Avviso: la storia di Moira, ovviamente modificata e adattata alla mia, nonché la sua decisione di parlare con Charles e Erik l'ho presa dai fumetti "House of X" e "Power of X"

52. Moira

Non era possibile che fosse lei, eppure era lì, dopo la promessa di non vedersi più. Charles inserì Cerebellum all'interno del bracciale senza distogliere lo sguardo da lei: non era cambiata rispetto al giorno in cui era morta, solo leggermente più invecchiata rispetto all'ultima volta in cui l'aveva vista poi di nuovo viva.

"Tu?" chiese ancora "Cosa ci fai qui? Pensavo che non avremmo più dovuto vederci."

Moira McTaggart si sedette di fronte a lui, la sua espressione rispecchiava con precisione i suoi sentimenti e i suoi dubbi.

"Non sarei qui se non fosse strettamente necessario. Ho seguito ciò che è successo in questi mesi e ho capito che è mio dovere dirvi ciò che so, non posso continuare così."

Charles sospirò, vederla aveva riaperto delle ferite nel suo animo che aveva pensato si fossero rimarginate, ora però era un uomo diverso e lasciò che il dolore gli scorresse addosso come acqua. Sondò la sua mente e vide qualcosa che lo stupì.

"Non sei sola."

Moira sorrise.

"Mi hai letto la mente?"

Charles non rispose e lei intuì la risposta.

"Ci siamo incontrati per caso" disse lei "Ho pensato che fosse un segno del destino, così l'ho convinto a tornare da te … e l'ho seguito."

Charles si sentì confuso, non capiva se essere felice o preoccupato del ritorno di Erik e soprattutto del fatto che fosse in compagnia di Moira; stava per chiedere ulteriori spiegazioni, quando Erik entrò accompagnato da Raven e Hank, entrambi sembravano turbati soprattutto perché, dopo tutto quel tempo, lui indossava il suo elmetto.

"Sì può sapere cosa sta succedendo?" chiese Hank "Cosa ci fa qui Moira? Lei dovrebbe essere … morta?"

Raven chiuse la porta dello studio.

"Sì, in effetti sono morta." spiegò lei calma.

"Non capisco" disse Hank "Puoi spiegarti?"

Moira annuì lentamente.

"Certo, in effetti sono qui proprio per questo, alcune cose che dirò già le sapete, di altre ne è a conoscenza solo Charles e di altre ancora ho parlato solo a Erik. Vi chiedo scusa fin d'ora se all'iniziò vi annoierò ma devo, appunto, iniziare a raccontare dall'inizio."

Tutti rimasero in silenzio, in attesa che lei iniziasse a raccontare.

"Come sapete ci incontrammo negli anni '60 la prima volta, allora ero un'agente della CIA e sapete altrettanto bene come andò a finire, nonostante fossimo innamorati Charles mi modificò la memoria e io dimenticai tutto di voi. Ci incontrammo vent'anni dopo durante l'attacco di Apocalisse e fu allora che Charles mi restituì i miei ricordi."

Moira si prese un momento per osservare Charles, il quale era lievemente arrossito.

"Dopo quei giorni io e Charles decidemmo di riprovarci, io avevo divorziato da mio marito e così pensai che avrei potuto dare una seconda possibilità al nostro rapporto, ma Charles era troppo preso dalla scuola e dalle responsabilità che comportava. Una sera riuscii a convincerlo ad uscire, lo feci salire in auto e lo portai in città. Stavamo cenando in un piccolo ristorante, eravamo tranquilli, Charles era finalmente riuscito a rilassarsi … ma la pace non sarebbe durata. Un paio di balordi seduti poco lontano da noi riconobbero Charles e, sapendo che era un mutante, Iniziarono a insultarlo. Lui non voleva problemi perciò li ignorò, noi finimmo di cenare, pagammo e uscimmo. Avremmo volentieri concluso la serata con una passeggiata ma quella sera pioveva così decidemmo di tornare a scuola. Eravamo appena partiti quando quei due ci raggiunsero, ci avevano seguiti prima a piedi e poi in auto. Riuscimmo a fuggire e pensavamo di averli seminati quando ci vennero addosso e ci fecero uscire di strada. Charles sopravvisse all'incidente … io no."

Raven, che fino a quel momento era rimasta seduta, si alzò di scatto.

"Esatto!" esclamò "Questo lo sapevamo! Ora però sei qui, sei viva e, sinceramente, non dimostri l'età che dovresti avere!"

Moira sorrise.

"In realtà dimostro esattamente l'età che dovrei avere."

Raven e Hank si lanciarono un'occhiata, nessuno dei due riusciva a capire.

"Quella sera morii" spiegò Moira "Un minuto prima ero moribonda tra le braccia di Charles, un minuto dopo mi risvegliai in un luogo del tutto inaspettato … l'utero di mia madre."
Hank scoppiò a ridere, una risata dettata dal nervosismo più che dall'ilarità.

"L'utero … di tua madre?" chiese "Stai scherzando?"

"No. Ero sveglia e consapevole di ciò che avevo vissuto fino a un momento prima, tutti i ricordi della mia vita erano ancora presenti nella mia mente. Nacqui ancora come Moira McTaggart, riconobbi i miei genitori, erano sempre loro ma io ero in qualche modo diversa, le esperienze della mia vita precedente avevano influenzato quella che avrei vissuto, fu allora che scoprii di essere anch'io una mutante, il gene X si era risvegliato nel momento della mia morte. Così iniziai una nuova vita, ma non qui, in un'altra linea temporale … e in un'altra, un'altra, un'altra …"

"In poche parole il tuo potere è quello della reincarnazione" disse Hank "Solo che ti reincarni sempre in te stessa ma in linee temporali diverse?"

"Esatto, iniziavano allo stesso modo poi in qualche modo cambiavano. In una delle mie vite io e Charles ci siamo addirittura sposati" disse senza trattenere la nostalgia nella sua voce "Avevamo perfino una figlia, aveva scelto lui il nome e l'avevamo chiamata Cassandra …"

Nessuno parlò, lei si prese un istante per assaporare ancora una volta quei ricordi ma tornò presto al presente.

"Non capisco però perché tu sia qui" disse Hank "Teoricamente hai già vissuto in questa linea temporale."

"Sinceramente anch'io faccio fatica a dare un senso a questa cosa," rispose lei scrollando le spalle "tutto ciò che so è che, dopo l'ennesima morte mi risvegliai in questa linea temporale ma cinquant'anni dopo rispetto al solito. Nacqui quarantadue anni fa come Moira Kinross, mi laureai in medicina e sposai Joseph McTaggart, dal quale sono divorziata da circa due anni. Ovviamente ricordavo tutto, come al solito, ma decisi di non cercarvi, fino a quando non accadde qualcosa che mi spinse a contattare Charles, ma questa è un'altra storia che forse un giorno Charles vorrà raccontarvi. Quando ci incontrammio lui era incredulo, non poteva credere che fossi veramente io così, senza scendere nei dettagli, gli raccontai sommariamente delle altre vite e dopo alcuni eventi decidemmo di non vederci più. Credevo davvero che sarebbe successo, che non l'avrei più rivisto, ma qualche giorno fa ho incontrato Erik ed è stato allora che ho capito che dovevo tornare, che dovevo dirvi ciò che so."

"Vi siete incontrati?" chiese Charles "Dove?"

"Sono una mutante anch'io, Charles" spiegò lei "Ero stata catturata, mi trovavo in un centro di detenzione per mutanti ed è stato Erik a liberarmi. Mi ha riconosciuta e così ho raccontato a lui ciò che ho appena detto a voi … e anche altro. Forse non è stato solo un caso, forse sono tornata in questa linea temporale proprio perché dovevo infrangere tutte le regole e dirvi ciò che ho visto nelle mie altre vite, ovvero qualcosa che, nonostante tutti i cambiamenti, non è cambiato mai: i mutanti sono sempre stati sconfitti, in ogni linea temporale."

Charles impallidì, la speranza che era sempre viva in lui iniziò a tremare, ma Moira gli sorrise.

"Non voglio demolire le vostre speranze" disse "Credo semplicemente che io sia qui per mettervi in guardia, per impedire che i vostri errori vi portino al solito epilogo."

"Quindi cosa suggerisci di fare?" chiese Charles, con tono stranamente provocatorio.

Moira guardò prima lui poi Erik.

"Voi due dovreste allearvi. Davvero stavolta, combattere sul serio dalla stessa parte. Questo potrebbe cambiare qualcosa? Non lo so, ma credo che la mia presenza qui sia finalizzata a invitarvi a mettere da parte il passato e imparare a fidarvi l'uno dell'altro."

Erik annuì, era evidente dal suo sguardo che era stata quella prospettiva a farlo tornare sui suoi passi, Raven e Hank si scambiarono un'occhiata incerta, Charles scoppiò a ridere.

"Fiducia?" esclamò, tornando serio e arrabbiato "FIDUCIA?! Hai idea di quanta fiducia io abbia dato a quest'uomo?"

Raven si morse il labbro, non l'aveva nemmeno chiamato per nome per la rabbia, era una pentola a pressione pronta a scoppiare.

"Gli ho sempre dato fiducia, sempre! Cos'ha fatto lui della mia fiducia? L'ha presa e l'ha strappata in mille pezzi! Ecco cos'ha fatto! Ha indotto Scott a tradire, se ne è andato e ora torna qui come se non fosse successo nulla con quel cazzo di elmetto di merda!"

Moira lo guardò sbalordita dalla sua volgarità.

"Avete idea di quanto sia offensivo quel cazzo di elmetto per un telepate? Chiedete anche a Jean, anche lei vi direbbe la stessa cosa!"

Charles andò di fronte a Erik e lo affrontò a viso aperto.

"Io ti darò la mia fiducia, Erik" disse puntando il dito sul suo petto "Tu però dovrai fare altrettanto: se non sarai disposto a toglierti quell'elmetto per me puoi anche andartene."

Moira si strinse sulle spalle, evitò di commentare la scenata di Charles e si rivolse a Erik.

"In effetti non ha tutti i torti" disse.

"Va bene" disse Erik ridacchiando "Va bene. Lo toglierò."

Portò le mani sopra la testa e si tolse l'elmetto.

"Va bene così?"

"Sì." disse Charles "Adesso sì."

Erik posò l'elmetto sulla scrivania e tornò a rivolgersi a Charles.

"Allora, ora che sappiamo perché siamo qui e che ci conviene combattere insieme" disse "Puoi aggiornarmi su ciò che non so?"

Charles guardò prima Hank, poi Raven, voleva essere certo che anche loro si fidassero ancora di Erik, entrambi annuirono per invitarlo a parlare.

"In questi giorni mi sono tenuto in contatto con gli Illuminati" disse "Prima di fare coming out durante l'intervista Tony era riuscito a scoprire qualcosa di molto importante che ci permetterà di giocare d'anticipo. Lui si era alleato con la Securtech e la Essex Corporation sperando di avere accesso a informazioni riservate, sfortunatamente non è stato così, ma Tony è riuscito a scoprire che, dietro alcuni documenti secretati, c'è una vecchia fonderia situata nella periferia di New York. Tale fonderia era rimasta in attività fino a quindici anni fa, dopo qualche anno sembrò che avesse dovuto essere messa all'asta per essere riqualificata ma tutto cadde nel nulla di fatto e restò abbandonata … almeno in apparenza. Tony non poteva recarsi lì di persona e non poteva nemmeno mandare Natasha Romanoff o qualcun altro degli Avengers, se li avessero scoperti sarebbe stato tutto inutile."

"Però qualcosa hanno scoperto, giusto?"

"Esatto" confermò Charles "Grazie a Susan Richards."

"La donna invisibile?" chiese Erik "Devo ammettere che la tua idea di coinvolgere gli Illuminati ha effettivamente dato i suoi frutti!"

"È stato grazie a lei che abbiamo scoperto che dietro le mura della fonderia abbandonata ci sono invece laboratori e officine che lavorano incessantemente da almeno dieci anni. Sto monitorando quella fonderia da allora in attesa che facciano la prima mossa."

"Cosa intendi dire?" chiese Erik "Cosa c'è dietro?"

Charles chiuse gli occhi.

"Sentinelle" disse "Decine di Sentinelle pronte ad attaccare."

Erik posò la mano sulla scrivania per non crollare a terra.

"Non posso crederci …" mormorò "Dopo tutti questi anni …"
"Credevamo che si fossero limitati a riesumare i vecchi progetti dei sensori" spiegò Charles "Invece segretamente stavano costruendo anche delle Sentinelle che, mi dispiace dirtelo, sono molto più evolute rispetto a quelle che combattemmo a Washington."

Erik lanciò un'occhiata a Raven.

"Non mi dirai che sono le stesse Sentinelle del futuro da cui veniva Logan, vero?"

"No," lo rassicurò Charles scuotendo la testa "Ma sono comunque temibili. Susan è riuscita a scoprire molte cose: sono molto più armate rispetto alle vecchie Sentinelle, ovviamente non contengono un solo grammo di metallo e possiedono una tecnologia che permette loro di ricostruirsi se vengono disassemblate. Dai progetti Susan ha scoperto che avrebbero voluto anche inserire delle fiale della cura, ma dal momento che Jimmy è con noi al sicuro non sono stati in grado di farlo."

"La cura!" disse Erik con tono denigratorio "Non è stato un gran successo o sbaglio? Alla fine era solo temporanea."
"No, non lo è stato" confermò Charles "Ma in una battaglia avrebbe potuto dargli un vantaggio fondamentale. Per nostra fortuna non sono riusciti ad ottenerla, ma ciò non toglie che queste Sentinelle siano virtualmente invincibili."

"Bene!" esclamò Erik "Allora cosa pensi di fare? Vuoi affidarti ancora una volta alla diplomazia e convincere gli umani a non attaccare? Mi dispiace, ma non credo che funzionerebbe!"

"Niente di tutto ciò" rispose Hank scuotendo la testa "Abbiamo un asso nella manica che si chiama Stephen Strange. Lui aprirà dei portali e, mentre noi cercheremo di tenere botta rallentando le Sentinelle, lui le spedirà una per una nel Vuoto."

"Nel … Vuoto?" chiese Erik "Cosa sarebbe?"

"Una dimensione in cui le Sentinelle non potranno più fare danni" rispose Charles "Ti basti sapere questo."

"Allora non può farlo da solo?" chiese Erik "Dico, senza mettere noi in pericolo!"

"Purtroppo aprire un portale per il Vuoto non è così semplice" spiegò Charles "Avrà bisogno di tempo e concentrazione."

Erik scoppiò a ridere.

"Bene" disse sfregandosi le mani "Molto bene! Mi piace! Sento che stavolta, davvero, potremmo lottare dalla stessa parte."

Charles ricambiò il suo sguardo con serietà.

"Lo spero" disse "Lo spero davvero."

Il silenzio calò nella stanza, la tensione era davvero alta e Moira era la più nervosa di tutti, infatti fu lei a parlare per prima.

"Se non vi dispiace ora vorrei parlare con Charles." disse guardandolo "In privato." aggiunse guardando gli altri.

Raven sbuffò ma Charles le sorrise, le si avvicinò e la baciò dolcemente sulle labbra.

"È molto tardi, aspettami in camera, non ci metterò molto, almeno spero."

Lei sorrise, lanciò un'occhiataccia a Moira, poi si rivolse a Erik e Hank.

"Andiamo."

Quando i tre furono usciti Charles si dedicò totalmente a Moira, era ancora nervoso perciò che era stato detto e sentiva che lei non gli avrebbe portato buone notizie.

"Allora, cosa devi dirmi?"