31. Acqua e sangue

La terra tremava, gli occhi di Charles erano neri, guardava dritto davanti a sé senza vedere nulla. Logan tremò, non per la paura ma per l'aura cupa che lo avvolgeva, si avvicinò a Erik.

"Lo hai mai visto così?" chiese, ma lui scosse la testa.

"No, non l'ho mai visto così e, sinceramente, ho paura."

Logan e gli altri si erano voltati a guardare, il grande Magneto era spaventato e questo non era decisamente un buon segno.

"Non è codardia la mia" spiegò, notando gli sguardi preoccupati "So solo che, in queste condizioni, se volesse, potrebbe ucciderci."

"Dobbiamo chiamare Jean" disse Ororo "Solo lei potrebbe farlo tornare in sé."

Scott annuì ma in quel momento David si fece avanti.

"Ci penso io." disse "Sono un telepate."

"NO!" gridò Ororo "Nemmeno noi l'abbiamo mai visto così! Potrebbe schiacciarti! Potresti morire!"

Tutti parlavano di Charles come se lui non ci fosse e in effetti era così, sembrava posseduto.

"Non sappiamo cosa ci sia dentro la sua testa in questo momento" gli disse Scott.

"Allora sarà il caso che qualcuno lo scopra." rispose David con un sorriso beffardo.

In quel momento era tornata Jean, di corsa, l'onda psichica l'aveva raggiunta mentre stava medicando Zuko così aveva corso più che poteva ma arrivò tardi, David aveva già posato le mani sulle tempie di Charles.

Scott mosse un passo per fermarlo ma Raven lo bloccò con la mano.

"Lascialo provare." disse.

Scott esitò ma lo sguardo di Raven lo convinse.

"Sei impazzita?" chiese Erik "Potrebbe …"

"Lascialo fare" insistette lei "Ho un buon presentimento."

David chiuse gli occhi.

Buio. Freddo. Vento. Tuoni. Acqua, tanta acqua. David stava affogando in un oceano in tempesta.

"Dove … dove sono?" chiese, annaspando tra le onde "È la sua mente? Se questa è la sua mente io posso creare ciò che voglio … almeno credo."

Si concentrò e dal nulla, materializzata dall'acqua che si era fatta solida, comparve una piccola barca a motore. In qualche modo David riuscì a salire a bordo e mise in moto.

"Dove sei?" chiese "Devi essere qui, da qualche parte!"

A bordo della piccola barca aveva una visione più ampia, cercò e all'improvviso lo vide, in lontananza, una tromba marina illuminata da un cuore rosso di rabbia. David tremò ma decise di non farsi scoraggiare, come Charles aveva trovato il coraggio di dirgli subito di essere suo padre, anche lui doveva superare le sue paure e affrontarlo. Con il motore al massimo si diresse verso suo padre.

Le onde erano alte ma lui riuscì a farsi strada attraverso la burrasca e infine si ritrovò di fronte al tornado, percepiva la presenza di Charles all'interno ma non era certo di riuscire a raggiungerlo.

"Cosa ti sta succedendo?" chiese al vento "Cosa ti ha portato a questo punto?"

Il vento era sempre più forte, lo spingeva lontano, ma David portò il motore a limite.

"CHARLES! CHARLES!" gridò, tentando di sovrastare il rumore del vento.

"CHARLES!" gridò ancora "SONO DAVID! SONO DAVID! RISPONDI!"

La tempesta infuriava, David poteva sentire il rumore dei tuoni sopra la sua testa, tremava per il freddo e la paura ma questo non lo fece indietreggiare. Non sapeva come raggiungerlo, non sapeva come aiutarlo, ma forse poteva trovare qualcosa nella sua mente, qualcosa che lo portasse con i piedi per terra. Non seppe esattamente da dove gli venne l'idea, forse la discussione che aveva avuto con lui poco prima lo aveva messo di buon umore, forse vederlo al centro di detenzione aveva piantato in lui il seme di una fiducia che stava pian piano crescendo. Non avrebbe saputo dire in seguito perché decise di farsi avanti in quel modo, era una domanda a cui nemmeno lui aveva risposta. Prese un profondo respiro e gridò.

"PAPÀ!" gridò, con tutto il fiato che aveva in corpo "PAPÀ! SONO DAVID! SONO TUO FIGLIO! ASCOLTAMI!"

David si fermò per prendere fiato e sembrò che il suo appello si fosse perso nel vento …

Stava annegando, immerso nell'acqua, annegava nel suo stesso odio. Cosa c'era oltre quella barriera di acqua e vento? Oltre le nuvole cariche di tuoni e fulmini? Una voce? C'era qualcuno? Una voce lontana … "Papà … sono David! Sono tuo figlio … Ascoltami …"

Quella voce … David … era lui? Era davvero lui? Si erano appena conosciuti eppure aveva affrontato la tempesta per salvarlo? Poi lo vide, uno spiraglio di luce, la voce di David aveva aperto un buco tra le nubi attraverso il quale vide una stella.

"Devi calmare la tua mente. Affogherai. Calma … la … tua … mente."

Di chi era quella voce? Era lui? A chi aveva detto quelle parole? A Erik, mentre tentava di strapparlo dall'odio che lo stava uccidendo, lo stesso odio che adesso stava annientando anche lui.

Lentamente, quasi al rallentatore, il vento cominciò a placarsi, il tornado era ancora lì ma la sua potenza era diminuita. Cercò di seguire quella stella, di aggrapparsi a quello spiraglio di luce in mezzo alle nubi ma il vento era ancora troppo forte, ancora lo teneva prigioniero. Cosa c'era in mezzo a quella tempesta? Emozioni represse, odio, paura, rancore, disprezzo, sentimenti che ora lo tenevano prigioniero.

Charles sentiva la voce di suo figlio, una cima alla quale appendersi per uscire da lì, ma era troppo lontana per poterla afferrare e lui non riusciva a muoversi.

Stava quasi per disperare quando vide comparire di fronte a lui suo figlio, aveva affrontato il vento, lo aveva superato e ora si trovava lì, insieme a lui, nell'occhio del ciclone.

"Papà … sono qui … va tutto bene … calmati … va tutto bene …"

Charles sorrise, era ancora prigioniero delle sue emozioni ma vedere il viso di David gli aveva dato nuova speranza, forse aveva una possibilità per riuscire a fuggire da se stesso.

David era di fronte a lui, gli tendeva una mano, con immenso sforzo Charles alzò una mano e tentò di afferrare quella di lui, le loro dita stavano quasi per sfiorarsi …

Tutto si bloccò, il vento si tinse di rosso, Charles spalancò gli occhi in un'espressione di dolorosa sorpresa; dalle sue labbra socchiuse uscì un filo di sangue che David fissò con terrore crescente.

"PAPÀ!" gridò "NO! PAPÀ!"

Prima di riuscire a fare qualsiasi cosa ci fu un'esplosione di luce vermiglia che spazzò via il tornado e David fu sbalzato via dall'onda d'urto.

Il caos generato da Charles aveva fatto svegliare anche gli altri studenti che erano scesi per capire cosa stesse succedendo e attendendo istruzioni. Hank e Ororo li avevano guidati verso i rifugi di emergenza mentre lui, Erik, Raven e Jean erano rimasti per cercare di aiutarlo in qualche modo o di evitare che facesse danni irreparabili.

Jean era disperata e Logan lo capì dal suo sguardo.

"Non riesco a raggiungerlo! Non trovo la sua mente! C'è troppo caos! C'è troppa rabbia!"

Logan era confuso, la situazione gli era rapidamente sfuggita di mano, Charles aveva completamente perso il controllo e con i suoi poteri stava rischiando di ferire chi gli stava attorno. Guardò Jean, che gli restituì uno sguardo disperato, senza alcuna traccia di speranza, lo stesso sguardo che aveva quando, solo qualche anno prima, lo aveva implorato di ucciderla. Lei sperò che lui capisse e fu così.

"No!" esclamò, intuendo ciò che lei stava per chiedergli "Non posso!""

Gli occhi di Jean erano lucidi di lacrime represse.

"Non riesco a raggiungerlo …" ripetè, disperata "Non abbiamo altra scelta …"

"Non posso …" mormorò Logan "È il Professore …"

"Non lo è più! Il Professore è morto! È morto! Lo ha detto anche lui! Ora è X ed è completamente fuori controllo! Logan! Prima che ci faccia del male devi fermarlo! Se dovesse scoprire di averci fatto del male in un momento di follia non potrebbe mai perdonarsi!"

I poteri di Charles erano sempre più devastanti, il terremoto provocato dalla sua telecinesi era sempre più forte e l'urlo di disperazione di Charles rimbombava nelle loro menti come un temporale.

Logan lo osservò, nella sua mente si fecero strada i momenti che aveva condiviso con lui, il suo sorriso rassicurante, i suoi occhi sinceri … tutto era stato spazzato via e, in quel momento lo capì, non sarebbe tornato. Con un immenso sforzo si avvicinò a Charles alle sue spalle, davanti a lui c'era ancora David che teneva le mani sulle sue tempie, estrarre i suoi artigli fu doloroso, alzò il pugno ma si fermò a mezz'aria, incapace di proseguire. Jean gli posò una mano sulla spalla.

"LOGAN! SOLO TU PUOI FERMARLO!"

La voce di Jean gli rimbombò nella mente, doveva agire, doveva agire in quel momento, nessuno si era accorto che, proprio in quell'istante, l'espressione di Charles era cambiata, il suo viso si era disteso e forse sarebbe tornato in sé …

Anche se coperto dall'urlo disperato di Logan, il suono delle lame che si infilavano nella carne fu devastante, fu terribile vederle trapassare il suo corpo e quando le estrasse con un movimento secco tutto si fermò e tornò la quiete.

Un rivolo di sangue uscì dalle labbra di Charles che cadde in ginocchio trascinando anche David, tornato tragicamente alla realtà.

"NO!" gridò, vedendo suo padre ferito "NO! PERCHÈ! PERCHÈ?!"

David lo fece distendere, era grave, il sangue usciva copioso dalla ferita aperta, cercare di fermarlo in qualche modo sembrava del tutto inutile.

"Non avevamo altra scelta" rispose Logan con voce piatta e innaturalmente calma.

Il volto di David era la maschera della disperazione, pesanti lacrime di dolore bagnavano il suo viso magro e pallido e tutto il suo corpo tremava per la tensione e il dolore e il suo sguardo era fisso su quello del padre, i suoi occhi erano tornati azzurri ma erano spenti, stava guardando oltre, qualcosa che lui non poteva vedere.

"NO!" rispose lui, disperato "LA SCELTA C'ERA! C'ERA! CI STAVO RIUSCENDO! STAVA TORNANDO! PAPÀ! RESTA QUI! TI PREGO! NON PUOI ABBANDONARMI!"