L'espressione di Sandra e Lucas, quando aprono loro la porta di casa dopo che Hutch ha bussato per annunciare la loro presenza, è assolutamente spassosa. Beh, lo sarebbe di più, se Hutch non prevedesse infauste conseguenze. Probabilmente sono stati via troppo tempo. D'accordo, leviamo pure quel probabilmente, si deve correggere notando il tic nervoso sulla tempia della donna.

«Ehm… Posso spiegare. Credo» tenta, augurandosi di non venire aggredito da entrambi i padroni di casa contemporaneamente. Ha già le sue belle difficoltà a gestirne uno alla volta.

«Ho dei seri dubbi sul fatto che tu possa» lo fredda Sandra, scrutandolo in modo abbastanza scontroso.

«Va bene. Abbiamo avuto qualche contrattempo strada facendo, ma nulla di davvero preoccupante, così…»

«Ho visto un drappello di uomini di Sant'Antonio, con lui alla testa del gruppo, lasciare il paese ieri mattina» lo interrompe Lucas, studiando i due attira guai appena giunti a casa loro. «Quindi, ditemi, c'entra qualcosa con il vostro ritardo?»

Eh, merda! Lancia un'occhiata di sbieco al piccoletto. Il bastardo ha voltato le spalle ai tre adulti e si sta chiaramente impegnando a dare tutta la sua attenzione alla strada e al traffico mattutino. Che gran figlio di… ! Bah, in fondo non può certo pretendere che gli pari il culo ogni volta che si trova nei casini, giusto? Va bene. Cioè, va decisamente male, ma forse se la caverà.

«Ecco, ehm, in effetti abbiamo incrociato la loro strada giusto mentre tornavamo in paese. Quindi…»

Lucas assottiglia gli occhi. «Hai portato il ragazzo con te mentre facevi uno dei lavori sporchi per Sant'Antonio?» sbotta, molto più che irritato.

«Euh… Non proprio. Cioè, solo lungo la strada. Non è come se…» incespica, scivolando drammaticamente lungo i vetri che lo circondano.

«Sei un incosciente!» gli urla addosso Lucas, facendolo sussultare.

«Tsk! Non è altro che un bambino troppo cresciuto. Un errore, dopo un errore, dopo un altro errore. E suppone di poter continuare all'infinito senza conseguenze. Non è forse così, Hutch?» commenta sarcastica Sandra.

Hutch ha la testa incassata fra le spalle e una smorfia contrita in volto. Lo sa che quel che gli stanno dicendo è la pura verità, ma sentirselo rinfacciare in quel modo fa abbastanza male.

Qualche cosa di tiepido sfiora le sue dita e si appoggia al suo palmo appena dischiuso. Socchiude gli occhi che neppure si era accorto di aver serrato e dà un'occhiata. La piccola, sottile mano del ragazzino si sta stringendo alla sua. Sfarfalla le ciglia e un momento dopo un lieve strattone lo costringe a voltarsi verso il giovanotto.

«C-cosa…?» balbetta incerto.

«Lascia perdere. Non devi essere costretto a dare spiegazioni a chi non è disposto ad ascoltare. Vieni» soffia, mentre i suoi occhi trasparenti e duri lo fissano con risolutezza, infine trascinandolo via con sé.

Hutch, confuso e incerto, lancia un'occhiata a Sandra e Lucas, che li stanno osservando crucciati, poi torna a fissare il piccoletto. Un ultimo sguardo alla coppia ferma sulla soglia di casa, una smorfia dispiaciuta e infine si risolve a seguire il ragazzino, docile e mansueto, senza la minima idea di quel che sarà di loro.

Ha dell'assurdo, quella situazione che non riesce a comprendere. Hutch ha appena deciso di affidarsi a Cat, nonostante sia cosciente che dovrebbe essere suo compito guidarlo nella giusta direzione, e non il contrario. Ma Hutch non ha mai davvero saputo quale fosse la giusta direzione quindi, in mancanza di migliori opzioni, tanto vale seguire quella che gli sta indicando il ragazzino.

Ha idea del motivo per cui ha fatto una cosa del genere? No. Oppure sì. Forse il motivo è lo stesso che lo ha spinto a entrare in quella piccola casa data alle fiamme, dopo tutto. Quelle persone, per quanto di buon cuore, agiscono convinte che la ragione sia unicamente dalla loro parte, senza davvero conoscere, senza poter vedere con chiarezza. Si fanno una loro idea, che potrebbe perfino essere quella giusta, e da lì si impuntano, negando qualunque altra possibilità, giudicando senza dare scelta. Troppe volte è già stato giudicato per non riconoscere alla prima occhiata il ripetersi di un medesimo copione. Sempre uguale, sempre scontato, senza alcuna reale via d'uscita. Vaffanculo, allora. Si può deviare dal cammino sbagliato? Suppone che si possa, ma non sempre con le sole proprie forze. Sa che Sandra e Lucas sono brave persone, che hanno offerto loro un momento di riposo. Ma non è sufficiente, oh no; non basta accusare una persona di fare la scelta sbagliata per mostrargli la via giusta. Come possono, lui e Hutch Bessy, conoscere la via giusta, se neppure Sandra e Lucas si sono mai degnati di mostrargli come raggiungerla? È ben consapevole che i coniugi hanno delle buone intenzioni ma, di nuovo, non è né non potrà mai essere sufficiente, non per quelli come loro che non hanno mai davvero conosciuto altro se non la strada sbagliata che stanno percorrendo.

«Cat?»

Le sue dita si contraggono un istante attorno a quelle enormi dell'uomo. Rallenta il passo, fin quasi a fermarsi, e si volta indietro, puntando gli occhi sul viso di Hutch Bessy. Sembra così confuso e demoralizzato. Davvero si aspetta che un ragazzino abbia le risposte? Può sul serio essere così tanto ingenuo? A vederlo in quello stato, teme proprio che sia così. Accidenti, se sono nei guai!

«Avrebbero dovuto darti qualche dritta. Un'indicazione chiara. Qualcosa. Qualsiasi dannatissima cosa!» si inalbera, per poi subito dopo sgonfiarsi e sospirare. «Non è colpa tua» soffia dispiaciuto.

«Mi sa tanto che lo è, invece» considera mesto.

Gli sfugge una mezza risata, che gli si incastra in gola e lo fa sentire un poco in colpa per quell'occhiata smarrita che gli lancia l'uomo.

«Sai, forse dovremmo prendere in considerazione l'idea di fare concorrenza a quel tuo Bill Sant'Antonio» considera perplesso.

Hutch impallidisce e prende a scuotere vigorosamente la testa. «No! Oh, no no no no. Assolutamente escluso. Tempo una settimana al massimo e ci ritroveremmo circondati da gentaglia armata, e finiremmo nella polvere con una certa quantità di piombo in corpo. T'assicuro che è una pessima idea» si oppone con forza.

Ci riflette su qualche lungo momento, prima di annuire. «Va bene. Idea scartata. Sei sicuramente più informato di me sui mezzi di cui dispone quell'uomo.»

«Troppi, per le nostre possibilità» conferma cupo.

«Troppi. Prendo nota. Eppure non ti sembra un'idea saggia continuare a lavorare per lui, nonostante la tua chiara pigrizia mentale non ti permetta di vedere un'alternativa accettabile.»

Hutch Bessy gli risponde con uno sguardo infelice e desolato. Sembra un grosso cane con le orecchie basse e lucidi occhi mortificati. Forse presto gli mostrerà la pancia per offrire la sua sottomissione. Mah, a volte fatica a comprendere gli atteggiamenti di quell'uomo bizzarro.

«Potrei sentire cosa diamine vuole da me» pondera pensieroso.

«Questa idea è persino peggiore della precedente» esclama Hutch.

Lo guarda storto, arricciando il naso. «Sai, se non riesci a fare altro che bocciare le idee altrui ma non ti prendi mai la briga di proporre alternative, poco ma sicuro che non sarai granché d'aiuto» bercia seccato.

Hutch si imbroncia ed emette un cupo sospiro demoralizzato. «Scusa. Sono sempre stato pessimo nella pianificazione» ammette.

«Non mi dire» commenta con acido sarcasmo, levando per l'ennesima volta gli occhi al cielo e dubitando delle loro effettive possibilità per il futuro.