Noterete che questo capitolo sarà un po' diverso dagli altri perchè, oltre a Charles, farò parlare anche altri personaggi che non interagiscono con lui.
Dedico questo capitolo a tutti i Corvonero del gdr Welcome to Hogwarts, in particolar modo alle mie Prefette e Prefetto! Vi voglio tanto bene!
45. CSM Villa Corva
Le settimane successive furono impegnative ma gratificanti. Le conferenze occupavano una minima parte del loro tempo e, mentre continuavano a visitare città d'arte ricche di storia e ad assaporare il cibo locale riuscirono a trovare del tempo per approfondire un rapporto che fino a quel momento era vissuto quasi interamente tramite la passione fisica. Si erano trovati come due viandanti nel deserto che finalmente trovano l'acqua per placare la propria sete; una volta nutrito il loro corpo, avevano iniziato ad assaporare le piccole cose, i pregi e i difetti dell'altro e l'acqua che prima era servita per salvarli ora era essenziale per mantenere in vita qualcosa di più profondo, di invisibile agli occhi ma fondamentale, quel legame che li aveva uniti fin dal primo istante in cui i loro sguardi si erano incrociati.
Viaggiarono di città in città in treno: dopo aver soggiornato a Firenze si recarono a Roma, da lì proseguirono verso Napoli e presero un aereo per raggiungere Milano.
"Oggi prenderemo di nuovo il treno" spiegò Charles mentre uscivano dall'albergo diretti verso la stazione "La nostra ultima tappa in Italia sarà Padova."
"Oh, avrei pensato a Venezia" mormorò lei, leggermente delusa.
"Ci andremo, nei prossimi giorni dormiremo a Padova ma l'ultimo giorno raggiungeremo Venezia perché dall'aeroporto prenderemo un volo per Parigi."
"Hai pensato a tutto, eh?" chiese lei "Come hai fatto?"
"C'è voluto un po'" ammise lui "Ti ho fatto aspettare parecchio e abbiamo dovuto affrontare diversi problemi ma alla fine ce l'abbiamo fatta."
Una volta in treno si rilassarono, il Frecciarossa era confortevole e silenzioso.
"A proposito" disse Charles mentre rileggeva gli appunti per la conferenza "Non sei obbligata a venire ad assistere a ogni mia conferenza. Ormai dovresti essere stanca di sentire sempre le stesse cose, no?"
Raven rise di gusto.
"In effetti potrei tranquillamente assumere il tuo aspetto e prendere il tuo posto! Sarei in difficoltà se mi facessero delle domande, ma improvvisando non dovrei avere troppi problemi!"
"Sono serio, Raven!" protestò lui.
"Anch'io lo sono!" rispose lei, fingendosi offesa, poi tornò seria "In realtà non ascolto te, mi piace osservare chi ti ascolta e soprattutto mi interessano le domande che ti pongono. Ogni volta è stato diverso ma sempre stimolante. Credevo che avresti trovato più oppositori, invece sembravano tutti così felici di vederci! C'erano anche parecchi mutanti!"
Charles sorrise amaramente.
"Non c'erano oppositori, è vero" disse "Ciò non significa che non ce ne siano lì fuori."
"Lo so bene!" esclamò Raven "Ho lottato contro quella gente per tutta la vita, ricordi?"
"Sì, è vero" ammise lui "Il problema è che coloro che odiano si nascondono nell'ombra. Un tempo ci avrebbero affrontati a viso aperto ma ora, nell'era di Internet, non c'è più coraggio, chi diffonde l'odio lo fa da dietro uno schermo e quando escono allo scoperto lo fanno in massa e con violenza."
Ricordava bene il pestaggio che aveva subito a New York, più delle botte prese singolarmente era stato ferito dall'intenzione che aveva visto nei loro occhi, il desiderio di fargli del male, di distruggerlo fisicamente e psicologicamente.
"Oh, che novità è questa?" chiese Raven "Si sono invertite le parti? Il grande sognatore Charles Xavier che si fa consolare da Mistica?"
Lui le lanciò un'occhiataccia ma il suo sorriso lo smentì.
"Hai visto con i tuoi occhi che, oltre a chi ci odia, c'è anche chi ci sostiene ed è aperto alla conoscenza, non puoi ignorarlo proprio tu!"
"Touché."
Più tardi, dopo poche ore di viaggio in treno, finalmente arrivarono alla stazione di Padova. Il treno stava rallentando ma già da qualche minuto Charles aveva iniziato a percepire qualcosa di interessante non troppo lontano dalla città.
"Allora, da dove iniziamo?" chiese Raven "Lasciamo le valigie in hotel e poi? La conferenza sarà domani sera, giusto?"
Charles non rispose subito, strinse la mano sulla maniglia della valigia, indeciso sul da farsi.
"Sì, andremo in hotel come prima cosa" disse "Lasceremo lì le valigie e noleggeremo un'auto. C'è qualcosa che vorrei vedere e non si trova in città, l'Orto Botanico dovrà aspettare."
"Cosa?" chiese Raven, preoccupata dallo sguardo concentrato del compagno "Qualcosa non va?"
"Non ne sono certo" disse "Per ora non voglio sbilanciarmi, lo scopriremo presto."
Espletate le pratiche del check in e lasciate le valigie in camera Charles e Raven andarono subito in cerca di un'auto a noleggio, Charles non guidava da molto tempo ma riuscì a destreggiarsi e ad uscire dalla città. Oltrepassarono diversi paesini, Charles era concentrato sulla guida ma anche sulla ricerca di un luogo in particolare. Erano ormai in piena campagna quando vide ci che cercava: a destra della strada c'era un cartello che indicava una strada bianca: CSM Villa Corva.
"CSM Villa Corva?" chiese Raven "Cosa vuol dire?"
"Centro di Salute Mentale" rispose Charles "C'è qualcosa di interessante lì, devo vederlo."
Raven si strinse nelle spalle ma non protestò mentre lui imboccava quella strada sterrata.
Ci volle qualche minuto, ma dopo un lungo viale di pioppi finalmente raggiunsero la Villa.
Era evidente che l'edificio era stato restaurato di recente, era una vecchia villa probabilmente appartenuta a un proprietario terriero. Charles parcheggiò in uno degli spazi vuoti e scese dall'auto accompagnato da Raven e respirò a pieni polmoni, l'atmosfera era rilassata e piacevole. Si avvicinarono all'ingresso, sopraelevato rispetto alla ghiaia del piazzale grazie a una grande scalinata, suonarono e pochi minuti dopo qualcuno andò ad aprire.
Era una donna dallo sguardo severo che li squadrò da testa a piedi.
"Mi dispiace" disse "Non accettiamo visitatori oggi."
Raven sbuffò, infastidita.
"Cosa ci facciamo qui, Charles?" chiese.
"Me lo sto chiedendo anch'io" disse la ragazza incrociando le braccia al petto.
Charles sorrise.
"Siamo mutanti."
La donna cambiò repentinamente espressione, sciolse il nodo delle braccia e sorrise a sua volta.
"Questo cambia tutto!" esclamò, poi prese la mano di Charles per presentarsi "Molto piacere, chiamatemi Sarah. Entrate, entrate!"
Charles e Raven la seguirono all'interno dell'edificio.
"Non capisco" disse Raven "Questo non è un centro di salute mentale?"
Sarah si voltò, il suo sorriso si fece malizioso.
"Certo, ma è solo una copertura, anche se qui davvero lavorano tre psicologi."
Mentre camminavano Charles notò due ragazzi seduti a un tavolo, dovevano avere meno di vent'anni, lei aveva corti capelli castani e un paio di occhiali che si sistemava sul naso mentre leggeva quello che aveva l'aria di essere un tema scritto dal ragazzo poco più giovane di lei che le stava seduto di fronte.
"Molto bene, Marco, hai fatto un ottimo lavoro. Potresti approfondire di più la parte in cui parli dei sentimenti del ragazzo?"
"Sì Nunzia, ci proverò" rispose lui "Posso fartelo rileggere quando avrò finito?"
Lei sorrise e annuì mentre Charles passava oltre.
"Circa quindici anni fa lavoravo in un consultorio a Padova come psicologa" continuò Sarah "Dopo qualche anno mi resi conto che alcuni dei miei pazienti erano in realtà dei mutanti che non riuscivano ad accettarsi. Questa consapevolezza mi aveva portata a chiedermi se, oltre a quelli che trovavano il coraggio di farsi aiutare, ce ne fossero altri che invece restavano nascosti per paura di essere giudicati. Io non sono una mutante ma ho pensato che queste persone andassero aiutate in qualche modo."
Man mano che procedevano all'interno dell'edificio iniziarono a sentire il suono di un pianoforte, un ragazzo stava suonando sotto lo sguardo vigile del suo maestro.
"Aurelio, prova ad andare un po' più veloce su questo passaggio" disse il maestro, indicando lo spartito.
"Ci sto provando, Peps" rispose lui "Non è facile!"
"Non so cosa sia successo" proseguì Sarah "Qualche divinità deve avermi ascoltata perché, pochi mesi dopo, venni a conoscenza di un bando regionale che avrebbe dato in comodato d'uso gratuito questo edificio a chi avesse presentato un progetto di interesse pubblico. Non fu facile ma insieme a Martina, una mia carissima collega, riuscimmo a presentare il nostro progetto e, come potete immaginare, vincemmo. Fummo costrette ad aprire un mutuo per ristrutturare l'edificio che, mi duole dirlo, era fatiscente, ma nel giro di qualche anno finalmente aprimmo al pubblico. Grazie ai mutanti che avevamo conosciuto in consultorio riuscimmo a farne entrare anche altri, alcuni di loro erano benestanti di famiglia e, grazie ai loro genitori, riuscimmo a pagare il mutuo e a finanziare alcuni ampliamenti della struttura perché, grazie al passaparola, mese dopo mese arrivano sempre nuovi mutanti. Alcuni vanno, altri vengono, è una specie di porto!"
Sarah rise, Charles era sempre più affascinato dalla sua storia e da come era riuscita a trasformare un pensiero in una realtà.
"Accogliamo mutanti di tutte le età, anche le loro famiglie se si tratta di ragazzini. Abbiamo delle stanze per chi è di passaggio ma anche degli appartamenti per chi decide di vivere qui, per quelli facciamo pagare un affitto con il quale riusciamo a mantenere la struttura, abbiamo una scuola, una palestra, una biblioteca, perfino un piccolo cinema. Sì, questo sulla carta è un centro di salute mentale" disse, riprendendo l'inizio del discorso "In realtà è molto, molto di più, è una famiglia, un rifugio per mutanti."
Charles era estasiato, scoppiò a ridere di gioia.
"Tutto questo è … è … è semplicemente meraviglioso!" esclamò "Anch'io ho fondato un luogo simile vicino a New York, ma sono un mutante, sapere che qualcun altro ha creato tutto questo pur non essendo un mutante è … è … speranza, pura speranza."
Raven osservò il viso di Charles, era eccitato, felice come quando aveva usato Cerebro per la prima volta ed era entrato in contatto con tutti quei mutanti e, in effetti era vero, non si sarebbe mai aspettata che un luogo del genere potesse essere gestito da un umano.
In quel momento arrivò una giovane donna dai capelli castani raccolti sotto una retina bianca.
"Ti chiedo scusa Sarah" disse "Devo cucinare patatine fritte anche oggi? Non possono accontentarsi di un'insalata?"
Sarah rise.
"Vada per l'insalata" rispose "Oggi sono arrivati dei cetrioli freschissimi."
Anita annuì e se ne andò.
"Lei è la cuoca della comunità, cucina per i mutanti di passaggio, loro vorrebbero sempre mangiare patatine fritte ma lei non ne può più!"
Raven e Charles risero di gusto e seguirono Sarah nel giardino sul retro.
Passeggiando incrociarono vari mutanti, come aveva detto Sarah, di diverse età: alcuni passeggiavano chiacchierando, altri giocavano a calcio, altri ancora si divertivano con delle capriole; tra tutti Charles si soffermò ad osservare due ragazze che stavano discutendo animatamente, indossavano due magliette con delle scritte che lo fecero sorridere: una aveva disegnati degli ortaggi e la scritta"Sono la Desy vegana", l'altra sfoggiava un bellissimo unicorno bianco e arcobaleno sotto la scritta "Sono la Desy Meravigliosa".
"Sai cosa mi ha detto … come si chiama … Asdrubala … Alma … Amaranta …"
"Noemi" disse la Desy vegana "Si chiama Noemi."
"Ha avuto il coraggio di dire che, visto che lei ha pulito il laboratorio la scorsa settimana, adesso tocca a me! Come se non l'avessi fatto sempre io negli ultimi tre mesi!"
Charles sorrise divertito, Raven si rivolse a Sarah.
"Quindi questo è una specie di angolo di Paradiso?"
Sarah si strinse nelle spalle.
"Sì, volendo lo si potrebbe definire così, ma non è il nostro scopo. Questo è un luogo in cui i mutanti possono imparare ad accettarsi e trovare la pace interiore per poterla portare anche fuori di qui, non vogliamo che qui trovino una fine ma un inizio."
Charles sorrise, finalmente aveva trovato qualcuno che lo capiva, che come lui aveva intrapreso un cammino lungo e pieno di ostacoli, la cui fine era lontana e incerta, ma tra la nebbia lui la poteva vedere, un obiettivo luminoso come un faro che si faceva sempre più vicino.
