83. Frammenti di un cuore spezzato

Nella mente di Charles la notte era serena, Cassandra lo osservava a braccia conserte mentre, inginocchiato sulla sabbia bagnata, si sciacquava la bocca con l'acqua del mare.

"Charles" lo richiamò lei "Tutto questo è davvero necessario?"

Charles sputò l'acqua e si pulì la bocca dalla sabbia.

"Sì" rispose serio "Assolutamente sì. Anche se ci hanno permesso di vivere, se così si può dire, in una casa isolata e priva di telecamere e microfoni, non è detto che si fidino del tutto di noi, la prudenza non è mai troppa."

Cassandra alzò un sopracciglio.

"No, aspetta, non intendevo questo" disse guardandosi attorno "Intendo … questo!" continuò indicando lui che, nel frattempo, stava sputando altra acqua marina "Non mi dirai che quel bacetto ti ha sconvolto!"

Charles si voltò verso di lei, aggrottò le sopracciglia e scosse la testa.

"No … non … non è quello. A parte il fatto che non è decisamente il mio tipo …"

Si alzò lentamente e l'affrontò, nei suoi occhi era ancora evidente il disgusto che aveva provato in quel momento.

"Non hai idea di quanto fosse puzzolente il suo alito" disse "Cosa avrà mangiato? Topi morti?"

Cassandra sospirò e decise di lasciar perdere.

"A me fa piacere che avessi ragione su quel siero, su di noi non ha avuto effetto."

"Ho avuto ragione solo a metà." rispose lui alzandosi e pulendosi le mani dalla sabbia sui pantaloni "Sapevo che su di noi non avrebbe avuto effetto perché nemmeno Stryker provò ad usarlo su di me, fece intervenire direttamente Jason per …"

Si interruppe, turbato da quel ricordo.

"Per?" lo incalzò Cassandra.

Charles esitò, non aveva un bel ricordo di quel giorno.

"Voleva che usassi Cerebro per uccidere tutti i mutanti." disse tutto d'un fiato.

"Ce l'avresti fatta." confermò Cassandra.

"Lo so." rispose lui tristemente "È questo che mi spaventa. Invece speravo che loro riuscissero a resistere un po' di più" disse guardando gli altri due "Soprattutto Logan."

"Evidentemente avranno messo un'alta percentuale di siero nel cibo" ipotizzò Cassandra.

"Può essere." concesse Charles "In ogni modo dobbiamo agire stanotte, non abbiamo molto tempo."

Cassandra guardò Lester e Charles capì che era preoccupata per lui.

"Non gli succederà niente di male, te l'assicuro" le disse con tono gentile "Starà bene."

Cassandra sospirò ma distolse lo sguardo mentre Charles si avvicinava a lui.

"Lester, mi riconosci? Sono Pyro."

Lester annuì, Charles prese un profondo respiro, fingere di essere Pyro lo digustava ma non aveva altra scelta per farsi obbedire da Lester in quel momento.

"Bene, Lester. Ora ascoltami attentamente, dovrai fare qualcosa per me …"

Era notte fonda, le nuvole si erano fatte più spesse, pronte a riversare litri e litri di pioggia. Dalla porta dell'alloggio dove erano stati portati da Sunpowder uscì un filo di fumo, lungo e sottile, che continuò ad avanzare indisturbato nell'oscurità.

Lentamente ma inesorabilmente, il filo di fumo raggiunse l'abitazione di Pyro. Il padrone di casa stava dormendo beatamente, ignaro di ciò che lo aspettava, così il filo di fumo avanzò, si insinuò sotto la porta, attraversò i corridoi e, finalmente, raggiunse lo studio privato. Non fu difficile intrufolarsi attraverso la serratura e, una volta dentro, il filo si unì in un solo gomitolo che rapidamente prese la forma di un essere umano.

Lo sguardo di Lester era ancora vuoto, privo di volontà, ma lui eseguì gli ordini che Charles gli aveva dato fingendosi Pyro: andò immediatamente al computer e, recuperata una chiavetta USB dal cassetto, la formattò e iniziò a metterci dentro tutti i file che trovò relativi all'utilizzo del siero. Lester ci impiegò più o meno mezz'ora per trasferire tutti i file, dovette usare più di una chiavetta ma alla fine riuscì nel suo intento, spense il computer e andò alla finestra, posò le chiavette sul davanzale, si trasformò nuovamente in fumo e fece lo stesso percorso dell'andata per uscire dalla casa, una volta fuori gli bastò andare alla finestra dello studio per recuperare il suo bottino e poi, stavolta in forma umana, tornò indietro da Charles.

Cassandra lo sentì subito arrivare e aprì la porta.

"Entra" gli disse prendendolo per un braccio "Prima che ti vedano."

Una volta che Lester fu dentro Cassandra lo osservò a lungo, cercando qualche ferita.

"Sta bene" la rassicurò Charles "Te l'avevo detto. Dormi." ordinò a Lester, che andò a sdraiarsi accanto a Logan che già dormiva.

"Ora cosa facciamo adesso?" chiese Cassandra senza distogliere lo sguardo da Lester "Ha raccolto tutte le informazioni di cui avevamo bisogno, come faremo a fuggire da qui con questi due pesi morti?" disse, indicando con lo sguardo Lester e Logan.

"Non possiamo usare il Blackbird" spiegò Charles "Lo hanno danneggiato quando siamo arrivati."

"Quindi siamo bloccati qui?" chiese lei.

"No. Ho un piano B."

Charles estrasse Cerebellum dal bracciale sul polso e lo indossò.

"Cosa …"

"Silenzio, per favore."

Un minuto più tardi si tolse il casco e lo ripose al suo posto.

"Mi vuoi spiegare?" chiese ancora Cassandra, stavolta con più energia.

"Abbi fede."

Qualche minuto dopo, mentre Cassandra camminava con impazienza avanti e indietro per la stanza, si aprì un portale, dal quale uscì Stephen Strange.

"Avete bisogno di un passaggio?" chiese "Sei fortunato che fossi ancora sveglio" disse rivolgendosi a Charles. Mi sono già occupato del Jet, l'ho trasferito direttamente alla scuola, ora tocca a voi." si voltò per guardare Lester e Logan, ancora addormentati sui letti. "Loro cosa fanno? Vengono? Dobbiamo svegliarli?"

"Per ora no" spiegò Charles "Li porteremo a casa addormentati. Andiamo."

Mentre Stephen aprì un altro portale Charles e Cassandra usarono la telecinesi per sollevare i corpi di Lester e Logan, pochi istanti dopo si trovavano di nuovo a Westchester, di fronte alla scuola, poco distante dal luogo in cui era stato portato il Blackbird.

Proprio in quel momento uscirono dal jet Ororo, Hank, Scott, Jean e Moira.

"Siete qui!" gridò Scott correndogli incontro "Cos'è successo?" chiese vedendo Lester e Logan addormentati che levitavano davanti a loro.

"Una domanda alla volta" disse Charles "Intanto portiamoli dentro. Stephen, vuoi venire con noi?" chiese rivolto allo stregone.

"No, ti ringrazio" rispose lui "Preferisco tornare a casa."

"Non vuoi bere qualcosa di caldo?"

Stephen scosse la testa e gli posò una mano sulla spalla.

"Non preoccuparti, sarà per un'altra volta. Ci vediamo!"

Detto ciò, Stephen aprì un altro portale, nel quale svanì. La luce del portale appena chiuso si spense e rimasero tutti al buio.

"Entriamo?" chiese Charles.

Tutti annuirono, così Charles e Cassandra fecero fluttuare Logan e Lester camminando verso la villa e, una volta dentro, li adagiarono sui divani."

"Cosa gli è successo?" chiese Jean, preoccupata "Non stanno semplicemente dormendo, vero? Sembrano … drogati."

Charles annuì.

"In effetti è così. Nelle ultime ore sono successe molte cose e …"

Stava per iniziare a raccontare tutto, quando si accorse che qualcosa non andava, cercò lo sguardo di coloro che erano rimasti a casa e vide preoccupazione e dolore. Un brivido gli corse lungo la schiena.

"Un momento …" disse "Qualcosa non va."

Cassandra guardò il fratello, poi gli altri.

"Cosa succede?" chiese.

"Charles …" iniziò Jean, incapace di proseguire, lo vide impallidire dalla paura.

"Dove sono …" iniziò Charles, guardandosi attorno "Dove sono Erik e Raven?"

Calò un silenzio pesante.

"C-ci dispiace, Charles …" iniziò Ororo, in evidente difficoltà "Non siamo riusciti … non siamo riusciti a salvarli …"

Charles aggrottò le sopracciglia, Jean si era seduta sul divano accanto a Logan con il viso nascosto tra le mani tremanti e Scott si era accomodato accanto a lei e la stava abbracciando per consolarla, Ororo sembrava troppo sconvolta per proseguire, così si rivolse a Hank, l'unico abbastanza lucido da poter raccontare cosa fosse successo.

"Sono arrivati all'improvviso" spiegò "Era sera tardi, voi eravate partiti da poche ore, non ci aspettavamo un attacco. Saranno stati una decina ma erano agguerriti. Abbiamo subito messo al sicuro gli studenti, ma loro combattevano in modo folle, erano completamente privi di controllo."

"Loro chi?" chiese Cassandra.

"Mutanti" rispose Hank "Sono arrivati qui, uno di loro ha detto che stavano eseguendo gli ordini di Pyro, poi hanno cominciato ad attaccare. Non erano molto potenti a dir la verità ma hanno scatenato il caos, come ho detto abbiamo cercato di proteggere la scuola e gli studenti … Quanto sarà durato, Scott? Venti minuti? Mezz'ora al massimo?"

Scott annuì.

"È stato un attacco rapidissimo" confermò "Apparentemente senza senso. Poi abbiamo capito."

Charles chiuse gli occhi, non gli fu difficile immaginare l'attacco, li vide mentre combattevano contro quei mutanti, drogati dal siero di Pyro.

"Cosa avete capito?" chiese con voce forzatamente calma, riaprendo gli occhi.

Hank e Scott si scambiarono uno sguardo, fu Hank a parlare.

"Volevamo capire se qualcuno fosse rimasto ferito" spiegò "solo allora ci siamo resi conto che Erik e Raven erano scomparsi."

"Scomparsi?" chiese Charles "Li hanno rapiti?"

"Lo pensavamo anche noi" mormorò Jean senza togliere la mano che le celava gli occhi "Ho provato a cercarli con Cerebro, anche David ha tentato, ma …"

"... ma?" sussurrò Charles.

"Niente!" gridò Jean "Il nulla più assoluto. Abbiamo provato per ore ma è stato del tutto inutile. Purtroppo c'è una sola spiegazione a tutto questo …"

Charles allungò la mano dietro di sé e, trovata la poltrona, si accasciò privo di forze.

"No …" mormorò "Non è possibile …"

"Non c'è altra spiegazione" sussurrò Jean "Li hanno …"

Non osò dire quella parola, eppure il suo peso venne percepito ugualmente, era un macigno impossibile da sopportare. Charles pensò a Kurt, a Pietro e a Wanda, privati dei loro genitori, poi pensò a se stesso. Erik. Raven. Il suo amico. La sua anima gemella. Non c'erano più? Erano davvero stati … Non osò concludere il pensiero. Una tempesta si scatenò nella sua mente e lui era lì, immobile, paralizzato dal dolore in mezzo al vento che lo schiaffeggiava, ferendolo con la consapevolezza che ciò che era accaduto era anche e soprattutto colpa sua. Era colpa sua, era solo colpa sua. Erik e Raven erano morti a causa sua. Nella tempesta venne colpito da nuovi pensieri, scenari in cui tutto sarebbe potuto andare diversamente: se fossero andati con lui? Se lui fosse rimasto alla villa? Se, se, se … Stava per perdere l'equilibrio e lasciare che la tempesta lo portasse via, quando sentì uno schiaffo, uno vero.

Tornò alla realtà, era stata Cassandra, la sua mano era ancora sollevata a pochi centimetri dalla sua guancia dolorante. Si accorse in quell'istante del suo respiro accelerato, il cuore stava battendo più rapidamente del necessario, il sudore aveva iniziato a farlo rabbrividire. Cos'era quello? Un attacco di panico? Poteva superarlo. Doveva superarlo. Usò i propri poteri per calmarsi, per controllare la sua mente, il respiro si fece più regolare, il cuore smise di correre, la vista tornò. Ricambiò lo sguardo della sorella che lo fissava accigliata.

"Smettila. Charles. Smettila. Smetti di fare ciò che stai facendo. Non è colpa tua, va bene? Con tutti quei 'se' non andrai da nessuna parte. Se fossero venuti con noi credi che sarebbe andata diversamente? O se tu fossi rimasto qui? Magari sarebbe andata peggio, magari li avrebbero uccisi davanti ai tuoi occhi. Non sei l'unico a soffrire perciò ora smettila e cerca di tornare in te!"

Charles lo aveva sgridato con calore, era chiaro che avesse percepito la sua sofferenza e non riuscisse a sopportarla, o forse cercava davvero di aiutarlo. Charles prese un profondo respiro e fece asciugare le lacrime che già stavano per scendere dai suoi occhi. Inspirò dal naso, chiuse gli occhi e quando li riaprì aveva ritrovato, almeno in parte, il controllo. Era vero, lui non era l'unico a soffrire, si sentiva senza fiato ma con un enorme sforzo riuscì a parlare, la sua voce era rauca, un sussurro nella tempesta.

"Dove sono Kurt, Pietro e Wanda?" chiese "Come … come stanno?"

Jean abbassò lo sguardo, schiacciata dal dolore.

"Se ne sono andati." mormorò "Hanno lasciato la villa. Non riuscivano a restare qui, hanno detto di aver bisogno di trascorrere del tempo lontano da tutto … David ha deciso di andare con loro, per stargli vicino."

Charles annuì, continuò a concentrarsi sul respiro, sull'aria che entrava ed usciva dal suo naso. Aveva perso tanto durante la sua vita, aveva visto mutanti morire, uccisi dalla crudeltà degli umani, ma questo … sapere che dei mutanti avessero ucciso dei loro fratelli per una sciocca vendetta lo distrusse dentro, ma sapere che quei mutanti uccisi erano proprio Erik e Raven gli fece ribollire il sangue nelle vene.

Erik.

Raven.

Loro due c'erano sempre stati, fin dall'inizio.

Erik.

Raven.

Aveva sempre creduto che sarebbero sempre stati lì, prima come nemici, poi finalmente come alleati.

"Non è giusto …" mormorò.

Proprio ora che avevano trovato un punto d'incontro, proprio ora che avevano iniziato a capirsi davvero… glieli avevano portati via.

"Non è giusto …" ripeté con voce ancor più debole.

Nella stanza il silenzio si fece più pesante, tutti soffrivano in silenzio per quella perdita. Charles inspirò, trattenne il fiato, poi espirò, mentre nella sua mente si faceva strada un nuovo pensiero. Con estrema lentezza risollevò lo sguardo, si voltò verso i presenti senza guardare nessuno in particolare.