Dean stava cominciando a diventare irrequieto…
Era la terza volta che prendeva gli appunti di Sam, li rileggeva e poi li rimetteva sul tavolo con stizza perché per tutta la mattinata non avevano fatto nessun passo in avanti, e suo fratello sapeva che ben presto sarebbe esploso. Non era proprio nelle sue corde mettersi tranquillo a fare ricerche, non lo era mai stato, e anche John aveva imparato a non imporgliele più di tanto. Preferiva mandarlo on the road a fare qualsiasi cosa, anche provviste, pur di non tenerlo ancorato ad un tavolo e questo aveva fatto sì che tutto quel lato del lavoro ricadesse sulle spalle di Sam. Notoriamente era lui la componente intellettuale del gruppo, ma questo non voleva dire che, essere costretto a leggere cose non di suo interesse, non alzasse il livello di frustrazione del più giovane. A volte i due fratelli avevano anche litigato per le gerarchie, ma non l'aveva mai spuntata perché i ruoli erano ben definiti nella squadriglia di John Winchester e c'era poco da contrattare.
Sam cercò di ignorare il leone in gabbia , ma Dean stava davvero cominciando a dargli fastidio, soprattutto perché l'andirivieni era accompagnato dal rumore ripetitivo dello scatto di una penna. Si impose di isolarsi come quando era a Stanford e qualcuno nei corridoi non aveva proprio voglia di andare a dormire, ma alla fine non ne poté più e gliela strappò dalle mani.
"Ehi"
"Adesso basta, piantala"
"Che ho fatto?"
" Mi ha trapanato il cervello negli ultimi venti minuti, ecco che cosa hai fatto"
"Il solito melodrammatico"
"Ascolta, sono frustrato quanto te perché, da quando siamo arrivati, non abbiamo fatto passi avanti, ma non puoi torturare le mie orecchie un secondo di più"
Dean sospirò e commentò:
"D'accordo, Samantha, niente più accompagnamento musicale"
"Grazie"
"Bastava chiedere comunque"
"Te l'ho chiesto, ma ti sei fermato giusto dieci secondi"
"Tanto non sei arrivato a niente, o sbaglio?"
"No, ancora no, ma non è che sei molto di aiuto andando avanti e indietro"
Il trillo del cellulare fermò il vivace scambio e Dean rispose inserendo il vivavoce:
"Bobby, dimmi che hai qualche novità"
"Niente di rilevante in realtà, questo tizio era davvero uno stinco di santo. L'unica cosa di stravagante della sua vita è che Theo Walkins non è il suo vero nome, è stato adottato da piccolo da una famiglia di Camden"
"Adottato?"
"Sì. Il suo vero nome è Carlos Muñoz ed è nato a Tepito"
"E questo dovrebbe interessarci perché…"
"Dean"- lo ammonì Sam.
"Non sono in vena di pettegolezzi da soap"
"Sei sceso dal letto con il piede sbagliato, ragazzo?"
"No, Bobby, sono sempre di buonumore quando ci sono demoni nei paraggi"
"Anche spiritoso! Comunque non lo so a che diavolo ti possa servire sapere che il tizio era adottato e di origini messicane, l'ho trovato e te l'ho detto"
"Dean è un pò su di giri, scusalo, apprezziamo molto il tuo aiuto"
"Di nulla, Sam, potete sempre contare su di me"
"Lo sappiamo"
"Figliolo?"
"Sì?"
"Non voglio entrare nelle tue cose, ma volevo dirti che la porta di casa mia è sempre aperta se hai voglia di prenderti una pausa"
Sam si morse nervosamente un labbro e replicò:
"Grazie"
"Non voglio i tuoi grazie, voglio che ti prendi cura di te, mi sono spiegato?"
"Lo farò"
"Sarà meglio per te. Ci sentiamo, idioti"
"Ciao, Bobby"
Sam riagganciò e volutamente evitò lo sguardo di suo fratello, che lo stava scansionando con insistenza da quando il loro amico lo aveva messo all'angolo. Apprezzava il fatto che il loro padre in seconda si preoccupasse di lui, soprattutto quando quello ufficiale era latitante, ma allo stesso tempo avrebbe voluto che nessuno lo spingesse a fare i conti con la morte di Jessica. E sapeva anche che mettere la polvere sotto il tappeto non sarebbe servito a nulla, eppure era tutto quello che era in grado di sostenere in quel momento, così si aggrappò all'oggi e annotò il nome datogli dal suo amico cacciatore. Rilesse i suoi appunti e all'inizio dovette dare ragione a Dean perché l'informazione non sembrava aggiungere niente a quello che sapevano, poi iniziò a chiedersi se ci fosse una qualche relazione tra la storia personale dello scomparso e l'Excalibur Hotel. Si ricordò che l'albergo era stato costruito da operai messicani e qualche spia iniziò ad accendersi. Notoriamente lo stato più grande dell'America centrale era un concentrato di credenze legate all'occulto e fece appello ai suoi ricordi per aprire uno dei famosi cassetti della memoria
. Durante il primo anno all'università, prima di conoscere Jess, aveva condiviso la stanza con Miguel e onestamente la cosa non avrebbe potuto dispiacergli di più, non per il ragazzo in sé, perché era anche simpatico e soprattutto tranquillo, ma perché era molto legato alle sue tradizioni. Questo lo aveva costretto a sentirlo parlare con disinvoltura tanto della chiesa cattolica, quanto del culto legato alla Nuestra Senora della Santa Muerte. Per un po' lo aveva lasciato fare per quieto vivere e si era fatto una cultura sulla Flaquita, ma ad un certo punto i racconti legati alla vita nei barrios e al rito del primo martedì del mese lo avevano riportato troppo vicino al mondo da cui era scappato. Aveva così subito messo in chiaro che non ne voleva sapere di certe cose e per fortuna il suo coinquilino non se l'era presa a male. Il caso poi ci aveva messo lo zampino e aveva potuto rilassarsi: Miguel aveva conosciuto Celeste, gli aveva lasciato la stanza poche settimane dopo e le cose si erano rimesse a posto da sole.
"Ehi, Wikinerd, ti farai venire le rughe se continuerai a rimuginare in quel modo"
Sam tornò alla realtà e chiese:
"Che hai detto?"
"Sei andato su un altro pianeta"
"Scusa, stavo pensando a quello che ci ha detto Bobby. Forse non c'entra nulla, ma…"
"Ma cosa?"
"Non lo so, è solo una coincidenza, credo"
"Vorresti condividere?"
"Brad ha detto che, quando siamo venuti qui la prima volta, l'albergo era in costruzione e che molti operai erano messicani, proprio come l'uomo sparito"
"E allora?Las Vegas è piena di messicani, non mi sembra una gran cosa"
"Vero, ma ci ha anche raccontato che , prima dell'intervento di papà, avevano costruito degli altarini, attirando di fatto l'attenzione del sovrannaturale su questo posto. Non ti sembra almeno curioso che anni dopo Theo Walkins, alias Carlos Muñoz, sia venuto proprio in questo albergo ed abbia incontrato dei demoni?"
"Mi stai dicendo che qualcosa è rimasto qui dopo la Winchester & co.? Lo vedo improbabile, Helena è stata certamente bandita! Papà non lascia mai un posto se non ha la matematica certezza che sia pulito, sai come è fatto"
"Lo so, ma dicevamo prima che non è così insolito che qualche eco resti nonostante tutto, o magari gli operai hanno voluto sentirsi sicuri al 100% e dopo la nostra partenza hanno passato la cera"
"Non lo so, Sammy, è tirato per i capelli, ma ti voglio seguire nel ragionamento. Ammettiamo che il ragazzone sia venuto all'Excalibur di proposito, come faceva a sapere che cosa è successo qui tanti anni fa? Non è cresciuto in Messico e per quello che ne sappiamo non c'è nemmeno mai stato"
"Dobbiamo parlare con la famiglia e saperne di più del suo passato. La famiglia americana potrebbe averlo preso con sé quando era grandicello, oppure potrebbero avergli detto delle sue origini e lui ha fatto un tuffo nel passato "
"Che cosa suggerisci?"
"Dobbiamo separarci: tu vai dalla moglie e io resto a…"
"Non se ne parla"
"Vuoi fare il contrario?"
"No, voglio dire che non ci separiamo"
"Lo abbiamo già fatto, che problema hai?"
"Stavolta è diverso"
Sam ci mise un po' per capire, poi unì i puntini e capì che cosa suo fratello voleva intendere. Avrebbe voluto ribattere che non doveva fargli da babysitter per tutta la vita, ma la verità era che, nonostante la facciata, aveva un disperato bisogno di potersi girare nel letto la notte e vederselo accanto. Si passò una mano sul viso e sospirò alla ricerca di un argomento che fosse in grado di ribaltare la sentenza, ma la sua mente non riusciva a formulare nulla di davvero convincente, così pensò di buttarla sull'onestà.
"Senti, apprezzo il fatto che tu voglia tenermi d'occhio, ma posso stare qualche giorno da solo"
"Non lo metto in dubbio, ma non ci separiamo lo stesso e questo è definitivo"
"Non parlare come papà"
"Se è l'unico modo per farti ragionare, urlerò anche come lui. Non ho intenzione di lasciarti da solo, non dopo quell'attacco di panico e aver scoperto che prendi pillole"
"Ti ho già detto che non lo farò più"
"Meglio per te, ma questo non mi fa cambiare idea. E' inutile che insisti, sei una mia responsabilità, senza contare che non è necessario andare fino in Maine per parlare con la famiglia. Li chiameremo al telefono e concentreremo le ricerche di Theo qui"
"Dean"
"Ho detto che non tratto su questa cosa, quindi andiamo avanti"
"Che cosa vuoi fare?"-chiese rassegnato il minore dei Winchester.
"Usciamo e andiamo a fare qualche domanda al casinò, in fondo è scomparso dopo aver vinto al tavolo verde. Vatti a cambiare e togliti quello sguardo truce dalla faccia"
Sam scosse la testa, chiuse il pc rassegnato e si alzò chiedendo:
"Ci mettiamo in ghingheri?"
Fu così che gli agenti Spencer e Fielding si presentarono allo Stardust Casinò e all'ingresso chiesero di incontrare il direttore mostrando i distintivi. Un uomo piuttosto piazzato li osservò, poi li invitò a seguirli all'interno della struttura.
La prima cosa che Sam notò fu l'aspetto kitch dell'ingresso alla prima sala, un arco preceduto da due enormi statue dalle sembianze femminili, che dovevano ricordare nelle intenzioni dell'autore delle schiave del mondo classico. Indossavano una cortissima tunica che lasciava un seno scoperto e reggevano con entrambe le mani una lunga asta, alla cui fine c'era un largo ventaglio di piume. Il color oro era praticamente ovunque, così come orribili piante in plastica, e entrando nella prima sala del casino, il buongusto scappò ancora più lontano. La stanza aveva dimensioni importanti e conteneva una quantità enorme di slot machine. Davanti ad ogni macchinetta c'era uno sgabello e nonostante fosse abbastanza presto, erano perlopiù occupati da giocatori con espressioni contrastanti. C'era chi aveva la classica postura di chi è convinto di aver in tasca un futuro di successo, ma anche chi aveva già preso qualche calcione nelle parti basse dalla dea bendata e nonostante questo continuava a buttare giù monetine.
I tre si mossero su uno spesso strato di moquette rossa e attraversarono altre due sale, che ospitavano tavoli per il blackjack e la roulette fino ad un ascensore, che li portò al secondo piano. Avanzarono fino ad una porta in radica di noce, poi la guardia si fermò e bussò. Attese che qualcuno gli desse l'okay per entrare, poi si fece da parte e lasciò passare i Winchester. I due cacciatori si scambiarono una veloce occhiata, poi si mossero verso l'interno di un ufficio molto elegante. Un uomo brizzolato si presentò come William Bruder, direttore dello Stardust, e chiese con finta cortesia a che cosa dovesse la visita.
"Stiamo indagando sulla scomparsa di Theo Walkins"
"Ah, il nostro fortunato cliente"
"Non tanto fortunato visto che è sparito poche ore dopo aver vinto una grossa cifra in questo casinò"
"L'ho saputo, ma non vedo che cosa c'entri lo Stardust"
"Sicuramente nulla-intervenne Sam con tono rassicurante- ed è per questo che contiamo sulla sua collaborazione"
"Che cosa posso fare esattamente per voi, agenti?"
"Vorremmo visionare i filmati delle sere in cui Theo Walkins è stato qui"
"Non vedo il mandato"
"Contavamo di velocizzare un po' le indagini, c'è una famiglia in preda alla preoccupazione nel Maine"
"Non credo proprio che si possa fare, sapete, devo tutelare la privacy dei miei clienti"
"Lo capiamo benissimo, ma, se ci farà dare un'occhiata amichevole a quei video, ci leveremo in fretta dai piedi, in caso contrario ci piazzeremo qui e curioseremo in giro. Sono sicuro che in questo posto sono rispettate tutte le regole, ma magari vi è sfuggito qualcosa e sarebbe un peccato farvi chiudere per un po'. Ho notato che gli affari vi vanno bene, giusto?"- fece Dean con tono di sfida.
Il direttore si irrigidì e il sorrisetto scomparve dalla sua faccia.
"Ecco, io…"
"Non abbiamo tempo da perdere, signor Bruner"
"D'accordo, vi farò avere quei filmati"
L'uomo alzò bandiera bianca e fece accomodare i Winchester nella sala della sicurezza.
"Non sei stato un po' troppo Al Pacino lì dentro?"-chiese Sam una volta rimasti soli.
"Hai molto da imparare, fratellino. Il manichino doveva essere preso a calci in culo, i tuoi modi da damerino non ci avrebbero portato a niente"
"I miei modi da damerino si chiamano buona educazione, però devo ammettere che hai fatto bene a strapazzarlo un po'"
"Grazie per l'approvazione, ma ora diamoci da fare: meno tempo restiamo, meno rischiamo di essere scoperti"
"Giusto e per questo sono venuto attrezzato"
Sam tirò fuori da una tasca una pen-drive, la inserì nella porta usb del pc davanti a lui e iniziò a salvare i files.
Quaranta minuti dopo il motore dell'Impala ruggì e i cacciatori ritornarono all'Excalibur Hotel.
