle carezze degli abiti che scivolavano sui loro corpi nudi, infine fecero l'amore lasciandosi finalmente andare a una potente passione che era cresciuta lentamente, alimentata da quell'intesa che era nata tra di loro e che stava diventando sempre più importante.
La mattina successiva, dopo colazione, uscirono in giardino. La struttura era anche più bella di giorno, i giardini e i vari edifici erano accoglienti.
"Proprio come a casa nostra, no?" chiese Lester.
Cassandra annuì e stava per rispondere ma proprio in quel momento arrivò Sarah.
"Buongiorno!" esclamò "Avete dormito bene?"
"Sì, si sta divinamente qui!" rispose Lester Ho sempre vissuto a New York ma da quando mi sono trasferito da Charles ho iniziato ad apprezzare il silenzio notturno! Qui si sta divinamente!"
"Mi fa piacere sentirlo." Sarah cercava di sembrare tranquilla ma Cassandra capì che era tesa.
"Se non ti dispiace non vorremmo perdere altro tempo e iniziare a cercare la base dei mutanti di Genosha." disse Cassandra.
Sarah sospirò di sollievo, era evidente che volesse affrontare il discorso ma temeva di essere indiscreta.
"Capisco la tua ansia" la rassicurò Cassandra "Anche mio fratello è preoccupato per i mutanti catturati ma più di tutti sa che per ora non possiamo fare altro che aspettare. Nel frattempo non staremo con le mani in mano e faremo tutto ciò che è in nostro potere per aiutarti. Sarah le sorrise, grata di sentire quelle parole.
"Venite con me, vi farò vedere cosa abbiamo fatto fino ad ora."
Cassandra e Lester annuirono e Sarah li condusse nell'ufficio principale, non era elegante come quello di Charles ma decisamente funzionale, lei andò alla scrivania e prese un foglio.
"Charles mi ha spiegato che avremmo dovuto aspettare a lungo, nel frattempo mi sono permessa di fare una piccola ricerca. Ho cercato informazioni su edifici abbandonati e isolati. Ecco."
Sarah passò il foglio a Cassandra che iniziò a leggerlo.
"Sono parecchi e molto distanti l'uno dall'altro, non sarà facile controllarli tutti. Non hai altri indizi?"
Sarah esitò, indecisa se aggiungere altre informazioni a quelle che già aveva dato.
"Qualcosa non va?" chiese Lester.
"Ah, non saprei" rispose lei "In realtà ci sarebbe un'altra cosa che potrei farvi vedere, anche se non so quanto possa essere utile."
Sarah si sedette dietro la scrivania e accese il PC.
"Ieri stavo controllando alcuni documenti e per caso ho visto alcune foto salvate nell'account di Padmini."
"Foto?" chiese Lester "Interessante."
"Deve averle scattate con il suo cellulare e si sono salvate automaticamente sul suo account, probabilmente la sua intenzione era di inviarle ma le hanno sottratto il cellulare prima che potesse riuscirci. Ecco."
Girò il portatile in modo che Lester e Cassandra potessero vedere.
"Sono molto nitide anche se sono state scattate di notte" disse "Ma non contengono molte informazioni, si vedono solo erba, alberi e …"
"Stelle!" esclamò Cassandra "Credete che sia possibile stabilire la posizione in cui si trovava Padmini quando ha scattato quella foto in base all'orario e alla posizione delle stelle?"
Lester si strinse nelle spalle, Sarah invece aggrottò la fronte.
"Non saprei" rispose "Ma so chi potrebbe rispondere. Luisa è una mia carissima amica, è preside in un liceo a Trieste ma sarebbe un'astronoma. Potrei telefonarle e …"
"Non servirà" la interruppe Lester "Andremo di persona. Sarà una bella gita, no?"
Sarah li osservò, Lester sembrava felicissimo di partire per una nuova avventura e Cassandra si lasciò contagiare dal suo entusiasmo.
"Le telefonerò e le farò sapere che state andando da lei, nel frattempo le invierò già le foto in modo che sia già pronta." disse, già aprendo la mail per poter scrivere alla sua amica.
"Mi sembra perfetto" rispose Cassandra.
Era notte fonda, Charles si stava rigirando nel letto da ore senza riuscire a prendere sonno infine, sconfitto, decise di alzarsi. Si vestì rapidamente e uscì in giardino, aveva bisogno di prendere un po' d'aria, non riusciva più a resistere al chiuso. Una volta fuori chiuse ben bene il cappotto e si avviò, passo dopo passo cominciò a sentirsi meglio ma i pensieri continuavano a vorticare nella sua mente come vespe impazzite. Tutto sembrava troppo, ogni rumore, ogni pensiero lo stavano sopraffacendo, quando …
"Hey, Chuck, cosa ci fai qui fuori a quest'ora?"
Charles non ebbe bisogno di voltarsi, la voce di Logan era inconfondibile ed era l'unico che osasse chiamarlo così. Si voltò e sorrise.
"Non riesci a dormire, eh?" chiese ancora "Sei preoccupato?"
Charles si prese del tempo per riflettere, nemmeno lui sapeva bene cosa lo angosciava, poi rise, rendendosi conto dell'ironia della situazione.
"Non è facile" rispose "Eppure fino a poco tempo fa ero abituato a restare nelle retrovie, ora invece …"
"Non sopporti il fatto di essere rimasto indietro, eh?" chiese Logan, espirò un lungo filo di fumo "Non è facile, vero? Però bisogna avere fiducia e so che tu ti fidi di Lester e Cassandra."
Charles annuì.
"Mi fido … ma non è facile. Vorrei che fosse già tutto finito."
Logan gettò a terra il sigaro, lo spense con la punta della scarpa e lo raccolse, poi si avvicinò a Charles e gli posò una mano sulla spalla.
"Tutti noi lo vorremmo, ma tu più di tutti sei quello che sa che aspettare è la cosa migliore."
Charles annuì lentamente, il peso di quella decisione era soffocante ma inevitabile. Si chiese se Erik e Raven stessero bene, sentì una fitta di dolore al pensiero di loro due così lontani.
"A proposito" disse con tono polemico "Tu cosa ci fai qui fuori a quest'ora?"
Logan rise.
"Ti aspettavo" rispose "Ti ho sentito rigirarti nel letto per tutto questo tempo e ho immaginato che prima o poi avresti avuto bisogno di qualcuno con cui parlare. Ti va una birra?"
Charles sospirò, aveva ancora in mente l'ultima volta che aveva bevuto, aveva esagerato ed era stato male. Scrollò le spalle per lasciar andare anche i pensieri.
"Perché no?" disse infine, mandando all'aria tutti i suoi buoni propositi "Andiamo. Ho anche fame."
"Andiamo allora! Ci sarà qualcosa in cucina per prepararci un paio di panini!"
Logan si avviò verso la villa, Charles esitò un istante, guardò il cielo e lanciò un ultimo pensiero ai suoi amici e a tutti gli altri mutanti.
"Arriveremo presto."
