92. Scelte e conseguenze

"Tu chi minchia sei?"

Il giovane mutante si avvicinò a passo di carica, Charles stava quasi per rispondere quando si fece avanti un'altra ragazza.

"Charles!" gridò, entusiasta "Tu sei Charles Xavier, giusto? Eri venuto a trovarci a Villa Corva!"

Alcuni dei presenti si guardarono senza capire, altri trattennero il fiato.

"Esatto" confermò lui, riconobbe Desy una delle mutanti che aveva incontrato a Padova "Il mio nome è Charles Xavier e sono un mutante come voi, un telepate."

Il ragazzo che aveva parlato scosse la testa.

"Non mi piacciono i telepati. Non mi fido."

Charles sorrise, abituato agli sguardi diffidenti degli altri nei confronti del suo potere.

"Non sono qui per farvi del male, Vincenzo."

Lui aggrottò le sopracciglia e lo fissò accigliato con le braccia incrociate al petto.

"Ecco, è per questo che non mi piacciono i telepati!"

Charles annuì, serio, Lester si avvicinò a Charles e gli posò una mano sulla spalla.

"Certo che potete fidarvi di lui!" disse, battendo la mano sulla sua spalla fino a fargli male "Guardatelo!"
Charles rise di gusto, Lester era riuscito come sempre a far calare la tensione con la sua semplice presenza.

"Ripeto," disse, massaggiandosi la spalla "non sono qui per farvi del male, non sono un vostro nemico ma un vostro alleato."

Un'altra donna si fece avanti.

"Ho sentito parlare di te!" disse "Avevi tenuto diverse conferenze in cui parlavi dei diritti dei mutanti!"

"Sì, è proprio lui!" gridò un altro "Mi ricordo di averlo visto a Firenze!"

Charles annuì ancora.

"Allora, volete provare a fidarvi di me?"

Charles sbirciò l'orologio, il tempo passava e, nonostante i presenti non fossero particolarmente ostili, sembravano ancora diffidenti.

"Avanti, parla" concesse Vincenzo, guardandolo comunque storto "Per ora hai risposto a una sola delle domande che ti ho fatto."

Ancora una volta Charles annuì.

"È vero, sono qui per rispondere a ogni vostro dubbio. Per cominciare, quella che vedete alle vostre spalle è Villa Magnoni, non molto distante da Ferrara."

A seguito di questa affermazione tutti andarono nel panico, iniziarono a parlare tra di loro, anche in dialetto, alimentando la confusione.

"Calmatevi, per favore! Se me lo permettete vi spiegherò ogni cosa!"

"Per esempio, come siamo arrivati qui?" gridò Vincenzo "Non ho idea di come sia successo!"

"Ci stavo arrivando." rispose Charles, riuscendo a mantenere una calma straordinaria di fronte a quel caos "Tu, per esempio. Immagino che tu non abbia memoria delle ultime settimane …"

"Settimane?" chiese, scandalizzato "Settimane? Noi siamo qui da … settimane?"

Charles si limitò ad annuire, al suo fianco Wanda sembrava sempre più tesa, lui le prese la mano per tranquillizzarla e lei si rilassò un po'.

"Siamo qui da settimane …"riprese Vincenzo.

"Qual è il tuo ultimo ricordo?" chiese Lester "Io per esempio mi ricordo che ero con Cassandra ed ero andato in bagno …"

"Io ero nel mio negozio" raccontò Vincenzo "Era quasi l'orario di chiusura, mancava una decina di minuti e c'era solo la signora Carmela che aveva già pagato la spesa ma si era trattenuta per raccontarmi di sua figlia, quando sono entrati due tizi, un ragazzo e una ragazza che non avevo mai visto prima. Ho pensato subito che fossero turisti così li ho lasciati fare, mi sono distratto un attimo ed erano spariti tra gli scaffali."

Vincenzo aveva un modo accattivante di raccontare, tutti erano rivolti verso di lui, impazienti di sentire il seguito.

"Quando finalmente la signora Carmela mi ha salutato ho guardato l'ora e mi sono reso conto che erano le otto e mezza passate! A me piace lavorare ma, sinceramente, mi ero scassato la minchia di stare lì e volevo solo tornare a casa. Stavo per chiudere la cassa quando mi ricordai dei due turisti che erano ancora dispersi tra gli scaffali, così andai a cercarli per fargli pagare la spesa e sbatterli fuori dalle palle."

Charles annuì ancora una volta per incoraggiarlo ad andare avanti, Vincenzo si strinse nelle spalle.

"Non ricordo altro" continuò lui "Ricordo di essere andato a cercarli senza riuscire a trovarli … poi … forse … ecco! Una puntura! Una piccola puntura su un braccio e poi più niente."

Quando Vincenzo terminò di raccontare anche altri iniziarono a borbottare tra di loro, Charles riuscì ad afferrare qualche stralcio di conversazione e alzò le mani per riportare il silenzio.

"Credo di capire che tutti, più o meno, abbiate avuto esperienze simili, giusto? All'improvviso sono arrivati questi due tizi, si sono avvicinati a voi, avete sentito una puntura e poi non ricordate più nulla?"

Tanti annuirono in risposta.

"Ora vi spiegherò cosa è successo e chi erano quegli individui." disse Charles, ottenendo finalmente la loro completa attenzione.

"I due mutanti che avete incontrato si fanno chiamare Espeon e Voltshade" spiegò Charles "Lui controlla l'elettricità e lei è una telepate e vi hanno iniettato un siero speciale, ricavato dal liquido cerebrale di un telepate molto potente, che permette di controllare le menti delle persone."
"Quindi per tutto questo tempo noi siamo stati … drogati?" chiese Vincenzo, scandalizzato.

"Sì." rispose Charles "La prima dose vi è stata iniettata in modo che facesse subito effetto, successivamente l'avete assunta tramite cibi e bevande."

Stavolta nessuno fiato, tutti erano in attesa di ricevere altre informazioni.

"Siete stati dunque rapiti da questi individui che vi hanno portati qui per servirsi di voi per i loro scopi."

"Dove sono questi due disgraziati?" chiese Vincenzo con enfasi "Voglio prenderli a calci in culo!"

Charles sorrise, piacevolmente colpito dal suo entusiasmo.

"Calma" rispose, alzando una mano "Non si trovano qui, sono già tornati alla base. Villa Magnoni non è altro che un avamposto, uno dei tre che sono riusciti a costruire fino ad ora, la vera base operativa si trova in un'isola molto lontana da qui che è stata ribattezzata Genosha. Espeon e Voltshade, inoltre, non sono nemmeno al vertice, quello che dirige il tutto è un altro mutante che si fa chiamare Pyro."

In quel momento Charles si voltò verso un gruppetto di cinque mutanti leggermente distaccato dagli altri e li vide parlare tra di loro a bassa voce.

"Fino ad ora vi ho spiegato come siete arrivati qui" riprese Charles, tenendo d'occhio i cinque "Per quanto riguarda il perché, credo che possano rispondere loro."

I presenti seguirono lo sguardo di Charles e videro che, in effetti, quei cinque si erano isolati, tre uomini e due donne, confusi e arrabbiati come loro, ma per motivi diversi.

"Avanti" li incoraggiò Charles "So benissimo che siete ex membri della Confraternita."

I cinque avanzarono di qualche passo, a disagio, indecisi se parlare o no.

"Non preoccupatevi, parlate tranquillamente, penserò io a tradurre ciò che dite in tempo reale direttamente nelle loro menti."

Il più anziano tra di loro si voltò verso i suoi compagni che annuirono in segno di approvazione, così lui si voltò e iniziò a parlare.

"Mi chiamo Alan" disse "Immagino che non possiamo essere certi al cento per cento che tu traduca esattamente ciò che diciamo, ma a quanto pare non abbiamo alternative."

"Mi dispiace ma è così." confermò Charles.

L'uomo sospirò.

"Noi sappiamo esattamente chi sei e, mi duole dirtelo, ma sei in parte responsabile di ciò che sta succedendo."

Charles alzò un sopracciglio.

"Addirittura?" chiese con tono di sfida "Non pensavo di avere così tanto potere."

L'uomo non rispose subito, si prese qualche istante per riordinare le idee, quindi proseguì, mentre tutti gli altri lo ascoltavano.

"Hai detto di sapere che facciamo parte della Confraternita, in effetti è così, ne facevamo parte e, come saprai, non eravamo molto contenti dell'operato di Magneto, soprattutto dopo la disfatta seguita all'attacco alla casa farmaceutica che produsse la Cura."

Charles annuì, non aveva assistito personalmente a quegli eventi ma gli era stato raccontato che era stata una sconfitta pesante sotto molti punti di vista. L'uomo stava per continuare ma vide che Vincenzo aveva alzato la mano.

"Si può sapere di cosa state parlando? Cos'è la Confraternita? Cos'è la Cura?"

"Per ora vi basti sapere che la Confraternita era un'organizzazione di mutanti che combattevano per i diritti dei mutanti" spiegò Charles "Il fondatore e capo della Confraternita è un mio carissimo amico, Erik Lehnsherr, conosciuto anche come Magneto. Il suo obiettivo era far prevalere la razza dei mutanti su quella degli umani. Per anni siamo stati su fronti opposti perché io, al contrario di lui, ho sempre cercato una convivenza pacifica."

Vincenzo annuì ma rimase pensieroso.

"Già allora molti di noi pensarono che la Confraternita fosse morta" continuò Alan "Il colpo di grazia arrivò quando scoprimmo che si era alleato con te!"

Vincenzo fischiò, impressionato.

"Eravamo arrabbiati e confusi, già la precedente sconfitta ci aveva separati, ora quella notizia ci sembrò porre fine a ogni cosa!"

Dal tono di voce di Alan si percepiva ancora che, nonostante tutto, rabbia e frustrazione fossero ancora sentimenti vivi in lui.

"In quel periodo avremmo seguito chiunque ci avesse dato anche la minima possibilità di vendicarci si Magneto e …"

"Arrivò Pyro." concluse Charles per lui.

" … e arrivò Pyro." confermò Alan "Lo avevamo sempre visto al fianco di Magneto e sapere che anche lui era dalla nostra parte ci aveva dato forza e speranza."

Gli altri quattro annuirono.

"Non sono fiero di ciò che ho fatto, mi sono fatto trascinare dalle emozioni, con il senno di poi non avrei mai seguito un individuo come lui. All'inizio era tutto bello, l'idea di rifondare Genosha, essere tutti lì, insieme, per combattere per i nostri diritti … ci fu subito chiaro però che i piani di Pyro erano troppo ambiziosi, l'idea di usare gli umani per i nostri scopi poteva anche sembrare accattivante ma scoprimmo a nostre spese che Pyro non è un leader, ben presto la situazione precipitò e molti iniziarono a dubitare di lui. Anch'io, come loro, non ho memoria di come sono finito qui, l'ultimo ricordo nitido risale a una sera in cui mi ero trovato con altri mutanti per parlare di Pyro, stavamo discutendo sulla possibilità di lasciare l'isola … poi nient'altro."

Una delle due donne si fece avanti, quasi con timore.

"Vuoi dire che per tutto questo tempo anche noi siamo stati sotto l'effetto di quel siero?" chiese.

"Purtroppo è così. A Genosha ora vivono centinaia di mutanti, quasi tutti loro sono sotto l'effetto del siero."

"Aspetta" lo interruppe Alan "Hai detto quasi tutti?"

"Sì, più o meno una ventina di mutanti sono ancora padroni dei loro pensieri, sono quelli più vicini a Pyro, quelli che gli sono più fedeli, ma in realtà sono essi stessi succubi di una droga ben più potente: il potere. Loro pensano di essere autorevoli, di contare qualcosa, invece sono solo delle marionette al servizio di Pyro, come tutti voi."

Charles la fissò a lungo i suoi occhi erano lucidi del pianto di chi scopre di essere stato tradito, in quel momento si rese conto che di fronte a lui non c'erano dei mutanti, non c'erano dei nemici, erano semplicemente delle persone che erano state tradite da colui nel quale avevano riposto la loro fiducia.

"Mi dispiace."

Bastarono quelle due parole, due semplici parole sincere che racchiudevano un intero mondo e un legame che andava al di là degli schieramenti e del passato. Tutti i presenti abbassarono la testa, oppressi da un peso comune di sofferenza e rabbia, per qualche istante calò un silenzio carico di pensieri, spezzato dalla voce squillante di Vincenzo.

"Non è che adesso tu prenderai il suo posto e ci userai per i tuoi scopi, vero?" chiese, ancora diffidente.

"Se davvero avessi voluto farlo non staremmo parlando in questo momento" rispose Charles, senza perdere la calma "Fidati."

Vincenzo annuì, leggermente più convinto.

"Adesso quindi quale sarebbe il piano?" chiese "Immagino che andrete da quel tizio a prenderlo a calci in culo! Posso venire anch'io?"

"Sì", rispose Charles annuendo "Dopo aver smantellato i due avamposti in Francia e in Inghilterra andremo direttamente a Genosha. A proposito, dovete ringraziare Wanda se ora siete liberi." aggiunse, indicandola con lo sguardo.

Tutti iniziarono a ringraziarla ma all'improvviso qualcuno alzò la voce.

"A noi, invece, cosa succederà?" chiese Anita, una delle mutanti di Villa Corva.

"Esatto!" disse Marco, accanto a lei "Vorrei saperlo anch'io!"

"Io devo tornare da Mirta!" disse un giovane ragazzo, che Charles intuì fosse Bernardo, il marito della giovane donna che aveva ospitato fino a quel giorno Cassandra.

"Voi siete liberi" rispose Charles "Potete fare ciò che volete: tornare alle vostre case …"

"O venire con voi a Genosha a pestare a sangue quel tizio?" chiese Vincenzo.

Lester si avvicinò a Charles e gli sussurrò all'orecchio.

"Lui mi piace!"

"Fate ciò che sentite" rispose Charles "L'importante è che decidiate in fretta perché non abbiamo molto tempo, dovete essere consapevoli però che, venendo con noi, vi esponete a dei pericoli che non avete mai affrontato nella vostra vita, perciò vi sconsiglio di unirvi a noi se non siete completamente padroni dei vostri poteri."

La maggior parte dei presenti esitò, alcuni invece fecero un passo avanti.

"Noi ci siamo" disse Alan, avvicinandosi a Charles "In passato siamo stati nemici, spero che ora tu possa accettare il nostro aiuto."

Charles sorrise e annuì, forse dopotutto ciò che aveva fatto Pyro non era stato del tutto negativo, forse le sue azioni erano state talmente devastanti da scatenare una serie di reazioni che avrebbero portato a unire anche coloro che, fino a poco tempo prima, non avrebbero mai pensato di poter collaborare.