62. Cassandra

Charles la fissò con gli occhi spalancati per la sorpresa, davvero aveva detto quello che lui aveva sentito? Stava scherzando? Rise piano per non sentire troppo il dolore delle ferite.

"Non sto scherzando, mio caro fratello" disse lei "Che tu ci creda o no, sono tua sorella. Gemella."

Charles si schiarì la voce.

"Be', fin lì c'ero arrivato" disse "La cosa che mi stupisce è che io non ho una sorella gemella."

"Mi dispiace contraddirti" disse lei "Ma ce l'hai."

La donna gli sorrise, chiuse gli occhi per qualche istante, poi li riaprì.

"Abbiamo ancora del tempo" disse "Ho visto che hai tante domande nella tua testolina e si dà il caso che io abbia la risposta per tutte."

Charles si mise lentamente a sedere, le ferite erano dolorose ma lui voleva guardarla bene.

"Innanzitutto credo che sia doveroso presentarmi. Il mio nome è Cassandra. Tutti mi conoscono come Cassandra Nova, ma …" si strinse nelle spalle, valutando un'idea che le era venuta in mente in quell'istante "Potrei farmi chiamare Cassandra Xavier. Che ne dici?"

Lei sorrideva, lui no, la guardava in attesa che lei parlasse.

"Professore, sai cos'è un mummundrai?"

Charles aggrottò le sopracciglia.

"Ne ho sentito parlare" ammise "Ma …"

"È tutto vero." rispose lei "I mummundrai esistono e io sono il tuo. Sono nata sul Piano Astrale, allora non avevo un corpo perciò ho utilizzato il tuo DNA per crearne uno, per questo siamo gemelli."

Lo sguardo di Charles iniziò a vagare per la stanza, alla ricerca di ricordi, seppur minimi, di ciò che lei stava dicendo, ma non trovò nulla.

"È impossibile che tu ti ricordi di me" disse lei, rispondendo alla domanda che lui non aveva pronunciato "Mentre condividevamo l'utero ho tentato di stragolarti con il cordone ombelicale ma tu ti sei difeso, i tuoi poteri erano già sviluppati e mi hai uccisa con un'onda psichica che ha provocato un aborto spontaneo."

Cassandra parlava della sua stessa morte con leggerezza, quasi con indifferenza, ma nel suo sguardo era evidente che pensava alla vendetta da molto tempo.

"Sono considerata nata morta e Sharon ha dovuto occuparsi solo di te, il povero gemello sfortunato, nato senza aver sviluppato pienamente le sue potenzialità; da allora ho vissuto nel Vuoto."

Charles si sentì sopraffatto da tutte quelle informazioni, faceva fatica a respirare per il dolore ma soprattutto per l'ansia.

"Il … il Vuoto?" chiese "Allora …"

"Carina l'idea di spedire quegli affari nel vuoto invece di distruggerli" commentò lei interrompendolo "Peccato che quando si apre una porta per fare entrare qualcosa può capitare che da quell'apertura possa anche uscire qualcos'altro …"

Charles abbassò lo sguardo, cercava di capire se ciò che aveva appena sentito fosse positivo o negativo, lo alzò e guardò la sorella negli occhi, cercando degli indizi ma trovò un muro.

"Non affannarti" gli disse lei "È da quando sono nata che aspetto l'occasione di vendicarmi di te e pensavo che allearmi con Sinistro potesse darmi la soddisfazione che cercavo … invece …"

Cassandra si avvicinò e iniziò a girargli attorno come uno squalo che sta addosso alla preda.

"Pensavo che sarebbe stato sufficiente, invece ho visto che tu stesso mi hai dato gli strumenti per poterti fare ancor più del male. Sì, ho deciso, così sarà ancor più divertente!"

Charles iniziò a tremare per la paura, Cassandra sogghignò malefica.

"Cosa farai?" chiese, sapendo già che lei però non avrebbe risposto.

"No, mio caro, oggi non avrai tutte le risposte, se ti dicessi come ti farò soffrire ti permetterei di prepararti e di attutire il dolore. No, deve essere qualcosa di inaspettato. Piuttosto, parliamo di te. Immagino che tu voglia sapere perché non sei morto durante la battaglia, vero?"

Charles aggrottò le sopracciglia, in effetti si era chiesto perché le ferite fossero guarite. Cassandra sorrise.

"Vediamo, magari ci arrivi da solo? Dimmi, professore, posso interrogarti?"

Charles le lanciò un'occhiataccia e lei scoppiò a ridere.

"Lo prendo per un sì. Dunque, quando e perché inizia a manifestarsi la mutazione?"

Charles non rispose.

"I poteri iniziano a manifestarsi vero l'adolescenza" spiegò Cassandra, imitando il modo di spiegare di Charles "L'adolescenza è il periodo in cui corpo e mente iniziano a cambiare naturalmente e questa dinamica coinvolge anche le emozioni: amore, odio, rabbia, paura … non sono altro che reazioni chimiche che vanno a influire sul gene X, attivandolo … sempre che queste emozioni vengano vissute fino in fondo!"

Charles abbassò lo sguardo alla ricerca di vecchi ricordi e trovò subito ciò che cercava: lui non aveva mai vissuto fino in fondo le emozioni negative, le aveva sepolte nella sua mente, ignorate, dimenticate … almeno fino a pochi mesi prima.

"Vuoi dire che …" iniziò lui ma lei aveva già visto i suoi pensieri.

"Esatto." rispose lei incrociando le braccia al petto "Wanda ti ha riportato indietro non solo nel fisico ma anche nella mente, ti ha dato una seconda possibilità e sono lieta di vedere che l'hai sfruttata. Sei tornato giovane e, vivendo appieno le tue emozioni, hai permesso ai tuoi poteri di fiorire. Quando hai avuto paura è tornata a galla la telecinesi e quando hai provato quella rabbia nei confronti di Scott che ti aveva ferito, per difenderti il tuo corpo ha attivato il fattore rigenerante."

Gli occhi di Charles erano sgranati per la sorpresa, anche lui aveva fatto dei ragionamenti simili ma sentire la conferma da parte di Cassandra gli aprì un mondo nuovo.

"Sai qual è la cosa buffa? Se quel cretino di Milbury non ti avesse torturato in quel modo, impedendoti di provare intensamente le tue emozioni, probabilmente avresti sviluppati i tuoi poteri molto prima."

Charles chiuse gli occhi, calde lacrime gli scesero lungo le guance, Cassandra rise vedendolo così debole.

"A quanto pare non sei così forte come credevo!"
Charles riaprì gli occhi e sollevò lo sguardo, l'azzurro delle sue iridi era velato di nubi nere di pioggia.

"Tu non sai un cazzo di me!"

Cassandra inclinò ancora la testa, divertita.

"So che sei molto volgare quanto ti arrabbi, tanto per cominciare e, fidati, so molto più di quel che credi e di quel che tu stesso sai."

Charles non rispose ma il suo sguardo adirato parlava per lui. Cassandra guardò l'ora poi sorrise.

"È meglio che me ne vada, tra poco ricomincerà lo spettacolo ma io ho di meglio da fare."

La donna si avvicinò a Charles e lo baciò sulla fronte.

"Ci vediamo presto, cerca di essere ancora te stesso quando tornerò."

Gli sorrise ancora e uscì dalla stanza lasciandolo solo.

La scuola era animata come sempre, gli studenti erano eccitati per l'imminente ripresa delle lezioni e vagavano tra i corridoi e le stanze e il giardino animati da un'eccitazione che sarebbe stata contagiosa se nei cuori di tutti gli X Men non ci fosse stata l'ombra dell'assenza di Charles e Scott. Non avevano rivelato agli studenti né del tradimento di Scott né della partenza di Charles perché speravano di poter risolvere la questione prima che qualcuno se ne rendesse conto. Tutti erano in attesa del ritorno di Jean, aveva passato tutto il giorno all'interno di Cerebro senza trovare nulla e ogni minuto sembrava lungo quanto un'ora mentre aspettavano novità.

Il sole aveva appena tramontato quando Jean entrò nella stanza, aveva chiamato tutti lì telepaticamente, anche Lester che ormai faceva ufficialmente parte del gruppo.

"L'ho trovato" disse "Si trova nella stessa struttura in cui era stato imprigionato la prima volta, ma stavolta è deserta a parte lui, Sinistro, Cain Marko e … Scott." aggiunse con voce tremante.

"Scott?" chiese Hank "Quindi lui è prigioniero o …"

"A quanto pare è sotto il controllo mentale di Sinistro" disse Jean "Sento Charles ma lui non sente me, il collare inibitore blocca i suoi poteri, inoltre è come se ci fosse un muro tra di noi, non capisco …"

Raven era pallidissima e anche gli altri, come lei, percepivano la tensione nell'aria, perciò quasi gridarono quando sentirono bussare alla porta. Hank si alzò per andare ad aprire e quando spalancò la porta gridò.

"SEI TU LURIDA …"

Cassandra alzò una mano e lo fece stare zitto, poi entrò nella stanza.

"La riconosco!" esclamò Moira spaventata "È la giornalista che è venuta qui ieri mattina! Quella che ci ha portato il pacco!"

Tutti si alzarono andando subito sulla difensiva ma lei sembrava tranquilla, liberò Hank e chiuse la porta alle sue spalle."

"Come sei riuscita ad entrare?" chiese Hank brusco.

"Oh, è stato facile!" rispose lei "Lo so, lo so. Non siete molto felici di vedermi, giusto?"

"Puoi dirlo forte, Cocca!" rispose Logan "Se sei responsabile anche solo in parte di ciò che è successo a Charles …"

"Lo sono." rispose lei divertita "Anche più di Sinistro a dir la verità, da solo non sarebbe mai riuscito a prendere possesso delle vostre piccole menti."

Jean iniziò a respirare affannosamente, aprì la bocca per parlare ma la donna la anticipò, il suo sorriso era compiaciuto, sembrava quasi che godesse.

"No, tesoro" disse con finta pietà "Il tuo Scott ha tradito molto prima che arrivassi io. Sapete, non serve usare la telepatia per manipolare le persone, basta trovare il terreno fertile su cui piantare certe … idee."

Jena fece un passo avanti minacciosa.

"Scott non avrebbe mai detto quelle cose! Non le avrebbe mai nemmeno pensate!"

Cassandra rise.

"Invece sì! Invece sì! Be', più o meno" ammise "In lui c'erano già sentimenti negativi: la rabbia per la situazione dei mutanti, la paura per il futuro di vostro figlio, la frustrazione per quello che lui considerava un abbandono da parte di Charles … Sinistro lo ha intuito e ha lavorato su di lui in questa direzione, amplificando queste emozioni e portandole all'estremo. Certo, ora è sotto controllo mentale, ma è più una precauzione che una vera necessità."

Logan grugnì, esasperato.

"Senti un po'" disse senza gentilezza "Basta chiacchiera, chi cazzo sei?"

Cassandra lo fissò con gli occhi spalancati per la sorpresa, poi scoppiò a ridere.

"Ah! Ecco da chi mio fratello ha imparato ad essere tanto volgare!"

Raven aggrottò le sopracciglia.

"Fratello?"

"Charles" rispose lei stringendosi sulle spalle "Charles Xavier è mio fratello gemello e sì" aggiunse rivolgendosi a Erik "So che in passato ti sei chiesto come sarebbe stato Charles se fosse stato una donna … io sono la risposta!"

Tutti si scambiarono delle occhiate confuse, lei sembrò scocciata.

"Sentite, non ho voglia di spiegare di nuovo tutto, l'ho già raccontato a lui, eventualmente ve lo spiegherà quando vi vedrete … se sarete ancora vivi per raccontarlo!" concluse sogghignando.

"Cosa vuoi dire?"

Cassandra rise di nuovo, sembrava una bambina.

"Voglio dire che Charles vi odia. Tutti." si prese qualche istante per godersi le loro espressioni di panico e continuò "Vi odia e vuole uccidervi, uno dopo l'altro dopo atroci torture. Forse risparmierebbe solo suo figlio, non posso esserne certa ma in effetti mi dispiacerebbe perdere mio nipote dopo averlo appena incontrato."

Logan diventò rosso per la rabbia.

"CAZZATE!" gridò "Sei una lurida stronza! Stai mentendo per renderci deboli! Noi ci fidiamo di Charles e sappiamo che non ci farebbe mai del male! Si ucciderebbe pur di non farlo!"

"Esatto" esclamò Hank "Lo conosciamo bene e in più di un'occasione ci ha dato prova della sua fedeltà e del suo affetto! Non ci tradirebbe mai!"

"Charles ci ama!" disse Jean "Ha dedicato la sua intera vita a noi, alla scuola, non distruggerebbe tutto per un malinteso! Ha sempre pensato che tutti meritano una seconda possibilità!"

Cassandra sogghignò.

"A quanto pare ve ne ha date parecchie" disse con un'espressione di sfida "Evidentemente si è stancato."

"No. No." disse Erik "Non il Charles che conosco. Lui non lo farebbe mai, la sua Speranza è più forte di qualsiasi potere mutante che abbia mai visto in vita mia. Nonostante tutto, nonostante le nostre divergenze, ho sempre visto nei suoi occhi quella scintilla che lo teneva in vita, che gli ha permesso di andare avanti superando le difficoltà e il dolore."

Cassandra sorrise ancora.

"Ora vedresti una luce del tutto diversa, te l'assicuro."

Erik non rispose ma i suoi occhi erano fermi e la sua volontà intoccabile: lui, come gli altri, era certo di ciò che diceva.

"Io conosco Charles da poco" disse Lester "Eppure non posso che sottoscrivere ciò che hanno detto loro, parola per parola."

Cassandra continuò a sorridere, li osservò uno per uno, i loro sguardi erano privi di incertezze; li tenne sulle spine per qualche altro minuto ma, vedendo che non c'erano cedimenti, sospirò e si strinse sulle spalle.

"Va bene, va bene" disse senza smettere di sorridere come chi si sta godendo uno spettacolo "Vedo che siete fedeli, molto più di quanto pensassi, per questo motivo vi meritate di sapere la verità."