88. Tra impazienza e attesa
Non era stata una buonissima idea decidere di fermarsi a mangiare il gelato proprio in piazza Unità d'Italia, il vento proveniente dal mare soffiava senza alcuna pietà, scompigliando i capelli di Cassandra, Il panorama era stupendo ma lei non sembrava intenzionata a goderselo. Lester, al suo fianco, continuava a mangiare il suo cono senza scomporsi mentre lei tentava in tutti i modi di impedire che la frangia le andasse sugli occhi, spostandola con le mani e soffiando o, meglio, sbuffando, impaziente.
"Te l'avevo detto di prenderne uno anche tu" le disse.
Lei non rispose, Lester si voltò e la guardò con attenzione e notò che era decisamente scocciata: le braccia erano incrociate al petto il viso cupo tradiva il suo umore nero ma Lester si sentì intenerire di fronte a quello spettacolo.
"Sei ancora pensierosa, Trilli?"
Cassandra rimase interdetta, per un istante sembrò rilassarsi ma era solo un'impressione, si voltò lentamente verso di lui, i suoi occhi non erano più corrucciati, lo fissava con un'espressione di confusa sorpresa.
"Come mi hai chiamata?" chiese con un tono incerto, indecisa se essere semplicemente scocciata, arrabbiata o lusingata.
Lester scoppiò a ridere.
"Non hai mai letto Peter Pan?" le chiese "Tu assomigli a … bah, lascia perdere, un giorno te lo farò leggere e allora capirai."
Cassandra, offesa, tornò a incrociare le braccia al petto.
"Ci stai ancora pensando, eh?" chiese Lester "A quella cosa che ti turbava ieri."
Lei non rispose, guardò altrove alla ricerca di un luogo sicuro in cui depositare i propri pensieri, ma Lester era troppo vicino a lei, non solo fisicamente, per non notarlo.
"Dimmi, cosa ti turba?"
Cassandra non rispose, sospirò e sembrò che si stesse rilassando, in realtà si era solo rassegnata.
"Siamo in ritardo."
Lester la fissò con gli occhi spalancati per lo stupore.
"Quindi? Che problema c'è? Non è mica colpa nostra se il treno è arrivato in ritardo e abbiamo perso la coincidenza!"
"Lo so, ma avremmo dovuto arrivare prima che Luisa iniziasse la sua lezione! Ora dovremo aspettare che finisca!"
Lester scoppiò a ridere.
"Sei proprio la gemella di Charles, eh?"
Cassandra gli lanciò un'occhiataccia.
"Cosa vuoi dire?"
Lester si strinse sulle spalle.
"Entrambi siete maniaci del controllo, non potete sopportare il caos e se qualcosa non va come avete programmato andate in crisi."
Cassandra si irrigidì, le sue dita affusolate affondarono sulla stoffa della manica della giacca, le nocche divennero bianche tanta era la tensione e lei iniziò a tremare, talmente immersa nei suoi pensieri da non accorgersi nemmeno più che il vento continuava nel frattempo a buttarle i capelli sugli occhi. Lester la lasciò stare, poi posò la mano sulla sua, era una mano grande, calda e rassicurante come una coperta.
"Così era questo?" chiese lui "Hai paura di perdere il controllo?"
Cassandra rimase immobile, infine annuì lievemente, un movimento appena percettibile ma inequivocabile. Si voltò verso Lester, i suoi occhi tradivano il suo tormento interiore.
"Non ci avevo mai pensato prima" disse "Se dovesse accadere? Se perdessi davvero il controllo? Se facessi del male a qualcuno a cui tengo? Se fosse quello il mio punto debole? Se …"
Lester la baciò per farla tranquillizzare.
"Non è male perdere il controllo" disse "Non ti racconterò ora tutta la storia, ma anch'io ho scoperto la vera natura dei miei poteri perdendo il controllo. È stato spaventoso ma mi è servito, anche tuo fratello ha imparato quanto è importante lasciarsi andare, trattenersi può essere controproducente."
Cassandra non rispose, si limitò ad osservare in silenzio Lester, la sua calma era quasi tangibile, era impossibile non esserne contagiati, così lei si arrese e con un sospiro lasciò andare la frustrazione.
Dopo tanta attesa furono finalmente ricevuti da Luisa, l'amica di Sarah, sfortunatamente aveva pochissimo tempo a disposizione, giusto il tempo di ascoltarli, mangiare rapidamente almeno un panino per poi tornare al lavoro, perciò Cassandra e Lester si affrettarono e si presentarono davanti al suo ufficio in leggero anticipo. Luisa arrivò poco dopo, trafelata dopo una lunga corsa, e li invitò ad entrare: era piuttosto giovane per essere preside, ma dal suo sguardo e da come si muoveva era evidente quanto si fosse impegnata per raggiungere quella posizione; mentre lei si toglieva cappotto e giacca i due presero posto sulle poltrone di fronte alla scrivania e si guardarono attorno: il suo ufficio era arredato con semplicità ma in modo elegante, oltre ai libri non c'erano oggetti personali, solo un paio di cornici, delle quali non potevano vedere le foto, eran poste sulla scrivania, ingombra di fogli e quaderni.
"Voi siete Lester Hudson e Cassandra Xavier, giusto?" chiese.
Entrambi annuirono.
"Per caso sei parente di Charles Xavier? Non lo conosco di persona ma ho assistito a una sua conferenza, qualche mese fa …"
"In effetti è mio fratello" rispose Cassandra.
"Gemello" precisò Lester.
Luisa rise.
"Sì, adesso che me lo fai notare vi somigliate parecchio."
Luisa appese anche la sciarpa all'appendiabiti e finalmente si sedette, cercò di sistemare il caos che imperava nella sua scrivania e prese una cartellina gialla, dalla quale estrasse un foglio su cui aveva stampato la foto fatta da Padmini.
"Sarah non è stata molto chiara al telefono" spiegò "Mi ha detto che dovete identificare un luogo a partire dalla posizione delle stelle, giusto?"
"Esatto" rispose Lester "È davvero possibile farlo?"
Luisa non rispose subito, scostò i lunghi capelli castani dal viso affilato ed esaminò con calma la foto.
"Ammetto di non aver avuto tempo di guardarla con calma, ma temo di non potervi dare buone notizie."
Lester sospirò, Luisa alzò lo sguardo e lo guardò dispiaciuta.
"Si vedono le stelle, ma Sarah è stata fin troppo ottimistica: temo che, senza altri indizi, sia difficile per me potervi aiutare."
Cassandra sentì nuovamente la frustrazione salire ma riuscì a tenerla a bada usando la razionalità.
"In effetti qualche indizio lo abbiamo" disse "Grazie all'ora in cui sono state scattate le foto possiamo stabilire che si tratti di un luogo non lontano da Padova, a non più di due, massimo tre ore in auto."
Gli occhi di Luisa si illuminarono di entusiasmo.
"Adesso si ragiona!" esclamò "Già questo sarebbe d'aiuto."
Lester frugò in tasca e tirò fuori un foglio piegato in quattro.
"In più abbiamo questo." disse aprendolo e posandolo sulla scrivania "Stiamo cercando un luogo che abbia determinate caratteristiche e Sarah è stata così gentile da stilare una lista di luoghi qui in Italia che possano corrispondere."
Lusia prese il foglio e lo lesse con calma, Cassandra e Lester osservarono i suoi occhi scorrere i vari nomi in trepidante attesa, speranzosi di avere un riscontro positivo.
"Sì," disse infine "Grazie a queste informazioni aggiuntive potrei essere in grado di aiutarvi."
Trascorse qualche istante, Luisa aveva sempre gli occhi puntati sul foglio ma alzò lo sguardo quando si rese conto che i suoi ospiti stavano ancora aspettando.
"Ovviamente non posso darvi una risposta ora" disse "Tra poco devo tornare al lavoro, ho diverse riunioni che mi aspettano e avrò bisogno di tempo e solitudine per poterci lavorare e dare una risposta. So che siete venuti qui apposta ma vi suggerisco di tornare da Sarah, appena avrò notizie mi farò viva io."
Si scambiarono un'occhiata, poi tornarono a guardare Luisa, fu Lester a parlare.
"La ringraziamo molto" disse "Attenderemo."
Cinque minuti dopo erano già in strada, Luisa si era congedata rapidamente e, ignorando il panino che si era preparata per pranzo, era corsa via.
Cassandra fissava dritto di fronte a sé, le sue braccia incrociate in un nodo di frustrazione e impazienza contrastavano drammaticamente con quelle di Lester, che le teneva rilassate con le mani mani in tasca come se non avesse nessun problema al mondo. Cassandra si voltò appena, Lester sorrideva, lo vide aprire leggermente la bocca, era certa che avrebbe parlato, che avrebbe cercato di consolarla e farle vedere il lato positivo di quella situazione snervante, così levò una mano per zittirlo prima ancora che potesse proferire parola.
"Andiamo a mangiare?" chiese, si era resa conto in quel momento di avere fame, magari gustare del buon cibo l'avrebbe distratta da ciò che la disturbava in quel momento.
"Ottima idea." rispose lui "Ho visto un posto promettente venendo qui …"
Il viaggio di ritorno fu sorprendentemente tranquillo, il treno fu puntuale e arrivarono alla stazione di Padova esattamente in orario, Sarah li stava aspettando al binario e fu felice di vederli, anche se non avevano ancora le informazioni per cui avevano affrontato quel viaggio. Durante il tragitto in auto cercò di consolarli, assicurò che Luisa avrebbe fatto un ottimo lavoro con i dati che le avevano fornito ed era certa che li avrebbe contattati il prima possibile, tuttavia il dover aspettare e il non sapere quanto l'attesa sarebbe durata li stava mettendo a dura prova e fu solo grazie al carattere solare e coinvolgente di Sarah che non cedettero entrambi.
Attesero, attesero e … attesero, ma le ore passavano e il telefono non squillava. Erano ormai le undici di sera e stavano per andare a dormire, quando Sarah li raggiunse in camera con il cellulare in mano.
"È Luisa!" esclamò porgendolo "Ha ottime notizie!"
Cassandra prese il telefono dalla mano di Sarah e rispose subito.
"Luisa?"
"Sono io, vi chiedo scusa per il ritardo ma ho potuto analizzare la foto solo un'ora fa. In base alle informazioni che mi avete dato ho ristretto il campo a due luoghi ma solo uno dei due ha tutte le caratteristiche che state cercando."
"Ottimo" rispose Cassandra "Anche se non fosse quello sarebbe comunque opportuno tentare."
"Esatto. Si tratta di Villa Magnoni, un edificio totalmente abbandonato non molto distante da Ferrara, versa in uno stato di totale degrado e tanti ritengono che sia infestato dai fantasmi."
"Sembra il posto ideale! Sì, decisamente sarà il primo posto che visiteremo. Ti ringrazio, Luisa."
"Di nulla, è stato un piacere!"
Cassandra chiuse la telefonata eccitata per la buona notizia.
"Spero che sia il posto giusto" disse, osservando il telefono come se potesse darle qualche certezza in più.
"Almeno abbiamo un punto di partenza." rispose Lester "Se sarà un buco nell'acqua … ricominceremo."
Lei annuì, porse a Lester il telefono di Sarah in modo che potesse portarlo alla legittima proprietaria e prese il suo.
"Dobbiamo avvertire Charles." disse cercando il suo numero in rubrica, quando lo trovò inoltrò la chiamata e lui rispose dopo nemmeno due squilli, a quanto pare stava tenendo il cellulare a portata di mano per rispondere subito in caso di necessità.
"Cassandra!" disse "Come state? Avete scoperto qualcosa?"
Cassandra sorrise sentendolo così preoccupato.
"Stiamo bene" rispose lei "Non siamo ancora andati sul posto ma grazie ad alcuni indizi siamo riusciti a stabilire che si tratta di una villa poco distante da Ferrara, si chiama Villa Magnoni. Domani partiremo per andare a verificare se abbiamo ragione … Charles?"
Lui non aveva risposto, il silenzio che era seguito alla sua rivelazione l'aveva fatta preoccupare.
"Oh, sì, scusa. Hai detto Ferrara? Villa Magnoni? Stavo guardando dove si trova e ho notato che non è molto distante da Bologna."
"Quindi?" chiese lei senza capire.
"Adesso sono le cinque, entro stasera dovrei riuscire a sentire Jasmine …" disse, parlando più a se stesso che alla sorella "Vi richiamerò domani, quando riuscirò a parlare con lei da voi sarà notte e, dal momento che non abbiamo fretta, preferisco farvi riposare."
"Lei chi?" chiese Cassandra "Chi sarebbe questa Jasmine?"
"Una mia amica che abita proprio a Bologna, sono certo che potrà aiutarvi quando andrete lì."
Cassandra sospirò, anche se doveva ammettere che avere una rete di salvataggio sul posto sarebbe stato estremamente utile.
"Allora ci sentiamo domani? Grazie, buonanotte."
Cassandra chiuse la chiamata e si sedette sul letto, nel frattempo era tornato anche Lester.
"Allora?" chiese sedendosi accanto a lei "Che dice il Grande Capo?"
Cassandra rise ma il suo era un sorriso spento dalla stanchezza.
"Dobbiamo aspettare" rispose, lasciandosi andare e distendendosi sul letto "A quanto pare mio fratello ha un'amica che abita a Bologna, la chiamerà già oggi ma ci dirà solo domani se potrà aiutarci."
Lester si distese accanto a lei, girato nella sua direzione per poterla osservare.
"Ti scoccia aspettare?" chiese.
Lei non rispose, chiuse gli occhi e si limitò a sospirare, Lester invece si fece teso al suo fianco, cosa che lei notò all'istante, aprì gli occhi e si tirò su appena, puntellandosi sulle braccia piegate per guardarlo meglio.
"Qualcosa non va?" gli chiese osservandolo con attenzione.
Lester rimase interdetto per quella domanda inaspettata.
"No, no, certo che no" rispose "Solo …"
Cassandra spalancò gli occhi per la sorpresa, poi scoppiò a ridere.
"Chi l'avrebbe detto? Ecco uno spettacolo a cui non avrei mai pensato di assistere!"
Lester aggrottò le sopracciglia.
"Spettacolo? Che spettacolo?"
Lei rise ancora.
"Tu!" rispose lei indicandolo "Non avrei mai pensato di vederti esitare."
Lester, colpito sul vivo, abbassò lo sguardo.
"Non sto esitando, solo …"
Cassandra si avvicinò e lo baciò sulle labbra, poi si scostò ma senza allontanarsi troppo dal suo viso.
"Lester Hudson" disse per attirare la sua attenzione "Hai ragione. Sono una maniaca del controllo, forse è per questo che sono una telepate, per poter sapere in ogni momento cosa pensano gli altri, ma …"
La voce di lei era dolce e rassicurante, Lester alzò timidamente lo sguardo.
"Non con te." proseguì "Non voglio che ci siano segreti tra di noi, ma non voglio nemmeno usare la telepatia per sapere a cosa stai pensando, vorrei che ti fidassi abbastanza di me per dirmelo tu."
Lester sorrise, non del tutto convinto, Cassandra pensò a Charles, al modo in cui lui era capace di mettere sempre a suo agio gli altri.
"Tu sei il mio porto sicuro, Lester" sussurrò "Vorrei esserlo anch'io per te."
Le parole di Cassandra lo fecero arrossire, era sincera.
"Va bene" disse infine, i suoi occhi si fecero lucidi di lacrime liberatorie mentre un nuovo sorriso, diverso dai precedenti, gli illuminò il volto.
