Dedico questo capitolo a Minerva Ferrero, la straordinaria Capocasa Tassorosso del gdr Welcome to Hogwarts. Lei capirà.

71. Sei a Casa

La stanza in cui Logan aveva rinchiuso Cassandra era anonima, come ci si aspetterebbe da una cella, ma non certo scomoda: era priva di finestre dal momento che si trovava in un piano interrato ma era arredata con un letto confortevole e una piccola poltrona.

Non potendo vedere direttamente se fosse giorno o notte, Cassandra era riuscita a tenere conto dello scorrere del tempo unicamente grazie ai pasti che le portavano con regolarità: colazione, pranzo e cena.

Ormai, dopo qualche giorno, si era abituata a vedere Hank portarle il cibo, perciò rimase stupita vedendo che, quella mattina, era arrivato Charles, a mani vuote tra l'altro. Era seduta nella piccola poltrona e dava le spalle alla porta.

"Niente colazione in camera stamattina?" chiese, senza nemmeno voltarsi del tutto per guardarlo.

"Non oggi." rispose lui pacato.

Charles si avvicinò e le posò una mano sul collare, bastò un piccolo sforzo per mandare in tilt il sistema elettronico e spegnerlo, una volta aperto glielo tolse con estrema delicatezza e solo a quel punto Cassandra si voltò, sorpresa da quel gesto e dalla grazia con la quale lo aveva eseguito.

"Cosa …"

Charles era in piedi di fronte a lei, indossava un abito semplice ma elegante, chiaro come il suo sguardo, le mani erano infilate nelle tasche dei pantaloni e tutto in lui trasmetteva tranquillità e pace. Cassandra si sfiorò il collo, finalmente libero da quel collare che le impediva di usare i suoi poteri ma, nonostante fosse libera ora, non sentì la necessità di usarli.

"Ho pensato di portarti qui la colazione" disse lui "Poi ho pensato che sarebbe stato un delitto mangiare al chiuso con una giornata bella come questa."

Charles fece qualche passo verso la porta e si voltò.

"Ti va di raggiungermi in giardino?"

Senza darle il tempo di rispondere riprese a camminare e uscì.

Cassandra restò immobile per qualche minuto: era libera, avrebbe potuto andare dove voleva … eppure per qualche strana ragione, probabilmente la stessa che l'aveva portata ad aiutare Charles mentre era prigioniero di Sinistro, si alzò e usò la telepatia, non per fare del male ma per cercare dove fosse Charles.

Non fu difficile trovarlo, con discrezione percorse i corridoi del sotterraneo e raggiunse il piano terra grazie all'ascensore, da lì si recò direttamente in giardino, dove suo fratello l'attendeva.

Charles era in piedi di fronte a un piccolo tavolo rotondo, sopra una spessa tovaglia era disposta la colazione: un piatto con salsicce, pomodori grigliati, uova strapazzate, fagioli, pancetta e pane tostato, una caraffa di succo di succo d'arancia, un piattino con alcuni croissant e alcuni vasetti pieni di creme e confetture varie, il tutto arricchito da tovaglioli eleganti, posate scintillanti e bicchieri di cristallo.

"Accomodati" disse Charles, posando accanto al piattino con i croissant una tazza con quello che aveva tutta l'aria di essere un cappuccino "Mi perdonerai se la mia colazione è un po' più abbondante della tua ma non mangio decentemente da giorni e sono molto affamato. Per te ho pensato a qualcosa di più … goloso."

Cassandra non rispose e non si mosse, restò in piedi ad osservare: il cappuccino aveva davvero un ottimo aspetto, i croissant erano lucidi e invitanti e in effetti avrebbe volentieri assaggiato quelle creme a cucchiaiate.

"Devo confessarti che mentre ero in Italia ho dovuto leggere più di qualche mente per capire come fare la schiuma a regola d'arte ma mi sembra di aver raggiunto un risultato discreto." disse facendo finta che lei si fosse seduta "I croissant non sono buoni come quelli che io e Raven abbiamo mangiato a Parigi ma ti assicuro che ci vanno molto vicino. Dovresti mangiarli da soli ma ho constatato che con un po' di crema saranno ancora più buoni. Questa è …"

"Perché lo stai facendo?"

Charles si interruppe, si sedette e la guardò come se le fosse spuntata una seconda testa.

"Perché è ora di colazione" disse "Sono affamato e so che anche tu lo sei."

Cassandra lo fulminò con lo sguardo.

"Sai benissimo a cosa mi sto riferendo!" esclamò "Perché sei così gentile con me? Dovresti odiarmi! Eppure mi hai tolto il collare sapendo benissimo di non poterti fidare di me e ora mi offri pure la colazione?"

Charles sorrise, poi scoppiò a ridere.

"Mi hai aiutato, no?" disse "Perché dovrei odiarti?"

Cassandra era allibita, Charles era sincero, non c'era dubbio.

"Ti ho aiutato ad uscire da una situazione in cui io stessa ti avevo messo! Ti ho detto che ti odio! Perché non ricambi?"

Charles si morse il labbro per trattenere un'altra risata, poi scoppiò di nuovo.

"Preferiresti se io ti odiassi?"

Cassandra lo fissò con rabbia.

"Sarebbe tutto più facile."

Charles non rispose subito, abbassò lo sguardo ma solo per poter tagliare un pezzo della sua pancetta, lo guardò per un istante e poi lo mangiò, masticando con calma prima di ingoiare e rispondere.

"Credo di aver vissuto abbastanza da poter dire che odiare è estremamente faticoso. L'odio è un sentimento che distrugge tutto ciò che tocca, compreso chi lo prova. Non ho tempo né voglia di odiare, toglie troppe energie."
"Ipocrita" disse "Scommetto che invece odi Sinistro per tutto ciò che ti ha fatto!"

"Non lo odio" disse Charles calmo "Non lo stimo, ovviamente, ma credo che l'indifferenza sia più difficile da accettare da parte di chi ti ha fatto del male. Se lo odiassi implicherebbe che lui abbia un qualche ruolo nella mia vita e io non posso accettare che lui mi faccia dell'altro male dopo tutto quello che mi ha già fatto."

Cassandra si sedette solo per poterlo guardare meglio.

"Per me invece?" chiese "Cosa provi? Cosa dovrei fare? Dovrei andarmene? Dovrei restare?"

Charles aveva appena tagliato un pezzo di pomodoro e lo aveva infilzato con la forchetta insieme a uno di salsiccia, restò con il boccone a mezz'aria, stupito da quella domanda.

"Cosa dovresti fare?" chiese, posando la forchetta "Quello che vuoi! Io non sono il tuo carceriere! Sei libera, no? Ma certo," disse sorridendo "la libertà spesso spaventa più della prigionia, quando si è liberi non si sa da che parte iniziare, vero?"

Cassandra alzò un sopracciglio.

"Libera? Io sarei libera? Lo hai deciso tu?"

"Lo sei, è evidente. Non porti più il collare e questo è già un grande passo avanti, poi se tu sia veramente libera …" aggiunse, restando vago " … be', quello lo puoi sapere solo tu."

Lei sbuffò, infastidita.

"Quindi? Cosa dovrei fare?"

Charles le sorrise benevolo.

"Innanzitutto potresti scegliere come mangiare il tuo croissant." rispose lui, riprendendo a tagliare la salsiccia "Come ti dicevo, di solito i francesi lo mangiano vuoto, io personalmente ti consiglierei questa, è una crema artigianale al pistacchio che abbiamo trovato in Sicilia. Raven invece ti obbligherebbe ad assaggiare questa alle nocciole e cacao, è industriale ma è davvero unica. Appena Raven le ha assaggiate ha provveduto a spedirne una cassa intera qui per trovarla al suo ritorno!"

Charles rise di gusto pensando ai momenti che aveva vissuto insieme a lei ma Cassandra non ricambiò il sorriso.

"Non stai parlando di croissant, vero?"

Charles alzò entrambe le sopracciglia, sinceramente sorpreso.

"Io sì" rispose "Tu, invece?"

La domanda la mise a disagio, guardò il cibo con astio, poi sentì qualcosa muoversi nel suo stomaco, in effetti era tutto terribilmente invitante e lei aveva fame. Con un gesto stizzito prese il coltello e aprì uno dei croissant, liberando ancor di più il suo dolce profumo, con lo stesso coltello poi attinse dal vasetto di crema al pistacchio e ne spalmò una generosa dose sul croissant, posò il coltello e prese una grande cucchiaiata di crema alle nocciole e cacao e la fece colare sopra quella al pistacchio per poi chiudere tutto. Charles la osservò con vivo interesse.

Cassandra morse il croissant quasi con rabbia, ma non appena sentì il sapore di ciò che stava mangiando il suo viso cambiò e si rilassò, la combinazione dei due gusti la colpì positivamente e, dopo un primo istante di esitazione, proseguì a masticare mentre Charles continuava a guardarla compiaciuto.

"Quindi non hai nulla contro di me" proseguì Cassandra una volta ingoiato il primo boccone "Invece cosa mi dici di Erik?"

Charles rise, si aspettava quella domanda.

"Lui? Be', lui …"

"Lo odiavi, giusto?" lo interruppe lei "Lui odiava te, questo è evidente in tutto ciò che ti ha fatto."

"No" rispose scuotendo la testa "Non mi ha mai veramente odiato."

Charles posò forchetta e coltello e prese la caraffa per versare del succo d'arancia nel suo bicchiere.

"Erik è … particolare." disse dopo lunga riflessione "Lui ha conosciuto dolore e rabbia e, mi duole dirlo, non è mai riuscito a gestire questi sentimenti nel modo giusto. Dici che mi odiasse? No, non lo credo, penso piuttosto che avesse paura di me."

"Di te?" chiese Cassandra scoppiando a ridere.

"Non di me in senso stretto, anche se il fatto che indossasse praticamente sempre quell'elmetto la dice lunga su quanto temesse i miei poteri. No," proseguì "Ciò che lo spaventava era ciò che io rappresentavo per lui."

Cassandra non disse nulla, lasciò che lui si spiegasse.

"Erik ha sempre affrontato la vita di petto, ha usato il dolore e la rabbia come carburante per andare avanti e si è circondato di seguaci, dei quali non si fidava nemmeno, per raggiungere i suoi obiettivi. La Confraternita era composta da lui, Raven e un mucchio di gente che, per i più svariati motivi, appoggiava la sua ideologia: chi era veramente convinto dei suoi ideali e chi invece usava le parole di Erik come lasciapassare per sfogare problemi propri, inoltre tante altre sfumature nel mezzo. Tutta questa gente non faceva altro che alimentare i suoi sentimenti negativi, amplificandoli e dandogli conferma di essere nel giusto."

"Perché tu non lo hai fatto?" chiese Cassandra "Tutti i mutanti che ti vengono dietro non la pensano come te?"

"Non sempre" rispose lui "Qui è fondamentale il dialogo, spesso entriamo in contrasto e questo ci permette di scoprire nuove vie che non avevamo considerato, qualcosa che Erik non voleva fare. Ora, come avrai notato, è cambiato."

"Non ha più paura di te?" chiese Cassandra con tono canzonatorio.

"Erik aveva paura di me perché gli facevo da specchio" spiegò Charles "Perché gli mostravo come si stesse nascondendo dietro a delle scuse per non affrontare ciò che aveva dentro, perché mentre tutti gli altri non facevano che approvare anche le sue decisioni più folli io potevo offrirgli una via alternativa. Ora ha capito che non è così male considerare anche altri punti di vista."

Cassandra rimase in silenzio, Charles ancora una volta era sincero.

"Tu, invece?" chiese con fare provocatorio "Cosa hai capito?"

Charles la guardò negli occhi, poi lo sguardo scivolò sulla sua bocca, i cui angoli erano macchiati di crema al pistacchio e alla nocciola.

"Ho capito che la crema al pistacchio e quella alla nocciola devono essere deliziose insieme …" disse con un sorriso soddisfatto " … e no, non sto parlando di croissant."

Cassandra avrebbe voluto fare altre domande ma Charles aveva ripreso con disinvoltura a mangiare la sua colazione. Sconfitta dalla calma del fratello decise di imitarlo.

Lentamente calò il silenzio, rotto solo dai rumori delle posate e dei morsi dati al cibo. Cassandra si ritrovò a godersi ogni sensazione che il suo corpo poteva percepire: la luce del sole, la temperatura dell'aria, la brezza gentile che le accarezzava dolcemente i capelli e il viso, il profumo del cibo, le mani di Charles che si muovevano con grazia, i suoi occhi gentili, le labbra sorridenti, tutto contribuì a portarla in una dimensione di pace e serenità che non aveva mai sperimentato prima.

Il tempo sembrò fermarsi, Cassandra si rilassò totalmente e si rese conto di aver abbassato la guardia solo quando sentì la voce di Logan.

"Hey, Chuck" disse avvicinandosi "Alla fine l'hai proprio liberata, eh?"

Cassandra sussultò, presa alla sprovvista, Charles annuì sorridendo.

"Vuoi unirti a noi?" chiese, prendendo in mano il piatto con i croissant e porgendoglielo "Se vuoi posso farti un cappuccino."

"Wow!" esclamò lui sorpreso prendendo un croissant "Un cappuccino preparato nientemeno che dal Professor X! Che onore!"

Charles sbuffò.

"X, chiamami solo X." lo riprese con finta severità "Oppure Chuck. Mi piace di più."

"Come vuoi. Tu, invece?" chiese rivolgendosi a Cassandra "Posso chiamarti Cassie?"

Lei lo fissò con astio e lui capì.

"Va bene, va bene" disse lui ridacchiando "Troverò un altro nomignolo!"

"Nessun nomignolo se non vuoi che ti faccia credere di essere una bambina di sei anni per il resto della tua vita!"

Logan la guardò con la bocca aperta per lo stupore, poi guardò Charles che si strinse sulle spalle.

"Pensi che non sia in grado di farlo?" chiese lei notando il suo sguardo.

"No, sa benissimo che puoi farlo," rispose Charles per lui "visto che qualche anno fa l'ho minacciato della stessa cosa."

Cassandra rise, lo fece d'istinto, senza pensare, ma si fermò immediatamente quando vide che la stavano osservando.

"Perché mi guardate così?"

Charles le fece l'occhiolino ma non rispose, si limitò a passarle il tovagliolo per pulirsi la bocca; non comunicò nemmeno telepaticamente ma Cassandra percepì qualcosa di più profondo, qualcosa che solo lei poteva percepire, un messaggio privo di parole ma che la fece sentire bene nonostante qualcosa dentro di lei combattesse questa sensazione:Sei a casa, non devi più fuggire, non devi più combattere. Sei a casa.