93. Verso Genosha

Charles si guardò attorno, analizzando gli sguardi dei presenti.

"Direi che siamo tutti d'accordo" disse infine "Come ho già detto non abbiamo molto tempo, se volete unirvi a noi e venire a Genosha fatevi avanti."

Vincenzo fu uno dei primi a muoversi, dopo di lui Charles riconobbe Anita, Nunzia, Giuseppe, Desy e Padmini di Villa Corva che si avanzarono sicuri insieme a pochi altri.

"Ottimo!" esclamò, soddisfatto "Vi ringrazio. Per quanto riguarda voi …"

Charles si rivolse a quelli che non si erano mossi, notò quanto fossero spaventati e sorrise per cercare di rassicurarli, in quel momento però notò che Bernardo non si era mosso, diviso tra il senso del dovere nei confronti della missione e il desiderio profondo di tornare dalla moglie e dal figlio.

"Bernardo?" lo chiamò e lui, che era totalmente immerso nei suoi pensieri, sobbalzò leggermente.

"Sì?"

"Tu sei Bernardo, vero? Il marito di Mirta?"

Lui annuì quasi con timore, Charles tornò serio.

"Ho bisogno che tu stia qui, è necessario che qualcuno coordini il rientro degli altri e, dal momento che tu abiti qui vicino, potrai aiutarli a tornare a casa. Posso contare su di te?"

Bernardo rimase per qualche istante senza parole, capì che Charles gli stava offrendo la possibilità di seguire il suo cuore senza sentirsi in colpa, quando però si voltò verso i suoi compagni di prigionia capì che non era solo una scusa, dai loro sguardi spaventati capì che avevano davvero bisogno di lui, così tornò a rivolgersi a Charles, stavolta con sguardo serio e determinato, consapevole della missione che lo stava aspettando.

"Lo farò." disse con convinzione "Stanotte dormiremo qui, domani mattina inizierò a organizzare i viaggi."

Charles sorrise.

"Ti ringrazio. Ora, se non vi dispiace, noi dobbiamo andare." disse, quindi chiuse gli occhi e si concentrò per un paio di minuti, li riaprì e si rivolse a Lester.

"Li ho chiamati, ci stanno venendo a prendere con il jet. Ah, Bernardo?" lo chiamò, prima che rientrasse nella villa con gli altri "Ho fatto sapere a Mirta che stai bene, ti aspetta domani a casa."

Bernardo trattenne il fiato e il pianto, avrebbe avuto modo più tardi di sfogarsi, in quel momento si concesse solo di sorridere e annuire.

"Grazie."

Charles annuì in risposta e si allontanò insieme agli altri, in attesa del Blackbird.

Pochi minuti dopo Hank atterrò nel prato di fronte alla villa, Charles fece salire tutti e solo quando si fu assicurato che tutti fossero a bordo li seguì; una volta dentro vide che Lester stava ancora abbracciando Cassandra, così decise di lasciarli in pace e andò a sedersi accanto a Logan.

"Ci avete messo una vita, Chuck!" lo rimproverò "Non abbiamo tempo da perdere!"

"La diplomazia ha bisogno di tempo, Logan" rispose lui calmo "Perdere tempo ci ha fatto guadagnare qualche alleato."

Logan annuì e osservò i nuovi arrivati indossare le tute speciali per sopportare la velocità del jet.

"In effetti hai ragione. Non vedo il vecchiaccio e Raven" disse guardandosi attorno "Non c'erano?"

Charles strinse leggermente i pugni, se fino a poco tempo prima si era convinto che fossero ancora vivi ora cominciava a nutrire qualche dubbio.

"Non c'erano" rispose "Con molta probabilità li avranno spediti a Genosha. Pyro si sarà servito di loro per catturare i mutanti di Villa Corva e poi avrà preferito averli più vicini."

Logan espirò un lungo filo di fumo del suo sigaro.

"Quindi credi che siano lì?"

Charles prese un profondo respiro, avrebbe voluto prenderlo a pugni in quel momento, più o meno inconsapevolmente stava dando voce ai dubbi e alle paure che lo stavano tormentando. Respirò ancora, stavolta più lentamente, per calmare la rabbia e la paura che stavano rischiando di prendere il sopravvento sulla sua lucidità.

"Lo scopriremo" disse infine, senza aggiungere altro, ma il tono che usò fece capire a Logan che avrebbe fatto meglio a stare zitto.

Per qualche minuto nessuno fiatò, l'unico rumore era quello dei rumori del jet in sottofondo, Charles si perse qualche momento per godere di quel silenzio poi lanciò un'occhiata a Cassandra: ora che era insieme a Lester sembrava più rilassata, nel suo sguardo vide una maggiore sicurezza e, intuì, una determinazione che non aveva mai visto in passato, un sentimento a metà tra la vendetta e il desiderio di giustizia.

"Tutto bene?"le chiese telepaticamente.

Cassandra sobbalzò appena, non si aspettava che Charles volesse comunicare con lei.

"Oh, sì, ora sì. Non del tutto, non sarò del tutto tranquilla finché …"

Charles non proseguì il suo pensiero, lasciò che fosse lei stessa a capire cosa realmente volesse.

"Non voglio vendicarmi, Charles"pensò infine"Prima di incontrarti lo avrei fatto, ora penso che sia solo una perdita di tempo."

Charles sorrise.

"Vorresti aiutare Pyro? Fargli capire dove sta sbagliando?"

"Ora non esagerare! Non arriverei a tal punto! L'unica cosa che mi importa è che tutto questo finisca."

"Davvero?"chiese Charles incredulo"Non vorresti nemmeno una piccola rivincita?"

Cassandra sospirò.

"Sì, in effetti è così, la sua sconfitta sarà la mia rivincita. Mi basta."

Charles la fissò a lungo, indeciso se crederle o meno, era stato testimone del suo cambiamento, eppure gli sembrava ancora impossibile che quella fosse la stessa donna che fino a poco tempo prima non voleva fare altro che vendicarsi di lui e che godeva della sua sofferenza. Cassandra non disse nulla, intuì i pensieri del fratello e gli lanciò un'occhiata significativa, senza esprimersi a parole gli fece capire che sì, era sempre lei e sì, era riuscita a cambiare, quello sguardo diceva "Sì, Charles, è anche merito tuo, ma non montarti la testa."

Quello sguardo lo rassicurò, il cambiamento in Cassandra era sincero e, ormai ne era certo, non sarebbe tornata indietro; rincuorato da quella nuova consapevolezza, Charles chiuse gli occhi e pensò di potersi rilassare, proprio in quel momento però Vincenzo parlò.

"Scusi … Professor Xavier, giusto?" chiese.

Charles aprì gli occhi e si rivolse a lui.

"Chiamami pure Charles."

"Bene. Charles. Stavo pensando a una cosa. Ora noi andremo agli altri due avamposti, giusto?"

Charles si limitò ad annuire.

"Bene. Anche lì farete la stessa cosa che avete fatto con noi? Lei li libererà dall'effetto del siero e poi tu parlerai per spiegare la situazione?"

"Questo è il piano." confermò.

Vincenzo annuì, pensieroso, Charles capì che stava cercando di riordinare le idee perciò gli lasciò il tempo di esprimersi senza pressione.

"Se lo facessi io?" disse con decisione "Voglio dire, sei stato fenomenale, hai mantenuto la calma per tutto il tempo e hai sopportato perfino me, ma credo che potrei aiutarti! Sono un ex prigioniero come loro e potrebbero fidarsi di me."

"Sai che non è una brutta idea, Chuck?" disse Logan, che capiva ciò che Vincenzo diceva grazie alla mediazione telepatica di Charles "Anche se non mi dispiacerebbe prendere a pugni qualcuno credo che sia meglio optare per una via più diplomatica."

Charles rise.

"Mi fa piacere sentirtelo dire!" esclamò "Allora è deciso, andremo noi tre a liberarli."

Vincenzo tornò a rilassarsi sul suo sedile, ora che aveva espresso il suo pensiero sembrava più rilassato e anche Charles decise di concedersi un momento di pace, pace che durò poco dal momento che pochi minuti dopo Hank lo chiamò.

"Charles, stiamo per arrivare!" disse "Atterrerò poco lontano dalla base in modo che possiate avvicinarvi con cautela."

"Ottimo. Wanda, Vincenzo, siete pronti?"

Entrambi annuirono, in quel momento Charles intuì che, nonostante la spavalderia, anche Vincenzo sentiva il peso di ciò che stava per fare.

La notte in Francia era fredda ma, grazie alle tute del jet, Charles, Wanda e Vincenzo si sentirono perfettamente a loro agio.

"Li facciamo uscire in giardino?" chiese Wanda.

"No, questa villa ha un ampia stanza al piano terra, li raduneremo tutti lì. Vincenzo? Vuoi procedere?"

Il ragazzo lo fissò a lungo stupito, poi sembrò ricordarsi del fatto che si trovava di fronte a un tepelate e avanzò verso la porta.

"Cosa sta facendo?" chiese Wanda.

"Anche lui, come tuo padre, può manipolare i metalli, ci aprirà la porta."

"Impressionante." mormorò Wanda e lo osservò darsi da fare, dopo pochi secondi e senza il minimo rumore Vincenzo spalancò la porta.

"Andiamo?"

L'interno dell'edificio era buio e silenzioso, Charles e Wanda si coordinarono come la volta precedente e in pochi minuti si iniziarono a sentire gli effetti del loro lavoro, porte aperte in lontananza e i primi passi dei mutanti che scendevano, attratti dal messaggio telepatico di Charles. Non appena tutti furono arrivati Charles ripetè più o meno lo stesso discorso fatto in precedenza, stavolta ovviamente in francese, e Vincenzo lo supportò raccontando la sua storia in modo molto coinvolgente e spronandoli a combattere.

"Capite?" disse "Siamo stati usati! Per tutto questo tempo! Charles mi ha spiegato le idee di questo Pyro e, sinceramente, anche se fossi stato d'accordo con lui adesso mi starebbe sulle palle lo stesso."

Le parole di Charles li avevano calmati ma il discorso di Vincenzo sembrò incitare i più coraggiosi, i quali si fecero avanti quando propose loro di seguirli a Genosha, li accolse con un sorriso ma non biasimò quelli che si tirarono indietro e, invece, preferirono tornare a casa per ricongiungersi con le loro famiglie o semplicemente non si sentivano preparati per quel genere di sfida. Proprio quel pensiero lo accompagnò durante il viaggio successivo, mentre osservava i nuovi arrivati indossare le tute si chiese se non fosse una cattiva idea esporli al pericolo. Tenne per sè quei pensieri, non poteva permettersi di essere debole, di distrarsi pensando agli altri com'era successo quando avevano combattuto contro le sentinelle; certo, ora aveva dalla sua parte il fattore di guarigione ma era anche consapevole che, in quel frangente, non avrebbe potuto commettere errori.

Fino a quel momento era andato tutto bene e aveva buone speranze anche per la liberazione della base in inghilterra, il "bello" sarebbe arrivato a Genosha.

Come previsto, anche la liberazione dei mutanti inglesi andò bene, solo quando se ne stavano per andare una donna pronunciò una frase che lasciò a Charles uno strano senso di inquietudine, come se quelle parole potessero presagire qualcosa che ancora non riusciva a vedere nitidamente. Stavano appunto per partire, quando sentì la donna parlare con uno dei prigionieri, non sentì l'intera frase, ma quelle poche parole gli restarono addosso come un cattivo presagio.

"Sì, mi ricordavo di averla già vista! Sapevo che era una poco di buono! Mi ha presa alla sprovvista!"

Charles era troppo lontano, non aveva tempo per fermarsi a sentire meglio o tornare indietro per chiedere spiegazioni, avrebbe dovuto tenersi quella sensazione sgradevole addosso o, semplicemente, lasciar scorrere quel pensiero e tornare a concentrarsi sul presente.

"Siete pronti?" chiese Logan, mentre il jet procedeva in direzione di Genosha "Charles ve lo ha già detto ma non fa male ribadirlo: fino ad ora abbiamo scherzato, a Genosha ci sarà da combattere davvero perciò vi consiglio di rinunciare se non ve la sentite."

Alle parole di Logan seguì un silenzio imbarazzato.

"Non preoccupatevi!" disse Lester con tono rassicurante "Nessuno vi giudicherà se rinuncerete!"

Charles sospirò, i pensieri dei presenti erano ben visibili, avrebbe voluto evitare quel discorso ma era ovvio che li stava esponendo a un pericolo troppo grande.

"Accettare di unirsi a un'impresa simile sull'onda della rabbia potrebbe rivelarsi una decisione sbagliata se non è accompagnata dalla consapevolezza di ciò che comporta" spiegò "Siete certi di voler proseguire?"

Il silenzio proseguì, nessuno osava parlare, tutti temevano di essere considerati dei codardi dopo essersi proposti con così tanto entusiasmo.

"Io voglio venire a prendere a calci in culo quel tizio" disse Vincenzo "Non mi importa cosa accadrà, sono perfettamente padrone dei miei poteri e credo di poter essere utile."

Le sue parole diedero coraggio ai presenti, che trovarono fiducia in se stessi e nuova energia, ormai nessuno avrebbe rinunciato, a qualsiasi prezzo, un prezzo che Charles non era certo di voler pagare.

Il tempo passò, Charles a malapena sentì i discorsi attorno a lui, tutti parlavano tra di loro nelle rispettive lingue o azzardando anche a parlare le altre, in ogni caso era chiaro come tutti stessero cercando di farsi forza a vicenda, confrontandosi, condividendo le proprie esperienze e dandosi consigli sul come usare meglio i poteri.

Forse, dopotutto, non sarebbe andata così male.

"Charles" chiamò Hank "Siamo quasi arrivati, a breve dovremmo entrare nel raggio dei radar."

Charles annuì e rivolse ai presenti un messaggio telepatico.

"Stiamo per arrivare, dovrebbero dormire quasi tutti ma le sentinelle saranno sveglie e sapranno già del nostro arrivo perciò tenetevi pronti, stavolta atterreremo direttamente in paese, io e Wanda faremo il possibile per liberare dal siero la maggior parte di loro ma con molta probabilità dovremo combattere. Siete pronti?"

Tutti annuirono, alcuni gridarono per l'emozione.

"Ci siamo."pensò Charles"Erik, Raven, stiamo arrivando."