51. Il passato ritorna
"Mi dissocio!"
Tony Stark era famoso per le sue uscite controverse, non era la prima volta che riusciva a lasciare a bocca aperta i giornalisti, ma quel giorno l'effetto bomba fu ancor più devastante di quando confessò di essere Iron Man. James Miller stava per fargli un'altra domanda ma Tony proseguì.
"Mi dissocio!" ripeté "Quando iniziai a lavorare per la Securtech, che in seguito si rivelò essere in realtà una divisione minore della Essex Corporation, pensavo davvero che quei sensori e tutto ciò che stavano progettando potessero essere utili per tutti, invece ho fatto un'amara scoperta, che ormai dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti! Negli ultimi mesi sono aumentati gli attacchi ai mutanti e gli arresti immotivati. Non è giusto che un mutante venga fermato all'ingresso di un negozio o che gli venga impedito di prendere un treno solo perché è un mutante! Stiamo scherzando?"
James Miller esitò, era a disagio di fronte a quelle parole che, non poteva negarlo, rappresentavano la realtà.
"Quindi non crede che i mutanti vadano tenuti sotto controllo?" chiese "Che potrebbero essere un pericolo?"
"Lei ha le conoscenze adeguate per affermare una cosa del genere?" chiese Tony.
"No, ma non è sempre meglio prevenire? Come avrà saputo, la scuola che Xavier ha fondato nasconde molto più di semplici aule e laboratori, i Servizi Segreti hanno scoperto un jet che sarebbe in grado da solo di dare filo da torcere ai nostri mezzi militari e stanze segrete piene di armi!"
Tony scoppiò a ridere.
"Armi? Jet?" chiese "Mi fate ridere! Siamo negli Stati Uniti, bello! Una nazione in cui uno studente può comprare un'arma al supermercato senza problemi! Il paese con la più alta percentuale di cittadini armati al mondo! Nel quartiere più tranquillo di una qualsiasi periferia almeno la metà degli abitanti ha una o più pistole in casa! Venite a parlare di armi a me? Io ho venduto armi da quando ero ragazzo, so di cosa parlo! Il problema non è l'arma ma come si usa!"
Ancora una volta i ragionamenti corretti di Tony misero in difficoltà Miller che, era ormai evidente, non cercava di esporre dei fatti ma di mettere in cattiva luce i mutanti a tutti i costi.
"Però i mutanti hanno poteri diversi da un normale cittadino che tiene una pistola sotto il cuscino per paura dei ladri! Ci sono mutanti che possono passare attraverso i muri, che riescono a generare il ghiaccio o che addirittura possono controllare le nostre menti! Non crede che paragonare le due cose sia un po' azzardato?"
Tony aveva capito le intenzioni di Miller e non perse la calma.
"Io credo che non conta ciò che possediamo, che si tratti di una pistola o del potere dato dal nostro DNA. Ciò che conta è come lo usiamo e, parlo per esperienza personale, chiunque può diventare pericoloso quando viene minacciato. I mutanti si sentono minacciati ora e non mi sorprenderebbe se scoppiasse una guerra … una guerra civile intendo perché, che vi piaccia o no, i mutati che abitano in questo paese sono pur sempre cittadini americani!"
"Cittadini americani pericolosi!" esclamò il giornalista, che ormai non tentava nemmeno più di mascherare il suo vero fine "Le devo ricordare io che quando venne diffusa la cura uno di loro sradicò un intero ponte e aggredì è uccise degli scienziati innocenti con un suo esercito?"
Tony si strinse nelle spalle.
"Ve l'ho detto, chi viene minacciato diventa pericoloso, ma non si può giudicare un'intera razza, e perché di questo che stiamo parlando, per il comportamento di pochi e ..."
"In ogni caso i cittadini americani sono preoccupati e spaventati" lo interruppe Miller "Lo scontro sembra ormai inevitabile, l'unica domanda è: quante saranno le vittime? Ora diamo la linea a Andrew Martin che ci farà vedere alcune immagini dei recenti scontri tra umani e mu-"
Logan spense la televisione.
"Ed ecco che le cazzate di Magneto ci tornano indietro come un boomerang!" esclamò "Sarà felice adesso! Almeno ora Tony sarà apertamente dalla nostra parte e anche gli altri Avengers saranno liberi di agire … ma non è che anche loro siano molto amati" commentò Logan "Sono considerati degli eroi ma hanno fatto una serie di danni collaterali che hanno fatto storcere il naso a molti!"
Charles sospirò, prese il telecomando e riaccese la televisione ma cambiò canale, poi ancora e ancora e ancora ma il loro umore non cambiò, ad eccezione dei canali dedicati a particolari argomenti che non avevano modificato il loro palinsesto, in tutti gli altri non si parlava altro della questione dei mutanti e di ciò che i Servizi Segreti avevano trovato nella scuola, anche se nessuno spiegò come avessero ottenuto queste informazioni. Dopo l'ultimo canale in cui un giornalista istigava all'odio verso i mutanti senza alcuna vergogna Charles spense definitivamente.
"È esattamente per questo motivo che in tutti questi anni ho tentato di fermare Erik! Queste" disse rivolgendosi a Raven e indicando la televisione spenta "sono le conseguenze di tutte le cazzate che avete fatto!"
"Non posso darti torto" disse lei "Ma avevamo le nostre ragioni e …"
"E un cazzo!" esclamò lui arrabbiato, Raven non si scompose.
"Tu non sai cosa ha passato Erik, non sai quanto ha sofferto."
Charles scoppiò a ridere.
"In effetti è vero" disse Pietro "Nostro padre ha sofferto molto nella sua vita e …"
"Ciò non giustifica ciò che ha fatto, Pietro" lo interruppe Charles "Credete che non sappia nulla di lui? Io so tutto di lui! So quanto ha sofferto! So ogni cosa, ma so anche che non ha mai ragionato! Lo hai detto anche tu, Raven, è rimasto emotivamente un bambino rancoroso! Lui non ragiona, agisce d'istinto e vaffanculo alle conseguenze! È stato cieco ed egoista!"
Charles si interruppe, guardò Pietro e Wanda e abbassò lo sguardo.
"Mi dispiace dover parlare male di vostro padre, ma …"
"Non fa niente" disse Pietro stringendosi nelle spalle "Vai pure, sfogati."
"Sono d'accordo" disse Wanda "Nemmeno io sono sempre stata d'accordo su come ha agito. Cerco di essere empatica perché è mio padre, ma …"
"Esatto, Wanda" disse Charles "Ma. Anch'io cerco di essere empatico perché, nonostante tutto, tengo a lui, ma … ma ci sono cose che non si possono ignorare!"
Si accorse in quel momento che tutti lo stavano guardando, Raven sogghignava e Lester aveva l'espressione di chi si sta godendo la scena. Prese un profondo respiro.
"Ditemi, da quanto tempo vengono discriminati i mutanti? Da quel dannato incidente a Cuba, ecco da quando! Prima il mondo nemmeno era a conoscenza dell'esistenza dei mutanti! È grazie a gente come Shaw e Erik che ci siamo fatti subito una cattiva reputazione ma, al di là di questo, credete che i mutanti siano stati i primi ad essere discriminati? Ad essere uccisi? Credete che dopo tutto ciò che è successo le cose possano cambiare dall'oggi al domani? Noi siamo gli ultimi arrivati! Parlate con un omossessuale o un nero! Perché secondo voi ancora oggi debba essere celebrato il mese dell'orgoglio LGBT? Perché esiste un movimento come Black Lives Matter? Perché l'odio non è qualcosa che si può combattere così facilmente e, soprattutto, non con altro odio!"
Charles aveva parlato con enfasi, sfogando in pochi minuti anni e anni di frustrazione.
"Però devi ammettere che Erik è sempre stato un abile stratega." commentò Hank.
"Stratega?!" gridò Charles,"Stratega?! Dove lo ha portato tentare di trasformare tutti gli umani in mutanti con quella macchina che nemmeno funzionava? Dove lo ha portato tentare di annientare chi aveva sintetizzato la cura? Negli anni non ha fatto che peggiorare la situazione già precaria dei mutanti! Pensava di fare grandi cose, di difendere i diritti dei mutanti, giusto? Peccato che abbia ottenuto esattamente il contrario!" gridò ancora, indicando la televisione.
Charles chiuse gli occhi, respirò profondamente per ritrovare la calma e li riaprì.
"Ripeto, so cosa ha passato, ha perso molto, ha sofferto, ma si è sempre lasciato trasportare da questi sentimenti: orgoglio, rancore, odio … lo hanno accecato."
Charles chiuse gli occhi e iniziò a massaggiarli, quasi a voler cacciare via immagini e ricordi ingombranti.
"Non dico che ciò che stiamo subendo sia giusto" disse con voce stanca "Nè che dobbiamo stare con le mani in mano, il problema è che non possiamo permetterci di dar ragione a chi ci odia."
Calò il silenzio, tutti stavano riflettendo sulle parole di Charles.
"Avrei una domanda" disse Lester "Erik … o Magneto … quello che è, ha mai provato ad essere normale? A non avere come unico scopo della sua vita la supremazia dei mutanti e l'annientamento degli umani?"
Charles sospirò, lanciò un'occhiata a Raven e a Hank.
"Sì, ci aveva provato." ammise "Sotto falso nome aveva provato a crearsi una nuova vita in Polonia, aveva una moglie, una figlia, un lavoro … Disgraziatamente scoprirono che era un mutante e gli portarono via tutto, uccisero sua moglie e sua figlia e lo lasciarono nella disperazione più totale."
"Questo credo cambi qualcosa" azzardò Pietro "Mi sembra che il suo odio sia giustificato!"
Charles aveva gli occhi lucidi, si morse il labbro inferiore per non lasciar sfuggire le lacrime.
"Non ho mai contestato le sue ragioni ... ma come ha reagito al dolore. Lui e Scott" disse indicando un punto a caso fuori dalla finestra "credono di essere speciali, di essere gli unici ad aver sofferto e di avere il diritto di vendicarsi: Logan, Jean, Ororo, Raven, Hank e tanti altri hanno sofferto anche di più di loro! Tutti noi abbiamo sofferto in un modo o nell'altro solo per il fatto di essere mutanti. Anch'io avrei una bella lista di gente sulla quale avrei il diritto di vendicarmi e, pensa un po', Erik sarebbe il primo! Eppure non l'ho mai fatto! Sai perché? Perché mi sono focalizzato sul cercare di avere una vita migliore, non su ciò che ho perso!"
"Tu hai mai perso qualcuno che amavi?" chiese Wanda, non per provocarlo ma per pura curiosità.
Charles inspirò ed espirò più volte, tremava per l'emozione: rabbia e rimpianto si alternavano nei suoi occhi come nuvole in un cielo grigio. Guardò Raven, poi chiuse gli occhi e pensò anche a un'altra donna, a lei. Perché stava pensando proprio a lei? Forse ripensare a ciò che era successo a Cuba gliela aveva fatta venire in mente dopo tanto tempo? Cercò di farla uscire dalla sua mente ma proprio in quel momento Hank decise di infierire.
"Be', sì …" rispose Hank al suo posto "Prima Erik, poi Raven … qualche anno dopo Mo-"
"Hank!" gridò Charles interrompendolo "Stai zitto." riaprì gli occhi, le lacrime erano sparite ma il suo sguardo raccontava tutto il suo tormento interiore "So cosa vuol dire perdere qualcuno ma non per questo sono diventato una persona peggiore, almeno credo."
Restarono in silenzio per qualche minuto, le ultime parole di Charles aleggiavano in aria come bolle di sapone.
"Come intendi comportarti con Erik e Scott?" chiese Lester "Sinceramente al tuo posto non sarei magnanimo."
"Non lo so" rispose Charles "Vediamo come si evolvono le cose, non voglio escludere nulla. Conosco Scott da quando era giovanissimo, mi chiedo cosa lo abbia portato a credere che non ci fosse scelta …"
Nello sguardo di Charles era evidente il suo conflitto interiore: da una parte c'era la rabbia per il tradimento, dall'altra un grande rimpianto, come se ciò che aveva fatto Scott fosse stato veramente causa sua; mise presto da parte quei sentimenti, in quel momento non poteva permettersi inutili sensi di colpa, doveva pensare alla prossima mossa, il suo sguardo tornò limpido.
"In ogni caso la situazione ormai è questa, dobbiamo stare all'erta" disse "ed essere pronti per ogni evenienza."
Passò la mano sul bracciale e usò i suoi poteri di telecinesi per estrarre e aprire Cerebellum.
Nei prossimi giorni lo indosserò sempre" spiegò "Non possiamo permettere che arrivino qui, dobbiamo prevenire qualsiasi attacco e tenerli lontani dalla scuola."
Non disse altro e indossò il casco.
"Ma … ci vedi?" chiese Raven "Devo ammettere che sei abbastanza inquietante così ..."
"Non ho bisogno di vedere" spiegò Charles "Ora, se volete scusarmi ho molte cose da fare."
Senza attendere risposta si alzò e uscì dalla stanza.
Era trascorso qualche giorno, nonostante tutti si preoccupassero per lui continuò a indossare Cerebellum per captare ogni minimo segnale di pericolo. In qualche occasione aveva provato a parlare con Hank di ciò che gli era successo ma ben presto aveva rinunciato e, ormai convinto di aver sognato, non aveva nemmeno cercato di fare qualche prova per avvalorare la sua tesi e aveva deciso di lasciar perdere. lo si poteva osservare fare qualsiasi cosa con quello in testa e, benché in effetti fosse strano, presto quasi tutti ci avevano fatto l'abitudine e anche lui aveva imparato a muoversi restando concentrato e allo stesso tempo presente per ciò che stava facendo.
I giorni passavano e, mentre televisione, radio e giornali continuavano a parlare di una guerra tra mutanti e umani che ormai sembrava solo questione di tempo, Charles non percepiva ancora alcuna minaccia; aveva provato a rintracciare sia Scott che Erik ma evidentemente entrambi erano riusciti a schermarsi dalla sua telepatia. Charles si teneva in contatto con gli altri Illuminati per iniziare a coordinare una strategia di difesa e, appena aveva qualche minuto libero lo trascorreva insieme a David. Aveva anche iniziato a sistemare gli appunti delle conferenze per scrivere quel libro che Jasmine gli aveva suggerito di diffondere il più possibile: se i giornalisti lo potevano screditare con le loro parole lui si sarebbe difeso con le sue. Come ogni sera, dopo cena, si era ritirato nel suo studio per continuare a scrivere, ma quella sera il sonno lo raggiunse senza che se ne rendesse conto, aveva deciso di prendersi una pausa, aveva chiuso gli occhi per un istante ma quel gesto era stato fatale e nel giro di pochi istanti era caduto tra le braccia di Morfeo, ovviamente indossando ancora Cerebellum. Aveva dormito si e no per una decina di minuti, quando sentì bussare, ma non alla porta, qualcuno stava bussando senza alcun rispetto sul suo mini Cerebro. Ancora mezzo assonnato ma totalmente irritato per l'interruzione, se lo tolse per vedere chi lo avesse disturbato: si massaggiò gli occhi e si guardò attorno e quando la vide restò a bocca aperta per lo stupore.
"Tu?"
