Finalmente, dopo tante parole, sono riuscita a scrivere un capitolo d'azione! Spero davvero che vi piaccia e che, nel finale, vi tenga con il fiato sospeso! Alla prossima!
Mini
25. Paura
Era ormai pomeriggio inoltrato, Charles aveva raggiunto la Stark Tower con la moto di Scott, aveva parcheggiato poco lontano e ora stava attendendo l'arrivo del padrone di casa comodamente seduto nel suo salotto.
Aveva sperato di incontrarlo subito per scoprire cosa avesse in mente, invece si ritrovò a godere di quei momenti di pace e relax, lontano dal caos della scuola.
Era in piedi, accanto alla finestra, osservava la città davanti a lui, quando sentì i passi e i pensieri di Tony farsi sempre più vicini e infatti, poco dopo, lo vide comparire.
"Eccomi, eccomi!" disse "Scusa per il ritardo, stavo finendo un altro progetto."
"Non preoccuparti, ogni tanto mi fa bene rallentare. Ora però hai tutta la mia attenzione, la tua telefonata mi ha incuriosito."
Tony rise, divertito.
"Sai, sei stato proprio tu a darmi l'idea e quando sono tornato a casa mi sono messo subito all'opera anche se, lo ammetto, mi ero ubriacato con i vini del tuo patrigno!"
"Sì, Erik mi ha raccontato che vi siete divertiti parecchio."
"Non ne hai idea! Hank non ti ha raccontato? Ma lasciamo perdere. Ciò che voglio farti vedere è questo!"
Tony si avvicinò ad un quadro, lo spostò rivelando una piccola cassaforte, l'aprì e ne tirò fuori una piccola scatola sopra la quale erano adagiati due guanti bianchi di cotone. Chiuse la cassaforte, rimise a posto il quadro e tornò da Charles.
"Ecco!"
Charles alzò un sopracciglio.
"Devo leggerti nel pensiero per capire cosa contiene quella scatola o me lo farai vedere?"
Tony non rispose, posò la scatola sul pianoforte a coda e indossò i guanti.
"Ho dovuto lavorare così per tutto il tempo, non potevo rischiare di imprimere la minima impronta digitale." disse, aprendo la scatola.
Chalres si avvicinò per guardare meglio, Tony aveva aperto una semplice scatola di cartone piena di ovatta che conteneva quello che sembrava un braccialetto piuttosto spesso.
"Avanti" lo invitò Tony con un gesto della mano "Toccalo, una volta che lo avrai fatto saranno impresse le tue impronte digitali e potrai aprirlo solo tu."
Charles lo guardò, ancora una volta stupito dalla sua abilità.
"Potrò … aprirlo?" chiese "Perché dovrei …"
"Tu fallo e basta" disse Tony, felice come un bambino che sta per scartare un regalo.
Charles obbedì, quando lo toccò con la mano destra il bracciale si illuminò per un istante, poi si aprì.
"Ecco, indossalo."
Charles non poté che eseguire, indossò il bracciale sul polso sinistro, si trattava di un bracciale rigido nero, molto semplice.
"Adesso cosa dovrei fare?" chiese, confuso.
"Ricordi quando dicesti che Hank avrebbe potuto regalarmi i progetti di Cerebro e io avrei potuto crearne uno da mettere nel mio salotto?"
Charles lo fissò con gli occhi e la bocca spalancati per lo stupore.
"Non vorrai dire che …"
"Esatto. Lì dentro c'è Cerebro. Più o meno. Diciamo che c'è la sua versione portatile. Ora, avevo già pensato come fare per rende Cerebro più piccolo, ma quando ti ho visto usare la telecinesi ho avuto un'improvvisa illuminazione. Se guardi con attenzione sopra il bracciale c'è un piccolo segno, è una specie di cassetto. Riusciresti ad usare la tua telecinesi per aprirlo?"
Charles osservò da vicino il bracciale e vide ciò che Tony aveva descritto, avvicinò le dita al bracciale e cercò di cercare il cassetto che in effetti si aprì: al suo interno c'era una piccola sfera.
"Bravissimo. Ora tira fuori quella sfera."
Charles obbedì, usando i suoi poteri riuscì a sollevare la sfera a posarla sul palmo della mano.
"Perfetto. Ora dovresti fare un'altra cosa. Lo so, ci sono tante mosse ma sarà difficile solo all'inizio, poi ti verrà naturale, adesso dovresti aprire il cubo. Hai presente quelle palle estensibili che …"
Charles sorrise, aveva visto ciò che Tony intendeva nella sua mente e non fu difficile eseguire ciò che lui voleva. Usò i suoi poteri per far levitare la sfera ed aprirla e davanti ai suoi occhi sempre più increduli si costruì un piccolo casco blu con un visore argentato a forma di X sul davanti.
"Questo è il mini Cerebro" disse mentre Charles se lo rigirava tra le mani "Oppure chiamalo come vuoi tu. Hank è stato così gentile da passarmi i progetti e io li ho usati per creare questo.
Charles era sbalordito, affascinato come quando aveva visto Cerebro per la prima volta, in quella struttura della CIA.
"Indossalo."
Charles esitò, il casco stava ancora levitando davanti a lui, sentiva l'emozione crescere. Con mani tremanti lo afferrò e, con cautela, lo indossò.
"Fai come se stessi usando il Cerebro che hai a casa" disse Tony "Funziona allo stesso modo."
Charles obbedì, si concentrò e usò i suoi poteri: subito gli sembrò di trovarsi proprio a casa, che quello fosse il casco di Cerebro.
"Incredibile …" mormorò "È perfetto!"
Charles continuò ad usare il piccolo Cerebro per qualche minuto, poi lo tolse e lo osservò.
"Molto bello" disse "Anche esteticamente."
"La 'X' davanti è in omaggio al tuo nuovo nome" spiegò Tony "Sono quei dettagli che fanno la differenza."
"Concordo." rispose Charles.
Il telepate usò i suoi poteri per far rimpicciolire il casco in una sfera che inserì nuovamente nel bracciale per poi chiuderlo. Dall'esterno non si vedeva nulla.
"Sei eccezionale, Tony" disse "Non ci sono altre parole per descriverti."
"Niente di speciale" rispose lui "Ho realizzato cose ben più complesse, l'idea fenomenale me l'hai data tu! Un Cerebro da salotto!" esclamò "Ora lo potrai portare in giro per il mondo, sono certo che ti sarà molto utile."
Charles sorrise.
"Ti ringrazio, Tony, davvero. È stata una splendida sorpresa, come potrò mai contraccambiare?"
Tony scosse la testa.
"Realizzare questa apparecchiatura è stata già di per sé una ricompensa, io amo le sfide lo sai, ma se proprio vuoi ringraziarmi …" Tony si fece serio, lo afferrò per le spalle e lo guardò negli occhi "Se proprio vuoi ringraziarmi allora porta a termine ciò che stai facendo, combatti fino in fondo e non lasciare che niente e nessuno ti fermi. All'inizio avevo preso questa vicenda con superficialità, ma dopo ciò che ho visto a casa tua non posso restare indifferente, tu devi continuare su questa strada, Charles, e io farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarti."
Tony era serio, Charles vide nel suo sguardo convinzione e dedizione totale alla causa.
Tony lo lasciò e si diresse verso il carrello con gli alcolici, prese un bicchiere e una bottiglia di Scotch e se ne versò un po'.
"Ah, disse, mentre metteva a posto la bottiglia "Trova un nome carino, Mini Cerebro non si può sentire!"
Charles scoppiò a ridere.
"Ci penserò."
Charles uscì dalla Stark Tower felice e pieno di speranza, sapere di avere Tony al suo fianco era rassicurante, i mutanti non erano soli, avrebbero potuto continuare a combattere per poter vivere in pace. Guardò il suo nuovo bracciale, era veramente bello, non aveva mai indossato gioielli ma si sentiva perfettamente a suo agio. Aveva appena chiuso la giacca e stava per indossare il casco quando avvertì qualcosa, una voce che invocava aiuto entrò nella sua mente. Stava per concentrarsi per capire da dove venisse l'invocazione di aiuto quando lo sentì, un grido vero e proprio, soffocato appena dalle voci di alcuni uomini. Lasciò il casco e corse in direzione dei rumori, poco più distante, in un vicolo, vide una giovane donna circondata da cinque uomini vestiti di nero e armati, uno di loro teneva in mano uno di quei dispositivi per l'identificazione dei mutanti e che suonava. I cinque si avvicinarono a lei, minacciosi.
"La corsa è finita, mutante!" esclamò uno di loro con disgusto "Ora ci divertiremo un po' con te … poi ti faremo arrestare!"
La donna era terrorizzata, non era nemmeno in grado di parlare.
"Poverina, povera mutante!" la prese in giro un altro "Ora vedrai cosa succede a quelli come te quando vengono in mezzo alla gente normale!"
In quel momento tutto svanì, Charles agì d'istinto, usò i suoi poteri telecinetici per disarmarli e la telepatia per congelarli, quindi si avvicinò alla ragazza che giaceva a terra, raggomitolata su se stessa. Lui si fece strada tra gli uomini congelati e si inginocchiò accanto a lei per tenderle una mano.
"Hey, non preoccuparti, sono un mutante come te, io …"
La ragazza aveva appena sollevato lo sguardo, quando Charles sì sentì colpire alla nuca da qualcosa di duro. Alzò una mano per toccare e sentì che ciò che gli era stato lanciato si era attaccato alla nuca, nel giro di qualche secondo il dispositivo si azionò, aprendosi per formare un collare. Charles lo sfiorò con le dita e fece appena in tempo a vedere lo stesso apparecchio lanciato al collo della giovane mutante quando capì di cosa si trattava: erano inibitori del gene X.
Attorno a lui gli uomini armati, che nel frattempo erano tornati liberi, li avevano circondati.
"Bene bene, cosa abbiamo qui?" chiese uno di loro "Un altro mutante?"
Charles era paralizzato a sua volta dal terrore ma in qualche modo riuscì a mettersi tra loro e la ragazza. Anche senza i suoi poteri poteva vedere negli sguardi di quegli uomini odio, disprezzo e sì, anche divertimento, si stavano godendo quel momento e si sentivano degli eroi.
"Cosa volete da noi? Non stavamo facendo nulla!" disse, guardandoli severamente, pur sapendo di non poter fare nulla per fermarli.
Loro non risposero, si fece avanti un sesto uomo, un poliziotto che indossava un casco anti telepatia e che aveva in mano un'arma dalla quale, plausibilmente, era uscito il collare.
"Sbrigatevi" disse, rivolto agli uomini "Se volete picchiarli un po' fate in fretta, poi dovrò arrestarli. Non sparate però, altrimenti dovrò riempire un sacco di scartoffie."
Charles si preparò per combattere: non aveva i suoi poteri ma era perfettamente in grado di difendersi, ciò nonostante era in netta minoranza e non sarebbe riuscito a fuggire.
"Ti proteggerò" disse, rivolto alla giovane donna "Non preoccuparti."
Lei aveva ancora lo sguardo di un animale in trappola, i suoi occhi scuri erano lucidi per il pianto e i lunghi capelli chiari erano scompigliati.
I cinque uomini non attesero oltre, gettate le armi si avventarono su Charles e iniziarono a picchiarlo pesantemente con pugni e calci: riuscì a difendersi abbastanza bene ma l'inferiorità numerica lo mise presto in difficoltà. Stava per perdere conoscenza quando, finalmente, dopo un tempo che gli sembrò infinito, sentì di nuovo la voce del poliziotto.
"Basta così" disse, ponendo fine al pestaggio "Vi siete divertiti, ora potete andarvene, penserò io ad arrestarli."
Charles era senza parole, vide i cinque uomini allontanarsi ridendo e il poliziotto avvicinarsi con fare minaccioso.
"Siete in arresto, Mutanti, ora verrete con me senza protestare o sarò costretto ad uccidervi."
